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MODULAZIONE
In questa fase andiamo direttamente a coinvolgere il midollo spinale, in particolare è stato
rilevato il fatto che è presente una variazione dell'entità del dolore percepito di fronte ad uno
stesso stimolo. Sono nate la teoria del cancello e i sistemi inibitori. Nel midollo spinale
abbiamo il secondo neurone della via della nocicezione, che mandando un assone porta il
segnale fino al talamo dove incontra il terzo neurone. Le corna del midollo rivolte
internamente sono dette corna ventrali mentre quelle rivolte verso l’esterno corna dorsali,
Queste appaiono come grigie mentre il rivestimento come bianco.
Nella sostanza grigia abbiamo i corpi cellulari del secondo neurone, infatti andando a
prendere uno dei corni di sostanza grigia sono presenti tutti gli attori della modulazione del
dolore. Dal basso verso l’alto abbiamo le fibre C amieliniche, poi le A delta mediamente
mieliniche che entrano dal corpo dorsale scaricando sul secondo neurone, mentre le fibre A
alfa e A beta mieliniche, che ricevono informazioni dalle fibre
C e dalle fibre A delta, salgono direttamente in centri
sovraspinali emettendo dei prolungamenti laterali che
scaricano anche nella sostanza grigia tramite l’interneurone,
il quale ha funzione inibitoria.
Possiamo usare questo a nostro favore, ma cosa attiva
l’interneurone inibitorio?
Il primo meccanismo ha entità ridotta ed è attivato dalle
fibre tattili tramite il fisiologico posizionamento della mano
nella zona in cui si è ricevuto il colpo per massaggiare.
Questo può essere sfruttato tramite la stimolazione elettrica
transcutanea (TENS), con la quale si posizionano degli elettrodi nella regione interessata
andando ad attivare i recettori tattili, che a loro volta tramite le fibre A alfa e A beta
attiveranno gli interneuroni. Quando viene spenta la TENS si tornerà a percepire il dolore,
quindi il trattamento può essere utilizzato per attività di fisioterapia e non in chirurgia.
Con la stimolazione midollare invece vengono impiantati degli elettrodi che stimolano le
fibre tattili A alfa e A beta sfruttando lo stesso meccanismo, come nel trattamento del dolore
cronico.
Il secondo meccanismo di attivazione dell’interneurone inibitorio è legato al fatto che sulla
membrana di questo neurone ci sono recettori adatti a captare neurotrasmettitori liberati da
assoni o da neuroni limitrofi nelle sinapsi. Questi recettori possono essere mi, sigma o k, e le
sostanze che si legano ad essi sono facenti parte della famiglia delle endorfine e di quella
delle encefaline. Esistono sostanze naturali e non presenti nel nostro organismo che sono
in grado di legare gli stessi recettori, e hanno un'altissima affinità ad essi. La prima sostanza
scoperta è stata trovata nel papavero somniferum ed è la morfina (da Morfeo, il dio del
sonno), e in generale le sostanze si distinguono in base all’affinità con neurone andando a
dare più o meno analgesia, rispetto alla morfina l'ossicodone è doppiamente potente
mentre il fentanile è all’incirca 100 volte più potente. Data la loro derivazione le sostanze
esogene vengono chiamate oppiacei, mentre tutte le sostanze endogene sono dette
oppioidi.
Tra gli effetti collaterali possono dare effetti gastrointestinali, poiché anche le fibre
muscolari lisce della parete intestinale possiedono neuroni simili a quelli che troviamo
sull’interneruone e quindi subiscono l’azione degli oppiacei. Questo blocco va a provocare
costipazione, stitichezza, per mancanza dell’attività peristaltica dell’intestino, che stimola
anche il centro della nausea. Per questo è importante associare un antiemetico e un
lassativo, ma per fortuna è presente il fenomeno della tolleranza, quella per cui per riavere
l’effetto dobbiamo aumentare la dose, infatti dopo un po' di tempo non abbiamo almeno più
nausea.
C’è poi una riduzione della vigilanza, che in soggetti non abituati e con grande quantità di
farmaco può evolvere in arresto respiratorio. Anche questo varia in base alla tolleranza.
Il terzo meccanismo invece è legato al fatto che dai centri sovraspinali del sistema nervoso
centrale arrivano noradrenalina e serotonina, in grado di attivare interneurone inibitorio
legando i propri recettori. Farmaci che impediscono la ricaptazione di queste sostanze
facendole accumulare a livello della sinapsi del neurone possono farci ottenere analgesia
aumentando il loro effetto. Questi sono gli antidepressivi triciclici che a basse
concentrazioni invece di dare effetto antidepressivo possono dare analgesia.
Ci sono poi sostanze che possono avere duplice azione, di agonisti deboli dei recettori
degli oppioidi e di impedimento della ricaptazione di noradrenalina e serotonina, esempi
sono il tramadolo (il contramal) e il tapentadolo (palexia).
Gli oppiacei maggiori come morfina, ossicodone, metadone e fentanile hanno elevata affinità
ai recettori mentre quelli con affinità minore sono gli oppiacei minori o deboli.
