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Nella tesina viene mostrato come la Prima guerra mondiale scoppiò in seguito all'assassinio dell'Arciduca d'Austria Francesco Ferdinando per mano di un irredentista bosniaco. L'Austria- Ungheria diede un ultimatum alla Serbia al fine di effettuare delle indagini interne al Paese, ma al rifiuto della Serbia, l'Austria-Ungheria le dichiarò guerra. La grande guerra durò ben quattro anno e vide il coinvolgimento di tutti i Paesi mondiali, divisi in due schieramenti: Triplice Intesa e Triplice Alleanza. Questa terminò nel 1918 ed ebbe drammatiche conseguenze per gli sconfitti (Germania e Austria-Ungheria) nel corso delle trattative di pace.
Nell'ambito letterario, seguendo una mappa concettuale, molto attivo in ambito politico italiano fu Gabriele D'Annunzio che militò nell'estrema destra, diventando anche deputato alla Camera. In ambito giuridico invece è possibile far riferimento all'organo collegiale del Governo, presieduto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri che devono discutere e approvare decreti legge, decreti legislativi, regolamenti. In ambito economico invece è utile ricordare il ruolo delle Banche che effettuano attività bancarie e che danno finanziamenti ai soggetti richiedenti. Molto importanti sono anche le imposte, che si distinguono in varie tipologie: le imposte dirette, le imposte indirette. Con lo sviluppo del'Unione Europea inoltre è stato possibile anche delineare vari metodi di trasporto, come l'aereo, la nave che permettono dei collegamenti agevoli. In collegamento alla Prima guerra mondiale è possibile ricordare anche la Ricerca operativa, elaborata negli Stati Uniti e in Inghilterra, con l'obiettivo di essere sfruttata per applicazioni commerciali negli ambiti economici, finanziari, infrastrutturali, logistici, militari, delle progettazioni di servizi e di sistemi di trasporto e nelle nuove tecnologie. La seguente tesina di maturità quindi mostra le connessioni tra la Prima guerra mondiale e altri eventi che si sono affermati nel corso della storia.
Italiano: Gabriele D'Annunzio;
Storia: prima guerra mondiale;
Economia aziendale: le banche, le imposte;
Diritto: il Governo;
Inglese: transport methods in the european union;
Matematica: la ricerca operativa.
Belle Epoque tesina- Tesina di maturità sulla Belle Epoque e la Prima guerra mondiale.
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Crisi delle certezze e disagio sociale agli inizi del '900- Tesina per liceo scientifico che tratta della crisi delle certezze in connessione alla Prima guerra mondiale.
Guerra e... malnutrizione - Tesina sulla malnutrizione in connessione alla Prima guerra mondiale.
Gabriele D’Annunzio visse la propria vita con il preciso intento di farne un’opera
d’arte, il valore centrale dell’arte, uno dei canoni del decadentismo, fu il
cardine della sua intera esistenza. La vita fu così per lui un infinito succedersi di
trovate e colpi di scena improvvisi.
Le esperienze esistenziali dell’autore furono progettate sull’ideale artistico ed
estetico, un’ideale che prevedeva il successo.
Nacque a Pescara il 12 marzo 1863 in una ricca famiglia borghese. Nel 1879
“Primo vere”,
pubblicò di evidente ispirazione carducciana: avevo solo sedici
anni, era uno studente del prestigioso collegio Cicognini di Prato, ma si era già
distinto per il carattere, fiero e per la precoce vocazione poetica.
Terminato il liceo, D’Annunzio si trasferì a Roma per compiervi gli studi
universitari presso la facoltà di lettere. In realtà più che agli studi , che infatti
non terminerà, si dedicò al giornalismo mondano, trasformandosi in un “dandy”
raffinato, sempre presente ai più importanti eventi sociali della capitale; i suoi
articoli scritti in prosa brillante e ricercata, erano molto apprezzati dal pubblico
borghese.
