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Questi tre autori effettuano ricerche geniali, ma non affermano comunque una rottura drastica con la tradizione e nella
riproposizione di approcci legati al passato trovano elementi di ispirazione fondamentali per le loro scelte. Frampton, per esempio,
propone l’espressione “Razionalismo classico” a proposito di alcuni filoni di ricerca presenti in Austria, Germania e Francia di questo
periodo.
Bisogna pensare che però con questi autori si inizia a costruire un’architettura che tende ad andare contro la tradizione seguendo il
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filone, perlopiù ideologico e teorico, delle avanguardie e che troverà il compimento con il Movimento Moderno. Simbolo di questa
voglia di cambiamento radicale è la I guerra mondiale, durante la quale però, come in ogni guerra, non si costruisce ma si distrugge.
Tony Garnier
Tony Garnier nasce in un quartiere popolare di Lione nel 1869,
nel pieno sviluppo urbano legato alla produzione industriale
della città francese. Studia all’accademia di Belle arti di Lyon e
successivamente vince un premio per poter continuare gli studi a
Parigi, città nella quale rimane affascinato e colpito dalle opere
per l’esposizione universale del 1889 come la Tour Eiffel e la
Galerie des Machines di Contamin e Dutert. Nel 1899 con il
progetto per la sede centrale di una banca di stato Garnier vince
il Prix de Rome per andare a studiare nella culla dell’architettura
antica: Roma. Durante il suo soggiorno romano egli elabora un
progetto di urbanistica per la costruzione di una città
contemporanea per 35.000 abitanti sempre legata ad una
concezione di architettura estesa, cioè un’architettura che Ospedale
percepisce la connessione tra tutti gli edifici e le infrastrutture
(strade, edifici residenziali e pubblici, parchi, ecc.) L’urbanistica era una scienza nuova all’epoca che inizialmente riguardava solo
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l’esistente ma nessuno aveva mai progettato una città dal nulla .
Nel 1904 Garnier torna a Lyon e presenta il progetto per Une Cité Industrielle che perfezionerà fino al 1914, pubblicandola nella
versione definitiva del 1917. Garnier nella Cité Industrielle progetta una città ex novo
partendo dalla condizione dell’abitante così sottolineando la sua vicinanza politica alle idee
socialiste, infatti la sua città la immagina in una società in cui sia risolto il problema del
controllo pubblico del suolo e dei principali mezzi di produzione. Garnier propone una città
senza chiese, tribunali, prigioni e caserme ma collocata in uno spazio fisico reale (sud-est
della Francia) in un luogo simile alla regione di Lione tra valli affacciate sul mare. Elementi
fondamentali sono la presenza di una fonte energetica (una diga con una centrale Quartiere residenziale
idroelettrica), di materie prime, di industrie, strade, linee ferroviarie e fluviali anche per il
1 In ogni campo culturale si ha questo rinnovamento come nel campo musicale con Schönberg, padre del metodo
dodecafonico.
2 Ricorda gli interventi sulle città esistenti di Parigi, Barcellona, Vienna, Londra e Torino.
3 Si era avvicinato a questa idea solamente Le Doux con il progetto per le Saline di Chaux.
commercio. La costruzione degli edifici segue una visione razionalista, cioè vengono costruiti secondo la loro funzionalità
(Gropius e la Bauhaus). Urbanisticamente la città è costruita come una griglia così da poterla ampliare e i modelli abitativi sono
replicabili con bassi costi. Nella parte centrale della città pone un centro non storicizzato ma con tutte le sedi dei servizi
(Biblioteche, Amministrazione, Impianti sportivi, Edifici per l’istruzione, ecc.). La città la pone in un’area vicina ad un borgo antico
conservato integralmente come testimonianza storica del luogo. Progetta anche un ospedale fuori dall’agglomerato urbano
suddiviso in padiglioni in base alle patologie(modernità!). Le residenze comprendono case unifamiliari basse disposte nel verde e
case a più piani per lavoratori. La tecnica costruttiva di tuti gli edifici è il cemento armato, ma le scelte formali ricordano ancora gli
elementi tradizioni con l’adozione di simmetrie ed elementi decorativi come cornici, vetri colorati o incisioni sulle pareti.
La Cité Industrielle di Garnier troverà una parziale messa in pratica in una serie di opere commissionate dall’allora sindaco socialista
di Lione Edouard Herriot nell’ambito dei Grand Travaux (Grandi lavori) promossi durante gli anni ’20 per una modernizzazione della
città:
Mercato del bestiame e macello di La Mouche(1906-28) con la Grande Halle,
cioè un’ambia copertura conclusa da una parete in muratura a gradoni con una
struttura metallica simile a quella per l’esposizione del 1889.
Ospedale Grande Blanche (1910-33) organizzato in padiglioni disposti nel
verde.
Stadio Olimpico (1914-33) con porte monumentali ad arco.
Quartiere Etats Units (1920-33), un complesso residenziale economico con
palazzine di quattro piani dotato di servizi, arredi e zone verdi aperte al
pubblico.
L’aspetto che accomuna tutte queste realizzazioni è l’innovazione strutturale e impiantistica a cui si accompagna però una ricerca
formale che non rifiuta l’uso di elementi classici, come colonne, archi, capitelli e decori, ma ne fa un uso molto sobrio e semplificato
senza riproporne mai una copia storicista. Soprattutto ogni edificio è pensato come parte di un complesso urbano con particolare
attenzione ad una sua riproduzione seriale ma variata per evitare effetti di monotonia e asetticità del luogo.
