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LA STANZA DA PRANZO
A destra; le aperture verso l’esterno che fanno entrare la luce, un soffitto interamente nero rivestito di un
marmo lucido e le pareti chiare in cui sono alloggiati parti degli elementi che occorrono in una sala da pranzo;
non c’è bisogno di progettare delle console dell’art nouveau.
LA BIBLIOTECA/ IL SOGGIORNO
Da un lato le aperture e i libri sono in basso, la scrivania del professore rivestita da libri, una progettazione
anche della luce. Nella parte curva c’è un divano circolare che accompagna una sorta di soggiorno oltre che
allo spazio dello studio. “All’architetto appartengono i muri e i mobili che non si possono spostare”. Tutto il
resto è del padrone di casa.
Kartner Bar o American Bar
Vienna (1907)
Vienna è un tripudio di fiori che si aggrovigliano sulle facciate, girasoli che si stampano sulle fermate della
metropolitana e Loos stupisce. Utilizza il vetro piombato per realizzare un’insegna luminosa che si sera
(quando è illuminata) è molto visibile dalla strada. Il bar è molto più piccolo, ha bisogno di farsi vedere ma il
vetro piombato non viene utilizzato per disegnare fiori, fogliame o altro, ma la bandiera americana con la
scritta Kartner bar. L’idea di trasformare l’insegna in un volume fuoriesce dalla facciata e si fa notare da lon-
tano, come una bandiera che sventola illuminata la notte. La facciata con tre aperture.
PIANTA
I tre elementi delle porte, una suddivisione in tre del locale.
Realizza una sorta di soffitto cassettonato ma la sua idea di interior design è diversa: realizza fino all’altezza di
2/2.1 m una parete di legno e al di sopra inserisce degli specchi che ripetono la griglia che Loos ha progettato;
sembra che continui all’infinito perché lo schema geometrico si ripete sempre. L’illusione è di essere in una
calda sala privata di un bar, che sembra abbia altre stanze oltre questa; naturalmente quest’effetto che in-
grandisce lo spazio è solo un effetto ottico ma ci fa capire la capacità di Loos nel progettare questo piccolo
spazio interno. Quasi c’è una ripresa dell’opera “il bar delle Folies-Bergère di Manet” con l’utilizzo dello spec-
chio per ampliare lo spazio.
Immobile commerciale Goldman & Salatsch
Vienna (1909-1911)
È in questa fase che a Loos viene commissionato uno dei suoi progetti più importanti e tra i più criticati. Nel
cuore di Vienna, della capitale di un impero che aveva poi avuto una fioritura tardo barocca strepitosa e nel
cuore di questa capitale Loos va a costruire l’immobile commerciale per questo grande magazzino. Loos decide
di eliminare l’ornamento, il rivestimento di maiolica rosa e verde, elimina le palme dorate, i rami d’alloro e gli
ulivi; lascia il muro nella sua totale nudità, le finestre sono semplicemente ritagliate nel muro. Le fioriere gli
vengono imposte quando si ritiene che questo edificio sia davvero troppo brutto e troppo spoglio per stare
nel centro di Vienna. Il floreale che non ha messo in termini decorativi gli si impone di metterlo attraverso
queste fioriere che dovrebbero adornare di piante.
La facciata è oggetto di tantissime critiche e di vignette satiriche (destra), di cui una rappresenta l’architetto
tardo-barocco che ha disegnato tutta la Vienna barocca che dà le spalle e s volta sdegnato guardando questa
architettura che tutto sembra fuorché un’architettura degna di stare in una capitale imperiale.
Con questo manifesto (a sinistra) invece vediamo il modo in cui Loos vuole raccontare la sua architettura sulla
Michaelerplatz, che racconta quindi di una strada alternativa all’art nouveau.
L’edificio è costituito da tre parti: basamento, corpo e coronamento; rigorosamente distinte e ciascuna corri-
sponde alla sua funzione. È un edificio per alloggi e attività commerciali che si ripetono tutte uguali; il basa-
mento ospita attività commerciali aperti al pubblico e quindi deve configurare con questa grande apertura
verso la piazza. Utilizza un marmo verde come l’elemento che costituisce l’unica forma di ornamento possibile,
le colonne che vengono riutilizzate per sostenere questa sorta di trabeazione e un sistema di bow windows,
inseriti all’interno del filo della facciata, alla necessità di illuminare la parte degli uffici e del commercio. Utilizza
la colonna perché è un buon sostegno ma non utilizza l’architrave greca, quindi utilizza una trave a doppia T di
metallo industriale, la trave viene usato per ospitare l’insegna; ciascun elemento risponde alla sua funzione. I
pochi elementi decorano l’edificio.
PIANTA
Ci accorgiamo guardando la pianta che ha una doppia funzione, un piano terra completamente pubblico e poi
attraverso un sistema di scale private si arriva al raggiungimento dei piani soprastanti.
INTERNO
La ricchezza e il trattamento degli spazi è legato all’uso dei materiali, il legno dove ci sono spazi più privati e
caldi, i marmi di rivestimento nelle zone di percorso più pubbliche insieme a vetrocemento e altri materiali
della modernità.
“Lavoriamo meglio che possiamo, senza soffermarci un solo istante a meditare sulla forma. La forma migliore
è sempre già pronta, e che nessuno abbia il timore di attuarla, anche se nei suoi elementi fondamentali è opera
altrui. Basta con i geni alla ricerca dell’originalità! Ripetiamoci all’infinito! Che un edificio sia identico all’altro!”