Il successo lo avvicinò ai più importanti intellettuali e cenacoli letterari, come
“ Cronaca Bizantina”.
quello sorto intorno alla rivista
Una buona accoglienza di critica e di pubblico la ottennero anche le due
Canto nuovo,
raccolte pubblicate nel 1882, una di poesie, e una di novelle,
Terra vergine.
D’Annunzio era ormai un personaggio pubblico, una specie di divo che
abilmente alimentava la sua fama anche attraverso amori tanto prestigiosi
quanto scandalosi, sempre ampiamente pubblicizzati.
Nel 1883 sposa la duchessa Maria Hardouin di Gallese dopo una fuga d’amore
interrotta dalla polizia. Ma nemmeno il matrimonio, dal quale nacquero tre figli,
interruppe le sue numerose e rocambolesche avventure.
D’Annunzio, inoltre, viveva costantemente al di là delle sue possibilità
economiche: l’attività editoriale e giornalistica gli assicurava sempre buone
entrate, ma perennemente maggiori erano le spese necessarie al
mantenimento di un tenore di vita estremamente elevato, D’Annunzio, per
mantenere vivo l’interesse pubblico, viveva come un divo o come un principe,
circondato dal lusso.
Dal punto di vista artistico assimilò tutte le novità della cultura europea, dai
simbolisti francesi ai narratori russi, dal Verismo italiano al superomismo, tutti
elementi che ritroviamo come costitutivi della sua vastissima produzione sia
lirica sia narrativa. Il piacere
Nel 1889 pubblicò il romanzo , seguito da altri sei romanzi. In seguito
Intermezzo di rime Isotteo
pubblicò raccolte di poesie come (1883) e (1890).
Poema paradisiaco
Più influenzato dai decadenti francesi è il (1893), la sua più
alta stagione poetica coincise però con la pubblicazione, nel 1903, dei primi tre
Laudi del cielo del mare e della terra.
libri delle
A partire dal 1889, si dedicò anche al teatro, interesse che coincideva con
quello per la politica, D’Annunzio era infatti convinto che l’attività politica
consistesse essenzialmente nella capacità di influenzare le masse e che il
teatro fosse il genere più adatto per farlo, scrisse opere di diverso genere: i
La città Morta La Gioconda, La
drammi e entrambi nel 1899 e la fiaba pastorale
figlia di Iorio nel 1904.
La carriera politica di D’Annunzio iniziò nel 1897, quando fu eletto deputato alla
camera e sedette nei banchi dell’estrema destra. Dopo una prima
partecipazione appassionata, si allontanò progressivamente dalla politica
attiva.
Durante un soggiorno-esilio in Francia (1910-14) per sottrarsi ai numerosi
creditori, D’Annunzio vide nello scoppio della prima guerra mondiale
l’occasione per tornare in Italia da protagonista. Iniziò così 4 maggio 1915 a
Quarto con un discorso celebrativo suscitando entusiastiche manifestazioni
interventiste.
Quando l’Italia entrò in guerra, D’Annunzio, nonostante i suoi cinquantadue
anni, si arruolò volontario, combattendo una “sua” guerra fatta di gesti valorosi
e spericolati, ma sempre spettacolari, come l’incursione aerea su Vienna.
Nel 1916, in seguito a una ferita dovuta a un ammaraggio di fortuna, perse
Notturno.
l’occhio destro e in quello stesso periodo compose
Alla fine della guerra, si lanciò nell’impresa di occupare e governare la città di
Fiume (tra il 12 settembre 1919 e il 25 dicembre 1920), in quel momento in
attesa che si concludessero i trattati di pace e se ne sancisse l’assegnazione
all’Italia o alla Jugoslavia.
A quest’avventura pose fine il trattato di Rapallo(1920) con il quale la Fiume
venne dichiarata città libera: D’Annunzio fu costretto con la forza ad
abbandonare la città.
