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La Consapevolezza Metafonologica e la dislessia

Si è notato che nei soggetti dislessici ci sono delle difficoltà nello svolgimento di questo tipo di test, significa quindi che hanno una CM compromessa. Le difficoltà sono presenti a livello crosslinguistico, indipendentemente dall'età (vedremo che possiamo usare la CM come premonitoredella dislessia). La Consapevolezza Metafonologica ha un ruolo cruciale nell'alfabetizzazione che è quindi correlata con le abilità di lettura: - studi sui bambini a rischio dislessia: la CM è in grado di predire le difficoltà di lettura - studi riabilitativi: lavorare sulla CM porta a migliorare la lettura Questi studi sui bambini a rischio genetico di dislessia fanno sì che se noi verifichiamo che la comprensione metafonologica intorno ai 4-5 anni di età è inferiore alla media, possiamo dire quindi che c'è un'alta probabilità che il bambino sia dislessico. Non solo la consapevolezza

La metafonologia funziona bene come premonitore di dislessia, lavorando su quegli esercizi (magari a livello di gioco) in età prescolare, porta a migliorare la lettura. Esistono delle tecniche migliorative della lettura, che non riguardano solo l'attività diretta, ma lavorano su altre attività linguistiche correlate ad essa. Inoltre la velocità di lettura cambia in base alla persona, ma generalmente un bambino dislessico legge più lentamente di un bambino neurotipico. Riusciamo a leggere anche se l'ordine delle lettere non è ordinato, l'importante è che la prima e l'ultima lettera siano al loro posto: lettura lessicale. Per arrivare alla conclusione che un bambino sia dislessico bisogna che sia molto più lento di un bambino non dislessico e che faccia molti più errori. Come si può misurare la CM senza l'interferenza di fattori esterni come la memoria o l'attenzione? Desroches (2006)

riuscì a misurare le abilità metafonologiche in un task puramente percettivo con delle tecniche che prevedevano l'uso di eye tracker che andavano a misurare i movimenti oculari durante la lettura.
  1. Condizione di base: "Look at the candle".
  2. Viene poi inserito un distrattore fonologico (2° immagine), una parola con la stessa sillaba iniziale, candy: "Look at the candle".
  3. Poi possono essere inseriti altri distrattori, come uno che fa rima con il target (es: sandle), il compito rimane: "Look at the candle".
  4. Infine, si aggiunge al distrattore fonologico anche la parola che fa rima e si chiede sempre "Look at the candle".
Risultati:
  • Condizione di base: non c'era nessuna differenza tra dislessici e non.
  • Con il distrattore fonologico entrambi i gruppi hanno impiegato un tempo più lungo, i dislessici impiegano un po' più di tempo a guardare la candela, ma non è diverso da quello dei bambini normali.
effetto della somiglianza fonologica- con la rima solo i bambini di controllo hanno un tempo più lungo, ma i bambini dislessici si comportano come nella condizione di base, in pratica è come se i dislessici non fossero sensibili alla rima. Infatti i soggetti di controllo categorizzano gli stimoli uditivi sulla base di proprietà segmentali (somiglianza fonologica) e soprasegmentali (rima), mentre i dislessici sono sensibili solo alle proprietà segmentali. Quindi è come dire che i dislessici sono sensibili alla prima parte della parola, ma non alla seconda, infatti molte volte iniziano a leggere una parola e poi tendono ad indovinare, hanno difficoltà nel leggere una parola per intero. Riassumendo, le abilità metafonologiche sono crucialmente compromesse nella dislessia. Deficit grammaticali Nelle produzioni spontanee tendono ad uso di frasi più corte e meno complesse; in età prescolare la loro competenza grammaticale predice le.

Capacità di lettura; inoltre c'è una correlazione tra abilità sintattiche e di lettura anche in età scolare e adulta. Alcuni deficit grammaticali nei soggetti dislessici riguardano:

  • interpretazione di frasi passive
  • interpretazione di frasi relative
  • interpretazione di implicature scalari
  • interpretazioni di frasi negative
  • produzione di pronomi clitici

Troviamo delle difficoltà più marcate nei compiti complessi in termini di risorse cognitive.

Competenza morfologica

BERKO, con il WUG TEST, ha mostrato come le parole complesse non si apprendano per memorizzazione. "Noi apprendiamo le regole generali e, quando sentiamo una nuova parola, usiamo quelle regole per farne i plurali e le altre forme".

Nel WUG TEST veniva chiesto a gruppi di bambini di diverse età di formare il plurale di animali sconosciuti dal nome inventato, come appunto il Wug. È importante usare parole inventate, perché solo così si può

essere certi che il bambino stia seguendo una regola esatta e non ripetendo una forma già sentita. I bambini conoscono queste regole già in età prescolare.

Risultati: I dislessici hanno più difficoltà ad estrarre e applicare le regole di flessione che sanno usare con le parole a stimoli nuovi. Hanno quindi una competenza morfologica inferiore a quella dei normodotati.

Questo esperimento in inglese avrebbe meno senso, dato che con la maggior parte delle parole per formare il plurale basta aggiungere una -s alla fine.

