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INF X.
2 se vi sono cittadini onesti -> qui risponde che ci sono solo 2 giusti a Firenze ma che non
vengono ascoltati.
3 e quali sono le ragioni delle discordie interne. -> qui risponde che Superbia, Invidia e Avarizia
sono le tre scintille che hanno acceso le lotte politiche.
Ciacco gli dirà che tutti coloro che per Dante rappresentavano il buono di Firenze, sono finite tra
le anime + nere dei dannati. (Farinata sarà dopo la prima metà dell'Inferno). -> Dante sfrutta la
sua distanza finzionale e relativa del tempo. Dante "gioca" una parte nel testo identificandosi sia
come personaggio che come autore; Oltre al Dante storico con la propria storia personale.
Secondo Virgilio, il giorno del giudizio finale, tutti le anime si rifaranno dei propri corpi tuttavia i
dannati non verranno salvati e questo significa che con tutta probabilità le loro pene non
resteranno immutate ma bensì, si amplificheranno.
Al tornar de la mente, che si chiuse Quando mi tornarono i sensi, che persi
dinanzi a la pietà d’i due cognati, dinanzi l’angoscia dei due cognati(P e F),
che di trestizia tutto mi confuse, che mi confusero per la troppa tristezza,
novi tormenti e novi tormentati nuovi tormenti e nuovi tormentati
mi veggio intorno, come ch’io mi mova vidi intorno a me, in qualunque modo mi muova
e ch’io mi volga, e come che io guati. E che mi giri, e mi guardi intorno.
Io sono al terzo cerchio, de la piova sono nel 3 cerchio, della pioggia eterna,
etterna, maladetta, fredda e greve; maledetta, fredda e molesta;
regola e qualità mai non l’è nova. Il suo ritmo e qualità mai mutano.
Grandine grossa, acqua tinta e neve grandine grossa, acqua sporca e nve
per l’aere tenebroso si riversa; per l’aria oscura si riversa;
pute la terra che questo riceve. La terra che riceve questo s’imputridisce.
Cerbero, fiera crudele e diversa, Cerbero, belva crudele e mostruosa,
con tre gole caninamente latra con tre gole latra come un cane
sovra la gente che quivi è sommersa. Sopra la gente che qui è sommersa dal fango.
Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, ha gli occhi rossi, il muso sporco e unto,
e ’l ventre largo, e unghiate le mani; e il ventre gonfio, e le zampe con artigli;
graffia li spirti, ed iscoia ed isquatra. Graffia gli spiriti, li scuoia e squarta.
Urlar li fa la pioggia come cani; la pioggia li fa urlare come cani;
de l’un de’ lati fanno a l’altro schermo; da un lato e dall’altro cercano di proteggersi;
volgonsi spesso i miseri profani. Si girano spesso i miseri peccatori.
Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo, quando ci vide Cerbero, il grande mostro,
le bocche aperse e mostrocci le sanne; aprì le bocche e ci mostrò le zanne;
non avea membro che tenesse fermo. non c’era parte del corpo che non muovesse.
E ’l duca mio distese le sue spanne, e il mio maestro aprì le mani,
prese la terra, e con piene le pugna prese la terra, e con i pugni pieni
la gittò dentro a le bramose canne. La gettò dentro alle fameliche fauci.
Qual è quel cane ch’abbaiando agogna, come quel cane che abbaia affamato,
e si racqueta poi che ’l pasto morde, e si tranquillizza dopo che il pasto addenta,
ché solo a divorarlo intende e pugna, poiché intende solo divorarlo,
cotai si fecer quelle facce lorde allo stesso modo si placarono le facce sporche
de lo demonio Cerbero, che ’ntrona del demonio Cerbero, che rintrona
l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde. Le anime che vorrebbero esser sorde.
Noi passavam su per l’ombre che adona noi camminavamo sulle anime abbattute
la greve pioggia, e ponavam le piante dalla gravosa pioggia, e poggiavamo i piedi
sovra lor vanità che par persona. Sopra la loro vanità dall’aspetto umano.
Elle giacean per terra tutte quante, esse giacevano tutte a terra,
fuor d’una ch’a seder si levò, ratto tranne una che si alzò a sedere, non appena
ch’ella ci vide passarsi davante. Ci vide passare davanti.
«O tu che se’ per questo ’nferno tratto», :“o tu che sei guidato attraverso quest’inferno”,
mi disse, «riconoscimi, se sai: mi disse, “riconoscimi se sei capace:
tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto». Tu nascesti prima ch’io morissi.” !Chiasmo!
E io a lui: «L’angoscia che tu hai risposi:” l’angoscia che hai
forse ti tira fuor de la mia mente, ti rende irriconoscibile ai miei occhi,
sì che non par ch’i’ ti vedessi mai. Proprio come se non t’avessi mai visto.
Ma dimmi chi tu se’ che ’n sì dolente ma dimmi chi sei, che in luogo così doloroso
loco se’ messo e hai sì fatta pena, sei posto e subisci una tale pena, che se altre
che, s’altra è maggio, nulla è sì spiacente». sono peggiori, nessuna è così tanto sgradevole”.
Ed elli a me: «La tua città, ch’è piena ed egli disse:” la tua città, che è piena
d’invidia sì che già trabocca il sacco, d’invidia cosi che già straborda,
seco mi tenne in la vita serena. Con sé mi tenne nella vita serena.
Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: voi cittadini mi chiamaste Ciacco:
per la dannosa colpa de la gola, a causa della mia colpa di gola,
come tu vedi, a la pioggia mi fiacco. Come vedi, sono fiaccato dalla pioggia.
