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Concetti Chiave

  • Il Museo del Deportato di Carpi fu istituito nel 1955 per sensibilizzare sul dramma dei deportati e prevenire il ripetersi di tali atrocità.
  • L'edificio è in cemento e progettato per favorire il silenzio e la riflessione, con citazioni dei deportati incise sulle pareti.
  • Il museo utilizza tre colori simbolici: rosso per il sangue rappreso, grigio per le ceneri e nero per lutto e morte.
  • Presenta opere di artisti come Picasso, fotografie e documenti storici che raccontano le esperienze dei deportati.
  • La "Sala dei Nomi" include nomi di deportati come Anna Frank, simbolo dei bambini deportati, per rappresentare tutti i prigionieri.

Indice

  1. Il decennale della fine della guerra
  2. La creazione del museo monumento
  3. Caratteristiche del museo
  4. Riflessioni e testimonianze
  5. Condizioni nei campi di lavoro
  6. La sala dei nomi

Il decennale della fine della guerra

L'anno 1955 fu il decennale della fine della guerra; si celebrarono i partigiani, ma nessuno parlava dei deportati, perchè molti italiani si sentivano in colpa per quello che era successo. Finita la guerra hanno iniziato a pensare che i campi di concentramento fossero tutta opera della Germania, alcuni italiani volevano dimenticare. Chi era tornato dai campi però non voleva dimenticare per fare in modo che non si ripetesse mai più un a cosa del genere.

La creazione del museo monumento

Perciò nel 1955 venne allestita una mostra sui deportati che scioccò non solo tutti gli italiani, ma anche tutto il mondo. C' erano fotografie ovunque, con sotto descrizioni di cosa rappresentavano. Veniva ad ammirarla gente di tutto il mondo, perciò il sindaco di Carpi decise di creare un museo monumento (dal latino "monito") per avvertire le persone e renderle consapevoli di ciò che è successo.

Caratteristiche del museo

Il museo è stato realizzato in cemento e dentro c è poca luce che crea un ambiente di silenzio e di riflessione individuale. Il museo presenta tre caratteristiche e tre colori caratteristici. Ci sono delle frasi incise sulle pareti, frasi che hanno scritto i deportati o da condannati a morte, esse sono scritte con il rosso scuro, il colore del sangue rappreso. Nel museo sono presenti disegni di importanti artisti come Picasso. Al suo interno ci sono anche fotografie e documenti che raccontano ciò che è accaduto. Oltre al rosso gli altri due colori caratteristici sono il grigio, che è il colore delle ceneri e il nero che è il colore del lutto e della morte.

Riflessioni e testimonianze

Nella prima stanza c'è una frase di Bertolt Brecht che ci ha fatto riflettere su fatto che dobbiamo sempre essere consapevoli di quello che ci succede intorno per non ripetere ciò che purtroppo è accaduto. E voi, imparate che occorre vedere e non guardare in aria; occorre agire e non parlare. Questo mostro stava, una volta, per governare il mondo! I popoli lo spensero, ma ora non Cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancor fecondo. Molte delle lettere che si trovano nel museo, ci ha spiegato la guida, sono clandestine, perchè le SS le censuravano.

Condizioni nei campi di lavoro

Ha spiegato che appena Hitler salì al potere aprì dei campi di "rieducazione delle idee", essi nascevano principalmente per gli oppositori politici, e quelli di lavoro erano per punire i prigionieri, ma con il bisogno di lavoro della guerra, li fecero lavorare come schiavi sfruttandoli e quando uno non ce la faceva più veniva semplicemente sostituto e lasciato morire. Tutti i giorni infatti morivano tantissime persone anche se non si trovavano in un camp di sterminio. A colazione veniva data una bevanda tipo caffè senza zucchero e dopo i lavori forzati, per pranzo veniva data una sorta di zuppa di verdure e a cena 30g di pane integrale mischiato a segatura. Il campo di lavoro di Mauthausen in particolare è tristemente noto per la sua scala ai piedi di una montagna che i prigionieri dovevano percorrere portando pietre pesantissime. La guida ci ha inoltre spiegato che quando nei campi di concentramento dopo qualche giorno non ci si distingueva più, ma dentro c' erano ancora persone che lottavano per sopravvivere. Ai prigionieri facevano indossare divise di cotone tutto l'anno e scarpe di cuoio e legno. Inoltre ogni volta che un tedesco veniva ucciso, venivano uccisi 10 prigionieri. Siamo passati in una stanza dove c' erano delle foto di Zigon B, veleno che inizialmente era usato per sterilizzare le camice, ma poi è diventato il veleno più utilizzato nelle camere a gas (prima veniva usato il monossido di carbonio). Il loro scopo era quello di uccidere tutti gli ebrei.

La sala dei nomi

L' Ultima stanza del museo viene chiamata "Sala dei Nomi" perchè vi sono scritti i nomi di tanti deportati, i nomi stati scelti a caso, ovviamente non sono tutti ma vogliono simboleggiali; tra questi c' è il nome di Anna Frank che è il simbolo di tutti i bambini che sono stati deportati.

Domande da interrogazione

  1. Quando è stata allestita la mostra sui deportati?
  2. La mostra sui deportati è stata allestita nel 1955.

  3. Quali sono i tre colori caratteristici del museo?
  4. I tre colori caratteristici del museo sono il rosso scuro, il grigio e il nero.

  5. Qual è la frase incisa sulle pareti del museo?
  6. La frase incisa sulle pareti del museo è di Bertolt Brecht e dice: "E voi, imparate che occorre vedere e non guardare in aria; occorre agire e non parlare."

  7. Quali erano le condizioni di vita nei campi di concentramento?
  8. Nei campi di concentramento le persone vivevano in condizioni estreme, lavoravano come schiavi, venivano sottoposte a censura e ricevevano un'alimentazione molto limitata.

  9. Chi è il simbolo di tutti i bambini deportati?
  10. Anna Frank è il simbolo di tutti i bambini che sono stati deportati.

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