Concetti Chiave
- Nel 1915, l'Italia era divisa tra neutralisti e interventisti riguardo l'ingresso nella guerra.
- I neutralisti includevano giolittiani, gran parte dei socialisti, contadini, cattolici e la maggioranza del parlamento.
- Gli interventisti comprendevano nazionalisti, futuristi, industria pesante, alcuni socialisti, irredenti, Mussolini e D'Annunzio.
- L'industria pesante vedeva la guerra come un'opportunità di profitto grazie alla crescente domanda di artiglieria.
- L'entrata in guerra fu influenzata anche dalla volontà del re, oltre che da pressioni politiche e sociali.
Il dibattito sulla neutralità italiana
Nel 1915 l'Italia non era ancora inizialmente entrata in guerra e a riguardo aveva due schieramenti. Da una parte i cosiddetti neutralisti che erano coloro che non volevano entrare in guerra che comprendevano: i giolittiani e quindi tutti i sostenitori di Giolitti che al tempo era il Presidente del Consiglio, la media industria in quanto non ci avrebbe guadagnato nulla, la gran parte dei socialisti, i contadini che temevano di perdere le proprie terre, i cattolici in quanto non volevano andare contro quelle nazioni che erano anch'esse cattoliche, come l'Austria e la maggioranza del parlamento.
Le fazioni pro-guerra
Dall'altra parte invece, tra coloro che volevano entrare in guerra c'erano: i nazionalisti e i futuristi che inizialmente erano contro la Francia ma che poi parlavano dell'entrata in guerra come l'unica possibilità di salvezza per l'Italia. L'industria pesante che c'avrebbe sicuramente guadagnato in quanto avrebbe avuto una produzione e una richiesta di artiglieria altissima e quindi si sarebbe arricchita moltissimo, alcuni socialisti che volevano controllare gli imperi neutrali, gli irredenti, Mussolini e D'Annunzio che inizialmente erano neutrali e altri politici che si distinguevano dalla massa come Salandra e Sannino. L'entrata in guerra dell'Italia fu decisa grazie anche alla volontà del re.