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GLITTICA
I SIGILLI ACCADICI si separano da quelli più arcaici protodinastici per l’evidente attenzione alla
realizzazione naturalistica del corpo umano e animale e per una ricerca di simmetria ed equilibrio
che permettono maggiori capacità narrative con il movimento dato alla scena.
All’inizio del Periodo ACCADICO sopratutto scene del banchetto, in seguito SCENE di LOTTA o
CONTEST SCENES scelte dalle élite palatine accadiche (deriva dal Periodo Protodinastico).
Identificati quattro gruppi principali di composizioni: figure multiple, gruppo di quattro figure,
gruppo di cinque figure e due paia di figure in lotta (SCHEMA CLASSICO). Gli ultimi due gruppi non
presentano iscrizioni. Soprattutto eroe riccioluto con un bufalo e l’uomo-toro con il leone. Con i
REGNI di SARGON e RIMUSH tutti e tre i primi gruppi sono molto utilizzati dall’aristocrazia, con il
REGNO di MANISHTUSHU il gruppo di figure multiple e il gruppo di cinque figure diventano
predominanti, con i regni di NARAM-SIN e SHAR-KALI-SHARRI il gruppo di due paia di figure
diviene scelto come canone per i sigilli della corte reale.
● ES: SIGILLO di TARAM AGADE: regina di Urkesh, figlia di Naram-Sin. Scena di lott fra capride e
figura semi-divina (mezzo animale-mezzo uomo) che afferra le zampe del capride e lo tiene
bloccato, con iscrizioni in cuneiforme che riporta il nome di Taram Agade.
Un’altra tematica del Periodo NEO SUMERICO sarà la SCENA di PRESENTAZIONE, dove una DIVINITÀ
seguita da divinità minori è seduta in trono al centro con i suoi oggetti RITUALI (le corna), con le armi
sacre, dalla forma del trono su cui siede e riceve omaggio da una figura incedente, che rappresenta il
FEDELE.
● ES. dio SHAMASH/Utu, dio del SOLE e divinità della giustizia, si erge da dietro le montagne
orientali, associato al pugnale dalla lama seghettata, con cui taglia i monti Zagros orientali per
fare così sorgere il suo sole a EST. Ha alle spalle le fiamme simbolo del calore del sole
● ES. ENKI/Ea, dio delle acque dolci e dell’ingegno, ha un ruolo primario, rappresentatosi con corsi
d’acqua con linee ondulate parallele che ornano il suo trono
● ES. ISHTAR, dea dell’amore e della guerra, riconoscibile dalle armi che gli spuntano dalla schiena
TOREUTICA E LAVORAZIONE DEI METALLI
Durante il periodo Accadico si ha testimonianza di un forte sviluppo tecnologico nel campo della
metallurgica. In particolare, si sviluppa e si diffonde la tecnica a cera persa, con la colata all’interno di
stampi modellati in cera e rivestiti di argilla che venivano poi rotti dopo il raffreddamento del metallo. Tre
oggetti di quest’epoca sono la più alta realizzazione di statue in rame ottenute attraverso questa
tecnologia e rinvenute nell’antica Mesopotamia: si tratta della testa a dimensioni reali di un sovrano di
provenienza iranica, della > testa di un sovrano accadico di Ninive della mespotamia del nord
(probabilmente Manishtushu), conservata al Metropolitan Museum di New York e della > statua
frammentaria rinvenuta a Bassetki nell’Iraq settentrionale, al confine con la Turchia.
I primi due oggetti sono molto simili sia per la tecnica di produzione sia per l’incredibile cura nei dettagli
della raffigurazione del volto, che rispetta tratti fisionomici come le orecchie sporgenti nella testa del
Metropolitan e il naso arcuato nella testa di Ninive. In quest’ultimo si nota inoltre la cura nei dettagli
dell’accapigliatura con capelli raccolti in chignon. Il terzo oggetto in rame, conservato al museo di
Baghdad, è preservato solo per la metà inferiore. Si tratta della base circolare della statua, che reca
un’iscrizione dedicata alla divinizzazione di Naram-Sin e all’erezione di un tempio dedicato al suo culto,
con la metà inferiore di una figura umana maschile seducata con le gambe poggiate sul fianco destro e
rannicchiate intorno a un perno centrale, che forse sosteneva una sorta di stendardo.
>Lo scudo di Naram-Sin: sempre dell’epoca di Naram-Sin è uno stampo in argilla che potrebbe essere
stato usato per la realizzazione di uno scudo ovale cerimoniale in un metallo molto morbido. Dello stampo
è conservato solo una parte e l’unica scena completa della narrazione è quella centrale. Al di sopra di
quella che sembra un’alta terrazza sacra a gradoni, Ishtar, dall’aspetto guerriero è seduta sul trono
sostenuto dai leoni. La dea stringe con la mano destra il braccio del re seduto di fronte con indosso la tiara
cornuta simbolo della sua divinizzazione, il quale a sua volta sostiene un anello al quale sono legate
lunghe catene, che Ishtar impugna più avanti con la mano sinistra.
LA FINE DEL III MILLENNIO: L’EPOCA NEOSUMERICA (Tra 2200 e 2000 a.C)
Sul Medio Eufrate, a Mari una dinastia di generali detti shakkanakku, la cui origine risale forse già
all’epoca di Manishtushu, inaugura un periodo di grande rigoglio economico e culturale che vedrà la città
indipendente per lungo tempo.
