METABOLISMO E AZIONE
- In circolo la vitamina D è legata ad una specifica globulina (DPB) che
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la trasporta al fegato, dove subisce la prima delle due idrossilazioni
necessarie per attivarla, che avviene in C25→ ciò porta alla
formazione del calcidiolo. L’idrossilasi che catalizza questa reazione
dipende dal citocromo P450, che viene inibita dal prodotto stesso
dell’idrossilazione → ciò costituisce un importante punto di controllo
inteso a commisurare la formazione di calcidiolo ai fabbisogni
dell’organismo.
- Il calcidiolo va incontro a una seconda idrossilazione, in posizione 1, che avviene a livello renale e che è
catalizzata da un’α-1-idrossilasi → si giunge alla formazione della vitamina D attiva. Il calcitriolo
mitocondriale
poi viene secreto dal rene, trasportato legato da una proteina e arriva ai tessuti bersaglio, che sono
principalmente: l’intestino, le ossa, i reni, dove attraverso i meccanismi di interazione con recettori nucleari
induce per es. la trascrizione di geni che codificano per proteine che legano il calcio. Perciò avremo:
a livello intestinale un maggior assorbimento di calcio e fosfato
• a livello osseo una mobilizzazione di calcio e fosfato
• a livello renale un aumento del riassorbimento di calcio e fosfato = effetti funzionali a rispristinare i
• livelli ematici di calcio e fosfato.
- La sintesi del calcitriolo è sotto controllo del paratormone, che viene secreto dalle paratiroidi in risposta a una
diminuzione dei livelli ematici di calcio.
- La formazione di calcitriolo è regolata principalmente dall’attività dell’α-1-idrossilasi, che viene attivata
direttamente da bassi livelli di fosfato e indirettamente da bassi livelli di calcio (segnalati dal
paratormone, appunto). Il calcitriolo ha un’emivita molto breve, di 24 h circa e viene inattivato sempre a
livello renale tramite un’ulteriore idrossilazione, che avviene in posizione 24 → in questo modo non può
legarsi al recettore e viene poi eliminato con i Sali biliari. Sono gli alti livelli di calcitriolo, tramite un
meccanismo di inibizione a feedback, a segnalare alle paratiroidi di non produrre più paratormone → esplica
così una regolazione dei suoi livelli funzionale a mantenere l’omeostasi del calcio e de fosfato.
Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi che dimostrano che questa vitamina ha ruoli biochimici più ampi.
Sembra che il muscolo sia un suo target, poiché è stato riscontrato un miglioramento delle prestazioni muscolari
correlato a un aumento della quantità di vitamina D, inoltre sembra che abbia un ruolo nella prevenzione di alcune 12
malattie cardiovascolari, è stata trovata poi una correlazione tra elevati livelli di vitamina D e una riduzione
nell’incidenza di certi tumori, infine sembra avere anche un’azione protettiva contro malattie auto
VITAMINA E
Questa vitamina ha in comune con le precedenti solo
il fatto di essere liposolubile. È il più importante
antiossidante di natura lipidica che l’organismo deve
assumere con la dieta. In natura esistono 8 molecole
di origine vegetale che possiedono l’attività biologica
della vitamina E e che sono suddivide in due classi: i
e i L’α-tocoferolo è il più
tocoferoli tocotrienoli.
diffuso e attivo. tutte le molecole che hanno l’attività biologica della vitamina E hanno una una struttura
Dal punto di vista chimico:
molto simile, caratterizzata dalla presenza dell’anello del cromano, che deriva dalla condensazione dell’anello fenolico
con quello del pirano. Vi è legata una catena laterale poliisoprenica a 16 atomi di C. Le differenze che possiamo
riscontare sono, per quanto riguarda l’anello, la presenza di gruppi metilici (da 2 a 4), mentre per quanto riguarda la
catena laterale: nei tocoferoli è satura, mentre nei tocotrienoli è insatura, poiché contiene 3 doppi legami.
Sono sostanze molto oleose a temperatura ambiente, fortemente insolubili in solventi acquosi e invece molto solubili
in solventi apolari. Sono molecole molto instabili che vengono degradate molto velocemente in presenza di ossigeno
e se esposte alla luce UV. La loro ossidazione viene anche accelerata anche dalla presenza di acidi grassi poliinsaturi o
di metalli come rame e ferro. In assenza di ossigeno sono relativamente stabili e resistenti al calore.
sono sostanze di natura vegetale che possono essere presenti in maniera abbondante nei semi e
Fonti alimentari:
negli oli che ne derivano, nella frutta secca e in alcuni vegetali.
A livello intestinale il loro assorbimento segue quello dei lipidi alimentari: la loro efficienza di assorbimento dipende
dalle capacità individuale di degradare e assorbire i lipidi introdotti con la dieta, così come l’efficienza del loro
trasporto in circolo, che avviene con le lipoproteine.
nel nostro organismo abbiamo abbondanti depositi di vitamina D, perciò non è nota una precisa
Carenza:
sintomatologia legata alla sua carenza. Possiamo averne una carenza solo come conseguenza di malassorbimento
lipidico o nei bambini pre-termine e si manifesta con fragilità degli eritrociti e debolezza muscolare. Per verificare
un’eventuale carenza di vitamina E infatti si utilizza un test di suscettibilità all’emolisi di eritrociti trattati con una
soluzione diluita di acqua ossigenata.
