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Concetti Chiave

  • La repressione nei vari stati italiani fu forte, tranne in Piemonte, dove si mantenne lo Statuto e si cercò un equilibrio politico.
  • Mazzini e il Partito d’Azione fallirono nei loro tentativi rivoluzionari, portando a un calo della popolarità e all'abbandono di figure chiave come Garibaldi.
  • Il governo di D’Azeglio e successivamente di Cavour consolidò il regime liberale, rafforzando il parlamento e riducendo i privilegi della Chiesa.
  • Cavour si alleò con la Francia tramite i Patti di Plombières, provocando l’Austria per scatenare la Seconda guerra d’indipendenza, che portò all'annessione di diverse città al Piemonte.
  • La spedizione dei Mille guidata da Garibaldi ebbe successo, culminando con l’incontro a Teano e la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861.

Indice

  1. Repressione e resistenza in Italia
  2. Il fallimento di Mazzini e Pisacane
  3. Consolidamento del regime liberale
  4. Cavour e le riforme economiche
  5. Guerra di Crimea e alleanze
  6. Patti di Plombières e provocazioni
  7. Seconda guerra d'indipendenza
  8. Annessioni e plebisciti
  9. Spedizione dei Mille e successi
  10. Garibaldi e la proclamazione del Regno d'Italia

Repressione e resistenza in Italia

La repressione fu forte in Lombardia e nel Veneto, nello Stato pontificio e nel Regno delle due Sicilie dove i Borboni giunsero a bloccare ogni attività, comprese le opere pubbliche in corso, nel timore che qualsiasi movimento in direzione del progresso potesse portare alla rivoluzione. Solo il Piemonte mantenne in vigore lo Statuto e indisse le elezioni per formare il nuovo Parlamento. Vittorio Emanuele II doveva fare i conti con un’opinione pubblica generalmente ostile. Tuttavia, poiché la camera si rifiutava di ratificare l’armistizio con l’Austria, emanò il proclama di Moncalieri con il quale minacciava di abolire lo Statuto qualora il Parlamento non adottasse una politica più moderata. I democratici, di fronte a questo pericolo, abbandonarono Mazzini. Intanto Massimo D’Azeglio, a capo del governo, creava con grande abilità l’immagine del “re galantuomo”, cioè di colui che aveva saputo concludere con l’Austria una pace onorevole e conservato la libertà costituzionali, attirando consensi nei confronti della monarchia sabauda.

Il fallimento di Mazzini e Pisacane

In effetti le nuove insurrezioni organizzate da Mazzini e dal Partito d’Azione (che dal 1848 aveva sostituito la Giovine Italia) in Lombardia, in Toscana e nel Nord erano fallite miseramente. Ciò spinse Mazzini a tentare una nuova strada, cioè a permettere una spedizione nel Meridione guidata da Carlo Pisacane. Quest’ultimo sosteneva la possibilità di coinvolgere nella lotta i contadini, i quali avrebbero potuto far parte di un esercito regolare di volontari ottenendo, come contropartita, una legge agraria. Purtroppo anche la spedizione di Pisacane si concluse tragicamente. Dopo quest’ultimo fallimento la popolarità di Mazzini crollò. L’abbondono che più danneggiò il Partito d’Azione fu quello di Garibaldi, il quale aderì ad una nuova organizzazione, la Società Nazionale, la quale si proponeva come scopo la liberazione dell'Italia sotto la guida dei Savoia.

Consolidamento del regime liberale

I consensi alla monarchia sabauda erano dovuti anche al consolidamento del regime liberale attuato dal governo D’Azeglio. Esso rafforzò il ruolo centrare del parlamento, garantì l’autogoverno locale e modificò i rapporti con la Chiesa togliendole i privilegi che essa deteneva nel campo dell’istruzione. Le leggi Siccardi (1850) abolirono inoltre le prerogative del clero in ambito giudiziario.

Cavour e le riforme economiche

A D’Azeglio era succeduto Cavour il quale era riuscito a costituire una maggioranza parlamentare alleandosi con i democratici di Urbano Rattazzi, un’alleanza considerata disonorevole tanto da essere definita illecita, ma che avrebbe permesso al nuovo capo di governo di compiere importanti riforme. Che Cavour fosse un governante straordinariamente capace lo si era già capito quando, ancora ministro, aveva concluso un trattato commerciale con la Francia, il Belgio e l’Inghilterra. Ora, grazie alla riforma fiscale, fu varato un piano di lavori pubblici e creato un sistema bancario moderno il quale, raccogliendo il piccolo risparmio, permetteva l’erogazione di prestiti agli imprenditori. Poi, attraverso lo strumento del bilancio dello Stato, il preventivo cioè delle spese statali, egli, divenuto il ministro delle Finanze, riuscì a coinvolgere il Parlamento circa la necessità di svecchiare la burocrazia e di rendere più moderno ed efficiente l’esercito. Inoltre Cavour si batté per l’indipendenza della magistratura e favorì la nascita di Società operaie con compiti assistenziali.