La proposta di Garnier costituisce un convincente progetto di razionalizzazione della città industriale, risolvendone i problemi di
congestione, di insalubrità, di conflitto sociale e inefficienza. Nel contenuto Garnier anticipa e influenza un ventennio prima gli studi
che porteranno all’urbanistica moderna a partire dalla carta di Atene (1933-43) di Le Corbusier e la costruzione ex novo della città
di Chandigar (India) da parte di Le Corbusier.
Auguste Perret Calcestruzzo armato: sintesi tra gli aspetti
Auguste Perret nasce in Belgio nel 1974 da padre francese scappato da Parigi di compressione tipici della pietra dati
dopo la Comune. Nel 1890 entra nella sezione di architettura dell’Ecole de dall’impasto in sabbia, inerti e cemento del
calcestruzzo, e di resistenza a trazione tipici
Beaux-arts di Parigi dove conosce il tradizionalismo di Gaudet e Durand ma del ferro, trafilato in tondini e annegato in
rimane affascinato dalla ricerca strutturale di Viollet-le-Duc. Nel 1902 opportune posizioni nell’impasto gettato in
interrompe però gli studi per lavorare con fratello alla direzione dell’impresa casseforme.
paterna. Nei primi anni del ‘900 realizzano varie opere sperimentando l’uso del
calcestruzzo armato, che si rivela uno strumento eccezionale per realizzare
strutture prefabbricate economiche e di facile montaggio e per essere gettato
in opera e costruire rapidamente strutture a telaio che permettono all’edificio di liberarsi da spessori e vincoli della muratura
portante. Perret però è innovativo in quanto inizia a costruire in cemento armato puro, senza rivestimenti, così cercandone un
certo valore estetico. Egli inizia infatti a studiare dei metodi di decorazione in cemento armato, materiale che può essere utilizzato
per la costruzione di ogni edificio, persino per edifici di culto.
Opere:
Casa di Rue Franklin (Parigi, 1903): edificio di sette piani più un attico sito
su un fronte stradale compatto. Grazie alla costruzione in cemento
armato, vengono lasciate libere ampie metrature che disposte di sbieco
consentono di illuminare bene cinque locali dove di norma ce ne
sarebbero stato solamente quattro. L’ingresso principale è disassato e la
zona delle scale e dei servizi è posta sul retro in modo da lasciare il
migliore affaccio ai locali di soggiorno. In questo edificio è innovativa
anche la scelta di evidenziare lo scheletro strutturale attraverso delle esili lesene e marcapiani lisci che scompartiscono il
tamponamento caratterizzato da pannelli in ceramica policromi con delle decorazioni floreali ispirate all’Art Nouveau.
Garage di rue Ponthieu (Parigi, 1906-07): il cemento armato sorregge i carichi di
automobili e ponti mobili, griglia strutturale a vista in facciata, vuoto centrale,
sottolineato dal rosone in ferro e vetro colorato e la zona degli uffici con le finestre
all’ultimo piano.
Teatro des Champs Elysées (Parigi, 1911-13): mantiene nascosta la ricerca strutturale
sul cemento armato perché interviene su un progetto di Van de Velde ma con
soluzioni impegnative come una copertura esterna che insieme a quella interna è
sospesa a due ponti poggianti su quattro sistemi di piloni portanti.
Chiesa di Notre-dame de Consolation (Le Rancy, 1922-23): per la prima volta il
cemento armato completamente a vista viene usato per un edificio di culto per
ricreare l’immagine slanciata dei campanili e le atmosfere suggestive delle cattedrali
gotiche e interpretando in chiave moderna le tradizionali navate a volta poggianti su
esili colonne.
Per l’esposizione universale di Parigi del 1925 realizza un teatro e un padiglione espositivi provvisori in cui porta avanti la
sua riflessione sull’indipendenza tra parti portanti e involucro dell’edificio che svilupperà in tanti altri edifici.
Musée des Travaux Publics (Parigi, 1936-46): due strutture separate una esterna destinata a reggere la copertura e
una interna per i piani dell’edificio, i tamponamenti e le aperture. La struttura esterna prevede l’uso di colonne a tutta
altezza elaborate da Perret in persone con profilo moderatamente rastremato alla base, leggere scanalature bocciardate
e un accenno di capitello semplificato.
Perret, nonostante non aderisca alle ricerche più avanzate degli anni ’20 e ’30, godrà dell’ammirazione di Le Corbusier e verrà
anche invitato al primo congresso del CIAM del 1928.
Alla fine della guerra il suo prestigio in Francia è tale che
sarà chiamato a sovrintendere i lavori per la ricostruzione
di Le Havre, cittadina sulla Manica completamente
distrutta durante la II guerra mondiale. Perret poteva
decidere se ricostruirla così com’era ma invece decide di
fare una città contemporanea con scansione razionalista.
Perret disegna la città a partire dai due sistemi di magli
ortogonali storiche e propone una serie di isolati
residenziali di altezza costante di quattro piani fuori terra,
movimentati da alcuni corpi più alti. Elementi focali del
complesso urbano sono la piazza del municipio e la chiesa
di Saint Joseph, posta su un grande asse viario laterale e
caratterizzata dall&r