Concetti Chiave
- La Costituzione francese crea un dualismo di poteri tra l'Assemblea legislativa e il Re, destinato a conflitti.
- La monarchia costituzionale è vista come squilibrata a favore del parlamento, risultando in una monarchia di facciata.
- Lo storico Francois Furet descrive la rivoluzione come un processo decennale dal 1789 al 1799, accettato dalla storiografia moderna.
- Il concetto di repubblica è implicito, data la centralità del parlamento nonostante la presenza del Re.
- Robespierre riconosce la natura ambigua della Costituzione, sottolineando l'assenza di una vera repubblica o democrazia.
Indice
Il dualismo dei poteri
La Costituzione pone al centro dei poteri pubblici l’Assemblea legislativa e il Re, due istituzioni che devono restare completamente separate, destinate quindi a confliggere. È prevista una monarchia costituzionale, un dualismo di poteri che si confrontano, ma che evidentemente è sbilanciato dalla parte rappresentativa.
La monarchia di facciata
I poteri effettivamente concessi al Re sono così limitati che la storiografia molto spesso afferma si tratti di una monarchia solo di facciata, ma una repubblica.
La visione di Francois Furet
Uno dei primi a farlo è lo storico Francois Furet nella seconda metà del XX secolo, che intendeva la rivoluzione come un processo decennale dal 1789 al 1799.
La centralità del parlamento
È una visione ormai accettata dalla storiografia, tanto che si parla ormai di rivoluzione al singolare, ma costituzioni rivoluzionarie al plurale, con un modello che rimane sempre lo stesso: centralità dell’istituzione parlamentare legislativa, che fin dall’inizio ha ruolo preponderante, nonostante la presenza del Re. Di fatto quindi una repubblica.
La scomparsa della figura monarchica
I monarchien sostengono effettivamente la stessa cosa, lamentando come la figura monarchica stesse per scomparire. Il giacobino Robespierre lo riconosce, infatti il 13 luglio 1791 afferma che la Costituzione francese non è né repubblica né democrazia, nessuna delle due ma nemmeno l’una o l’altra, in un ossimoro. La teoria di Furet ha quindi radici nella stessa interpretazione di alcuni costituenti sul proprio lavoro.