Nella pianura mesopotamica i signori di Guti, che si presentano come eredi diretti di Accad, che diedero il
colpo di grazia per la fine dell’impero di Accad che era in realtà già da tempo in crisi in realtà abbiano
controllato solo pochi centri importanti. Genti di origine e di affiliazione etnica oscura, nella tradizione
letteraria posteriore sono i barbari abitanti delle montagne a oriente della Babilonia e a nord dell’Elam,
negli Zagros centrali dell’Iran occidentale . la lista reale sumerica include una loro dinastia composta di 21
o 23 re, ma soli pochissimi sono noti da fonti contemporanee. Sappiamo per certo di un loro dominio su
Umma e di incursioni nella regione di Kish. Una certa confuzione nella costruzione degli eventi appare
chiaramente nell’espressione, tramandateci dalla storiografia posteriore, “chi era, chi non era re?”.
Il maggiore esponente di questa dinastia è Gudea. I testi che ci sono pervenuti mostrano Gudea nella
veste primaria di sovrano pio e illuminato, rispettoso degli dei e costruttore di templi. A lui risalgono le
composizioni letterarie più lunghe in lingua sumerica: due inni epici iscritti su cilindri in terracotta dedicati
al dio Ningirsu. Gudea è anche nuovamente attivo in commerci su scala internazionale. Il primato di aver
restaurato la legalità di Sumer e Accad è invece reclamato da un re di Uruk, Utu-Khegal, diventò re e
regnò per 420 anni e 7 giorni, che in un’iscrizione si vanta di come, con il sostegno di Enlil, abbia sconfitto i
Gutei in battaglia cacciandoli dal paese.
In letteratura questa fase è spesso definita “rinascenza sumerica” o ”neosumerica”, enfatizzando così il
ritorno a una supremazia della componente culturale sumerica dopo la parentesi semitica della fase
accadica.
La III Dinastia di Ur predispone un elaborata burocrazia: virtuosamente nessun periodo della storia
vicinoorientale ha restituito una varietà e un numero altrettanto elevato di testi scritti. Rispetto ad Accad,
lo stato di Ur III è molto diverso: è meno esteso, ma molto più centralizzato. Questa dinastia si apre con
un grande re UR NAMMA e il figlio SHULGI (ca. 2092-2045 a.C.)
Questa dinastia, fonda un regno che si concentra sulla parte centro meridionale. Vi sono altre due fasce
che interagiscono in maniera diversa, prima fascia (provincia estesa dove regnano dei governatori che
sono dei vassalli diretti), poi una serie di stati alleati che si estendono al nord del Tigri e arrivano fino alla
parte interna dell’area iranica. Regno articolato, poiché presenta 3 fasce di gestione-potere (centro del
regno, provincie, stati alleati). E’ un periodo nel quale vi sono ricevute una grande quantità di testi, una
120 mila di testi. Di questi testi ne abbiamo circa 80 mila tradotti, provengono in gran parte da Ur, ma
anche in altre città (Nippur, Lagash). Sono testi con archivi di info storiche che ci dicono tanto su questo
periodo, testi noiosi, poiché amministrativi. Gerarchia netta fra il re che risiede e Ur e i governatori con
due titoli (Ensi, titolo sumerico antico collocati nelle altre città,
Shaghin governatore, radice che si aggancia al termine accadico, ossia il verbo shakan che vuol dire
“governare-amministrare”, diventato poi shakkanakku che troviamo a Mari appunto, con la dinastia di
shakkanakku.
L’arrivo dei Martu o Amurru➔ Gli Amorrei non sono nuovi alla pianura mesopotamica: compaiono nelle
fonti locali già a partire dal Periodo Protodinastico e nel Periodo Neo Sumerico sono ormai una parte
integrante delle società, arrivando a ricoprire anche ruoli di potere. Il divario e la minaccia rappresentati
da questi popoli, infatti, non risiedeva tanto nell’affiliazione etnica quanto nello stile di vita nomade, che
mal si combinava con la civiltà urbanizzata, agricola e stanziale di UR III.
Dai primi anni di Ur-Namma e della sua ascesa al potere sappiamo poco. Ur-Namma si dedicò al restauroe
soprattutto al potenziamento della rete di canali per l’irrigazione e la navigazione, creando un sistema
capillarmente ramificato fondamentale per l’incremento della produzione agricola e le comunicazioni. Ad
esempio: chiusa di Tello a Lagash.
Il maggiore dei sovrani di Ur fu probabilmente Shulgi, figlio di Ur-Namma, che con i suoi 48 anni di regno
garantì un lungo periodo di stabilità e prosperità. A lui si deve l’elaborazione di un complesso e minuzioso
sistema di registrazione dell’organizzazione economica e finanziaria, il sistema di tassazione, la riforma dei
sistemi di scrittura e del sistema di pesi e misure. Amministrativamente il paese interno era diviso in
province sovrintese per conto del re dagli ensi. Un maggior controllo territoriale era garantito
dall’integrazione dell’amministrazione civile con una parallela amministrazione di tipo militare retta da
generali chiamati Shagina, direttamente scelti dal re per i loro meriti al servizio centrale. In questo modo
le città avevano perso la loro millenaria autonomia. Gran parte delle risorse locali era convogliata verso la
capitale secondo il sistema di tassazione bala. La quantità e la tipologia dei beni dovuti erano
accuratamente calcolate in base alla produttività stimata per le diverse provincie. La svolta di Ur III arriva
ad abbracciare ogni aspetto della vita pubblica, ivi incluso il culto. A partire da Shulgi i re di Ur riesumano
la pratica della divinizzazione del sovrano.
La grande caratteristica che contraddistingue i sovrani della III Dinastia di Ur è il fatto di essere bravissimi
costruttori. Ad Ur vengono costruiti una serie di edifici costruiti nella zona sacra dedicata al dio Nanna o
Sin della città (Dio della luna).
Muro in arancione: muro babilonese (attorno al VI secolo a.C). Strutture in buono stato. Costruzioni
edificate da sovrani di Ur III con funzioni diverse.
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