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Menade di Dresda (350-330 ca.)

copia in formato ridotto di una statua celebrata dalle fonti. Il corpo della menade esaspera le tendenze del mondo dionisiaco del tutto opposte polis al comportamento ideale dei cittadini di una e mostra l'abbandono alla passione. Torsione impetuosa che dalla gamba sinistra passa attraverso il busto e il collo no alla testa rovesciata all'indietro e a sinistra (movimento elicoidale). Anche le braccia dovevano adeguarsi a questa torsione, quello sinistro era sollevato e stringeva un capretto sulla spalla, mentre quello destro era teso all'indietro e la mano impugnava un coltello. La massa di capelli scomposti e il chitone tenuto da una cintura che si apre, lasciando scoperto il anco, accentuano l'idea di movimento. Forti contrasti chiaroscurali fra i panneggi e la capigliatura rispetto alle superfici lisce e nude. Leochares e Scopas sono fra i quattro scultori che le fonti ricordano impegnati nelle sculture del Mausoleo di Alicarnasso.

Costruito attorno alla metà del IV sec. a.C., il mausoleo venne totalmente spogliato dei blocchi che lo componevano, ma nel 1856 il British Museum avviò scavi che portarono alla luce varie lastre con il fregio dell'Amazzonomachia e frammenti di ca. 300 statue. Tutti i pezzi vennero portati a Londra, ove ancora oggi si trovano.

Amazzonomachia (fregio esteso per ca. m 100): repertorio tradizionale, ampiamente usato, ma qui realizzato dividendo il racconto in tante scene singole di battaglia, che vedono in maniera ripetitiva a rontarsi a sinistra un greco, in nudità eroica, e a destra un'amazzone, a piedi o a cavallo: continue diagonali che si intersecano a X o a triangolo, con corpi mossi e ruotati, che conferiscono grande movimento alle scene. Scopas è ritenuto lo scultore più probabile del fregio, in particolare Lisippo per l'espressività dei volti. Nato a Sicione, una città del Peloponneso (scuola peloponnesiaca) attorno al 390 a.C.

Dalle fonti sappiamo che è attivo dal 360 al 310 a.C., quindi l'ultima fase della sua produzione artistica è pienamente ellenistica. Non abbiamo quasi nessuna notizia sulla sua vita e sulla sua arte né sui suoi allievi, l'unica notizia sicura è che egli lavorava come artista di corte di Alessandro Magno e che era l'unico a cui era concesso di ritrarre il sovrano. Plinio ci dice che fece 1500 opere: chiaramente è una notizia esagerata, che va attribuita all'intera scuola lisippea. Fu quasi unicamente bronzista, autore di statue che rinnovarono i canoni della scultura in quanto Lisippo era di voler raffigurare il corpo umano non come dovrebbe essere, ma come è. Il canone policleteo ha la testa nella proporzione di 1:6 rispetto al corpo, mentre quello di Lisippo è di 1:8, con gli arti allungati, il tronco accorciato e le teste più proporzionate: l'effetto è quello di maggior snellezza e tensione.accentuata da una lieve rotazione del busto. Il volto presenta espressioni più intense. La sua produzione va da statue di dimensioni ridotte a colossali: il più famoso colosso dell'antichità, il colosso di Rodi, è di un suo allievo. Per le sue opere scelse tematiche diverse che vanno dalle divinità alle personificazioni, ma anche ai personaggi storici (ritratti).
Statua di Agias
Statua di Agias, atleta vincitore nel pancrazio (lotta e pugilato assieme), parte di un donario marmoreo fatto realizzare nel santuario di Apollo a Del (337 a.C. ca.). Corpo solido e muscoloso, con il peso distribuito sulle due gambe, proporzioni slanciate, con arti e busto più lunghi e testa più piccola, con il volto molto espressivo (occhi piccoli e infossati di tradizione scopadea e bocca minuta e carnosa, tutti ravvicinati a formare una specie di triangolo in cui si concentra l'espressione).
Apoxyomenos
Apoxyomenos (atleta che si deterge con lo strigile). Per i Greci la palestra era...

