
Quando si parla di test universitari, il pensiero corre veloce a Medicina. Al mostro sacro delle prove d’ammissione, quello che per anni ha fatto da spartiacque tra chi avrebbe indossato il camice bianco e chi no.
Da quest’anno, però, si cambia rotta. Niente più quizzone unico, niente più lista d’attesa nazionale da scalare a colpi di decimali e scorrimenti. O almeno non proprio, non subito. A partire dall’anno accademico 2025/26, l’accesso a Medicina – così come a Odontoiatria e Veterinaria – non passa più da un test d’ingresso, ma da un periodo iniziale di lezioni, esami e selezione interna. Si chiama “semestre aperto”: ci si iscrive, si frequenta, si viene messi alla prova su contenuti universitari veri e propri. E solo chi supera gli esami – con voti minimi e posizionandosi in graduatoria – potrà continuare il percorso.
Un cambio di passo radicale, che ribalta tempi, logiche e aspettative. La selezione non sparisce: si sposta al termine del primo semestre e prende la forma di tre esami standardizzati, uguali in tutta Italia. I corsi partono il 1° settembre. Gli esami cominciano a novembre. I posti restano limitati. Chi non ce la fa, viene dirottato in un corso “affine”, con la possibilità di proseguire gli studi senza ripartire da zero.
Un modello nuovo, che sostituisce la gara secca con una corsa a tappe. E che promette di cambiare – forse per sempre – il modo in cui si entra a Medicina in Italia.
Indice
Il test va in pensione, la selezione resta
Il nome è gentile, inclusivo, ma sotto la superficie si nasconde una logica selettiva precisa. Il semestre aperto, come si può facilmente dedurre, permette agli aspiranti medici di iscriversi liberamente al primo anno del corso di laurea in Medicina e Chirurgia (ma anche di Odontoiatria e di Veterinaria), senza passare per la porta stretta del quiz vecchio stile.
D’ora in poi, infatti, non si accede più sulla base di una prova isolata, ma dimostrando sul campo di avere le carte in regola per meritare un posto.
Entrando più nel dettaglio, ci si mette alla prova fin da subito con le materie cardine del percorso: Chimica e propedeutica biochimica, Fisica, Biologia. Tre insegnamenti, sei crediti formativi ciascuno, un calendario serrato. Le lezioni, che possono essere erogate in presenza o in DAD, partono il 1° settembre 2025 e si concludono entro il 30 novembre. Poi, tra fine novembre e inizio dicembre, comincia il vero banco di prova.
Accesso libero, ma solo se sei tra i migliori: gli esami che decidono tutto
La selezione, ribadiamo, non scompare davvero, semplicemente cambia forma. Non più un questionario onnicomprensivo ma tre esami veri e propri, con due appelli già calendarizzati per ogni insegnamento: il primo si svolgerà il 20 novembre 2025, il secondo il 10 dicembre 2025, con la possibilità di ripetere ciascun esame una volta.
Esami che saranno nazionali, uguali per tutti sia nella forma che nei tempi: 31 domande a cui rispondere in 45 minuti (previsto un tempo aggiuntivo per gli studenti con certificazione DSA); 15 a scelta multipla, 16 a completamento. Le "regole del gioco", comunque, sono molto simili a quelle che già abbiamo avuto modo di conoscere col test appena andato in pensione: +1 punto per risposta esatta, -0,25 per errore (nella versione precedente era -0,4), zero per omissione di risposta. Facendo un rapido calcolo, il punteggio massimo complessivo sarà perciò di 93 punti. Tra una prova e l’altra – che si svolgeranno appunto nella stessa giornata – sono previsti 15 minuti di pausa, che decorreranno solo al termine dei tempi aggiuntivi riconosciuti agli studenti con DSA.
Per restare in corsa serve almeno prendere 18/30 in ogni materia. Chi non raggiunge la soglia, anche in una sola delle tre prove, è automaticamente fuori. Chi la raggiunge, invece, entra di diritto in graduatoria nazionale, e lì si gioca il secondo tempo della selezione, quello decisivo: l’accesso al secondo semestre, che resta a numero programmato.
