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ATTENZIONE
§ Eliminazione delle variazioni contabili non significative dal punto di vista finanziario (es. ammortamento);
§
Individuazione e separazione dei flussi di segno opposto incorporati nella medesima valutazione contabile (es.
investimenti e disinvestimenti, nuovi mutui e quota di rimborso degli esistenti);
sappiamo che ci sono delle variazioni contabili, che dal punto di vista finanziario non hanno significato o comunque
non determinano una variazione in entrata o in uscita: per esempio gli ammortamenti (sono una posta contabile che ci
serve per “distribuire” il costo negli esercizi, attraverso un accantonamento al fondo, ma non determina un’uscita
finanziaria, che c’è stata invece nel momento in cui noi abbiamo acquisito il bene).
Nell’ambito della determinazione del rendiconto finanziario devono essere eliminati quei movimenti che non hanno
rilevanza ai fini del flusso finanziario sia in entrata che in uscita.
Un’altra attenzione che dobbiamo avere nel momento in cui viene costruito il rendiconto finanziario, è che alcune
variazioni possono nascondere dei movimenti di segno opposto: tipicamente se le mie attività, per esempio le mie imm.
materiali passano da 100 a 120: significa che ho fatto un investimento, ma di quanto è stato? Dobbiamo vedere in nota
integrativa o nella contabilità: può essere che l’investimento sia stato di 20, o può essere che abbiamo venduto 10 e
investito 30 (100-10=90+30=120: abbiamo 2 movimenti di segno opposto: uno in entrata e uno in uscita). Nella
costruzione del rendiconto bisogna tenere conto di quei flussi che sono nascosti all’interno di una variazione, ma che in
realtà possono essere di segno opposto.
RENDICONTO DEL CODICE CIVILE:
L’articolo 2425-ter del codice civile prevede che “dal rendiconto finanziario risultano, per l’esercizio a cui è riferito il
bilancio e per quello precedente, l’ammontare e la composizione delle disponibilità liquide, all’inizio e alla fine
dell’esercizio, ed i flussi finanziari dell’esercizio derivanti dall’attività operativa, da quella di investimento, da quella
di finanziamento, ivi comprese, le operazioni con soci”.
Nel rendiconto finanziario i singoli flussi finanziari sono presentati distintamente in una delle seguenti categorie:
a. attività operativa
b. attività di investimento
c. attività di finanziamento
La somma algebrica dei flussi finanziari di ciascuna categoria sopraindicata rappresenta la variazione netta
(incremento o decremento) delle disponibilità liquide avvenuta nel corso dell’esercizio.
La forma di presentazione del rendiconto finanziario è di tipo scalare.
Il 2425-ter prevede che ci sia un rendiconto finanziario che ci dica quali sono le disponibilità liquide iniziali (all’inizio
del periodo contabile, quindi dell’esercizio) e quelle finali (fine esercizio). Le disponibilità iniziali sono il punto di
partenza e quelle finali il punto di arrivo, nel mezzo ci sono le variazioni. Queste variazioni vengono suddivise in 3
gruppi:
- attività operativa: riguarda la gestione caratteristica dell’impresa;
- attività di investimento: riguarda gli investimenti che l’impresa effettua;
- attività di finanziamento: riguarda le fonti finanziarie a cui l’impresa cede;
Lo schema di rendiconto finanziario è di tipo a scalare: quindi vengono individuate queste 3 aree e abbiamo dei risultati
parziali per ciascuna di queste 3 aree, soltanto che in realtà per la prima area (quindi quella dell’attività operativa)
esistono 2 metodi per arrivare a determinare il risultato (ci interessa sapere se attività operativa produce o no liquidità):
- metodo diretto: è quello che va a vedere i flussi finanziari determinati dalla gestione operativa;
- metodo indiretto: quello che risale dall’utile d’esercizio, per andare a determinare (eliminando le
movimentazioni che non hanno rilevanza ai fini dei flussi e rettificare quelli che devono essere rettificati) per
arrivare a determinare il flusso della gestione operativa.
Quello più utilizzato è il metodo indiretto, però partiamo da quello diretto: meno utilizzato, perché di più difficile
applicazione e che può applicarlo solo chi gestisce la contabilità dell’impresa: dobbiamo avere conoscenza della
contabilità di impresa, non solo delle movimentazioni di bilancio, ma anche della contabilità: più difficile da
determinare, può determinarlo facilmente solo un soggetto interno.
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METODO DIRETTO:
è quello che va ad identificare i flussi determinati in entrata e in uscita dalla gestione operativa, andando ad evidenziare
direttamente questi flussi. I flussi derivano fondamentalmente dagli incassi e dai pagamenti. Nell’ambito della gestione
operativa gli incassi riguardano gli incassi da clienti (funzionamento/gestione operativa sono quelle che riguardano
l’attività di vendita a clienti e l’acquisto da fornitori). Quindi l’ambito diretto determina il flusso finanziario a partire
dagli incassi da clienti: punto di partenza.
