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Attraverso la AAS quindi si fissa l’esposizione di lungo periodo dell’investitore al rischio

sistematico.

L’AAT comporta invece aggiustamenti dei singoli pesi di portafoglio basati su previsioni a breve

termine relative alla performance tra le diverse asset classes.

È quindi una gestione attiva che modifica le percentuali degli assets detenuti in portafoglio per

trarre vantaggio dalle anomalie dei prezzi di mercato.

Quindi è un’attività realizzata dopo l’AAS, ma prima delle decisioni di gestione sugli specifici

assets da inserire in portafoglio (Stock Picking).

La grande differenza quindi tra AAT e AAS è che la prima rappresenta il passo successivo alla

seconda ed è anche una attività di investimento attiva e continua, mentre l’AAS viene rivista solo

periodicamente o quando cambiano le circostanze dell’investitore.

Tuttavia, occorre ricordare che l’AAS ha un impatto prevalente, in termini di rendimento, sul

portafoglio, rispetto alla AAT e allo Stock Picking (cioè la selezione delle securities), che invece

incidono solo in maniera secondaria.

Asset Classes

Una Asset Class è definita come un gruppo di securities che hanno caratteristiche e attributi simili,

ma anche un simile rapporto rischio/rendimento.

I criteri per specificare le asset classes sono i seguenti:

1. Gli assets all’interno di una asset class dovrebbero essere tra di loro omogenei.

2. Le asset classes si dovrebbero escludere a vicenda.

3. Le asset classes dovrebbero essere diversificate.

4. Considerate nel loro insieme le asset classes dovrebbero comprendere la maggior parte delle

possibilità in cui si possa investire la ricchezza a livello mondiale.

5. La asset classes non dovrebbero compromettere il livello di liquidità desiderato

dall’investitore, cioè quella quota di risorse che desidera detenere in moneta.

Le asset classes più tradizionali sono:

1. Azioni nazionali

2. Titoli a rendimento fisso nazionali (obbligazioni)

3. Azioni internazionali

4. Titoli a rendimento fisso internazionali

5. Immobili

6. Liquidità

7. Alternative (Alternative investments): materie prime, hedge funds, valute ecc ecc.

8. TIPS (Treasury Inflation Protected Securities): obbligazioni che proteggono dal rischio di

inflazione, vi è cioè una garanzia di salvaguardia del valore reale delle prestazioni

dell’obbligazione stessa.

9. Prestiti a leva (Leveraged Loans).

Tutte queste asset classes sono diverse in termini di rischio/rendimento, tipicamente quelle

obbligazionarie sono più sicure, ma potenzialmente meno redditizie rispetto a quella di matrice

azionaria, che sono però ritenute più volatili.

Un asset class dovrebbe essere considerata in un portafoglio se va effettivamente a migliorare la

frontiera efficiente relativa a quel portafoglio dal punto di vista della combinazione media

varianza.

Scelte molto attuate nella prassi sono: Assets internazionali, Assets sensibili all’inflazione e gli

Alternative Investments.

Per comprendere però come le Asset Classes vanno ad impattare sulla media/varianza di

portafoglio, bisogna comprendere i fondamenti dell’approccio media-varianza di Markowitz.

Modello Media Varianza.

Nella costruzione di portafoglio, dobbiamo considerare i seguenti fattori:

1. Gli obiettivi di investimento

2. L’orizzonte temporale

3. Le risorse a disposizione per essere investite

4. Atteggiamento nei confronti del rischio

5. Età e ricchezza netta

Da questi elementi quindi l’analisi dell’Asset Manager dovrà riguardare:

1. L’investitore specifico: quale è la sua ricchezza netta e il suo atteggiamento nei confronti

del rischio, da cui poi deriveremo la sua avversione al rischio.

2. Le opportunità del mercato dei capitali: bisognerà identificare le condizioni del mercato

dei capitali, implementare una procedura di predizione dell’andamento del mercato e

valutare quelli che saranno rendimenti attesi, rischi attesi e correlazioni.

3. Combinare le informazioni relative allo specifico investitore ed al mercato in maniera

tale da determinare l’allocazione dei differenti assets dati obiettivi e vincoli dell’investitore,

cioè individuare qual è il mix ottimale di assets per quel determinato investitore, date

determinate condizioni di mercato.

Si parla quindi in questo caso di ottimizzazione di portafoglio seguendo come obiettivi (e quindi

come variabili) il rischio e il rendimento e come vincoli la liquidità, l’orizzonte temporale, la

tassazione, vincoli legali ecc…

Per spiegare come avviene l’ottimizzazione secondo il modello media-varianza occorre ricordare

che:

1. L’investitore vuole massimizzare il rendimento, dato un determinato livello di rischio o

vuole minimizzare il rischio, dato un determinato livello di rendimento.

2. Dati due assets aventi lo stesso livello di rendimento, l’investitore sceglierà tra questi quelli

con il livello di rischio minore.

3. L’investitore compie le sue scelte in condizioni di incertezza.

4. L’investitore si basa sui rendimenti attesi, in quanto formula una previsione su quello che

potrà essere il rendimento di un asset, ma non sa con certezza se quel rendimento si

verificherà. Il rischio viene quindi formulato in funzione del rendimento: la probabilità che

quel rendimento atteso si verifichi.