Scrisse Loos, Arte Nazionale nel 1912.
C’è un amore del paradosso, volersi opporre rigorosamente è un attacco all’art nouveau e che questa non è la
strada più utile da percorrere. Fino ad arrivare all’attacco esplicito, verrà un giorno in cui scontare la pena in
una cella progettata da Van de Velde costituirà in un aspramente della pena stessa. Il “nemico” viene indivi-
duato, van de Velde, ma tutta la linea è la ricerca dell’originalità dell’art nouveau viene condannata. Si possono
usare elementi pensati da altri, la forma non è la prima cosa, la funzione è ciò che è importante. È impossibile
che una cosa poco pratica possa essere bella, quindi l’insegnamento parte da qui. Nello stesso anno decide di
aprire una propria scuola di architettura a Vienna. Le materie che Loos insegna sono tre: l’utilizzo dei materiali,
si impara a utilizzare correttamente i materiali, una conoscenza corretta dei materiali; storia dell’arte ed ha un
peso fondamentale, insegna quello che lui già sa, che altri hanno pensato delle forme che funzionano, ma la
storia non la insegna affinché vengano copiate le forme, ma perché vengano comprese; progettare dall’interno
verso l’esterno, progettò lo spazio che mi serve, dopo capisco cosa succede all’esterno.
Casa Steiner
Vienna (1910)
Una casa singola in un lotto in pendio, elimina e lavora per sottrazione.
Sul giardino più basso si può osservare tutto il volume intonacato bianco, le finestre aperte in maniera appa-
rentemente casuale che rispondono ad una logica precisa che disegnano la casa e i suoi spazi interni.
Casa Scheu
Vienna (1912)
Una delle case viennesi in cui rielabora questa strategia, una casa dove mostra come i materiali stessi siano
l’unico ornamento.
Siedlung a Lainz
Vienna
Successivamente ha un’esperienza all’interno dell’ufficio tecnico comunale di Vienna, dove si trova a proget-
tare Siedlung, quartieri operai, case economiche in cui è importantissimo contenere i costi; si chiede come si
possa progettare a basso costo ma ottenendo gli spazi funzionali e belli. Parte da un’idea su cui Loos lavorerà
molto. A questa nuova tecnica di progettazione darà il nome di Raumplan: l’idea di una progettazione degli
spazi in cui a ciascun spazio della casa viene data una propria dimensione. Deve incastrare tutti questi spazi
con dimensioni e altezze diverse senza però allargarsi in un grande lotto, quindo lo sviluppa in altezza, all’in-
terno di un volume compatto. Se si elimina lo spreco di altezze nei locali di servizio e lo stesso spazio lo resti-
tuisco al soggiorno con un’altezza più ampia, si avrà una costruzione che funzioni meglio. Loos ama i volumi
puri. Intorno al 1920-24 Loos comincia a fare il pendolare tra Vienna e Parigi, frequenta il contesto parigino
degli anni ’20.
Casa Rufer
Vienna (1922)
La progetta a Vienna, un volume compatto, le finestre che enfatizzano quasi volutamente la casualità di questa
loro disposizione, per volerci dire che c’è un disinteresse per l’esterno, ma grande interesse per l’interno. Una
finestrella è più alta, ci racconta che quella stanza è più grande di appena un gradino. Se il committente vuole
un ornamento lo utilizzo, già pronto, un elemento scultoreo. I prospetti vengono disegnati con il sistema dei
solai tratteggiati che hanno scale, slittamenti, altezze diverse e ogni finestra, che è disegnata come un vuoto,
risponde alle necessità di un determinato spazio interno.
Progetto di concorso per la sede del Chicago Tribune
Chicago (1922)
Entra in relazione con un gruppo di artisti dadaisti che si raccolgono durante la prima guerra mondiale prima
in Svizzera e poi proseguono la loro attività a Parigi. In questo ambiente partecipa al concorso per il grattacielo
per la sede di Chicago tribune, uno dei più importanti giornali di Chicago, di cui decide di costruire la propria
sede in una delle zone più belle, strategiche e ricche di Chicago. È una colonna, però siamo all’opposto, la
colonna non ha alcuna funzione, ma è stata trasformata in un grattacielo, inserita in una sorta di basamento.
Nelle scanalature della colonna trovano posto le finestre, con questo gesto Loos fa qualcosa di molto simile a
quello che Duchamp farà con la ruota della bicicletta. Prende una colonna e la trasforma in un grattacielo, in
un contesto in cui Parigi è una fucina pazzesca di idee.
Casa per Tristan Tzara
Parigi (1926)
Per Tristan Tzara progetta questa casa nelle strade parigine. Un blocco compatto e anche la strategia delle
finestre sulla facciata principale si è modificata, non sono più sparpagliate ma rientrano in una storia di disegno
generale e dentro questo disegno si ritrovano le finestre più piccole che rispondono al principio del Raumplan,
ogni elemento della casa si incastra con i piani successivi in maniera che la zona giorno possa avere un’altezza
più ampia rispetto a disimpegni e zone notte o a servizi. Dentro la casa si ferma all’opera dell’architetto, il
dentro lo scelse Tzara. I mobili sono produzione industriale, di conseguenza è scelta del committe