- INCASSI DA CLIENTI: sono somme che dovremmo incassare. Gli incassi di clienti sono sostanzialmente i
ricavi dell’esercizio, ma dovremo rettificarli con i ricavi che abbiamo iscritto, ma non li abbiamo incassati
(secondo il criterio di competenza) e questa rettifica avviene andando a guardare crediti v/clienti: che sono
somme che abbiamo iscritto, che i nostri clienti ci devono pagare, ma che non abbiamo ancora incassato,
quindi non hanno ancora determinato una variazione finanziaria. Non è semplice rettificarli, perché dovremo
tener conto della variazione dei crediti v/clienti da un esercizio con l’altro, perché è chiaro che se i crediti
v/clienti non c’erano nell’esercizio precedente noi facciamo ricavi meno crediti e questo è il nostro flusso
finanziario, ma se c’erano già dei crediti nell’esercizio precedente, probabilmente li abbiamo incassati questo
esercizio: quindi quelli che erano crediti v/clienti nell’esercizio precedente li abbiamo incassati in questo
esercizio, quelli che sono crediti v/clienti in questo esercizio, li incasseremo l’esercizio prossimo. La rettifica
dei ricavi viene fatta in base alla variazione dei crediti su clienti, perché abbiamo incassato quelli degli anni
prima e non abbiamo incassato quelli che sono accredito di quest’anno.
- ALTRI INCASSI: ci vanno le variazioni di quelle poste che possono aver determinato un incasso senza che
appartengono ancora alla nostra gestione caratteristica, ma che non sono evidenziati dai ricavi.
Sostanzialmente le RIMANENZE, perché entrano anche loro nel gioco delle vendite: rimanenze dell’anno
prima magari le ho vendute, ma ho altre rimanenze quest’anno. Quindi la variazione finanziaria è data dalla
variazione delle rimanenze. La variazione delle rimanenze può determinare finanziariamente un incremento
degli incassi o un decremento. Stiamo parlando di rimanenze sia di prodotti finiti (per ricavi), sia delle altre
rimanenze per quanto riguarda i costi.
- PAGAMENTI A FORNITORI PER ACQUISTI: la voce 6 (costi), rettificata al netto delle variazioni dei
debiti v/fornitori;
- PAGAMENTI FORNITOI PER SERVIZI;
- PAGAMENTI AL PERSONALE: vanno rettificati con i costi nei confronti del personale (voce 9);
- ALTRI PAGAMENTI: relativi ad altri costi che non sono delle voci 6/7/8/9;
- IMPOSTE PAGATE SUL REDDITO: Abbiamo ancora da analizzare ulteriori pagamenti e incassi che
riguardano o la parte finanziaria o la parte fiscale. Dal punto di vista fiscale non abbiamo incassi di solito a
meno che non ci siano rimborsi di tasse: normalmente abbiamo un’uscita determinata dalle imposte iscritte in
bilancio (di competenza di esercizio). Tutta la costruzione complessiva di un bilancio di esercizio, secondo i
principi contabili, si basa sulla competenza, quindi le andiamo a iscrivere nella competenza d’esercizio, ma
queste imposte possono essere state pagate nel corso dell’esercizio tramite gli acconti, oppure verranno pagate
a saldo a giugno successivo: dovremo rettificare le imposte in base a quelle che sono effettivamente pagate
nell’esercizio
- INTERESSI INCASSATI/PAGATI: lo stesso vale per gli interessi=costi o ricavi che scriviamo per
competenza, ma sappiamo che normalmente non sono ancora incassati o che non sono ancora stati pagati e
quindi dovremo andare a rettificarli e per farlo dovremo andare a vedere qual è la variazione del debito.
Questo è il metodo diretto. Pag. 66 di 105
IL METODO INDIRETTO:
Questo metodo parte, al contrario, dall’utile e dalla perdita d’esercizio: non va a vedere i flussi dei ricavi e costi, ma
parte dall’utile e cerca di eliminare tutte quelle variazioni che non hanno natura monetaria (non determinano incasso o
pagamento) e questo è il primo tipo di rettifica che viene introdotta.
Poi si vanno a vedere le variazioni del circolante netto connessi ai costi e ai ricavi dell’attività operativa: andiamo a
vedere i crediti verso clienti, debiti v fornitori, variazioni rimanenze e variazioni dei ratei attivi e passivi, purché si
riferiscano alle attività operative, che quindi determinano uno scostamento rispetto ai saldi dell’esercizio precedente,
che ha sicuramente determinato una variazione monetaria.
In terzo luogo, si vanno a vedere le variazioni i cui effetti sono compresi tra i flussi derivanti dall’attività di
investimento e finanziamento: ad esempio le plus e minusvalenze.
Il metodo indiretto funziona seguendo lo schema del rendiconto a metodo indiretto: quindi praticamente partiamo
dall’utile di esercizio, da cui togliamo le imposte sui redditi; togliamo gli interessi passivi (area finanziaria del nostro
bilancio), eliminiamo anche gli effetti derivanti dai dividendi eventualmente incassati e le plus e minus valenze
derivanti dalla cessione di attività. A questo punto abbiamo trovato l’utile/perdita d’esercizio, prima delle imposte, degli
interessi, dei dividendi incassati, delle plus e minusvalenze legate alla cessione d’attività. Abbiamo eliminato gli effetti
delle imposte della parte finanziaria e siamo risaliti all’utile d’esercizio prima di questi effetti. A questo punto
dobbiamo togliere (risommare) quelle poste che non determinano delle variazioni finanziarie: accantonamenti e fondi,
ammortamenti delle imm., svalutazione crediti, rettifiche di valore: tutto quello che nel nostro bilancio non ha un effetto
di tipo finanziario: quindi all’utile andiamo a risommare queste movimentazioni che sono solo di competenza e non
finanziarie e quindi troviamo il flusso finanziario prima delle variazioni del circolante netto.
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A questo punto il terzo passaggio è sommare o sottrarre le variazioni del capitale circolante