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ETICA DESCRITTIVA E PRESCRITTIVA:

• descrittiva-> definisce e descrive la natura umana, il carattere dell'agire e lo scopo dell'agire (il bene). Un esempio è l'etica aristotelica.

• prescrittiva-> stabilisce, in base a norme precedentemente fissate, ciò che si deve fare moralmente. Un esempio è l'etica ebraico-cristiana. Dice cosa devo fare. Anche l'etica di Kant è prescrittiva, perché ci dice cosa fare moralmente in determinate situazioni.

Nell'etica cristiana è centrale il rapporto tra Dio e l'uomo.

L'ETICA KANTIANA è del dovere, prescrittiva e questo dovere è rappresentato dall'imperativo categorico, che dà delle regole. Quindi l'etica non dipende più dal dettato di un Dio, ma è dettata dalla ragione umana. Kant alla domanda "che cos'è l'illuminismo?" dice che è il coraggio di servirsi della propria intelligenza;

quindi siamo nel periodo in cui si dà importanza alla ragione, quindi al "sapere audere". Questa visione dà vita al criticismokantiano-> analisi della ragione umana, che diventa allo stesso tempo giudice e deputato nel tentativo di scoprire cosa può davvero affermare con certezza, infatti criticare vuol dire analizzare la ragione tramite la ragione stessa per stabilire se i principi che la ragione vuole affermare sono fondati o infondati. MORALE KANTIANA - Massima->principio pratico che vale per il singolo che se la propone. - L'imperativo-> un principio pratico oggettivo, quindi valido per tutti. Gli imperativi si dividono tra: - imperativo ipotetico-> è il pronunciare un comando in vista di un fine (se vuoi...devi...), esprimono un'ipotesi e valgono a condizione che si voglia lo scopo a cui sono finalizzati; - imperativo categorico-> è un comando della ragione alla volontà dell'uomo, che èlacerata tra il richiamo dellaragione e quello delle passioni, per questo è necessario il comando della ragione alla volontà (Descartes dice che l'errore nasce dal fatto che la volontà non segue la ragione). Può capitare che ragione e volontà coincidano, e avviene nella santità. L'imperativo categorico determina la volontà a prescindere dall'effetto: dice tu devi perché devi, a prescindere da condizioni ed effetti. Kant colloca il dire la verità tra i doveri dell'uomo e dice "la maggiore infrazione del dovere dell'uomo verso se stesso è l'opposto della sincerità". Se mento prima di fare danno a quello a cui mento faccio danno a me stesso (Maria tradisce il fidanzato e chiede aiuto a Kant, lui dice di confessare lei lo fa e si suicida). Se proprio non si può dire la verità allora bisogna tacere. "La menzogna può essere interna o esterna: la prima

rende l'uomo oggetto di disprezzo verso gli altri, con la seconda, ed è ancora peggio, agli occhi propri e offende l'umanità che è nella propria persona. La menzogna è l'annientamento della dignità umana. Il mentitore è un'apparenza di uomo e non l'uomo vero.

L'imperativo della morale di Kant è formale:

  • universale -> vale per tutti i contenuti dell'agire ma non ha contenuto;
  • incondizionato -> non subisce nessun condizionamento.

L'imperativo categorico è uno e ha 3 formule:

  1. Agisci in modo tale che la massima della tua volontà possa sempre valere come principio di una legislazione universale;
  2. Agisci in modo da attaccare l'umanità sia nella tua persona, sia in quella di ogni altro sempre anche come fine e mai -> l'uomo deve essere considerato sempre come fine in sé, ma le persone noi le usiamo semplicemente come mezzo.
sempre considerare come fine, ovvero in sé/nella propria persona. (es. il panettiere lo considero solo come strumento/mezzo per fare il pane e non riconosco la dignità della sua persona sbaglio). Tutti noi siamo strumenti dell'altro, ma se fossimo solo strumento sarebbe da condannare.
  • La volontà non è semplicemente sottoposta alla legge, ma lo è in modo da dover essere considerata auto-legislatrice e solo a questo patto sottostà alla legge.
L'agente morale ha dovere morale innanzitutto verso se stesso, poi verso gli altri. L'uomo morale, quindi, deve rispettare la dignità morale sia della sua persona sia dell'altro. L'oggetto del rispetto morale è colui che è dotato di:
  1. ragione
  2. libertà
  3. reciprocità
Sulla base di questi tre prerequisiti Kant esclude gli animali, le piante e le cose che non sono oggetto di rispetto morale, ma non vuol dire che li possiamo distruggere.destinatario dell'oggetto morale è solo l'uomo, che detiene tutti e tre i prerequisiti. A questo punto si possono distinguere: - doveri morali diretti -> verso sé stessi e verso l'essere umano; - doveri indiretti -> verso gli animali e la natura, ma i nostri doveri verso gli animali sono indirettamente doveri verso l'umanità intera. Il considerare un dovere verso sé stessi il rispettare l'altro chiama in causa il valore della coscienza -> che è il giudice naturale di se stessi: la consapevolezza che nell'uomo esiste un tribunale interno ("davanti al quale i suoi pensieri si accusano o si giustificano a vicenda") è la coscienza. Ogni uomo ha una sua coscienza e si sente osservato, minacciato e in generale tenuto in rispetto (che è una stima unita a timore) da un giudice interno, e questa potenza, che veglia in lui all'esecuzione della legge, non è qualcosa da lui arbitrariamente costruito, maèinerente al suo stesso essere. Essa lo segue come la sua ombra, quando egli tenta di sfuggirle.L'uomo può bensì stordirsi o ottundersi con piaceri e distrazioni, ma non può evitare, di quando in quando, diritornare in se stesso e di svegliarsi; e allora sente ben presto la voce terribile della coscienza. Questa disposizioneoriginaria, intellettuale e morale ha in sé la caratteristica che anche se si tratta di un affare che l'uomo intrattienecon se stesso, egli si vede costretto dalla ragione ad agire come se lo fosse da un'altra persona. La cosa cioè sisvolge come se fosse una causa giudiziaria davanti un tribunale. Concepire però colui che è accusato come unasola persona e giudice è un modo assurdo di rappresentarsi il tribunale. La coscienza dell'uomo deve quindiconcepire in ogni azione un altro giudice, ossia l'uomo in generale, diverso da sé. Quest'altro giudice può

essereuna persona reale o una persona ideale che la ragione si costruisce da sé. Il primo comandamento di cui parla Kant è "riconoscere se stessi" -> non per la percezione fisica, ma per la perfezione morale relativa al dovere. Questa conoscenza morale che tu perfezionerai attraverso lo studio di se stessi impedirà: il disprezzo verso te stesso, come singolo e come specie umana in generale perché questo disprezzo è contraddittorio. Allo stesso tempo impedirà anche quella stima presuntuosa di sé (quindi il conosci te stesso porta a non abbassarsi sotto le bestie, ma anche a non essere presuntuosi -> fa tenere il giusto mezzo, perché l'uomo non è né misero né grande, ma è entrambe le cose contemporaneamente: L'UOMO PASCALIANO È MISERO E GRANDE ALLO STESSO TEMPO, e ciò lo porta sia a non umiliarsi, che a non essere presuntuoso) Giudicando secondo la pura ragione l'uomo

ha soltanto dei doveri verso l'uomo (attività morale ci porta a giudicare secondo la ragione l'uomo che ha doveri solo verso se stesso e verso gli altri uomini) e se egli ne rappresenta un'altra specie ciò non avviene che per uno scambio dei concetti di riflessione. I suoi pretesi doveri verso gli altri esseri sono soltanto doveri verso se stesso, nel quale equivoco è indotto dallo scambiare un dovere per un altro essere con un dovere per questo essere. Questo dovere può essere definito anche ad oggetti personali o impersonali, ma invisibili. Quelli impersonali possono essere o la pura natura organica, o la natura organizzata; i secondi possono essere considerati quali puri spiriti. Si tratta adesso di sapere tra queste due specie e l'uomo può esistere una relazione di dovere e quale essa sia. Però relativamente alla creazione animata le nuove filosofie che criticano Kant per avere una morale personalistica si sbagliano.

Perché è vero che per lui l'etica è relativa alla persona, ma non bisogna mai cadere negli eccessi dei meccanismi. Peter Singer difende i diritti degli animali attaccando Cartesio. Poi però i cartesiani gli fanno capire che in realtà non è così - si vede nelle lettere dove dice "non so se gli animali hanno la ragione o no ma sprovvista di ragione la crudeltà con cui si tratta gli animali è quanto di più contrario verso sé stesso, perché così resta nell'uomo la compassione che eccitano le loro sofferenze e per conseguenza si indebolisce una disposizione naturale che giova alla moralità dell'uomo nei suoi racconti con i suoi simili".

Abbiamo sì il diritto di ucciderli in modo rapido, senza martirizzarli, o anche di farli lavorare per quelle che sono le loro forze. Ma gli esperimenti fisici torturanti che si fanno su di loro al solo scopo di speculazione quando

non si rischia in questo modo diannullare la libertà dell'agire morale? Kant dice che l'imperativo morale è necessario

perché ha una doppiacittadinanza: perché è fenomeno e noumeno -> appartiene al mondo noumenico in quanto libertà e ragione, e al mondo fenomenico in quanto corpo e passioni. Per questo a volte la volontà dell'uomo si lascia condizionare dal mondo fenomenico (passioni).

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
48 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gaia1210 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Vita Marilena.