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SERM
Ora, arrivando alla farmacologia, si discute l'importanza dei SERM (Selective Estrogen
Receptor Modulators), una classe di farmaci che modulano l'attività dei recettori degli
estrogeni. I SERM agiscono sui recettori degli estrogeni in modo selettivo, e possono avere
effetti sia positivi che negativi, a seconda della situazione patologica.
Questi farmaci sono utilizzati per trattare malattie che dipendono dall'eccessivo dei recettori
degli estrogeni, come il cancro al seno, l'ovaio o l'endometrio.
Esistono due isoforme principali di recettori per gli estrogeni:
1. ER-alfa (recettore estrogenico alfa) : Questo recettore è associato alla competizione
della proliferazione cellulare e alla sopravvivenza delle cellule, ed è presente in gran
numero nelle cellule tumorali del seno. La sua attivazione è spesso correlata a una
prognosi negativa nei tumori estrogeno-dipendenti, come il cancro al seno.
2. ER-beta (recettore estrogenico beta) : Questo recettore ha un effetto inibitorio sulla
proliferazione cellulare e sulla sopravvivenza, e tende a ridurre la crescita cellulare.
In base a queste differenze, i SERM possono agire come agonisti (attivando il recettore) o
come antagonisti (bloccando il recettore), a seconda della specifica isoforma del recettore e
del tipo di tessuto. Ad esempio, in un tumore al seno, un SERM potrebbe funzionare da
antagonista per il recettore ER-alfa , inibendo la proliferazione tumorale, mentre potrebbe
agire da agonista in altri tessuti, come le ossa, promuovendo l'osteogenesi.
L'uso di SERM, quindi, è particolarmente utile nel trattamento di tumori ormono-dipendenti,
poiché può selettivamente modulare l'attività degli estrogeni nei tessuti bersaglio, riducendo
l'effetto di diffusione tumorale, ma mantenendo gli effetti benefici in altri tessuti, come le
ossa e il cuore.
L'uso di antagonisti dei recettori degli estrogeni, seppur fondamentale in molte situazioni
patologiche come i tumori ormono-dipendenti (ad esempio, il cancro al seno), comporta
significativi effetti collaterali, principalmente legati alla perdita di funzione di alcuni tessuti
dove gli estrogeni hanno un effetto protettivo. Un esempio cruciale è l'osteoporosi, poiché gli
estrogeni sono essenziali per il mantenimento della matrice minerale ossea. In particolare,
l'attività degli osteoblasti, le cellule che costruiscono il tessuto osseo, dipende dalla
interazione dei recettori estrogenici. Quando si utilizzano antagonisti puri degli estrogeni, il
rischio è che si possano verificare effetti collaterali indesiderati, come una riduzione della
densità ossea e, di conseguenza, un aumento del rischio di fratture, che può compromettere
la qualità della vita dei pazienti. Per ovviare a questi effetti collaterali, sono stati sviluppati e
oggi utilizzati farmaci chiamati SERM (Selective Estrogen Receptor Modulators). Questi
farmaci hanno la capacità di agire come agonisti in alcuni tessuti (ad esempio, a livello osseo)
e come antagonisti in altri (ad esempio, a livello mammario). La loro capacità di modulare
selettivamente i recettori per gli estrogeni li rende particolarmente utili, poiché possono
evitare gli effetti collaterali negativi dell'uso di antagonisti puri, promuovendo, al contempo,
l'effetto protettivo degli estrogeni su tessuti come le ossa. I recettori per gli estrogeni sono
proteine intracellulari che si legano agli estrogeni per regolare l'espressione genica. Questi
recettori sono costituiti da diverse regioni funzionali: il dominio N-terminale (A/B), coinvolto
nella transattivazione trascrizionale, il dominio di legame per il DNA (C), responsabile del
legame con il DNA e con gli elementi di risposta specifici per gli estrogeni, e il dominio C-
terminale (dominio legante il ligando), che è fondamentale per il legame con l'ormone
steroideo (estrogeno). La sua struttura è composta da 12 alfa-eliche, con una tasca idrofobica
che si adatta al legame dell'ormone. Quando si lega un agonista (ad esempio, un estrogeno),
si verifica un cambiamento conformazionale, in particolare nel dominio H12, l’ultima elica a
carbossiterminale, che si sposta e permette l'accesso alla tasca di legame per i coattivatori. I
coattivatori sono proteine che interagiscono con il recettore per aumentare l'espressione
genica. Questo cambiamento favorisce la despiralizzazione della cromatina, facilitando
l'accesso della RNA polimerasi e aumentando così la trascrizione di geni specifici, inclusi
quelli coinvolti nella proliferazione cellulare e nella sopravvivenza. Quando si lega un
antagonista, il dominio H12 assume una conformazione diversa che impedisce il legame dei
coattivatori, bloccando così l'attivazione genica e riducendo gli effetti cellulari tipici degli
estrogeni. Questo meccanismo è utile nel trattamento di patologie come il cancro al seno
estrogeno-dipendente, in cui l'attivazione del recettore estrogenico promuove la crescita
tumorale. Il principale vantaggio dei SERM è che possono essere progettati per agire come
agonisti in alcuni tessuti (ad esempio, in ossa, migliorando la salute ossea) e come
antagonisti in altri (ad esempio, nel seno, riducendo la proliferazione tumorale). Questo li
rende strumenti terapeutici preziosi per il trattamento di condizioni ormono-dipendenti come
il cancro al seno, senza compromettere la salute di altri tessuti, come le ossa, che potrebbero
altrimenti risentirne con l'uso di antagonisti puri. In sintesi, i SERM offrono una strategia
terapeutica più sicura e mirata rispetto agli antagonisti puri, modulando selettivamente i
recettori estrogenici a seconda delle necessità dei vari tessuti, e riducendo così gli effetti
collaterali associati alla terapia ormonale.
