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Concetti Chiave

  • Il crollo del Sacro Romano Impero fu causato principalmente dalle incursioni barbariche che devastarono le città e costrinsero la popolazione a rifugiarsi nelle campagne.
  • Il sistema feudale sostituì le città come centro della vita sociale ed economica, con una gerarchia che andava dal re ai servi della gleba.
  • A partire dal XI secolo, l'Europa conobbe una rinascita grazie a innovazioni agricole e alla fine delle invasioni, portando alla ripresa del commercio e alla nascita della borghesia.
  • Le corporazioni artigianali, nate per tutelare gli interessi delle categorie professionali, divennero parte integrante del sistema comunale, regolando il lavoro e la qualità dei prodotti.
  • I comuni, emergenti prevalentemente in Italia, si svilupparono come alternativa al feudalesimo, promuovendo una partecipazione più orizzontale e mercantile rispetto alla struttura feudale verticale.

Indice

  1. Il crollo del Sacro Romano Impero
  2. L'organizzazione feudale
  3. La rinascita dopo l'anno 1000
  4. Innovazioni agricole e commercio
  5. La nascita delle corporazioni
  6. L'ascesa dei comuni
  7. Federico Barbarossa e i comuni

Il crollo del Sacro Romano Impero

Dopo il crollo del Sacro Romano Impero, la situazione europea mutò notevolmente. Le cause del crollo dell’ Impero furono innanzi tutto le incursioni barbariche. Onde di barbari arrivarono in Europa, e soprattutto in Italia, ormai indebolita, saccheggiarono le città, massacrarono la popolazione e distrussero quasi ogni forma di progresso e civiltà. I sopravvissuti alle razzie tentarono la fuga, rifugiandosi nelle campagne. Le città si spopolarono perdendo il loro primato di centro della vita.

L'organizzazione feudale

Nelle campagne, nel frattempo, si sviluppò un nuovo sistema sociale: il feudo. Il feudo era costituito da un medio-grande appezzamento di terra, nel quale vi era innalzato un castello circondato da grandi mura, all’interno delle quali viveva la popolazione. Il proprietario del feudo era il feudatario, nominato dal re. Egli governava il proprio feudo, e la popolazione che abitava al suo interno. Ben presto si organizzò una gerarchia sociale, che vedeva al primo posto il re, alle cui dipendenze vi erano in ordine gerarchico i vassali, i valvassori, i valvassini ed infine i servi della gleba. Quest’ultimi erano l’ultimo gradino della scala, e il loro compito era quello di lavorare la terra dei signori, pagando tasse ed imposte, a volte esagerate. In cambio di ciò il signore offriva loro la protezione dalle scorrerie barbariche. Da questa forma di organizzazione sociale non ne beneficiò assolutamente l’economia del tempo. Il feudo era ormai autosufficiente, le strade erano distrutte e poco sicure, dunque era impossibile e “inutile” praticare il commercio.

La rinascita dopo l'anno 1000

La situazione si sbloccò con l’arrivo dell’anno 1000. Con questa data si sta ad indicare la fine degli anni bui (Alto medioevo) e l’inizio della rinascita sociale, economica e politica (Basso medioevo). Dopo il 1000, fu di gran sollievo per la popolazione, comprendere che la tanto temuta fine del mondo, attesa proprio all’alba del 1000, non arrivò. Questo smentì molte convinzioni popolari e fece in modo di alleggerire la mentalità eccessivamente superstiziosa della popolazione.