L’investitore quindi non deve pensare solo ad un possibile rendimento atteso, ma alla

distribuzione dei possibili rendimenti di un asset, a cui assegnerà come peso la probabilità

che quel rendimento si verifichi, creando quindi una distribuzione di probabilità discreta o

continua.

5. Il portafoglio nel suo insieme dovrebbe ridurre il rischio (almeno quello diversificabile)

tramite diversificazione, senza però diminuire il rendimento atteso.

Rendimento Atteso del singolo Asset

Il rendimento di un asset viene calcolato come rendimento medio, cioè si fa un rendimento medio

aritmetico.

Questo si può calcolare quando parliamo di una serie storica dei rendimenti di un asset, mentre

quando facciamo riferimento al suo valore futuro parleremo di rendimento atteso.

Questo sarà definito come il risultato più probabile di una data distribuzione di probabilità.

Quindi si ottiene sommando i prodotti tra ogni rendimento atteso di quell’asset ed i rispettivi livelli

di probabilità.

È quindi una media ponderata di tutti i possibili rendimenti di quell’asset, pesati per le rispettive

probabilità.

Rischio Atteso del singolo Asset

Il rischio di un asset viene calcolato come deviazione standard in funzione del rendimento, cioè

quanto in media quel rendimento si scosta dalla sua media (misura di dispersione).

Il rischio quindi si può calcolare in maniera puntuale quando facciamo riferimento ad una serie

storica del rendimento del singolo asset, ma se facciamo riferimento al suo valore futuro allora si

parla di rischio atteso.

Il rischio atteso quindi definirà la variabilità della distribuzione di probabilità riferita a quel singolo

asset e si calcola attraverso la sommatoria degli scarti al quadrato tra ogni possibile rendimento

dell’asset e il suo rendimento atteso, ponderati per la probabilità di ogni singolo rendimento atteso.

(Si fa la radice e si ottiene la Dev. Stnd.)

Rendimento Atteso del Portafoglio

Da quanto definito sopra ne deriverà che il rendimento atteso del portafoglio sarà pari alla

sommatoria di tutti i rendimenti attesi degli assets che lo compongono, moltiplicati per i rispettivi

pesi di portafoglio (la percentuale di capitale che si decide di investire su quell’asset).

Cioè sarà la media ponderata dei rendimenti attesi degli assets che costituiscono il portafoglio,

pesati per le rispettive percentuali di portafoglio.

Rischio atteso di portafoglio.

A differenza del rendimento atteso, il rischio atteso non sarà uguale alla media ponderata dei rischi

dei singoli assets che compongono il portafoglio, perché entra in gioco l’elemento della

correlazione.

Quando parliamo di diversificazione come elemento essenziale del portafoglio, infatti, facciamo

riferimento alla presenza, all’interno del nostro portafoglio, di assets che non sono perfettamente

correlati (positivamente) tra di loro, e ciò fa ridurre il rischio complessivo di portafoglio, nel senso

che il rischio del portafoglio sarà inferiore alla sommatoria di tutti i rischi degli assets che lo

compongono.

Quando si va a determinare la AAS bisogna quindi stare molto attenti a quella che è la relazione (in

termini di correlazione) tra gli assets che compongono il portafoglio: a parità di allocazione,

quanto più è accentuata la dissomiglianza di comportamento tra le asset classes incluse nel

portafoglio tanto è maggiore il beneficio di diversificazione conseguibile.

La correlazione già la conosciamo, è data dal rapporto tra la COV di due titoli al numeratore e il

prodotto tra le dev.stnd dei due titoli a denominatore. Esprime quella misura p che assume valore tra

-1 e 1:

1. 1, Correlazione perfettamente positiva. I due assets si muovono all’unisono.

Non sarà possibile ridurre il rischio tramite diversificazione e la somma dei rischi dei singoli

assets che compongono il portafoglio sarà pari al rischio di portafoglio.

2. 0<p<1: Correlazione positiva, i due assets si muovono nella stessa direzione, ma con

intensità diversa. Si può iniziare a ridurre il rischio tramite diversificazione.

3. p=0, tra i due assets non è riconoscibile alcun legame, la possibilità di ridurre il rischio

tramite diversificazione aumenta.

4. -1<p<0, correlazione negativa, i due assets si muovono in direzione opposta, ma non con la

stessa intensità. Si può ottenere un portafoglio che tramite diversificazione permetterà di

ridurre di molto il rischio, cioè saràà di molto inferiore rispetto alla somma dei rischi dei

singoli assets.

5. p= -1, i due assets si muovono in direzione opposta all’unisono, sarebbe un portafoglio

privo di rischio (non reale).

Quanto più quindi la correlazione tra due assets che compongono il portafoglio si allontana dal

valore +1, tanto più questo presenterà benefici in termini di diversificazione, va precisato che nella

realtà gli estremi -1 e 1 non vengono mai raggiunti.

La covarianza come la correlazione è un indice assoluto che esprime la relazione tra due assets, ma

non ha i limiti 1 e -1 come la correlazione (anche se il segno negativo o positivo assume lo stesso

significato).

A questo punto sappiamo come calcolare il rischio atteso di un portafoglio, considerando:

1. La varianza (rischio) di ogni titolo, che viene espr

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Publisher
A.A. 2021-2022
7 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mircobat00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Private banking e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Musile Tanzi Paola.