Gli antagonisti che si legano ai recettori in maniera competitiva rispetto all'ormone naturale
stabilizzano la conformazione del dominio H12, impedendo il legame dei coattivatori. Questo
blocca l'attivazione trascrizionale e l'espressione genetica. I modulatori selettivi dei recettori
degli estrogeni (SERM), invece, funzionano in modo diverso: in alcuni tessuti, dove sono
presenti determinate forme di recettori, agiscono come estrogenici, mentre in altri come
antiestrogenici. Un esempio di SERM molto utilizzato è il raloxifene, che trova applicazione
nella terapia sostitutiva post-menopausa. Il raloxifene ha un potente effetto estrogenico a
livello osseo, e questo è fondamentale per contrastare la debolezza e la fragilità ossea che
accompagnano la menopausa, causata dal calo degli estrogeni. Un altro vantaggio dei SERM,
come il raloxifene, è che riduce il rischio di tumori al seno e all'utero, un problema tipico della
terapia sostitutiva tradizionale, che utilizzava estrogeni e progestinici ma aumentava la
probabilità di sviluppare patologie tumorali a causa degli effetti proliferativi di questi ormoni.
Oggi, grazie ai SERM, è possibile ottenere una potente azione estrogenica a livello osseo
senza il rischio di stimolare la crescita tumorale in altri tessuti. Un altro farmaco utilizzato in
oncologia è il tamoxifen, che ha un effetto antiestrogenico a livello mammario, ma
proestrogenico a livello uterino. Questo doppio effetto rende il tamoxifene efficace nel
trattamento del cancro al seno, ma purtroppo aumenta anche il rischio di sviluppo di tumori
uterini nelle donne trattate.
Una figura riassuntiva mostra l'intero processo di biosintesi degli steroidi, partendo dal
colesterolo. Essa include la produzione di corticosteroidi (sia mineralo-corticoidi che
glucocorticoidi) e di androgeni ed estrogeni. La figura evidenzia gli enzimi coinvolti nelle varie
fasi della biosintesi, con quelli mitocondriali rappresentati in rosa. Tra questi, ci sono la
desmolasi e diversi idrossilasi, che sono enzimi endocellulari. Gli altri enzimi, che si trovano
nel reticolo endoplasmatico, sono invece microsomiali. Questa rappresentazione sintetizza
tutte le trasformazioni biochimiche di cui abbiamo discusso precedentemente riguardo la
sintesi e il metabolismo degli steroidi, offrendo una visione d'insieme delle vie metaboliche
coinvolte.
Le reazioni di attivazione dell'anello A, che avvengono nella biosintesi degli steroidi,
permettono la formazione di vari gruppi strutturali, come il gruppo sterico e il gruppo
pietonico, essenziali nelle prime fasi della sintesi di ormoni come il progesterone, i 17-alfa-
progesteroni, le angiossine di oleo e il testosterone. L'ultima reazione, che avviene nella
sintesi degli androgeni, è catalizzata dalla 5-alfa-reduttasi, la quale converte il testosterone in
diidrotestosterone (DHT), attivando il recettore androgeno. Questo processo è talmente
fondamentale che il testosterone viene considerato più un pro-ormone che un ormone vero e
proprio.
I recettori che mediano l'azione degli ormoni steroidei sono recettori intracellulari, situati
all'interno della cellula. In alcuni casi, questi recettori sono citosolici, come nel caso dei
recettori per il glucocorticoide, l'aldosterone (mineralcorticoidi), e gli ormoni sessuali come
estrogeni e androgeni. In forma inattiva, questi recettori sono legati a proteine di shock,
chiamate HSP (Heat Shock Proteins), e si trovano nel citosol come complessi monomerici.
Quando l'ormone steroideo si lega al recettore, si verifica un cambiamento conformazionale
che rilascia la proteina HSP, e una fosforilazione aggiuntiva può favorire il trasporto del
recettore nel nucleo. Una volta nel nucleo, il recettore si lega agli Elementi di risposta agli
ormoni (HRE, Hormone Response Elements), sequenze di DNA che sono specifiche per
ciascun tipo di ormone, come l'Androgen Response Element o il Cortisol Response Element,
che sono sequenze palindromo, ripetute e invertite, che determinano la selettività del legame.
Quando il recettore si lega a queste sequenze nel DNA, recluta coattivatori, proteine che
aiutano a ridurre la compattazione della cromatina, facilitando l'accesso dell'RNA polimerasi.
Questi coattivatori non sono solo proteine con attività di acetilazione degli istoni (HAT), ma
possono anche sostituire le proteine istoniche a livello della cromatina o modificare le
proteine istoniche rilasciate da altri complessi, favorendo così un grado minore di
compattazione della cromatina e permettendo l’attività trascrizionale. Il risultato finale è la
trascrizione genica, che porta alla produzione di proteine e modifica le funzioni cellulari.
La circolazione degli ormoni steroidei nel sangue non garantisce automaticamente che
arrivino ai tessuti bersaglio, poiché è necessaria la presenza di proteine di trasporto. Queste
proteine plasmatiche sono cruciali per veicolare gli ormoni steroidei, che sono solubili in
lipidi ma non in ambienti acquosi come il plasma sanguigno. La mancanza di queste proteine
di trasporto può impedire l'effett