Vocabolario e accesso lessicale: Anche per quanto riguarda il lessico i bambini dislessici hanno delle difficoltà a livello di vocabolario. Hanno difficoltà ad usare e a trovare alcune parole. Le difficoltà non riguardano il loro vocabolario, ovvero non è che hanno imparato meno parole, ma il problema riguarda l'accesso lessicale, cioè accedono con difficoltà al vocabolario lessicale.

Lessico meno sviluppato

nei dislessici: - effetto di lunghezza di parola - effetto di frequenza della parola Il vocabolario in età prescolare predice la competenza nella lettura. Questo non significa che se un bambino ha problemi in questo sarà sicuramente dislessico, ma avrà un'alta probabilità di esserlo. Difficoltà nell'accesso lessicale: - test di denominazione rapida - test di fluenza fonemica o semantica Test di denominazione rapida, Denckla e Rudel 1976 I bambini devono nominare più velocemente gli stimoli presentati. Ci sono 4 dimensioni di stimoli: - colori - numeri - lettere - oggetti In questo modo riuscivano a misurare l'accuratezza e la velocità con cui ripetevano gli stimoli che gli si presentavano. Dal test emerge che i soggetti dislessici (adulti e bambini) sono significativamente più lenti in tutti e quattro i parametri. Fawcett e Nicolson (1994) notarono che a 17 anni i dislessici hanno una prestazione simile a quella di bambini.

I bambini dislessici, di 8 anni, notarono un notevole ritardo. I soggetti dislessici sono molto più lenti dei bambini con la stessa età di lettura: ad esempio, un bambino dislessico di 10 anni legge come un bambino più giovane (7 anni ipoteticamente), facendo questo test il bambino di 10 anni dislessico rispondeva a questi stimoli molto più lentamente di quello di 7.

NB: i bambini dislessici sono solamente più lenti, ma riescono comunque a nominare gli oggetti, o comunque capiscono tutte le frasi ecc, ma leggermente più lentamente. Se ad un bambino a rischio dislessia, si interviene in età prescolare con dei training (come per le rime, spelling, ecc) riabilitativi, lavorando sui punti in cui ha difficoltà, con il tempo si può notare un notevole miglioramento delle sue prestazioni. Hanno semplicemente bisogno di stimoli diversi, ad esempio un bambino potrebbe trovarsi meglio ascoltando dei riassunti piuttosto che leggendo. A livello di memoria

spaziale (per disegnare) e visiva sono a livelli normali o addirittura più alti, mentre al livello verbale sono posti su un livello più basso. Essere dislessici non significa avere un cervello inferiore, ma semplicemente significa averne uno diverso. Con un training appropriato un soggetto dislessico può arrivare ad avere un'intelligenza verbale pari a soggetti normotipici, se non migliore. Con questo sono arrivati alla conclusione che i dislessici hanno una compromissione nell'accesso lessicale. Deficit di attenzione e funzioni esecutive L'attenzione è la capacità di indirizzare le risorse al compito richiesto, focalizzandosi sugli stimoli rilevanti e inibendo quelli irrilevanti. La capacità di attenzione si basa sulla capacità quindi di inibire tutti gli stimoli non necessari per una determinata attività. I ragazzi dislessici hanno delle generali difficoltà di attenzione, con: - comportamento disattento - scarsaconfronto ai soggetti monolingui. Questo perché i bilingui hanno una maggiore capacità di inibire gli stimoli e di focalizzarsi sul compito richiesto. Inoltre, è stato dimostrato che i soggetti dislessici hanno una maggiore difficoltà nel completare il test Stroop. Questo potrebbe essere dovuto alla loro elevata distraibilità e alla difficoltà nel mantenere l'attenzione per un lungo periodo di tempo. In conclusione, la capacità di concentrazione e l'abilità di inibire gli stimoli sono fattori importanti nella lettura e nell'elaborazione delle informazioni. I soggetti bilingui e i soggetti dislessici presentano differenze significative in queste capacità, il che può influire sulle loro prestazioni in compiti come il test Stroop.confronto ai monolingua. Come abbiamo spiegato, la difficoltà sta nell'inibire la lettura per riuscire a leggere il colore; ad esempio un bilingue italo-spagnolo sa in entrambe le lingue le varie parole, ma quando ne vuole usare una in italiano deve inibire la parola spagnola, quindi è più 'allenato' all'azione di inibire questo stimolo linguistico, dato che fa un training continuo mentre parla nelle due lingue. Fino a poco tempo fa si diceva ai bambini dislessici di non imparare le lingue straniere, con la convinzione che si confondessero troppo tra una lingua e l'altra. In uno studio condotto a Verona tra due gruppi di dislessici, monolingua e bilingue, si è notato che i dislessici bilingui sono più veloci degli altri, quindi il bilinguismo ha un effetto positivo nella dislessia e non negativo come si era creduto fino a poco tempo fa. Non solo era sbagliato il concetto, ma era pure dannoso perché si limitavano le

lorocapacità cognitive. Inolt

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
18 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mttdalcero di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguaggio e comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Delfitto Denis.