Concetti Chiave
- L'Illuminismo è un movimento intellettuale del Settecento che promuove l'uso autonomo della ragione per liberarsi dalle tirannie politiche e religiose.
- Immanuel Kant definisce l'Illuminismo come l'uscita dallo stato di minorità, sottolineando la responsabilità personale di esercitare la propria intelligenza.
- Gli ideali di uguaglianza, felicità e tolleranza sono centrali nell'Illuminismo, influenzando profondamente eventi storici come la Rivoluzione Francese e le Costituzioni moderne.
- Cesare Beccaria, con il suo saggio "Dei delitti e delle pene", critica la tortura e la pena di morte, proponendo un modello di tolleranza giuridica ancora rilevante oggi.
- L'Illuminismo promuove un concetto di felicità collettiva, dove il benessere individuale contribuisce al benessere della società, influenzando la nascita del concetto di Patria.
Illuminismo: tra uguaglianza, tolleranza e felicità
Nel Settecento assistiamo ad un risveglio intellettuale, che porta i pensatori del tempo ad impegnarsi affinché tutti possano esercitare la ragione. È il secolo dei ''lumi della ragione'' e da qui prende nome l'Illuminismo, ovvero la luce dell'intelletto che sconfigge le tenebre dell'ignoranza.Il filosofo Immanuel Kant definì questo periodo come '' l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro [...] sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell’Illuminismo''. Dunque, l'Illuminismo costituisce una sorta di ''riscatto'' dell'uomo, che tramite l'uso della ragione, si libera dal suo stato di sottomissione totale alle tirannie dei potenti. L'individuo, grazie a un maturazione intellettuale, trova il coraggio di ribellarsi agli oppressori. Tuttavia, Kant sottolinea come questa precedente condizione di inferiorità fosse responsabilità dell'uomo, che non aveva saputo esercitare la ragione, accettando passivamente tutto quello che gli veniva imposto; semplicemente la colpa era degli altri, se la sua libertà veniva calpestata. Con l'Illuminismo è come se l'uomo fosse diventato maggiorenne: è responsabile delle sue azioni e su di lui ricadranno le conseguenze. Questa citazione è molto significativa, poiché enuclea i principi fondamentali dell'illuminismo: la ragione deve essere autonoma, e, a tal fine nessuna autorità politica e religiosa deve limitare la libertà di pensiero. Detto questo, viene naturale osservare come ci sia stata una sorta di emancipazione dell'individuo: l'uomo seicentesco era subordinato, sofferente e privato dai potenti delle sue libertà; ora invece vuole riscattarsi dall'umiliazione e dall'offesa subita nei confronti delle proprie capacità intellettuali. Come conseguenza, l'argomento principale bersaglio di critica degli intellettuali settecenteschi divenne il ruolo delle istituzioni politiche e religiose.
L'illuminismo ha determinato un profondo cambiamento nella modalità di pensiero umana. Nuove concezioni hanno trovato spazio nella società, modificandola radicalmente; basti pensare al ruolo fondamentale che esse hanno avuto nella Rivoluzione Francese.
L'uomo Settecentesco fondamentalmente vuole essere libero, e, per come la vedo io, non tanto da un punto di vista spirituale, ma sociale. Vuole raggiungere un'ideale di giustizia che gli permetta di essere padrone di sé stesso: a tal fine è necessario l'ottenimento di diritti, fondamento delle libertà individuali.
Gli ideali che stanno all'insegna di questo periodo storico, e che costituiscono i principali spunti di riflessione per gli intellettuali di tutto il Settecento, sono: uguaglianza, felicità e tolleranza. Queste nozioni sommate, possono portare alla libertà.
Liberté, Égalité, Fraternité! È questo il motto della Rivoluzione francese, divenuto poi quello nazionale. L'uguaglianza che viene acclamata agli esordi della ribellione, sarà quella che ispirerà nel XX secolo l'articolo tre della nostra Costituzione: ''tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge''. Ciò dimostra come il pensiero illuminista sia giunto fino ai tempi attuali, tuttavia, non è stato un processo semplice: è stata necessaria una profonda trasformazione etica e sociale del pensiero collettivo, che trova proprio come punto di partenza la Rivoluzione.