Deluso, il poeta tornò a Gardone (Brescia), dove fece arredare lussuosamente
una villa che chiamò “ Vittoriale degli italiani”, una specie di museo, dove ogni
oggetto assumeva il valore di una reliquia. Qui, D’Annunzio visse
malinconicamente i suoi ultimi anni; il fascismo, al quale il poeta si mostrò
favorevole, lo ricoprì di onori ma lo isolò, “imbalsamandolo” nel ruolo del
precursore del fascismo, ma in realtà tenendolo lontano da qualsiasi ruolo
Le faville del maglio
attivo. Di quest’ultimo periodo si possono ricordare (1924-
Libro segreto di D’Annunzio tentato di morire,
28) e il testi dominati da un
senso di sconfitta e dalla consapevolezza della sostanziale estraneità nei
confronti delle nuove tendenze della società e della cultura. Il poeta morì il 1°
marzo 1938.
Finito il liceo cominciò a diventare famoso per i suoi articoli ed è in questo
periodo che inizia la costruzione della “maschera dell’esteta”: la vita del poeta
deve diventare a tutti i costi un’opera d’arte.
E’ questo il periodo dell’estetismo, nel quale quindi l’artista (D’Annunzio) si
sottrae alle regole della morale comune ed è teso alla ricerca del bello puro.
Rifiuta quindi il consumismo, il perbenismo e la morale borghese, e vive per
un’arte che è già decadente, in cui si ricorre all’artificio formale per
raggiungere la bellezza.
D’Annunzio non è però come gli altri esteti, infatti non si rassegna
all’emarginazione sociale ma si costruisce la cosiddetta maschera dell’esteta,
che d’altra parte non è altro che un modo per farsi pubblicità, e scrive opere
che attirano per cercare di essere al centro dell’attenzione, e in tal modo di
vendere e guadagnare di più. L’esteta non ha però la forza di opporsi
realmente alla borghesia. Il culto della bellezza si trasforma in menzogna e si
arriva così alla crisi dell’estetismo. Infatti la maschera dell’esteta non lo porta
più a nulla di buono ed egli capirà presto di essere molto fragile, come si
Il piacere.
intravede ad esempio ne
Il piacere
Ne – romanzo che risente di realismo, verismo e della tradizione del
romanzo psicologico – protagonista del racconto è Andrea Sperelli, figlio di una
famiglia di artisti, che vuole vivere (solamente) d’arte ma che, in realtà, è un
uomo senza forza di volontà, ovvero che non si pone obiettivi e regole. Al
contrario egli rifiuta le regole morali del viver comune e conduce una vita
“sfrenata”, piena di donne e divertimenti. La prima donna è Elena, che però lo
rifiuta. Poi viene Maria, nella quale cerca consolazione e riscatto. Maria però lo
lascia perché lui continua a volere comunque Elena. Andrea alla fine arriva così
al suicidio, che si configura come un modo attraverso il quale D’Annunzio
distrugge una maschera dell’esteta diventata oramai debole.
Con questo romanzo D’Annunzio vuole mettere in evidenza la debolezza della
persona che non riesce a realizzare i suoi obiettivi. Il piacere non è però un
romanzo del tutto decadente perché esso risente ancora di un certo verismo,
soprattutto per quanto riguarda le meticolose descrizioni dei costumi e del
quadro sociale in cui è ambientata la vicenda. D’Annunzio però elabora già un
romanzo psicologico sullo stampo di quello di Paul Bourget, facendo ricorso a
profonde caratterizzazioni psicologiche che mettono in evidenza i pensieri dei
personaggi.
D’Annunzio ha una lettura parziale di Nietzsche, dal quale rimane affascinato e
del quale lo colpisce il mito del superuomo. Infatti, secondo Nietzsche, in ogni
uomo ci sono due impulsi o “spiriti”: lo spirito dionisiaco, che porta l’uomo a
vivere sregolatamente non curandosi delle regole, e lo spirito apollineo, che è
quello che frena queste inclinazioni. D’Annunzio fraintende però il pensiero
nietzschiano perché recupera da questi solamente alcuni aspetti “di comodo”.
