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Mito Fondativo
Mito fondativo è la storia dentro la quale si racconta come è nata, come si è formata la propria specie vivente. Tutti i sistemi fondamentali hanno un mito fondativo, anche più d'uno, ma di solito uno o due sono i più importanti. Nelle culture mesopotamiche, a partire dal III millennio a.C., nei miti fondativi possiamo trovare chiare indicazioni relativamente alla creazione degli uomini e alla loro iniziale immortalità.
Noi abbiamo un grande mito fondativo che è l'antico e il nuovo testamento. È una favola, una storia, ma una storia di grande successo. Tra gli antropologi, Propp ha studiato lo storytelling nelle favole. La Bibbia è una favola, un racconto, una storia. Per noi è la storia sacra, il mito fondativo. Il successo della Bibbia è maggiore di Odissea e Iliade. La differenza la fa l'autorità di chi questa storia la racconta, autorità che non può essere messa.
in discussione. Il mito fondativo è il racconto efficace della storia dell'origine di una specie (nello specifico, umana). Storia che non racconta proprio tutto, racconta la genesi dell'essere umano ma nulla sulla genesi della divinità che ha Creato l'essere umano.
La nostra divinità è immortale ed eterna, cioè è sempre esistita. La descrizione che avviene nella genesi di come Dio crea l'universo, è di efficacia molto potente. (Simile ad altri miti fondativi precedenti). Divinità perfetta che è inizio e fine, ma non il proprio inizio e la propria fine, inizio e fine di tutto tranne che di se stessa. Ci troveremo in un mito fondativo in cui non esiste teogonia, cioè non c'è la generazione del divino, perché il divino è eterno. Questo è un salto di qualità enorme, perché nelle culture dove esistono più divinità, i miti fondativi comprendono
Anche le teogonie, cioè la nascita degli dei. Il Dio questo è superiore di tutti gli altri, è eterno, non nasce. Il potere assoluto, potere totale di ordinare le cose, che è di Dio.
Adamo ed Eva. Tutti riconoscono i due personaggi, perché? Perché è il mito fondativo e si conosce a prescindere. Cosa ci rappresentano Adamo ed Eva? I nostri progenitori, dell'umanità. Mito fondativo che racconta come sono nati i nostri progenitori. Il mito fondativo che racconta la storia di Adamo ed Eva si trova nell'Antico testamento e si chiama Genesi, la genesi della specie umana. Storia di Adamo ed Eva.
Parte sulla fondazione dell'essere umano: raccontato con una gerarchia precisa, un ordine preciso che venendo da Dio non può essere contestato.
Nella genesi ci sono delle contraddizioni ma l'esistenza di contraddizioni è ininfluente, perché non si tratta di verificare fatti materiali.
Gli estratti della Bibbia
I seguenti saranno caratterizzati da un'interpretazione antropologica di alcuni eventi presentati dal mito, che vengono raccontati con uno storytelling estremamente efficace.
Dio crea l'uomo a propria immagine e somiglianza. Crea l'essere umano maschio, quello a cui Dio nel pensiero creativo attribuisce il potere di dominare tutti gli animali, esseri viventi che ci sono sulla terra. La donna non c'è.
Il potere di dominare animali ed esseri viventi è quindi prerogativa dell'uomo maschio.
Dio crea Adamo ed egli verrà messo nel paradiso, creato apposta per lui. E nel paradiso Dio ci mette l'Albero della vita e l'albero della conoscenza del bene e del male. Rispetto all'albero della vita, Dio non dà ordini, rispetto all'altro, sì. L'albero della vita è l'albero che garantisce l'immortalità degli esseri umani, è l'albero di cui Adamo mangia i frutti e mangiandoli rimane immortale.
Cioè è nato, è fatto a immagine e somiglianza di Dio e Dio gli ha dato la possibilità di essere immortale. Perché è immortale? perché può mangiare i frutti dell'albero della vita. Dove stanno questi frutti? Nel giardino di Eden, tutto ciò che sta là dentro è protetto, e può vivere per sempre dal momento in cui è nato in poi, è immortale. Dio attribuisce una caratteristica divina delle divinità politeiste agli esseri umani. Quali esseri umani? Uno, Adamo. Adamo è immortale, cioè a quel pezzo di divinità che Dio gli dà, è legato alla sua possibilità di stare nel giardino di Eden, in un certo luogo preciso. Che non è dove Adamo viene creato, perché Dio ce lo mette lì. C'è tutto un resto e poi il giardino di Eden, ma cosa c'è nel Resto non è minimamente importante, ma alla fine del racconto è fondamentale.