Essendo insolubile nel nostro organismo, la vitamina E si può trovare
- associata alle membrane plasmatiche → si inserisce con la catena isoprenoica nei fosfolipidi di tutte le
membrane biologiche, dove svolge il suo ruolo come antiossidante
- oppure nelle lipoproteine (ne previene anche l’ossidazione)
- oppure, a livello citoplasmatico, nelle goccioline di trigliceridi a livello del tessuto adiposo e a livello epatico.
AZIONE BIOLOGICA 13
L’azione di questa vitamina è dovuta principalmente alle sue proprietà antiossidanti, la vitamina E è infatti in
biologica
grado di prevenire la propagazione dell’ossidazione degli acidi grassi polinsaturi. Essi infatti, a causa della presenza dei
doppi legami sono molto suscettibili alla perossidazione da parte di specie reattive dell’ossigeno. La vitamina E
attraverso il gruppo OH stabilizzato dall’anello del cromano è in grado di sequestrare i radicali perossilipidici, ha
perciò un ruolo di scavenger di radicali liberi: questa sua funzione è fondamentale e viene svolta da questa vitamina
in tutti i tessuti animali, in particolare nelle membrane cellulari. L’azione antiperossidante esercitata dalla vitamina E è
essenziale per il mantenimento dell’integrità strutturale e funzionale delle membrane biologiche, ecco perché in sua
carenza cellule come gli eritrociti possono essere più suscettibili all’emolisi. L’efficacia della sua azione
antiperossidante deriva principalmente dal fatto che in seguito a reazioni coi radicali liberi si trasforma nel radicale
tocoferilico, che è relativamente stabile grazie al fatto che è in risonanza col gruppo del cromano. Inoltre, una volta
ossidata, la vitamina può essere nuovamente ridotta ad opera di agenti riducenti idrosolubili come l’ascorbato o a
spese di glutatione. Questo è importante perché spiega come una singola molecola di vitamina E sia in grado di
neutralizzare molte molecole di radicali liberi e quindi questo spiega come mai è in grado di proteggere dalla
perossidazione migliaia di molecole di acidi grassi polinsaturi.
- RDA: non è determinato. - AI: 10-15 mg/die
- UL: 300 mg/die → valore alto, si tratta della proteina meno tossica tra quelle liposolubili. Il fabbisogno è
correlato alla quantità di acidi grassi polinsaturi assunti con la dieta.
VITAMINA K
la sua funzione può essere paragonata a quella di molte molecole idrosolubili del gruppo B, è infatti il coenzima di
specifiche carbossilasi. Col termine “vitamina K” indichiamo una serie di composti che derivano dal naftochinone (2-
il quale presenta una catena laterale isoprenoide insatura legata all’atomo di C in posizione 3.
metil-1,4-naftochinone)
Distinguiamo varie forme:
- : presente nelle foglie delle piante verdi, è caratterizzata da una catena laterale
Vitamina K1 – fillochinone
costituita da 4 unità isopreniche, 3 delle quali sono idrogenate.
- : è caratterizzata da una catena laterale che può essere costituita da numero
Vitamina K2 – menachinone
variabile di unità isopreniche, compreso tra 7 e 13. Si forma ad opera dei batteri della flora intestinale dei
vertebrati.
- : vitamina di sintesi, priva di catena laterale, parzialmente idrosolubile. Questa
Vitamina K3 – menadione
vitamina viene introdotta come integratore, poiché non è presente negli alimenti; poi nel nostro organismo
viene aggiunta la catena isoprenica.
RUOLO BIOLOGICO
questa proteina è necessaria come cofattore di alcune carbossilasi coinvolte nella carbossilazione post-traduzionale di
proteine che hanno come caratteristica comune quella di legare il calcio. È questo il caso di molti precursori dei fattori
della coagulazione (= 2-7-9-10- protrombina).
→ es. protrombina: nella porzione N-terminale del precursore ci sono residui di acido glutammico che vengono
carbossilati in presenza di ossigeno e anidride carbonica da una carbossilasi vitamina K-dipendente. È una
carbossilazione che avviene a livello post-traduzionale e comporta la formazione di residui di gamma-carbossi- 14
(ciò avviene per molti precursori dei fattori della coagulazione e anche per altre proteine che legano il
glutammato
calcio).
La formazione di questi residui di gamma-carbossi-glutammato vicini tra di loro nella proteina facilitano il legame con
il calcio, infatti ogni residuo possiede due gruppi carbossilici (carichi negativamente) adiacenti, che consentono alla
proteina di
agire come chelante degli ioni calcio. Nel caso della protrombina questo meccanismo facilita l’adesione alle piastrine,
dove avviene la conversione della protrombina in trombina. I residui di gamma-carbossiglutammato nel precursore si
ancorano più facilmente ai fosfolipidi della membrana delle piastrine, per cui avviene un aumento della velocità di
conversione delle protrombine (o dei precursori, in generale) nella forma attiva. Dunque la vitamina K ha un ruolo
fondamentale nel processo di coagulazione.
la deficienza di vitamina K può determinare, se la carenza è grave, una sindrome emorragica, in quanto si
Carenza
verifica un’insufficienza di conversione in forme mature di molti fattori della coagulazione. Sono molto rare,
soprattutto le forme gravi, poiché si tratta di una proteina diffusa in molti alimenti vegetali e animali (verdura, ortaggi,
oli, grassi),
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