Innovazioni agricole e commercio

A partire dal XI secolo, terminarono le invasioni barbariche, e la società cominciò a fiorire. Avvenne un netto aumento della popolazione, grazie alla scomparsa di carestie e pestilenze, e ad un’alimentazione più ricca e completa. Vi fu inoltre un aumento della produttività grazie a diverse innovazioni tecnologiche: l’aratro pesante, l’introduzione del cavallo da tiro al posto del bue, così da rendere più veloce l’aratro, il collare da spalla per il cavallo e il giogo per i buoi. Molto importante fu anche la diffusione della rotazione triennale: il campo venne diviso in tre parti due delle quali erano coltivate, mentre solo la terza lasciata a riposo. Venne inoltre introdotta la pratica della semina differenziata: ogni anno in una delle due parti coltivate si seminavano i cereali autunnali, come il frumento, e nell’altra i cereali primaverili come l’orzo, così da ridurre i rischi dei cattivi raccolti, da equilibrare l’alimentazione e da reintegrare la fertilità dei campi. Grazie all’aumento delle risorse e al miglioramento dei metodi di coltivazione, si diede vita alla prima forma di commercio. Le porte del feudo cominciarono ad aprirsi e prese vita ad una nuova figura sociale: il mercante, il quale era contrapposto al feudatario, poiché il suo punto di forza non erano più le terre, ma il denaro. Si parla dunque di rivoluzione commerciale. Vi è un eccesso di prodotti e la richiesta maggiore da soddisfare. Vengono commerciati beni di prima necessità come cereali, carne e ortaggi, e beni lussuosi come lana, seta e spezie. I mercanti cominciarono a ripopolare le città, soprattutto i borghi, da cui prese il nome la classe sociali dei mercanti, la borghesia. Lo sviluppo mercantile non ebbe sosta e i guadagni conseguiti dai mercanti vennero investiti per migliorare ulteriormente le attività commerciali e produttive.

La nascita delle corporazioni

Nacquero le cosiddette corporazioni o arti ovvero associazione tra individui che esercitano lo stesso tipo di. Nacquero come strumenti di autogoverno dei ceti produttivi, nel momento in cui la divisione e la specializzazione del lavoro si fece più profonda: nelle grandi città si contavano fino ad un massimo di 150 mestieri diversi, tra cui i più numerosi erano quelli legati al settore tessile e dell'abbigliamento. Queste associazioni erano fondate mediante un patto giurato tra individui, inizialmente avevano il compito di tutelare l'interesse di una determinata categoria professionale, ma ben presto si inserirono nella più complessa struttura associativa del Comune, diventandone parte integrante del sistema. Il loro obbiettivo principale era la difesa del diritto di svolgere una determinata professione, veniva eliminata ogni forma di concorrenza sul mercato: chi non era iscritto non poteva esercitare alcun mestiere e si imbatteva nelle sanzioni del tribunale corporativo. Gli altri obiettivi delle corporazioni erano: la salvaguardia di una certa uguaglianza tra i suoi membri, la verifica della qualità dei prodotti e dei servizi e infine la regolazione del numero degli apprendisti, garanzia fondamentale per la conservazione del sistema; infatti le corporazioni si dividevano in maestri, che insegnavano i trucchi del mestiere agli apprendisti che successivamente diventeranno titolari di bottega e lavoranti. All'interno della società cittadina, le corporazioni non avevano tutte la stessa importanza, ma il loro prestigio e il loro potere era determinato dal valore che il loro mestiere rappresentava sull'economia. .

L'ascesa dei comuni

I comuni iniziarono a sorgere in varie parti d’Europa tra la metà del XI secolo e l’inizio del XII, in modo disomogeneo perché dipendente dalle condizioni locali. Il vero laboratorio fu l’Italia centro settentrionale, la quale era popolata da piccole patrie, a differenza dell’Italia meridionale dove c’era il potere centralizzato dei Normanni, e si diffuse presto anche in Francia meridionale e in alcune regioni della Germania. I comuni si svilupparono principalmente in Italia perché li esistevano antiche radici urbane risalenti ai Romani. Il comune si fonda su principi opposti a quelli del feudalesimo. Il mondo feudale fu agricolo, militare e verticale mentre i comuni cittadini, mercantili e orizzontali, perché prevedevano la partecipazione di tutta la popolazione, o quasi. In Europa il comune non sostituì il feudalesimo, ma entrambi si svilupparono contemporaneamente. La prima forma di governo fu quella consolare: il potere era affidato per 1 anno a consoli, provenienti dapprima dalla nobiltà e in seguito anche da ticchi artigiani e mercanti, i quali avevano potere esecutivi. In seguito a contrasti tra nobili e ricchi mercanti per la conquista del potere consolare, il governo venne affidato al podestà, un magistrato forestiero considerato al di sopra delle parti. Questa fase fu contraddistinta da dure lotte sociali. La formazione dei comuni nel nord Italia dipese dalla debolezza dell’Impero. Esso era conteso tra i ghibellini (duchi di Svevia) e i guelfi (duchi di Baviera).

