Concetti Chiave
- Il Futurismo e poeti come Gabriele d'Annunzio esaltarono la guerra, vedendola come un mezzo per modernizzare il mondo e un'opportunità per l'Italia.
- Autori come Majakovskij e Renato Serra evidenziarono invece la brutalità e l'inutilità della guerra, sottolineando il suo carattere distruttivo e sterile.
- La guerra di trincea durante la Prima Guerra Mondiale fu particolarmente devastante, con combattimenti estenuanti e condizioni di vita precarie per i soldati.
- Giovanni Papini e Thomas Mann sostennero la guerra, vedendola come un mezzo per ristabilire un equilibrio e un dovere morale verso la nazione.
- Esiste l'idea che la guerra possa essere evitata attraverso il dialogo e la comprensione reciproca, evitando così la perdita inutile di vite umane.
Indice
L'atteggiamento dei letterati
Poeti e letterati di fronte alla grande guerra Destinazione: rivista storica
Il secolo appena trascorso è stato caratterizzato da due eventi significativi: la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. La prima “inutile strage”, come la definì papa Benedetto XV, avvenne tra il 1914 e il 1918 e vide il fronteggiarsi della Triplice Intesa (Francia, Inghilterra, Russia) contro la Triplice Alleanza (Austria, Germania e Italia). Quale fu l’atteggiamento dei letterati di fronte alla guerra? Ci fu chi l’esaltò e chi, invece, ne mise in risalto i limiti e le violenze.
Il futurismo e la guerra
Tutti gli esponenti appartenenti alla corrente del Futurismo si mostravano favorevoli alla guerra. Essa, come appare dal Manifesto del Futurismo, era considerata l’unica capace di igienizzare il mondo. I futuristi, infatti, rifiutavano la tradizione e si opponevano alla cultura del passato. Per raggiungere una piena modernità, quindi, era necessario far ricorso alle armi.
D'Annunzio e l'interventismo
Accanito sostenitore della guerra fu anche il poeta italiano Gabriele d’Annunzio. Egli, infatti, apparteneva alla cosiddetta corrente degli interventisti: l’Italia non entrò subito in guerra, ma aspettò un anno. In quest’arco di tempo, si scontrarono i neutralisti, contrari all’entrata in guerra della nazione, e gli interventisti, favorevoli all’intervento bellico italiano. D’Annunzio, nel discorso tenuto a Quarto il 5 maggio 1915, affermò la sua contentezza nel sapere che finalmente l’Italia era entrata in guerra.
Majakovskij e la critica alla guerra
Non tutti i letterati espressero questi comportamenti gioiosi nei confronti del conflitto. Il poeta russo Majakovsfkij, in un suo componimento, mette in risalto le caratteristiche negative dei combattimenti: il rosso purpureo del sangue, le labbra anch’esse bagnate di sangue, le baionette, gli obici. Anche la natura rispecchia la violenza che sta avvenendo in terra: nel Reno scorre sangue, nei cieli di Roma si sente il tuonare delle armi, sempre dal cielo c’è un pianto di lacrime di stelle.
Renato Serra e l'inutilità della guerra
Anche Renato Serra, in Esami di coscienza di un letterato, sostiene l’inutilità della guerra. Essa, infatti, non porta ad alcun cambiamento nel mondo, ma rimane fine a sé stessa. Afferma l’autore: «non fa miracoli. Non paga i debiti, non lava i peccati». Erroneamente l’uomo considera la guerra una “giusta causa”, al termine della quale vuole che chi ha combattuto abbia reso più forte il suo carattere e che chi è morto venga santificato. Ma sulla terra, alla fine del combattimento, non cambia assolutamente nulla poiché tutti morti riposeranno sottoterra mentre spunteranno sempre la stessa erba e il solito Sole di primavera.
La morte livella tutti
La guerra pone tutti sullo stesso piano. Che si appartenga alla nobiltà o che si sia un umile cittadino, il destino di chi è in guerra è, per la maggior parte dei combattenti, sempre uno: la morte. Si pensi alle numerose vittime del primo conflitto mondiale. Esse furono numerose, in quanto il combattimento si trasformò in una lunga ed estenuante guerra di trincea: per conquistare pochi metri di terra, i combattimenti erano estremamente violenti e si perdevano numerose vite umane. Inoltre i soldati vivevano in condizioni precarie all’interno delle stesse trincee: molto spesso morivano a causa del freddo e delle malattie. La morte, quindi, mette tutti sullo stesso piano.
Papini e l'equilibrio della guerra
Giovanni Papini nell’opera Amiamo la guerra, afferma che le persone decedute sono diverse tra solo dal colore dei vestiti che indossano. Ma Papini è sostenitore dell’utilità della guerra perché essa «rimette in pari le partite» dal momento che «c’è un di troppo di qua e un di troppo di là che si premono» e si deve ritornare necessariamente a un equilibrio.
Thomas Mann e la necessità morale
Anche Thomas Mann, in Pensieri di guerra, esalta la guerra. Egli sostiene che è la sola idea del combattimento ad esaltare i poeti, poiché esso diventa una necessità morale. Bisogna, dunque, combattere perché è la nazione che richiede di farlo e bisogna lottare ad ogni costo, anche andando contro la ragione. Infine, Mann vede nella pace l’elemento di maggiore corruzione civile ed è perciò necessario prendere in mano le armi.
La possibilità di evitare la guerra
Io sono del parere che la guerra potrebbe essere evitata se solo i diversi popoli fossero aperti maggiormente ad un dialogo reciproco e cercassero di mettere da parte i loro interessi trovando una soluzione consona ad entrambe le parti. Altrimenti ci sarà sempre un conflitto armato che porterà solo ad un’inutile perdita di vite umane.
Domande da interrogazione
- Qual era l'atteggiamento dei futuristi nei confronti della guerra?
- Come si posizionava Gabriele d'Annunzio riguardo all'intervento dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale?
- Quali erano le opinioni di Renato Serra sulla guerra?
- Come descriveva Majakovskij la guerra nei suoi componimenti?
- Qual era la visione di Thomas Mann sulla guerra?
I futuristi erano favorevoli alla guerra, considerandola un mezzo per igienizzare il mondo e rifiutando la tradizione e la cultura del passato.
Gabriele d'Annunzio era un sostenitore dell'intervento italiano nella guerra, appartenendo alla corrente degli interventisti e manifestando la sua contentezza quando l'Italia entrò in guerra.
Renato Serra considerava la guerra inutile, affermando che non porta a cambiamenti nel mondo e che non fa miracoli, ma è fine a sé stessa.
Majakovskij metteva in risalto le caratteristiche negative della guerra, descrivendo il sangue, le baionette e la violenza che si rifletteva anche nella natura.
Thomas Mann esaltava la guerra, considerandola una necessità morale e sostenendo che la pace rappresenta un elemento di corruzione civile.