Concetti Chiave
- Martin Lutero, nato a Eisleben in Sassonia nel 1453, divenne sacerdote nel 1507 e visitò Roma, dove fu scandalizzato dalla corruzione clericale.
- La sua visita a Roma contribuì a una crisi interiore che portò alla Riforma, spinta dal desiderio di opporsi alle indulgenze e al mancato rispetto del celibato.
- Nel 1517 Lutero scrisse le novantacinque tesi, provocando la rottura con la Chiesa di Roma e ricevendo l'ordine di spiegare le sue teorie in Vaticano.
- Con il supporto del principe di Sassonia Federico, Lutero riuscì a spostare la discussione delle sue tesi in Germania, ma fu condannato dopo l'elezione di Carlo V.
- Nel 1520, Lutero rifiutò di ritrattare le sue idee bruciando pubblicamente la bolla papale "Exurge Domini" emessa da Papa Leone X.
La nascita della riforma
Martin Lutero nacque a Eisleben, in Sassonia nel 1453 e diventò sacerdote nel 1507, tre anni dopo ebbe l’occasione di visitare la capitale italiana e venne scandalizzato dalla corruzione che caratterizzava la maggior parte dei componenti del clero del tempo, in particolare dalle indulgenze e dal mancato rispetto del celibato. Causò quindi una riforma per opporsi a questo clima peccaminoso, questa sua riforma nacque tuttavia da una profonda crisi interiore: egli si interrogava infatti sull’adeguatezza cristiana e temeva nel giudizio divino e perciò nella salvezza della propria anima.
La rottura con la chiesa
Nel 1517 Lutero scrisse così le famose novantacinque tesi provocando la rottura definitiva con la chiesa di Roma un anno dopo, ricevette infatti l’ordine di presentarsi entro sessanta giorni nel Vaticano, sede della chiesa, per spiegare le sue teorie, Lutero si rivolse così al principe di Sassonia, Federico, affinché il luogo di tesi venisse spostato in Germania.
La condanna di Lutero
Il papa accettò in quanto sosteneva il principe nel suo tentativo di diventare il futuro re tedesco ma quando venne eletto Carlo V al suo posto e quindi l’alleanza venne immediatamente meno, di conseguenza anche Martin Lutero venne condannato. Successivamente, nel 1520, il papa Leone X emanò una nuova bolla che decise di intitolare “Exurge Domini”, dove attribuiva proprio a Martin Lutero altri sessanta giorni al fine di permettergli di ritrattare ma egli bruciò pubblicamente il documento come atto di protesta.