PERCEZIONE E ANESTESIA GENERALE
Parliamo della fase in cui si percepisce lo stimolo, in particolare nell’anestesia locoregionale
abbiamo una persona cosciente e quindi andiamo a distinguerla dall’anestesia generale
nella quale la perdita di coscienza elimina la fase della percezione. Indispensabile per
questo tipo di anestesia ma anche per la precedente è la visita preanestesiologica,
servono alcune informazioni in quanto in sala operatoria il responsabile delle vita del
paziente è l’anestesista e occorre essere al corrente di situazioni come allergie, reazione
all’anestesia in eventuali interventi passati, eventi cardiovascolari ecc… Infatti se
l'anestesista decreta che la persona non è idonea ad anestesia generale ed è necessaria,
non verrà eseguito l’intervento chirurgico.
Compito dell’anestesista e dell’infermiere di anestesia è il posizionamento del paziente sul
letto operatorio, oltre che l’applicazione di sistemi di monitoraggio standard o più specifici. I
primi prevedono elettrodi per la misurazione dell’attività cardiaca, il controllo della
saturazione tramite saturimetro, e a volte anche della temperatura. Occorre poi prendere un
accesso venoso.
A differenza dei rettili oltre al tronco encefalico noi abbiamo sviluppato anche la corteccia
cerebrale, la quale è costituita da neuroni normalmente non attivi ma eccitati solo a seguito
di stimolazione. Lo stato di inattività maggiore è il sonno fisiologico. Esiste una regione del
tronco, la regione periacqueduttale, che contiene la sostanza reticolare con intreccio di
fibre nervose che permettono l’attivazione della corteccia cerebrale. Gli stimoli consentono
l’attivazione della sostanza reticolare e conseguentemente della corteccia, portandoci ad
uno stato di coscienza.
Può essere così inibita l’attività della sostanza reticolare per riportare il soggetto allo stato di
incoscienza, di inattività, esistono infatti farmaci in grado di riportare la corteccia cerebrale al
suo normale stato inattivo una volta giunti al tronco encefalico, sono chiamati narcotici dato
che inducono lo stato di narcosi, di sonno, e si dividono principalmente in due tipologie.
Abbiamo quelli somministrati per via endovenosa come il pentotal, ora non più utilizzato
perché può dare cirrosi epatica, il propofol, che è il più utilizzato e agisce in meno di 1
minuto con un passaggio allo stato di incoscienza dolce, infatti la persona nemmeno se ne
accorge. Il problema è la durata d’azione di quest’ultimo, che è solo di 8-10 minuti, e quindi
si può o somministrare un bolo ogni 8 minuti oppure più intelligentemente effettuare
un’infusione continua con una pompa. Inoltre per essere iniettato nel sangue questo farmaco
deve essere emulsionato in lipidi, poiché lipofilo, quindi ogni volta che lo iniettiamo andiamo
ad inserire anche dei grassi nel vaso, e questo limita la possibilità di utilizzarlo nel tempo,
infatti non deve essere impiegato per più di 3 ore effettuando la TIVA (anestesia totalmente
endovenosa).
Per interventi di durata maggiore utilizziamo quelli per via inalatoria, tra cui abbiamo il
protossido d’azoto, che induce risata, ma per gli effetti è più utilizzato il sevorane, che
invece a temperatura ambiente è allo stato liquido e deve quindi essere nebulizzato tramite il
vaporizzatore. Come col propofol una volta interrotta la somministrazione, in questo caso
chiudendo il vaporizzatore, crolla la concentrazione di farmaco nel tronco encefalico
rimuovendo l’effetto. Per indurre lo stato di incoscienza con anestesia generale occorre
applicare alla persona una maschera in maniera aderente in modo da non far fuoriuscire gas
e permetterne il respiro. Può essere difficile far seguire un’indicazione del genere alla
persona, quindi viene solitamente preceduto da un’iniezione di propofol, l’unica situazione in
cui non viene fatto per evitare di prendere un accesso in fase di piena coscienza della
persona dato che può essere complicato, è coi bambini piccoli, i quali vengono inizialmente
storditi con gas anestetico poi si prende l’accesso e si inietta il propofol, infine si prosegue
con la via inalatoria.
Abbiamo così il paziente in stato di narcosi, senza uno stato di coscienza, e quindi risposta
emotiva, ma per poter agire non dobbiamo avere nemmeno la risposta motoria, poiché
nonostante l'incoscienza del soggetto sono presenti ancora i riflessi motori. Per eliminare
la contrazione muscolare si deve agire in corrisponderà del punto in cui l’assone del
motoneurone prende contatto con la fibra muscolare, la giunzione neuromuscolare,
all’interno della placca motrice, sulla quale sono presenti i recettori che captano il
neurotrasmettitore liberato dal bottone sinaptico del motoneurone,
l’acetilcolina. Una volta che viene depolarizzata la placca motrice per legare
nuovamente neurotrasmettitore deve ripolarizzarsi, altrimenti non si potrà più
avere contrazione muscolare.
Per impedire che questo avvenga devo bloccare l’attivazione dei recettori
dell’acetilcolina con sostanze che agiscono tra la placca motrice e il bottone
sinaptico. Farmaci che determinano ciò sono detti miorilassanti, distinti in
due tipologie. I depolarizzanti non competitivi sono simili all’acetilcolina e
legano gli stessi recettori determinando un’iniziale depolarizzazione ma non si staccano dai
recettori della placca motrice per minuti impedendone la ripolarizzazione e causando paralisi
flaccida. Un esempio di farmaco è la succinilcolina, la quale ha appunto una durata
d’azione limitata di 5-10 minuti.
I non depolarizzanti competitivi i