Federico Barbarossa e i comuni

Nel 1152 salì al trono Federico I detto Barbarossa, che impose la sua fortissima personalità. Presto nacque un contrasto tra imperatore, il quale voleva scende in Italia per restaurarla, e i comuni. Nel 1154 Federico I scese in Italia per riprendere il comando effettivo e non solo formale dell’Italia centro Settentrionale, dove i comuni avevano preso il sopravvento grazie alle regalie( ovvero il diritto di battere moneta, di nominare i magistrati e di riscuotere le imposte). A Roncaglia, vicino Piacenza, in una dieta revocò tali regalie ai comuni, ma nessuno voleva accettarlo. Tuttavia l’esercito di Federico I non era abbastanza forte da riuscire ad avere la meglio sui comuni maggiori come Milano e decise quindi di assediare il comune di Tortona, per poi spostarsi a Pavia dove si fece nominare sovrano del regno d’Italia. Sempre nel 1154 ristabilì l’autorità del Papa a Roma, dove i cittadini guidati da Arnaldo Da Brescia avevano proclamato l’autonomia del comune di Roma. L’accordo tra papa e imperatore non durò a lungo, e ben presto i rapporti tra loro si guastarono. I grandi comuni, rimanevano tuttavia un grosso ostacolo per Federico I che cercava in ogni modo di ricostruire l’impero, esercitando il suo potere anche in Francia e Inghilterra dove già vi erano le monarchie. Nel 1158 riscese in Italia e convocò una nuova dieta sempre a Roncaglia, rivolta in maniera specifica ai grandi comuni come Milano e Crema. Dichiarò dunque la cessazione delle regalie e nominò un governatore imperiale per ogni comune, a cui si proibiva ogni forma di organizzazione politica. I comuni non accettarono le sue imposizioni e nel 1159 Federico distrusse Crema, e nel 1162 distrusse le mura di Milano. Nel 1167 si formò la Lega Lombarda, formata dall’unione dei comuni dell’Italia settentrionale e dal papa, le cui truppe sconfissero nel 1176 a Legnano le truppe imperiali.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le cause principali del crollo del Sacro Romano Impero?
  2. Le cause principali furono le incursioni barbariche che portarono al saccheggio delle città, al massacro della popolazione e alla distruzione delle forme di progresso e civiltà.

  3. Come si sviluppò la società dopo il crollo dell'Impero?
  4. Si sviluppò un sistema feudale nelle campagne, con una gerarchia sociale che vedeva al vertice il re e al fondo i servi della gleba, mentre le città si spopolarono.

  5. Quali innovazioni tecnologiche contribuirono alla rinascita economica dopo l'anno 1000?
  6. Innovazioni come l'aratro pesante, l'introduzione del cavallo da tiro, il collare da spalla e la rotazione triennale dei campi aumentarono la produttività agricola.

  7. In che modo i comuni si differenziavano dal sistema feudale?
  8. I comuni erano mercantili e orizzontali, prevedendo la partecipazione di quasi tutta la popolazione, mentre il sistema feudale era agricolo, militare e verticale.

  9. Quali furono le conseguenze delle tensioni tra Federico I Barbarossa e i comuni italiani?
  10. Le tensioni portarono alla formazione della Lega Lombarda, che sconfisse le truppe imperiali a Legnano nel 1176, resistendo alle imposizioni di Federico I.

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