Concetti Chiave
- L'impero coloniale spagnolo nel XVII secolo comprendeva gran parte dell'America, escluse alcune aree portoghesi, francesi, olandesi e inglesi, e le Filippine nel Pacifico.
- Dopo una conquista inizialmente violenta, lo sfruttamento delle risorse minerarie divenne più ordinato, con città abitate da spagnoli, crollo, meticci e indiani convertiti.
- Il governo spagnolo introdusse nelle colonie l'Inquisizione, il fanatismo religioso e il sistema universitario, promuovendo la coltivazione di prodotti tropicali e l'allevamento del bestiame.
- Gli spagnoli nelle colonie erano principalmente funzionari, soldati o membri del clero, mentre il lavoro nelle piantagioni era spesso affidato a schiavi africani.
- Nel XVII secolo, la Spagna non aveva una presenza significativa in Africa, che diventerà di interesse solo nel XIX secolo.
L'espansione coloniale spagnola
Nella metà del XVII secolo, l’impero coloniale spagnolo, antico quanto quello portoghese, comprendeva tutta l’America meridionale, escluso il Brasile, l’America centrale ad eccezione di qualche possedimento francese, olandese e inglese ed alcune zone dell’America settentrionale con la Florida e la California. Nell’ Oceano Pacifico, essa possedeva le Filippine con il grande emporio commerciale di Manila.
Sfruttamento e insediamento
Dopo un primo momento in cui la conquista ebbe un carattere violento, successivamente lo sfruttamento delle risorse minerarie fu più tranquillo e regolare e l’insediamento più stabile. Molte città vennero abitati da spagnoli immigrati e dai crollo, cioè da figli di immigrati nati nel paese, da meticci e da indiani più meno convertiti al Cristianesimo. In esse, il governo spagnolo importò l’Inquisizione, il fanatismo religioso, il sistema universitario e i suoi ideali guerrieri e religiosi. Poco per volta, alla ricerca dell’oro e dell’argento si unì la coltivazione di prodotti tropicali come il cacao, il cotone, lo zucchero, la frutta tropicale. Inoltre le immense praterie dell’America del Sud offrivano la possibilità di allevamento del bestiame, soprattutto quando gli Spagnoli importarono nel nuovo mondo il cavallo, che gli indios non conoscevano.
Lavoro e schiavitù nelle colonie
Occorre anche precisare che lo spagnolo che si recava nelle colonie, lo faceva da funzionario, da soldato, da membro del clero e mai come colono. Spesso gli indigeni non ce la facevano a reggere al pesante lavoro delle piantagioni, reso micidiale dal clima caldo umido. Allora si suppliva a questa mancanza di mano d’opera con schiavi provenienti dall’ Africa il cui numero era sempre più ingente a tal punto che, soprattutto nelle Antille, nel XVII secolo essi cominciarono ad essere più numerosi della popolazione indigena.
In Africa, la presenza spagnola nel XVII era inesistente. Questo continente interesserà alla Spagna solo nel XIX secolo.
Domande da interrogazione
- Quali territori comprendeva l'impero coloniale spagnolo nel XVII secolo?
- Come si è evoluto lo sfruttamento delle risorse nelle colonie spagnole?
- Qual era il ruolo degli indigeni e degli schiavi africani nelle colonie spagnole?
L'impero coloniale spagnolo comprendeva tutta l'America meridionale, escluso il Brasile, l'America centrale con alcune eccezioni, alcune zone dell'America settentrionale come la Florida e la California, e le Filippine nel Pacifico.
Dopo una fase iniziale violenta, lo sfruttamento delle risorse minerarie divenne più tranquillo e regolare, con un insediamento più stabile e l'introduzione di coltivazioni di prodotti tropicali e allevamento del bestiame.
Gli indigeni spesso non riuscivano a sostenere il lavoro pesante delle piantagioni, quindi si ricorse a schiavi africani, il cui numero aumentò notevolmente, superando in alcune aree la popolazione indigena.