E io anima trista non son sola, e io non solo l’unica anima triste,
ché tutte queste a simil pena stanno poiché tutte queste sono dannate come me
per simil colpa». E più non fé parola. Per colpe simili”. E smise di parlare.
Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno Il tuo affanno mi pesa tanto che
mi pesa sì, ch’a lagrimar mi ’nvita; mi viene da piangere; ma dimmi, se lo sai,
ma dimmi, se tu sai, a che verranno cosa accadrà ai cittadini
li cittadin de la città partita; della città divisa(Firenze); se vi è qualcuno
s’alcun v’è giusto; e dimmi la cagione giusto; e dimmi la ragione per cui è stata
per che l’ha tanta discordia assalita». Assalita da tanta discordia”.
E quelli a me: «Dopo lunga tencione E lui a me:” dopo una lunga contesa verranno
verranno al sangue, e la parte selvaggia allo scontro, e la parte del contado(bianca) caccerà
caccerà l’altra con molta offensione. L’altra (i neri) con gravi danni.
Poi appresso convien che questa caggia poi è destino che i Bianchi cadano
infra tre soli, e che l’altra sormonti tra tre soli(anni), e che l’altra si elevi
con la forza di tal che testé piaggia. Con la forza di un tale(B8) che sarà a metà*
*intende Bonifacio 8 che finse di stare a metà tra le due fazioni quando in realtà tradì i
bianchi
Alte terrà lungo tempo le fronti, l’altra terrà per lungo tempo il potere,
tenendo l’altra sotto gravi pesi, tenendo i bianchi oppressi con condanne,
come che di ciò pianga o che n’aonti. Nonostante le loro lamentele.
Giusti son due, e non vi sono intesi; i giusti sono due ma non vengono ascoltati;
superbia, invidia e avarizia sono superbia, invidia e avarizia sono le tre scintille
le tre faville c’hanno i cuori accesi». Che hanno acceso i cuori”.
Qui puose fine al lagrimabil suono. Qui smise di parlare con tono piangente.
E io a lui: «Ancor vo’ che mi ’nsegni, e io:” ancora voglio che mi spieghi, e che
e che di più parlar mi facci dono. Mi fai dono dei tuoi racconti.
Farinata e ’l Tegghiaio, che fuor sì degni, Farinata e il Tegghiaio(guelfo e podestà di Arezzo)
Iacopo Rusticucci, Arrigo e ’l Mosca che furono tanto degni, Iacopo, Arrigo e il Mosca
e li altri ch’a ben far puoser li ’ngegni, e gli altri che usarono l’ingegno per fare bene,
dimmi ove sono e fa ch’io li conosca; dimmi dove sono e fa ch’io sappia il loro destino;
ché gran disio mi stringe di savere poiché ho grande desiderio di sapere se il cielo
se ’l ciel li addolcia, o lo ’nferno li attosca». Li addolcisce o se l’inferno li avvelena”.
E quelli: «Ei son tra l’anime più nere: e lui:” essi son tra le anime nere: diverse colpe
diverse colpe giù li grava al fondo: li collocano all’inferno: se scenderai tanto,
se tanto scendi, là i potrai vedere. Là li potrai vedere.
Ma quando tu sarai nel dolce mondo, Ma quando tu sarei nel dolce mondo dei vivi,
priegoti ch’a la mente altrui mi rechi: ti prego di ricordarmi ai vivi:
più non ti dico e più non ti rispondo». Non ti dico altro e non rispondo più”.
Li diritti occhi torse allora in biechi; Strabuzzò gli occhi,
guardommi un poco, e poi chinò la testa: mi guardò un attimo, e poi chinò la testa:
cadde con essa a par de li altri ciechi. Ricadde insieme alle altre anime dannate.
E ’l duca disse a me: «Più non si desta e il maestro mi disse:” Non si alzerà più fino
di qua dal suon de l’angelica tromba, al giorno del suono della tromba angelica,
quando verrà la nimica podesta: quando verrà la potestà nemica (cristo giudice):
ciascun rivederà la trista tomba, ciascuno rivedrà la triste tomba, riprenderà
ripiglierà sua carne e sua figura, il suo corpo e ascolterà la sentenza finale
udirà quel ch’in etterno rimbomba». Che in eterno dovrà scontare”.
Sì trapassammo per sozza mistura così oltrepassammo la sporca mescolanza
de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti, di anime e della pioggia, a passi lenti,
toccando un poco la vita futura; trattando un poco della vita ultraterrena.
per ch’io dissi: «Maestro, esti tormenti Perciò io dissi:” Maestro, queste pene cresceranno
crescerann’ei dopo la gran sentenza, dopo la sentenza finale,
o fier minori, o saran sì cocenti?». O diminuiranno, o saranno immutate?”.
Ed elli a me: «Ritorna a tua scienza, e lui a me:” Torna alla tua scienza(Fisica Aristotelica),
che vuol, quanto la cosa è più perfetta,/ secondo la quale, quanto più una creatura è perfetta,
più senta il bene, e così la doglienza. Tanto più sentirà il piacere e il dolore.
Tutto che questa gente maladetta Tuttavia questa gente dannata anche se
in vera perfezion già mai non vada, non sarà mai perfetta, dopo il Giudizio
di là più che di qua essere aspetta». Raggiungeranno la completezza del loro essere”.
Noi aggirammo a tondo quella strada, Noi percorremmo in cerchio quella strada,
parlando più assai ch’i&rsq