Perché a un certo punto Adamo viene cacciato dal giardino di Eden, enarrativamente se non ci fosse un Altrove, non funzionerebbe la cacciata di Adamo nelgiardino di Eden. Nel racconto nulla è lasciato a caso, tutto ha una funzione narrativa.Dopo aver creato l'uomo, maschio, Dio si rivolge a lui stabilendo una prima regolad'obbedienza, un divieto e una messa alla prova, in base al contenuto della quale, noisappiamo che Adamo viene creato immortale:Dio il SIGNORE prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse.Dio il SIGNORE ordinò all'uomo: "Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell'albero dellaconoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamentemorirai" (Genesi 2:15-17).Dio dà un ordine preciso: "dei frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male tu nonne dovrai mangiare i frutti" non spiegaIl perché, ma dice le conseguenze (se tu li mangi, muori). È interessante notare come il morire, alla sua prima apparizione nel testo sacro, acquisisca immediatamente una valenza punitiva, essendo stabilito che la rottura dell'alleanza imposta dalla divinità alla sua creatura, abbia come conseguenza la fine dell'immortalità.
Secondo questo disegno, dunque, la natura umana è immortale e il venir meno di questo stato è legato al venir meno dell'uomo all'obbedienza al suo Signore, obbedienza che non è connessa alla comprensione della regola, il cui senso non viene spiegato ad Adamo, ma all'autorità dell'estensore del precetto e al timore per la punizione.
È importante anche sottolineare che la punizione della morte è collegata alla proibizione del consumo di frutti di un albero particolare, quello della conoscenza del bene e del male, il che crea narrativamente una relazione diretta fra la conoscenza.
e la morte e, per converso, fral'ignoranza e l'immortalità che, in ultima analisi, è garantita dall'obbedienza alle regole imposte dal proprio Signore, a prescindere dal motivo per cui siano state fissate. In linea con il tema dell'obbedienza: tu non devi rispettare la norma che io ti do perché non comprendi il significato, tu devi obbedire perché sono io che te l'ho data. Il tema dell'obbedienza è il primo tema con cui l'essere umano ha a che fare. E questa è richiesta in relazione a un tema preciso, il tema della scienza, dello scire, della conoscenza del bene e del male. Qui si sancisce per la prima volta un tema: scienza, conoscenza, morte. Per rimanere immortali, gli uomini devono obbedire al loro dio, che sa tutto. Io mi affido a Dio, affidarmi, fiducia, fede. L'alleanza tra la divinità e l'uomo passa attraverso l'obbedienza. Se tu sei obbediente, vivrai in eterno. Nella relazionecon il divino la consapevolezza è considerata nel racconto una cosa brutta e la cui conseguenza è la morte e non c'è nessuna spiegazione del perché non debba mangiare i frutti. Dal punto di vista narrativo funziona perché crea tensione. Adamo obbedirà a questo comandamento? Perché Dio, se non vuole che Adamo sappia (abbia conoscenza), ha messo l'albero del bene e del male lì nel paradiso? Perché deve tentare Adamo? Perché altrimenti il tema dell'obbedienza non funziona. Devo mettere alla prova l'obbedienza attraverso la tentazione. L'ultimo atto creativo del capitolo della Creazione ha un legame indiretto, ma interessantissimo e premonitore, con il morire, poiché rappresenta mitologicamente un rovesciamento della generatività. Accade infatti che, pur avendo l'Onnipotente popolato la vita di Adamo con animali di ogni tipo, "l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse".simile»(Genesi 2:20) quindi Dio[...] fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole erinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo,una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: "Questa volta essa è carne dalla miacarne e osso dalle mie ossa perché dall'uomo è stata tolta" (Genesi 2:21-25).In questa fase il racconto attribuisce a Dio un'inversione, di fatto, del processo generativoche gli esseri umani sono abituati ad osservare, cioè, fermo restando il ruolo divino nel darela vita, attribuisce al corpo maschile una forma di antropopoiesi, dal maschio è tratta laprima femmina della specie, «dall'uomo è stata tolta», è una sua costola. Questaoperazione, narrativamente anche chirurgica, è indispensabile al funzionamento delracconto; attraverso Eva, infatti,verrà portata a termine l'inversione generativa che porrà le basi per la stabilizzazione dell'interiorizzazione sociale della donna: lo stigma. Come vedremo a breve, è alla donna, non all'uomo, che si rivolge il serpente, l'antagonista che cerca informazioni dalla vittima e la inganna, facendo di lei la perpetuatrice del tradimento della sacra alleanza col Divino. Dio decide di creare della compagnia all'uomo maschio, quindi crea tutte le specie animali perché facciano da compagnia all'uomo, dipendono da lui, sono in relazione a lui. Questo potere viene sancito dal potere nominale, dal potere di dare nomi alle cose, che a sua volta, ha a che fare con il potere normativo. E questo potere chi ce l'ha? Adamo. Da chi viene dato? Dall'essere supremo, non può essere messo in discussione se non dal male. Fin qua il male non c'è. Il male serve perché senno il racconto non sta in piedi. Dio ha creato il male e loha creato prima di creare l'uomo. Ma chi ha creato il male nel racconto, non è importante, il male è la tentazione,