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Antinomia: i 4 criteri di soluzione Pag. 1
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Criteri di soluzione delle antinomie normative

Antinomia normativa → due o più norme giuridiche, ricavabili da disposizioni poste da fonti differenti, disciplinano in modo diverso una medesima materia. Per antinomie si intendono tutte quei casi in cui vi è incompatibilità tra due norme (Disposizione e norma) che disciplinano una medesima fattispecie, nel senso che l’applicazione dell’uno esclude l’applicazione dell’altra. La presenza di antinomie è fisiologica (e non patologica) all’interno di un qualsiasi ordinamento giuridico, in virtù della pluralità di fonti del diritto in esso esistenti. Da ciò discende che le antinomie sono un problema essenzialmente interpretativo.

Ordinamento e complessità: molteplici produttori di diversi tipi di atti normativi: Il Policentrismo normativo che la legislazione italiana è venuta configurando si collega alla sempre più vasta distribuzione delle funzioni.

pubbliche fra una pluralità di soggetti, anche al di fuori dell'apparato governativo e ministeriale. Come la legge Statale, la legge Regionale, il Diritto dell'Unione Europea e le consuetudini internazionali. Chi risolve le antinomie normative? Le antinomie normative emergono nel momento dell'applicazione del diritto. È il soggetto applicatore del diritto a risolverle, ovvero il giudice, la pubblica amministrazione... Come si risolve il problema? L'ordinamento giuridico deve necessariamente essere coerente, non deve, cioè, contenere regole che entrino in contrapposizione. Nel caso in cui esistano due norme in contrasto tra loro, il giurista ha il compito di comprendere quale delle due suddette norme è valida e quale non lo è. Per stabilire la maggiore validità di una norma rispetto a un'altra, il giurista ricorre ai cosiddetti criteri di risoluzione delle antinomie normative. Tali criteri sono 4: 1. Criterio cronologico → in

Caso di contrasto tra norme di due disposizioni poste da fonti di parigrado e aventi eguale competenza, va preferita quella più recente a quella più antica. Il criterio gerarchico attiene alle fonti del diritto e il criterio di competenza consente di definire le materie giuridiche di competenza di determinate fonti.

Effetto giuridico: abrogazione, annullamento di una norma giuridica motivato da un provvedimento espressamente abolitivo o, tacitamente, dall'entrata in vigore di una nuova legge.

Tipi di abrogazione:

  • Espressa: il legislatore indica testualmente gli estremi delle norme precedenti che sono abrogate (es. l'art 3, c.5 della l. 2/2007 è abrogato);
  • Tacita: si deduce dal fatto che due norme sono tra loro incompatibili nel contenuto (es. una legge del 2012 dice che devo pagare 100 euro, un'altra del 2013 dice 200 euro);
  • Implicita: si deduce dal fatto che vi è una riforma integrale e organica dell'oggetto (es. un testo unico).
sull'ambiente si presume abroghi tutta la precedente disciplina; un nuovo Codice di procedura civile si presume abroghi il precedente). Il criterio cronologico regola la successione degli atti normativi nel tempo. Esso, infatti, studia le norme in base al momento in cui esse sono state emanate. Per comprendere il valore del criterio cronologico bisogna approfondire il tema della disposizione temporale secondo cui sono state emanate determinate norme. Tale concetto è definito nell'articolo 11 delle preleggi, il quale recita: la legge non dispone che per l'avvenire: essa non ha effetto retroattivo (l'effetto retroattivo è il principio secondo cui una legge ha efficacia a partire da un tempo anteriore alla sua promulgazione). Art.15 Abrogazione delle leggi → le leggi non sono abrogate che da leggi posteriori per dichiarazione espressa del legislatore, o per incompatibilità tra le nuove disposizioni e le precedenti o perché la nuova legge regola

L'intera materia è già regolata dalla legge anteriore. Il criterio cronologico implica due conseguenze:

  • I rapporti giuridici stipulati prima della promulgazione di una legge che potrebbe modificarne la struttura saranno disciplinati comunque dalle norme vigenti al momento della loro stipulazione.
  • Consideriamo, ad esempio, una procedura contrattuale destinata a perdurare quattro anni. Se, nel corso di questo lasso di tempo, le leggi contrattuali dovessero cambiare, il processo sarà gestito seguendo le norme vigenti al momento in cui il contratto è stato stipulato. Tale principio è definito "irretroattività": ogni rapporto legale deve essere disciplinato sulla base delle norme vigenti al momento in cui esso ha avuto inizio. In sintesi, è possibile dire che, sulla base del criterio cronologico, i rapporti pendenti sono gestiti tramite le leggi definite nel momento della loro stipulazione.
  • Le nuove leggi, inoltre,
risponderanno alle norme attuali. Consideriamo, ad esempio, il caso in cui un legislatore modifichi determinate norme che riguardano la scuola: a partire da questo momento verranno seguite le nuove norme; in questo modo si genera una riforma legislativa. Quali effetti produce l'applicazione del criterio cronologico? L'abrogazione → la nuova norma determina la delimitazione di efficacia della norma precedente, da ora e per il futuro, cioè la sua abrogazione. La norma abrogata non è più applicabile ai casi futuri, ma si applica ai rapporti pendenti, cioè sorti quando essa era ancora vigente ed ancora aperti. Il principio di irretroattività degli atti normativi non è scritto in Costituzione dunque può essere espressamente derogato dalle singole leggi, che possono disporre esplicitamente anche retroattivamente, cioè per il passato. Tuttavia l'articolo 25, comma 2 della Costituzione afferma che nessuno può essere

Punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso. L'articolo 2 del Codice penale, Successione di leggi penali, afferma che nessuno può essere punito per un fatto che, secondo la legge del tempo in cui fu commesso, non costituiva reato. Nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato; e, se vi è stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali. Se vi è stata condanna a pena detentiva e la legge posteriore prevede esclusivamente la pena pecuniaria, la pena detentiva inflitta si converte immediatamente nella corrispondente pena pecuniaria, au sensi dell'articolo 153. Se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le posteriori sono diverse, si applica quelle le cui disposizioni sono più favorevoli al reo (colpevole di un reato), salvo che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile.

Criterio gerarchico → attiene alle fonti del diritto. In

caso di contrasto tra norme di due disposizioni poste da fonti gerarchicamente ordinate, va preferita quella prodotta dalla fonte di grado più elevato. Prevede che una fonte subordinata rispetto ad altre, non può contenere disposizioni che contrastino con le norme di livello gerarchico superiore, né può modificarle, né abrogarle.

Ragione: la forza giuridica di ogni fonte esprime il grado di consenso politico che la sostiene e la relativa maggioranza richiesta per la sua approvazione.

Che effetto produce? Effetto giuridico → annullamento.

La disposizione posta dalla fonte superiore prevale su quella inferiore a prescindere dalla data, dal tempo di produzione.

Qual è il problema? Vizi degli atti legislativi → I vizi di legittimità per cui è tradizionalmente annullabile un atto amministrativo consistono nell'incompetenza, nell'eccesso di potere e nella violazione di legge.

Una norma che non rispetta il principio

gerarchico è viziata. I vizi formali sono inerenti alla forma dell'atto in questione. Un esempio sono gli emanati attraverso un procedimento difforme a quello previsto dalle norme di rango superiore. In questo caso si ha un vizio che colpisce l'intero atto. I vizi sostanziali sono inerenti al contenuto normativo di una disposizione, cioè la norma. In questo caso la norma è viziata perché in contrasto con una norma di rango superiore. Chi annulla una norma? L'annullamento deve essere dichiarato da un giudice con sentenza. Non è mai automatico, è necessaria una sentenza per privare l'atto della sua validità ed efficacia. Sono dunque possibili fonti efficaci anche se invalide. Quali giudici possono annullare? I giudici più importanti sono: - La Corte Costituzionale annulla le fonti primarie e costituzionali (dalle primarie in su). - Il giudice amministrativo (tribunale amministrativo regionale, consiglio di

Stato) si occupa della legittimità delle fonti più piccoli, annulla le restanti fonti (dalle secondarie in giù). - I giudici ordinari non hanno potere di annullare nessuna norma, ma soltanto di disapplicare (sospensione di efficacia, ma non perdita di efficacia). Se l'antinomia è tra fonti primarie e costituzionali, il giudice può sollevare la questione di legittimità costituzionale di fronte alla Corte costituzionale. Prima viene dichiarata l'illegittimità della norma, appena la norma verrà annullata diventerà invalida. Quando la Corte Costituzionale pronuncia una sentenza con la quale annulla la norma, non fa più parte dell'ordinamento giuridico: non può più essere applicata, con effetto immediato. In gazzetta ufficiale viene pubblicata la sentenza. Es. tizio deve pagare l'Iva al 12% nel 2015, e con un nuovo decreto la legge cambia e dovrà pagare l'Iva al 20% dal 2020 in poi.

Riceve una sanzione dal 2018 al 2022. Dal 2018 al 2020 paga al 12% e dal 2020 al 2022 pagherà al 20%. L'annullamento → effetti generali, per chiunque → effetti retroattivi, la norma è invalida e non si può più applicare, però restano salvi i rapporti giuridici esauriti. Cosa vuol dire rapporto giuridico pendente/esaurito? Un rapporto giuridico è pendente se può ancora essere sottoposto ad un giudice (rapporto aperto o non esaurito). ES. Se ancora non sono chiusi i gradi del giudizio azionabili può richiedere i soldi indietro ma se il processo è chiuso non vale più. Il rapporto giuridico può definirsi esaurito se discende da un giudicato formatosi nell'applicazione della disciplina precedente alla pronuncia di incostituzionalità e che, pertanto, sopravvive alla sentenza ad efficacia retroattiva poiché ormai fa stato tra le parti, i loro eredi e gli aventi causa; Se si connota per.

inoppugnabilità derivante dall’intervenuta prescrizione o decadenza della relativa situazione giuridica soggettiva.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
5 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Daria_diblasi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di diritto pubblico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Colaluca Cinzia.