6 min lettura
medici a braccia conserte

Nessun boom, tutto il contrario. Il primo bilancio delle iscrizioni al nuovo percorso per accedere a Medicina conferma quello che alcuni - i più cauti - avevano già ipotizzato: la riforma Bernini non ha scatenato una corsa agli atenei. 

Anzi, rispetto allo scorso anno, gli iscritti sono calati di circa 10mila unità, fermandosi a quota 64.825. Di questi, 54.313 hanno scelto Medicina e Chirurgia, 6.039 Veterinaria e 4.473 Odontoiatria. Numeri decisamente più bassi rispetto al 2024, quando alla prima sessione del test d’ingresso parteciparono 71.508 candidati, 67.260 solo per Medicina. 

Ma il confronto va letto con attenzione: nel 2024 gli studenti si iscrivevano a una prova di selezione, mentre oggi l’iscrizione è direttamente al corso di laurea, almeno per il primo semestre.

Indice

  1. La riforma Bernini: addio al concorsone, benvenuto semestre aperto
  2. La lettera della ministra: "Si passa dalla selezione alla formazione"
  3. La voce dei giovani medici: “Non è una riforma, è una trappola”
  4. Un calo inatteso: effetto confusione o scelte più prudenti?

La riforma Bernini: addio al concorsone, benvenuto semestre aperto

Così si chiude la stagione del concorsone e si apre quella del semestre aperto.

La novità è sostanziale: a partire dal 2025-26, il tradizionale test a crocette sarà completamente sostituito da un semestre iniziale aperto a tutti, durante il quale si studieranno chimica, biologia e fisica. Solo alla fine si affronteranno tre prove da 45 minuti su queste materie. 

L’ammissione avverrà poi sulla base di una graduatoria nazionale, stilata in base ai punteggi ottenuti nei test. È il principio del “formare prima, selezionare poi”, con l’obiettivo dichiarato di dare a tutti una chance di mettersi alla prova sul campo. Un cambio di paradigma che, nelle intenzioni del ministro Bernini, fa tornare l’università a quello che deve davvero essere, ovvero "una palestra di crescita, non un muro da scavalcare". 

Ma i numeri parlano di una fiducia ancora da costruire.

La lettera della ministra: "Si passa dalla selezione alla formazione"

Per celebrare il nuovo inizio, Anna Maria Bernini ha scritto una lunga lettera agli iscritti, definendo la loro scelta "un gesto potente" e parlando di cambiamento epocale

"Si passa dalla selezione alla formazione", ha scritto, sottolineando che l’università deve essere "un luogo che vi accoglie, vi ascolta, vi prepara". E ancora: "È vero: sarete in tanti. Ma in un Paese che ha ancora uno dei tassi di laureati più bassi d’Europa, questo non è un problema. È un segnale di coraggio. E se servirà un’aula in più, si aprirà. Se ci sarà bisogno di un corso in più al pomeriggio, si attiverà". 

Un messaggio incoraggiante, certo, che però non ha dissipato del tutto i dubbi. Per molti, l’abolizione del test, più che una vera apertura, è apparsa come una trasformazione del meccanismo selettivo, che resta – seppur in forma diversa – ancora al centro del percorso.

La voce dei giovani medici: “Non è una riforma, è una trappola”

A dare un’interpretazione molto diversa è per esempio l’associazione Giovani Medici per l’Italia, che attraverso il presidente Antonio Cucinella ha criticato duramente l’impianto del nuovo sistema, che rischia di tramutarsi in un “percorso a ostacoli”. 

Secondo Cucinella, riporta ‘Open’, l’università non è affatto pronta ad accogliere migliaia di nuovi studenti: aule e corsi servono già oggi, non domani. Non solo: il semestre filtro, sostiene, non è altro che un “test allungato”, simile a quello francese, noto per i suoi effetti negativi sulla salute psicologica degli studenti. 

“E gli esami del semestre filtro”, conclude, “saranno valutati da professori diversi, questo fa venire meno l’oggettività, che invece c’era con il test unico, e il rischio di favoritismi e raccomandazioni è dietro l’angolo”.

Un calo inatteso: effetto confusione o scelte più prudenti?

Difficile tracciare con certezza il profilo delle motivazioni che hanno portato a una flessione così netta delle iscrizioni. Ma alcune ipotesi prendono corpo. 

La prima è il fattore incertezza: un modello nuovo, con regole ancora poco metabolizzate, può aver dissuaso chi avrebbe preferito giocarsi le proprie carte in un sistema più familiare.

A questo si aggiunge la competizione differita ma non ridotta: per entrare davvero a Medicina bisognerà comunque superare test selettivi, con un numero limitato di tentativi (massimo tre). In molti potrebbero aver valutato che affrontare un semestre impegnativo senza garanzie, per poi magari doverlo ripetere, sia un rischio troppo alto. 

Non è escluso infine che, paradossalmente, l’abolizione del test nazionale abbia fatto venir meno quel senso di “sfida secca” che motivava tanti studenti a provarci comunque, almeno una volta.

Skuola | TV
E ADESSO? La verità su cosa fare dopo la maturità

Rivedi lo speciale di Skuola.net e Gi Group dedicato a tutti i maturandi che vogliono prendere una decisione consapevole sul proprio futuro grazie ai consigli di esperti del settore.

Segui la diretta