Iscrizioni, date, doppie strade
Per partecipare al semestre aperto, in ogni caso, bisogna formalmente iscriversi. Si potrà fare attraverso l’apposita piattaforma online, tra il 23 giugno e il 25 luglio 2025, indicando l’ateneo prescelto per frequentare i corsi e una seconda opzione: un corso affine, cioè un percorso parallelo nel caso la strada per Medicina si interrompa troppo presto.
Il dettaglio non è marginale. Perché se il primo semestre va male, non si deve per forza tornare indietro, ma si può prendere una deviazione. E lo si fa senza perdere mesi, né crediti. I CFU acquisiti restano validi e si prosegue direttamente nel corso affine, senza bisogno di ripartire da zero. Anche per questo, durante tutto il primo semestre la matricola gode di uno status eccezionale, quello di “studente contemporaneamente iscritto”. Sia a Medicina che al piano B. Una doppia appartenenza prima proibita, ora regolamentata. Con alcuni vantaggi pratici non irrilevanti: niente tasse per il corso affine, nessun obbligo di frequenza, e la possibilità di accedere direttamente al secondo semestre.
Inoltre, in sede di iscrizione, ciascuno studente dovrà indicare almeno 9 sedi alternative e almeno 10 sedi preferite. A chiudere, una restrizione per i più ostinati: il semestre aperto potrà essere ripetuto fino a tre volte, anche non consecutive. Dopodiché, addio a Medicina.
Cosa si studia e come si valuta
I contenuti dei corsi sono già pienamente universitari. Non si tratta di pre-corsi o di lezioni propedeutiche: si studia davvero, e davvero si viene valutati. Il programma è definito a livello nazionale, le prove sono standardizzate, i criteri trasparenti (almeno sulla carta). I contenuti oggetto dei corsi e degli esami sono già usciti.
Il punteggio finale degli esami – espresso in trentesimi, con la possibilità della lode – sarà quindi il lasciapassare per la graduatoria e il metro principale con cui si decide chi resta e chi no. Questo vuol dire che chi ha “passato” tutti gli esami non ha la certezza del posto: deve rientrare nei limiti imposti dalla programmazione nazionale, che resta in vigore.
Ad oggi, non si sa ancora quanti saranno i posti disponibili per Medicina nel 2025/26, ma di certo non basterà una semplice sufficienza per entrare. Del resto, se il test era noto per la sua competizione feroce, nulla lascia intendere che il nuovo sistema sarà più indulgente. Anzi…
Il piano B: corsi affini e alternative possibili
Nel caso in cui il percorso verso Medicina si interrompa già dopo il primo semestre, la riforma ha previsto una via di continuità: il corso affine, selezionabile come visto già in fase di iscrizione. Non un ripiego, ma un’alternativa studiata per riassorbire chi non entra in Medicina, evitando abbandoni o anni sabbatici.
I corsi affini – appartenenti alle classi di laurea in Biotecnologie (L-2), Scienze Biologiche (L-13), Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Farmacia e Farmacia Industriale (LM-13), Scienze Zootecniche e Tecnologie delle Produzioni Animali (L-38), nonché alcuni corsi individuati tra quelli delle Professioni sanitarie – condividono insegnamenti di base con Medicina e possono accogliere gli studenti anche in sovrannumero, fino al 20% dei posti. È una scommessa sulla flessibilità del sistema universitario, ma anche un modo per non buttare via energie, crediti e motivazione.
Chi puntava su Medicina potrà quindi proseguire in un ambito vicino, magari scoprendo una vocazione inaspettata. Che sia una seconda scelta o una rivelazione, lo si capirà solo strada facendo. Ma di sicuro, per chi resta fuori, la porta di servizio esiste. Che conduca davvero da qualche parte, questo è tutto da vedere.