Egli interpreta infatti che esistono delle persone che per natura sono portate ad
essere più di tutte le altre, ovvero destinate a fare grandi cose, e quindi
giustifica impropriamente il mito del superuomo.
Rispetto alla scoperta inettitudine dell’esteta, il superuomo, che è un essere
vitale, permette a D’Annunzio di realizzare e di creare, ed è proprio qui che sta
la sua efficacia. L’esteta, l’uomo rinunciatario e che si isola, è così stato in un
certo modo inglobato dal superuomo, colui che agisce distaccandosi dalla
massa per mettersi al di sopra e per realizzare così qualcosa di grande.
D’Annunzio si attesta su posizioni di tipo irrazionalistico. Le caratteristiche della
filosofia di Nietzsche che più lo colpiscono sono infatti:
- il rifiuto del conformismo, della morale e delle regole borghesi;
- l’esaltazione dello spirito dionisiaco, ovvero della violenza che si erge al di
sopra di tutte le norme.
D’Annunzio sogna la formazione di una nuova aristocrazia, che si liberi dal
rispetto delle regole borghesi e che cerchi di far rivivere l’antica potenza di
Roma. D’Annunzio si considera perciò come un vate di questa aristocrazia ma
anche dell’intero popolo romano, chiamato ad insorgere e a riscattarsi. Col la
sua vita, con le sue vicende personali e con le sue opere assume appunto il
ruolo di profeta della patria, atteggiandosi a guida del cambiamento, vivendo in
modo eccezionale ed entrando in politica.
D’Annunzio non si chiude come gli altri intellettuali, emarginati e schiacciati
dalla realtà industriale, a contemplare vittimisticamente la propria impotenza.
Egli reagisce:
- costruendo sogni di onnipotenza;
- esorcizzando la paura auto-investendosi del ruolo di vate.
PRIMA GUERRA MONDIALE
Tra il 1905 e il 1913 varie crisi e guerre locali portarono la situazione al limite
del conflitto generale. Due di queste (“crisi marocchine”) furono il risultato del
tentativo tedesco di sostenere l’indipendenza del Marocco nei confronti
dell’occupazione francese, questione poi risolta pacificamente dalla conferenza
di Algeciras.
Un’altra crisi si aprì nei Balcani nel 1908, in seguito all’annessione della Bosnia-
Erzegovina da parte dell’impero austroungarico; in questo caso la guerra fu
evitata solo perché la Serbia, che coltivava mire espansionistiche sulla regione,
non poteva agire senza il sostegno della Russia, all’epoca non ancora disposta
al conflitto.
Approfittando del fatto che l’attenzione delle grandi potenze era rivolta alla
questione marocchina, l’Italia dichiarò guerra alla Turchia nel 1911 per
annettersi la regione di Tripoli (guerra italo-turca), mentre le guerre balcaniche
del 1912-13 ebbero il risultato di rafforzare le tendenze aggressive del regno di
Serbia nella regione, peggiorando ulteriormente i suoi rapporti con Vienna, e di
suscitare desideri di vendetta e di riscatto nella Bulgaria e nella Turchia.
L’assassinio dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando agì perciò da
detonatore in un’Europa già profondamente lacerata da rivalità nazionalistiche,
con effetti catastrofici.
Il governo di Vienna, ritenendo l’assassinio opera del movimento nazionalista
serbo, assicuratosi l’appoggio della Germania inviò un ultimatum alla Serbia,
ritenuta responsabile di un piano antiaustriaco. A quel punto la catena delle
alleanze fece precipitare la situazione e in rapida successione si ebbero la
dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia (28 luglio 1914), la mobilitazione