Una realtà quotidiana di tutti gli uomini liberi, a Sparta anche le donne: si esercitavano nudi, cospargendo il corpo con olio profumato; dopo l'esercizio, con lo strigile si toglievano l'olio e la polvere. In origine la statua era in bronzo, non sappiamo dove fosse collocata: sono state trovate numerose copie romane, come questa, ai Musei Vaticani che si trovava nelle Terme di Agrippa. L'atleta presenta una posa e un'anatomia molto diversa da quelle del canone di Policleto. La posa è instabile, con la gamba destra scartata di lato. La struttura stessa del corpo è diversa da quella tradizionale classica: le gambe sono lunghe, il corpo più asciutto e più alto, la testa è piccola (rapporto 1:8): tendenza ascensionale. Lisippo sostituisce il sistema di proporzioni massicce precedenti. Secondo elemento fondamentale: il gesto in torsione. I fianchi sono ruotati dando una struttura tortile alla figura.

che sarà determinante nella figura maschile di età ellenistica. Il gesto delle braccia che si collegano davanti al corpo inaugurano la terza dimensione: lo spettatore deve girare attorno alla statua per apprezzarla da più punti di vista. La figura è pienamente immersa nello spazio. Il volto, incorniciato da ciocche scomposte, ricorda lo sforzo appena compiuto: l’espressione è tesa e carica di umanità. In sintesi: tridimensionalità, proporzioni anatomiche cambiate, ritmo tortile, umanità. La statua dell’Apoxyomenos doveva corrispondere perfettamente all’idea di autorappresentazione di Alessandro Magno, che Lisippo ritrasse in varie statue come un eroe giovanile, con lunghi capelli e viso imberbe, come in questa copia del 330 a.C. ca., dove l’acconciatura presenta una scriminatura al centro e lunghe ciocche mosse che accentuano l’idea di movimento (anastolè). Anche il movimento della testa verso sinistra.interpreta il dinamismo che ben si adatta al ruolo di un conquistatore. Forme nuove di ritratto tipiche dell'ellenismo per esprimere l'immagine ideale del sovrano, come carismatico Granìco conquistatore del mondo. In seguito alla vittoria di (prima grande vittoria di Alessandro del 334 a.C.) Lisippo riceve l'incarico di eseguire un gruppo in bronzo che commemorasse i cavalieri caduti, da erigere nel santuario di Zeus a Dione, città macedone sulle pendici dell'Olimpo. Un bronzetto da Ercolano riproduce parte del gruppo e in particolare il giovane re su un cavallo impennato, senza elmo, protetto dalla caratteristica corazza della cavalleria macedone, coperta da un corto mantello. Il busto è girato verso destra, a seguire il brusco movimento del capo. Tra gli eroi mitologici più cari ad Alessandro vi era Eracle: le sembianze dell'eroe compaiono su coni monetali del sovrano, in analogia con le fattezze di Alessandro stesso, che in Eracleritrovava la forza del conquistatore e le fatiche connesse alle vittorie. Attorno al 320 a.C. Lisippo dovette realizzare il gruppo delle 12 fatiche di Eracle nel santuario dell'eroe ad Alizia in Acarnaia. Ercole in riposo, Noi conosciamo la copia colossale in marmo (h m 3.17) di un appoggiato sulla clava e con il braccio sinistro piegato dietro alla schiena a reggere i pomi del giardino delle Esperidi, firmata dal copista ateniese Glicone, rinvenuta nelle terme di Caracalla a Roma e poi entrata nella collezione Farnese (detto dunque Eracle Farnese, al Museo Archeologico di Napoli). Netta distinzione fra la parte del corpo in tensione e quella rilassata, con la gamba destra spinta molto indietro, per cui diventa necessario un appoggio esterno. Le membra sono robuste così da rendere la muscolatura sovrumana dell'eroe. Il volto presenta forti sopracciglia, occhi infossati e sguardo rivolto a terra, in un'espressione pensierosa e triste. L'eroe sembra spossato e intento a

Ri ettere sullafatica dell'impresa, ormai compiuta, dunque, con grande novità, non è colto in un momento di energico vigore, ma in una fase psicologica di ripensamento e fatica.

