Concetti Chiave
- La filologia è la scienza che studia la critica del testo, analizzando tecniche utilizzate per ricostruire edizioni critiche di testi originali.
- Derivata dal greco, la parola "filologia" significa "amore per il discorso" e si applica a diverse tradizioni letterarie, come la germanica, classica, e romanza.
- La storia della filologia inizia con gli studiosi alessandrini, proseguendo con figure come Marco Terenzio Varrone e Lorenzo Valla, fino a Karl Lachmann, che rese la filologia più scientifica.
- Il lavoro filologico si articola in fasi come recensio, eliminatio codicum descriptorum, collatio ed editio, cercando di avvicinarsi il più possibile all'archetipo del testo.
- La filologia d'autore si concentra sulla ricostruzione dei processi creativi degli autori, studiando varianti e bozze precedenti per comprendere scelte stilistiche e lessicali.
Indice:
Definizione di filologia
Storia della filologia
Caratteristiche della filologia
Filologia d'autore
Altre informazioni sulla filologia
Indice
Definizione di filologia
“Filologia” è una parola che deriva dal greco φιλoλογία, philologhía “interesse per la parola” o “amore per il discorso”.Il termine filologia è composto da φίλος, phìlos, "amante, amico" e λόγος, lògos, "parola, discorso".
Si può parlare di filologia affiancata a diversi aggettivi come: germanica, classica, romanza, italiana, etc. a seconda del campo di indagine letterario che si sta seguendo.
Infatti, la filologia studia la “critica del testo”; che analizza le tecniche utilizzate nel testo originale per ricostruire un’edizione critica di esso. Utilizza metodologie e competenze molto precise. Infatti, è considerata una delle discipline più strabilianti, grazie al suo tecnicismo.
La filologia si divide in: “filologia di traduzione”, lo scopo è di creare un’edizione critica del testo che si studia e “filologia d’autore”, lo scopo è di creare un’edizione genetica del testo che si studia.
Storia della filologia
L’inizio della storia della filologia viene attribuita ai primi che iniziarono a praticare questa nuova disciplina.I filologi più antichi sono gli studiosi alessandrini che si occuparono di curare le edizioni dell’Iliade e dell’Odissea per non far circolare versioni false dei due poemi Omerici.
In che modo lo fecero? Innanzitutto, andarono a servirsi di una tecnica specifica denominata “modus scribendi”.

In realtà, non solo gli studiosi alessandrini iniziarono a dedicarsi alla filologia, ma anche i Romani iniziarono a conoscere questa nuova disciplina.
Marco Terenzio Varrone era uno studioso, storico e scrittore Romano che ricordiamo per essere entrato nel mondo della filologia.
Egli, venuto a conoscenza delle tecniche degli Alessandrini, le applicò sulle commedie di Plauto. Riuscì ad attribuire al commediografo Plauto soltanto ventuno commedie sicuramente originali, scartando quelle, secondo lui, false.
Un’altra epoca importante per lo sviluppo della filologia fu il Medioevo. La disciplina veniva praticata soprattutto dai monaci nei monasteri. Nacquero i così detti “monaci amanuensi” che copiavano sui codici i testi scritti su antichi papiri che andavano sempre più a deteriorarsi.
Il compito dei monaci amanuensi era quello di copiare, cambiando, a volte, il testo, lo correggevano, ma spesso sbagliando.
L’umanesimo, invece, fece sbocciare l’amore per il mondo classico e insieme ad esso fece sviluppare la filologia.
Ricordiamo l’umanista Lorenzo Valla, uno dei più importanti dell’epoca. Egli, attraverso studi approfonditi, dimostrò la falsità della famosa Donazione di Costantino.
Questa sua scoperta venne dimostrata da una nuova tecnica filologica basata sulle evidenze testuali: nel testo notò parole non attestate all’epoca romana, terminologie scorrette e assurdità giuridiche.
Oltre a Lorenzo Valla, ricordiamo anche Erasmo da Rotterdam.
In quei tempi, le sacre scritture erano considerate parola di Dio e quindi intoccabili. Erasmo da Rotterdam, però, applicò il metodo filologico su di esse: trovò diversi errori di traduzione dall’aramaico al greco e dal greco al latino.
Un altro personaggio importante per la storia della filologia è Karl Harold Lachmann. Egli voleva rendere il metodo filologico più scientifico, basandosi sugli errori. Ci sono due tipi di errori monogenetici, provenienti da una sola fonte e poligenetici che si sono prodotti per fonti diverse. Ricordiamoci che spesso i monaci amanuensi commettevano errori durante la loro copiatura.
Secondo Lachmann l’originale non contiene nessun tipo di errore. Se trovo un errore, posso risalire all’originale, cercando di capire chi ha tramandato o riscritto quel testo.
Caratteristiche della filologia
Il lavoro del filologo nell'ambito della filologia viene diviso in fasi:Recensio: raccogliere tutte le copie di uno stesso testo che si vogliono curare.