Con l'Illuminismo, nasce il concetto secondo cui tutti gli uomini sono uguali per natura poiché ciascuno possiede i ''lumi della ragione''. Ma, cosa spinge a mettere in pratica questa uguaglianza, e, in ultima analisi la ragione? Un'educazione capillare che coinvolga anche le masse. Di fatto, era fondamentale che tutti imparassero ad utilizzare l'intelletto, poiché esso ti permette di vivere in una società migliore. Nascono così in tutta Europa i caffè letterari: circoli dove uomini comuni e intellettuali si riunivano per leggere scritti e dibattere, sorseggiando caffè; ed è qui che nascono le prime Enciclopedie di Diderot e D'Alembert, in modo tale che la conoscenza fosse messa a disposizione di tutti. Anche in Italia, vediamo lo sviluppo di questi club, che hanno come loro ''presidente'' il giovane aristocratico Pietro Verri. In questo circolo, trova luogo la redazione del giornale ' il 'Caffè''; di stampo progressista, con lo scopo di portare in Italia le novità del pensiero europeo. Il club di Verri verrà poi ironicamente denominato ''Accademia dei Pugni'', a sottolineare il carattere libero ed acceso dei dibattiti; dibattiti che ispireranno la stesura del saggio di Beccaria ''Dei delitti e delle pene''.
In questo contesto si parla di tolleranza, applicata nel campo giuridico. Nell'estratto ''La tortura non è degna dell'uomo'' , Beccaria ci parla della futilità della tortura, in quanto essa non porterà mai a smascherare il vero colpevole. Di fatto, l'uomo innocente, ma più debole fisicamente, si troverà a confessare il delitto, pur di porre fine al supplizio. Inoltre, da non dimenticare che, a quel tempo, la tortura era pratica diffusa prima del processo: non a caso Beccaria scrive ''un uomo non può chiamarsi reo prima della sentenza del giudice''. Questo principio, secondo cui l'uomo è innocente fino a prova contraria, costituisce oggi uno dei capisaldi della nostra Costituzione.
Per quanto riguarda l'estratto ''Dolcezza delle pene'' viene presa questa volta in considerazione l'inefficacia della pena di morte. In passato, sempre si era esaltato il potere deterrente di questo genere di condanna, poiché si pensava che scoraggiasse i delitti. Beccaria, tuttavia, dichiara come la certezza della pena faccia più timore agli uomini ''uno dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l'infallibilità di esse''. Ciò che spaventa di più l'uomo non è la crudeltà dei castighi, bensì la loro certezza. Personalmente concordo con il pensiero di Beccaria, secondo cui punire i reati con la morte sia una vera e propria tirannide; in fondo si tratta di abuso di potere che sopprime completamente la libertà di un individuo. Anche il reato più grave, non è logico punirlo con la privazione della vita, poiché anche esso rimane un omicidio.
Già nel Settecento, qualche ''despota illuminato'' aveva compreso questa visione; e per ,forse, un sentimento di giustizia o un desiderio di vedere il proprio popolo felice, aveva deciso di abolire la pena di morte. Ad esempio, Leopoldo di Toscana fu il primo ad applicare i principi espressi dal Beccaria. Oggigiorno, dopo tre secoli, potremmo pensare che ormai la pena di morte sia stata abolita ovunque nel mondo, ma non è così. Ancora troppi Paesi prevedono questo tipo di condanna e la tortura per i processati, calpestando, a mio parere, ogni principio alla base dei diritti umani. A questa categoria appartengono anche gli Stati Uniti, e fa quasi scalpore pensare che un Paese così avanzato nell'industria e nelle tecnologie, possa prevedere una condanna talmente ''medievale'' nel proprio codice penale.
Beccaria con i suoi ''Dei delitti e delle pene'' costituisce ancora oggi un modello di tolleranza giuridica che, secondo la mia opinione, alcune autorità dovrebbero seguire un po' di più. Tuttavia, quando si parla di tolleranza, non si può non citare quella religiosa. Nonostante le polemiche antireligiose del tempo, esse non hanno di certo maturato odio nei confronti dei credenti, anzi. Voltaire afferma come la fede sia un filo conduttore tra uomini, e qualunque essa sia, non deve essere motivo di discriminazione, poiché siamo tutti eguali (ancora ritorna il principio di uguaglianza).
