Concetti Chiave
- Manzoni, nel passaggio a scrivere romanzi, si confrontò con la questione della lingua, cercando un linguaggio semplice e verosimile per un pubblico ampio.
- La ricerca di Manzoni portò alla revisione linguistica tra 'Fermo e Lucia' e 'I Promessi Sposi', influenzata da francesismi e milanesismi, e dall'uso del Dizionario della Crusca.
- Dante fu il primo a esplorare l'idea di una lingua italiana unitaria, considerando il volgare una lingua che potesse trattare temi illustri e comprensibili.
- Durante il Rinascimento, si discusse intensamente sulla lingua ideale, con proposte da parte di Machiavelli, Castiglione e Bembo; quest'ultimo favorì una lingua fondata su modelli letterari.
- Manzoni cercò una lingua viva e moderna, esplorando il dialetto fiorentino parlato da persone colte, per trovare una soluzione unitaria e pratica.
Questione della lingua
Prima di ‘Fermo e Lucia’ Manzoni scrisse molti saggi, ma la questione della lingua nacque poiché decise di scrivere per la prima volta un romanzo, un genere letterario a lui nuovo.Dal momento che Manzoni finge di trovare un manoscritto,
Realizzò ‘Fermo e Lucia ‘ che differirà molto nei contenuti e nella forma linguistica rispetto ai ‘Promessi Sposi’. Era consuetudine di Manzoni
Questo vocabolario fu pubblicato nel 1612 e fu il frutto di ricerche approfondite da parte di intellettuali.
Il primo a porsi il problema della lingua fu Dante. [premessa: l’unica lingua
Ora, in realtà, durante il ‘300 si creano nuove classi sociali, quale ad esempio la classe dei mercanti, e Dante fu il primo a ragionare sul fatto che il Volgare era l’unica lingua che si parlava fin dabambini. Infatti studiò le differenze linguistiche italiane e trovò 13 dialettiche volgari. A quel punto doveva trovare e creare una lingua italiana unitaria che:
-permetteva di trattare argomenti illustri
-essere degna della Curia
-essere Aulica
-essere cardinale [così come la porta gira sui cardini, tutti i Volgari devono girarsi su di essa.]
Dante, che fu un grande sperimentatore poiché scrisse in volgare,cercava nelle lingue parlate una lingua scritta. Lui teorizzò tutto ciò, per poi dimostrarlo scrivendo la ‘Divina commedia’, realizzando un’ opera che parlava di religione, politica e filosofia in volgare, e quindi con una lingua sperimentale. Cercò infatti per primo di scrivere un Volgare capace di essere capito dai diversi intellettuali della penisola. Ma a quell’epoca, gli intellettuali era ancora convinti che l’unica lingua unitaria e intellettuale fosse il latino.
Ma nel ‘400, con l’umanesimo, l’idea di Dante venne abbandonata : gli intellettuali sognavano di essere nati all’epoca dei Romani e dei Greci per tornare allo studio approfondito del latino antico. Così il latino diventava lingua laica: i mutamenti delle classi sociali trasformano gli intellettuali in Mecenati protettori delle arti.
Con la nascita del mecenatismo (fine ‘400 e inizio ‘500) il latino doveva essere abbandonato come linguaggio cortigiano e si necessitava quindi una lingua ideale. Si pone nel ‘500 la concezione di lingua ideale. Le proposte sono tante e varie, le più importanti sono queste tre:
-Nicolò Machiavelli: per lui si necessitava di una lingua unitaria capace di esprimere facilmente i concetti, ovvero il fiorentino parlato. Una proposta tendenzialmente valida ma territorialmente ristretta.
-Baldassar Castiglione: scrisse il Cortigiano. Discusse delle qualità che dovrebbe avere l’uomo di corte ideale. Il rinascimento infatti valorizzava l’intelletto: al contrario del medioevo non era apprezzato l’uomo solo coraggioso o solo religioso, bensì colui che sapeva combattere e dialogare, fare discorsi seri e quelli divertenti. [nacque anche in quel periodo il galateo, un modello di comportamento seguito in tutte le capitali europee]. Castiglione si chiese inevitabilmente quale fosse la lingua con la quale dovesse esprimersi l’uomo di corte. Le corti erano infatti posti dove arrivavano anche persone da diverse parti dell’Italia. C’era perciò un alto bisogno di trovare una lingua unitaria, ovvero quella Cortigiana. Era una buona proposta ma difficile.
-La proposta vincente fu quella di Pietro Bembo, il quale disse che per realizzare questa lingua unitaria bisognava seguire dei grandi modelli di letteratura di:
Dante, Petrarca (non i testi latini) e Boccaccio (le novelle in prosa) .
L’italiano è infatti una lingua di imitazione. La proposta di Bembo è quindi una lingua fondata sulla scrittura, secondo l’imitazione. È quindi di conseguenza una lingua d’arte.
In quel periodo Ludovico Ariosto ad esempio cominciò a correggere l’Orlando Furioso secondo la Lingua Italiana di Bembo.
Allora l’accademia della Crusca, propose di scrivere un dizionario, un vocabolario di imitazione finalizzato all’unificazione. L’ Italia fu la prima nazione ad avere un vocabolario unitario, seppure non aveva ancora raggiunto l’unità politica. Il vocabolario veniva aggiornato nel corso degli anni, in base alle nuove opere prodotte.
Manzoni decise dunque di lavorare con il dizionario e si accorse così di tanti nuovi sinonimi, e che quest’ultimi erano lontani dalle parole che avrebbero utilizzato nel parlato. Secondo lui infatti, una lingua che fosse parlata da una classe media non esisteva ancora, poiché lui cercava una lingua parlata, d’uso, unitaria, moderna e viva. Per trovare una soluzione scelse perciò la lingua parlata dalle persone colte di Firenze, quindi viaggiò a Firenze per studiare il dialetto fiorentino.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la motivazione principale di Manzoni per affrontare la questione della lingua?
- Quali erano le caratteristiche della lingua ideale secondo Dante?
- Quali furono le proposte principali per una lingua unitaria nel ‘500?
- Come ha contribuito l'Accademia della Crusca alla questione della lingua?
- Quale soluzione ha trovato Manzoni per la lingua parlata?
Manzoni ha affrontato la questione della lingua perché voleva scrivere un romanzo in un linguaggio più semplice e accessibile per un pubblico più ampio, cercando una lingua verosimile e moderna.
Dante cercava una lingua italiana unitaria che permettesse di trattare argomenti illustri, fosse degna della Curia, aulica e cardinale, capace di essere compresa da diversi intellettuali.
Le proposte principali furono quelle di Nicolò Machiavelli, che proponeva il fiorentino parlato, Baldassar Castiglione, che suggeriva una lingua cortigiana, e Pietro Bembo, che proponeva una lingua basata sull'imitazione dei grandi modelli letterari come Dante, Petrarca e Boccaccio.
L'Accademia della Crusca ha contribuito proponendo la creazione di un dizionario, un vocabolario di imitazione finalizzato all'unificazione linguistica, aggiornato nel tempo in base alle nuove opere prodotte.
Manzoni ha scelto di studiare il dialetto fiorentino, considerato la lingua parlata dalle persone colte di Firenze, per trovare una lingua parlata, d’uso, unitaria, moderna e viva.