Eliminatio codicum descriptorum, “l’eliminazione delle copie di altre copie”: ci si basa sugli “errori guida”.
Collatio: ci continua con il confronto testuale.
Editio: si arriva, infine, con un’analisi molto approfondita verso un testo completo che presenta anche le varianti scartate.
E’ impossibile per un filologo risalire dagli errori ad il testo originale, perché? Perché il testo originale è andato sicuramente perduto. Al massimo, so può risalire all’archetipo cioè al testo più vicino all’originale.
Durante l’analisi filologica di un testo si possono trovare degli errori denominati “varianti adiafore”. Sono gli unici errori che non creano problemi alla comprensione del testo perché mimetizzati in esso.
Filologia d'autore
Iniziamo, portando subito avanti un esempio per capire cos’è la filologia d’autore.Conosciamo tutti “A Silvia” di Giacomo Leopardi, ma forse non sapete che il poeta era indeciso tra tre incipit: “Silvia, sovvienti ancora”, “Silvia, rammenti ancora”, “Silvia, rimembri ancora”. L’ultima, fu quella che Leopardi scelse.
Capiamo da questo che il compito della filologia d’autore è quello di ricostruire i vari passaggi, conoscere tutte le bozze precedenti alla stesura originale.
Si vogliono conoscere nello specifico il perché delle sue scelte lessicali e stilistiche.
Analizzare questi aspetti è importante perché le varianti d’autore possono ottenere una rilevanza storica-letteraria notevolissima.
Altre informazioni sulla filologia
In seguito all’invenzione della stampa, iniziano a diffondersi moltissime copie di originali, nei quali c’era un’altissima probabilità di trovare all’interno appunti, glosse, e correzioni, questo ha portato non pochi problemi alla filologia, una scienza che si stava definendo proprio in quel momento. È stato Dante Isella ha coniare il termine filologia D’autore, con questo termine intendeva proprio indicare quella branca della filologia che “si occupa dello studio delle varianti, presenti su manoscritti o stampe, dovute a una diversa volontà degli autori relativamente alle loro opere”. Di recente la filologia d’autore non viene più vista come una branca secondaria della filologia, ma come una disciplina autonoma che si regola di norme proprie, distinguendosi dalla filologia tradizionale. La filologia d’autore inoltre si serve di strumenti tecnici avanzati per lo studio di varianti a stampa. Grazie a queste tecniche unite a uno studio teorico sempre più approfondito si è potuti giungere allo studio delle varianti a stampe di alcune fra le più importanti opere della letteratura italiana, con la redazione di edizioni critiche complete, che hanno avuto anche il ruolo di punti di riferimento per la filologia europea. Spesso nei testi presi in esame, che possono essere anche storici, e non solo letterari o poetici, sono presenti gli scartafacci, cioè quei quaderni, o insieme di fogli in cui l’autore scriveva i suoi appunti e le annotazioni riguardanti le correzioni del testo che era appena stato stampato, in vista di una nuova stampa, questi quaderni si trovano solo a partire dal Settecento, poiché in epoca medievale i manoscritti venivano redatti in fogli di pergamena che aveva un costo più elevato rispetto alla carta. È quindi, come già detto, dal Settecento che gli scrittori iniziano a scrivere i loro appunti in raccolte di fogli che poi conservano nei loro archivi privati, in questi archivi privati, oltre a trovare le varie edizioni glossate, è possibile trovare anche tutte le carte preparatorie di un’opera, il cosiddetto avantesto, cioè tutto ciò che precede il testo definitivo.Progetto Alternanza Scuola lavoro.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine etimologica del termine "filologia"?
- Quali sono le principali fasi del lavoro filologico?
- Chi sono stati i primi a praticare la filologia e in che modo?
- Qual è il ruolo della filologia d'autore?
- Come ha influenzato l'invenzione della stampa la filologia?
Il termine "filologia" deriva dal greco φιλoλογία, philologhía, che significa "interesse per la parola" o "amore per il discorso", ed è composto da φίλος, phìlos, "amante, amico" e λόγος, lògos, "parola, discorso".
Le principali fasi del lavoro filologico sono: Recensio (raccolta delle copie), Eliminatio codicum descriptorum (eliminazione delle copie di altre copie), Collatio (confronto testuale) ed Editio (analisi approfondita per un testo completo).
I primi a praticare la filologia furono gli studiosi alessandrini, che curarono le edizioni dell’Iliade e dell’Odissea utilizzando una tecnica specifica chiamata "modus scribendi" per evitare la circolazione di versioni false.
La filologia d'autore si occupa di ricostruire i vari passaggi di un testo, analizzando le bozze precedenti e le scelte lessicali e stilistiche dell'autore, per comprendere la rilevanza storica-letteraria delle varianti d’autore.
L'invenzione della stampa ha portato alla diffusione di molte copie di originali con appunti e correzioni, creando problemi alla filologia, che si stava definendo come scienza, e ha portato allo sviluppo della filologia d’autore come disciplina autonoma.