Infine l'ultimo punto da analizzare è quello della felicità, intesa come benessere collettivo e non individuale. Di fatto, con l'Illuminismo si inizia a riflettere sul rapporto tra individuo e società, e ci si comincia a chiedere ''come si può vivere bene insieme?'' e non più ''come si può vivere bene?''. A guidare l'uomo in questo processo è ovviamente la ragione: ''la ragione è un insieme di regole per poter convivere'' (U. Galimberti, i lumi, la ragione e i dittatori). Personalmente, concordo con questa visione: secondo me ragionare significa prima di tutto capire che siamo uguali, e dunque meritiamo di portarci rispetto a vicenda; la mancanza di deferenza nei confronti del prossimo, nasce innanzitutto da un senso di superiorità. D'altronde si sa: più piccola è la mente, più grande è la presunzione. Detto ciò, io credo che alla base di una società felice ci sia proprio il rispetto verso il prossimo, ed è per questo che gli intellettuali del tempo tanto si impegnavano per diffondere l'esercizio della ragione. La politica, più di tutti, deve deve tener conto di quanto appena affermato. Di fatto, è necessario che essa abbia riguardo dei diritti del suo popolo, poiché sono questi che fanno la differenza tra suddito, subordinato ed oppresso, e cittadino, libero e felice. Non a caso, la figura più rappresentativa di quel periodo è quella del filosofo-politico, l'unica in grado di attuare perfettamente a questo principio, poiché capace di esercitare al meglio la ragione. Voltaire afferma che ''un tempo essi se ne stavano lontani dalla società ma poi ne sono diventati indispensabili'' e aggiungerei ''per la felicità collettiva''. Per la prima volta nella storia, la Dichiarazione di indipendenza americana, cita il diritto al perseguimento della Felicità. Un concetto analogo è rintracciabile pure nella nostra Costituzione, anche se non espresso esplicitamente. Di fatto, l'articolo tre elenca le misure che lo Stato deve adottare per consentire il pieno sviluppo della persona umana; ad esempio, deve rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà dei cittadini. Ciò, porta a un benessere dell'individuo, che di conseguenza si tramuterà nella felicità della comunità.
In ogni caso, io vedo in questa nuova concezione della società, la nascita del concetto di Patria. Di fatto, l'individuo non è più considerato un singolo, ma parte di una collettività, per cui può contribuire in meglio.
La felicità è senza dubbio un concetto tipicamente ''settecentesco'', anche Verri ne parla nel suo Discorso alla felicità. Afferma come la ragione e la buona volontà degli uomini possano, in futuro, dare la possibilità a tutti di vivere una vita felice. Detto questo, viene da chiederci sul perché, solo ora, si inizi ad esaltare la felicità. Il motivo va rintracciato nel secolo precedente che, come già accennato precedentemente, non fu il periodo più florido per lo sviluppo della persona umana. Dunque, è normale che, dopo un secolo di tormenti ed angosce, l'uomo abbia voluto finalmente sentirsi sereno.
Per concludere, penso che sia importante notare come molti dei principi appena discussi, costituiscano i capisaldi di svariate Costituzioni moderne. Senza dubbio, l'Illuminismo ha avuto un impatto enorme nel corso della storia umana, ed ancora oggi ci arriva il suo eco. Attualmente, se dovessi dare una definizione di Illuminismo, credo che la più adatta sarebbe ''uscita dell'uomo dal suo stato di individualismo''. L'uomo finalmente capisce di vivere in una comunità, e che, per il benessere collettivo, è necessario che eserciti la ragione. Oggigiorno, nonostante ci sia molto di questo movimento storico e filosofico nelle Costituzioni moderne, non sempre nella realtà viene applicato. Io credo che l'Illuminismo ci abbia lasciato molto, ed è un enorme peccato buttar via un dono così prezioso come la conoscenza.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato dell'Illuminismo secondo Immanuel Kant?
- Quali sono i principi fondamentali dell'Illuminismo?
- Come ha influenzato l'Illuminismo la Rivoluzione Francese?
- Qual è la posizione di Beccaria sulla tortura e la pena di morte?
- In che modo l'Illuminismo ha contribuito al concetto di felicità collettiva?
Kant definisce l'Illuminismo come "l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità", incoraggiando l'uso autonomo della ragione senza la guida di altri, riassunto nel motto "sapere aude!".
I principi fondamentali dell'Illuminismo includono l'uguaglianza, la tolleranza e la felicità, che insieme portano alla libertà e all'emancipazione dell'individuo.
L'Illuminismo ha influenzato la Rivoluzione Francese attraverso i suoi ideali di libertà, uguaglianza e fraternità, che sono diventati il motto della rivoluzione e hanno ispirato cambiamenti sociali e politici.
Beccaria critica la tortura e la pena di morte, sostenendo che la certezza della pena è più deterrente della sua crudeltà, e che la tortura è ingiusta poiché può portare a confessioni false.
L'Illuminismo ha promosso la felicità come benessere collettivo, enfatizzando il rispetto reciproco e i diritti individuali come fondamentali per una società felice e giusta.