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INTRODUZIONE

L'antropologia è una scienza che studia l'uomo dal punto di vista evolutivo. Per studiare l'uomo dal punto di vista evolutivo si ha bisogno di materiale su cui effettuare gli studi, dal punto di vista morfostrutturale e dal punto di vista del DNA. Esiste poi un'antropologia che si occupa degli usi e dei costumi, è una disciplina demoetnoantropologica che appartiene al ramo letterario. L'antropologia è una scienza che studia l'essere umano dal punto di vista sociale, culturale, morfologico, evolutivo e sociologico e dei suoi comportamenti all'interno di una società.

In ambito accademico si divide l'antropologia che studia l'evoluzione e le caratteristiche fisiche degli esseri umani, la genetica delle popolazioni e le basi biologiche dei comportamenti, dalle discipline demoetnoantropologiche.

L'antropologia forense si occupa di:

  • Discriminare se i resti scheletrici sono umani o non umani;
  • Recuperare resti di superficie e scavare resti sepolti supportando l'attività degli archeologi forensi;
  • Aiutare ad identificare le persone decedute che non possono esser identificate con mezzi tradizionali;
  • Esaminare i traumi per determinare cosa è successo all'individuo al momento della morte;
  • Determinare il PMI (Post Mortem Interval).

L'antropologia forense è definita come la disciplina che supporta la medicina legale, le forze di polizia e le autorità giudiziarie nella raccolta, ispezione e analisi di resti scheletrici e frammenti in casi di omicidio, disastri di massa, corpi non identificati e in tutti quei casi di violazione dei diritti umani.

Il primo aspetto è il supporto alla medicina legale, difatti l'antropologo forense e il medico legale sono due professionalità differenti. In ogni caso è fondamentale la multidisciplinarità. Alla fine dell'attività di laboratorio si ottiene un dato, che deve essere confrontato con dei valori di riferimento e a cui deve essere associato un valore statistico. Tutto questo è necessario al giudice per prendere una decisione. Quindi l'antropologo forense fornisce il likelihood ratio, mentre il giudice deve valutare la probabilità a priori e poi calcolare quella a posteriori. Lo scopo finale dell'antropologia forense è quello di fornire informazioni sull'individuo allo scopo di identificarlo.

Un altro ramo dell'antropologia forense si occupa anche del vivente. Studia le lesività di un individuo o ne valuta l'età, in caso di problemi di imputabilità del soggetto e di pedopornografia. Un aiuto potrebbe fornire il proprio contributo anche nello studio di immagini digitali (es. reati), per capire se le figure possono corrispondere ad una determinata persona o meno.

Si possono distinguere due figure in antropologia a supporto delle indagini forensi: l'antropologo fisico e l'antropologo molecolare.

L'antropologo fisico si occupa dello studio dei resti ossei. In primis si occupa di supportare l'attività di sopralluogo, per aiutare a recuperare i frammenti ossei che da soli non possono essere il suo unico e se non primo compito è la raccolta dei campioni. Un altro ruolo è quello di discriminare fra ossa umane e non e poi analizzare i resti ossei con lo scopo di fornire delle probabili (informazioni) che servono a caratterizzare l'individuo, quali il sesso, l'età alla morte, l'origine geografica, la statura, ...). Un altro aspetto importante è lo studio delle ossa al fine di valutare eventuali traumi presenti, in modo tale da dare indicazioni.

su quello che è successo all'individuo nel momento della morte (o che può aver determinato la morte). Inoltre è in grado di determinare il PMI, cioè l'intervallo post-mortale, dall'evento al momento in cui il corpo viene rinvenuto. Infine l'antropologo fisico determina il numero minimo di individui (es. nei disastri di massa, con commistione di ossa).

L'antropologo molecolare può supportare l'attività dell'antropologo fisico: può determinare il sesso, discriminare tra umano e non umano e, tramite l'analisi del DNA, coadiuvare la scelta del corretto elemento scheletrico per la analisi del DNA.

Infatti bisogna tenere presente che non tutte le ossa sono uguali dal punto di vista dell'analisi molecolare, ovvero dell'ottenimento del DNA quali-quantitativamente idoneo per poter ottenere un profilo identificativo utile a comparazione. Quindi non tutti gli elementi scheletrici sono uguali. Inoltre l'antropologo fisico durante il sopralluogo può essere in grado di fornire delle risposte immediate (in termini di numero minimo di individui, di umano o animale, ...), mentre l'antropologo molecolare supporta questa attività di rinvenimento di corpi, perché ha un'attenzione maggiore per le ossa da sottoporre ad analisi del DNA. La scelta dell’elemento scheletrico deve essere eseguita in funzione di ciò che viene rinvenuto, non è detto che si riesca a trovare lo scheletro intero: si osserva l'azione della micro- e della macrofauna che modifica e/o danneggia le ossa. Inoltre in molti casi si vuole sapere se le ossa recuperate appartengono allo stesso individuo, perché magari dislocate e disposte relativamente lontane tra loro. Quest'informazione può essere fornita in parte dall’antropologo fisico ma, per campioni che hanno subito molto gli effetti dell’ambiente, a volte ottenere una risposta immediata risulta più complesso. Un altro aspetto da prendere in considerazione sono i vestiti: un corpo che rimane all'aperto è sottoposto, da un punto di vista della decomposizione e della degradazione, ad effetti diversi (solitamente il cranio è più esposto del corpo e sono visibili delle differenze).