1 dicembre 2022 - Lezione 9

La scultura di età ellenistica:

La resa di tensione e di movimento che consentì a Lisippo di raggiungere nelle sue opere dinamismo e realismo, un del tutto nuovo e un nuovo fu la base su cui si sviluppò l'arte ellenistica comunemente riconosciuta nel periodo che va dalla morte di Alessandro Carta Magno (323 a.C.) alla conquista definitiva della Grecia da parte di Roma (146 a.C.) dei regni ellenistici: il baricentro del mondo greco si sposta a est, in virtù dell'impresa di Alessandro che in pochissimo tempo conquistò un territorio gigantesco, sino alle rive dell'Indo. Questo portò a interessanti commistioni tra arte ellenica e arte orientale. Alessandro alla sua morte lasciò l'impero in

mano ai suoi successori, i generali, che in lite perenne tra loro lo divisero in diversi regni: Tolomei in Egitto dove regneranno ininterrottamente sino al 31 a.C. Seleucidi che occupano la parte dell'impero persiano, la costa e l'interno sino al Golfo Persico. Antigonidi in Grecia e Macedonia. In epoca successiva sorgeranno altri regni minori, come quello di Pergamo (Attalidi), che grazie ad un'alleanza coi Romani riuscirà ad avere un dominio sostanziale su tutta l'Asia Minore. Caratteristica di questi regni è di essere in forte antagonismo tra loro: serie di battaglie senza fine, delle quali si avvantaggeranno soprattutto i Romani, che riusciranno a sconfiggere la Grecia, con l'istituzione della provincia Acaia nel 146 a.C. Il regno di Pergamo venne lasciato in eredità ai Romani dall'ultimo sovrano nel 133 a.C. La conquista del Mediterraneo orientale fu poi completata da Pompeo nel 65 a.C. con la conquista della Siria dei Seleucidi e infine.

conseguenze della vittoria di Augusto ad Azio nel 31 a.C., l'Egitto cadde sotto il dominio dei Romani. L'arte si diffuse in ampi spazi geografici, con il centro culturale egemone che divenne Alessandria d'Egitto. Tuttavia, questa diffusione avvenne in una società completamente nuova, in cui i sovrani romani avevano nuove ambizioni culturali che diedero impulso a nuovi temi figurativi. Durante il periodo ellenistico, si tendeva alla canonizzazione della cultura precedente. Furono create biblioteche che riflettevano la volontà di raccogliere e sistematizzare tutto ciò che era stato fatto in precedenza (le sette meraviglie del mondo sono il risultato della volontà dei bibliotecari di catalogare le realizzazioni artistiche monumentali dell'epoca precedente) e furono istituiti musei con l'idea di selezionare le opere più importanti. Inoltre, il ruolo dell'artista cambiò, diventando artisti di corte. Le nostre conoscenze sull'arte ellenistica sono lacunose: ci sono poche opere che possono essere datate con precisione e conosciamo a fondo solo le conseguenze della vittoria di Augusto ad Azio.sivamente elevato alla città. La sua fama si è diffusa come un incendio, tanto da diventare un punto di riferimento per gli amanti dell'arte e della cultura. Le espressioni figurative presenti a Pergamo sono state definite vere e proprie opere d'arte, capaci di trasmettere emozioni e sensazioni uniche. La maestosità dei monumenti e la cura dei dettagli hanno reso Pergamo una meta ambita per i viaggiatori di tutto il mondo. La città ha saputo conservare intatto il suo fascino nel corso dei secoli, diventando un vero e proprio tesoro da scoprire.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
73 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiaraw13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia e storia dell'arte greca e romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Basso Patrizia.