
Passione, determinazione e idee abbastanza chiare. Si presentano ai blocchi di partenza con queste caratteristiche le aspiranti matricole che nelle prossime settimane si dovranno cimentare con i test d’ingresso per i corsi di laurea ad accesso programmato nazionale.
L’estate, infatti, deve ancora finire, ma per decine di migliaia di ragazzi l’inizio di settembre dirà molto sul proprio futuro. E se circa la metà di loro ha scelto di prendere una direzione unica, tentando un solo test, gli altri hanno deciso di lasciarsi aperte diverse opportunità: il 26% proverà con due test differenti, un numero simile (26%) addirittura con tre o più. A fare emergere queste tendenze è una web survey condotta da Skuola.net su 1500 studenti che dal prossimo 4 settembre si ‘sfideranno’ per ottenere un posto.
La passione muove le aspiranti matricole
Ma quali sono le motivazioni che spingono i ragazzi a optare per un test d’ingresso, tra l’altro molto difficile da superare, rispetto a un altro più facile o a un corso ad accesso libero? Gli studenti seguono il richiamo del cuore: il 56% (che arriva al 64% nel caso dei liceali) ha deciso in base alle proprie passioni. Il 16%, invece, si è orientato verso corsi in grado di offrire più sbocchi lavorativi. Solo il 13% si è lasciato attrarre dalle sirene dei guadagni futuri. Appena il 7% è stato convinto dalla famiglia.
La maggior parte sono neodiplomati. Tanti i ‘ripetenti’
Ma qual è l’identikit dell’aspirante matricola che passerà per il filtro dei test d’ingresso? La maggior parte sono neodiplomati (56%). Ma una buona fetta (22%) è rappresentata dagli iscritti ad altri corsi universitari che tentano con il numero chiuso. Tra questi ultimi, in tanti sono i delusi dai quiz degli anni precedenti: il 37%, infatti, è al secondo anno di tentativi; per il 19% si tratterà come minimo della terza occasione. Per il 44% dei ‘vecchi diplomati’ sarà, invece, la prima volta. E poi ci sono quelli che lavorano ma vorrebbero abbandonare tutto per coltivare i propri sogni (11%). Infine gli immancabili Neet, ragazzi che non studiano né lavorano ma che, adesso, vorrebbero rimettersi in pista: anche loro sono l’11% - (1 su 10) - e provengono soprattutto dagli studi ‘professionali’.