Per cui l'antropologo, che osserva cosa avviene durante la decomposizione, non può sempre definire a grandi tratti dello stesso individuo. Al contrario, in questo contesto, l’analisi del DNA può essere risolutiva.

Oltre a questo, si sottolinea l’importanza dell’utilizzo di protocolli e di procedure che siano dedicate a questa tipologia di campioni, definiti complessi. Un DNA di un campione osseo si definisce tale perché è caratterizzato da una complessità dovuta alla natura del campione: se si è in presenza di un osso, significa che il corpo si è completamente decomposto, le cellule sono andate incontro a lisi, il DNA ha subito processi di degradazione. Tutti questi eventi rendono il campione complesso, perché diventa difficile estrarre il DNA. A volte è talmente degradato che l’analisi del DNA per l’ottenimento di un profilo identificativo fallisce.

Questa attività è caratteristica dell’antropologo molecolare. Difatti il campione osseo è un campione ostico per il mondo forense (es. genetica forense), che è più abituato a trattare le tracce da contatto.

Quindi per riassumere, l'antropologo forense molecolare è colui che supporta le indagini forensi adottando procedure e protocolli specifici per analizzare il DNA contenuto in campioni complessi, quali per esempio ossa, denti e formazioni pilifera, al fine di identificare i resti umani e supportare l’attività dell’antropologo forense fisico. Schematicamente, si occupa dei seguenti aspetti:

  • Scelta dell’elemento scheletrico;
  • Scelta dell’idoneo protocollo estrattivo;
  • Identificazione dell’individuo;
  • Identificazione di specie;
  • Studio delle relazioni di parentela;
  • Determinazione del sesso;
  • Eta alla morte;
  • Colore occhi e capelli;
  • Statura;

Una traccia biologica di interesse forense è un qualsiasi fluido o tessuto corporeo umano rinvenuto sulla scena di un crimine, su indumenti, armi ed oggetti connesso con il crimine stesso, che può trovarsi come "singolo" oppure mescolato ad altro materiale non umano (o umano).

La prima fase dell'analisi biologico-forense consiste nella ricerca, nell'individuazione e nel prelievo (sulla scena del crimine o in laboratorio), mediante opportune dotazioni tecniche, di tracce di natura biologica alla ricerca di:

  • marcatori biologici (soprattutto polipeptidi) utili a identificare la natura biologica di una traccia;
  • DNA (nucleare o mitocondriale) utile all'identificazione del "donatore" della traccia.

Dove viene effettuata la ricerca, l'individuazione e il prelievo della traccia? Sulla scena del crimine (dove intervengono le forze dell'ordine, che svolgono l'attività di sopralluogo) oppure in laboratorio, in quanto durante l'ispezione si preleva materiale che potrebbe potenzialmente contenere tracce. Chi effettua il sopralluogo deve capire cosa potrebbe essere interessante e significativo per le indagini, è inutile prelevare una quantità elevata di reperti da portare in laboratorio. Sarebbe troppo dispendioso in termini di denaro e di tempo.

Dov'è il DNA? Ogni traccia biologica contiene cellule (o residui di esse). Ogni cellula presenta un nucleo (tranne gli eritrociti), all'interno del quale si trova il DNA. Quindi il DNA è contenuto nelle tracce biologiche, fatta eccezione per alcuni casi (es. patologie).

STEP DI ANALISI DEL DNA DA CAMPIONI BIOLOGICI FORENSI

Nell'immagine sono riassunti gli step di laboratorio durante l'analisi dell'evidence (o question o sample Q o traccia) e del campione di riferimento (o reference o known o sample K). Per cui a sinistra sono evidenziate le fasi di analisi della traccia e a destra le fasi di analisi del tampone salivare impiegato per il confronto. Non tutti gli step dell'evidence caratterizzano anche il reference (in quest'ultimo caso infatti è già nota la tipologia del materiale biologico).

Dettagli
A.A. 2022-2023
88 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beatrice.tom00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia forense e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Pilli Elena.