Guerra di Crimea e alleanze

Tuttavia, fra gli intenti di Cavour c’era la ripresa della guerra contro l’Austria, ma era necessario un forte alleato e un’occasione propizia. Tali condizioni si verificarono con la Guerra di Crimea, quando la Russia occupò la Moldavia e la Valacchia che appartenevano all’impero ottomano. La Francia e l’Inghilterra appoggiarono militarmente i Turchi, mentre l’Austria si mantenne neutrale isolandosi diplomaticamente. Cavour, su richiesta francese, inviò un contingente militare che partecipò alla vittoria della Cernaia e ciò consentì al Piemonte di partecipare al Congresso di Parigi, tenutosi nel 1856 per dettare le condizioni della pace. In tale occasione Cavour, pur non ottenendo nulla di concreto, poté denunciare al livello internazionale la questione italiana.

Patti di Plombières e provocazioni

Napoleone III si dimostrò favorevole alla creazione di una Repubblica dell’Alta Italia sotto i Savoia, ma solo due anni dopo, dopo essere scampato all’attentato messo in atto da un mazziniano, Felice Orsini, accettò di incontrare segretamente Cavour a Plombières.

Con i Patti di Plombières la Francia promise di intervenire a fianco dell’Italia in caso si attacco austriaco. In cambio del suo aiuto avrebbe ricevuto Nizza e Savoia. Dopo la guerra l’Italia sarebbe diventata una Confederazione composta di tre regni (Nord, Centro, Sud) e presieduta dal Papa.

Da quel momento, Cavour ricorse ad ogni tipo di provocazione per indurre l’Austria a scendere in guerra.

Seconda guerra d'indipendenza

I piani di Cavour però sembravano dover naufragare dal momento che Napoleone III, improvvisamente, decise che la questione italiana dovesse risolversi in un congresso in cui anche l’Austria avrebbe potuto far valere la sua opinione. Malgrado tutto Cavour non smise di intensificare i preparativi militari anzi convocò Garibaldi e permise che egli creasse e comandasse un corpo di volontari, i Cacciatori delle Alpi. Gli Austriaci caddero nella trappola. Il 30 aprile 1859 l’esercito austriaco varcò il confine con il Piemonte. Cominciava così la Seconda guerra d’indipendenza e la Francia non poté più ritirarsi indietro.

Gli Austriaci furono battuti prima a Magenta, poi a Solferino e a San Martino ma, al momento di stendere la guerra al Veneto, Napoleone III, preoccupato dalle insurrezioni messe in atto dai patrioti in diverse città italiane e pressato dall’opinione pubblica francese, propose all’Austria di trattare l’armistizio. Napoleone III convinse facilmente Vittorio Emanuele. Cavour, per protesta, rassegnò al re le dimissioni. L’11 luglio 1859 a Villafranca fu firmato l’armistizio.

Annessioni e plebisciti

Ma, anche per le esortazioni di Cavour, le città insorte durante la guerra, che si erano date dei governi provvisori, rifiutarono di ritornare sotto i loro sovrani e chiesero di essere annesse al Piemonte. Tornato al governo, Cavour propose a Napoleone di accettare come fatto compiuto l’annessione delle città insorte ottenendo in cambio Nizza e Savoia. Nelle città in questione furono celebrate i plebisciti: il 97% della popolazione votò per l’annessione al Piemonte.

Spedizione dei Mille e successi

Nonostante le annessioni, l’armistizio di Villafranca aveva risvegliato lo sdegno dei democratici, i quali, trascinando per il momento la liberazione del Veneto, decisero che fosse ora di liberare il Sud, sui cui regnava il giovani e inetto figlio di Ferdinando II, Francesco II detto Franceschiello. Francesco Crispi e Rosolino Pio, per non ripetere l’errore di Pisacane, decisero di organizzare una rivolta locale in appoggio a una spedizione comandata da Garibaldi.

Il 5 maggio 1860 i Mille si imbarcarono a Quarto, nei pressi di Genova, a sei giorni dopo sbarcarono a Marsala. Dopo la battaglia di Calatafimi, il 27 maggio i Mille entrarono a Palermo e ne scacciarono le truppe borboniche.

Il successo di Garibaldi fu dovuto alle qualità militari del generale, ma anche della collaborazione dei contadini in rivolta i quali chiedevano la riforma agraria. La reazione dei garibaldini, che erano di estrazione mazziniana e come tali contrari a una “guerra sociale” e sostenitori della proprietà privata, fu totalmente negativa. I contadini, sentendosi traditi, continuarono la rivolta da soli, abbandonandosi a incendi, saccheggi e aggressioni contro i proprietari. Crispi si assunse la responsabilità della repressione, particolarmente sura nel caso di Bronte, dove Bixo fece fucilare i responsabili.

Garibaldi e la proclamazione del Regno d'Italia

Intanto Garibaldi temeva l’instaurazione di una repubblica democratica nel Meridione. Qualora poi Garibaldi avesse attaccato Roma, Napoleone III sarebbe stato costretto a difendere il Papa. Con trattative febbrili, Cavour riuscì a convincere Napoleone che ormai il male minore era che Vittorio Emanuele stesso invadesse lo Stato pontificio, prima di Garibaldi. Garibaldi, dopo la vittoria sul Volturno, il 26 ottobre 1860 incontrò Vittorio Emanuele a Teano e gli consegnò il Regno delle Due Sicilie. Il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale e fu proclamato il Regno d’Italia.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali sfide affrontate da Vittorio Emanuele II durante il processo di unificazione italiana?
  2. Vittorio Emanuele II dovette affrontare un'opinione pubblica generalmente ostile e la resistenza del Parlamento a ratificare l'armistizio con l'Austria, minacciando di abolire lo Statuto se non fosse stata adottata una politica più moderata.

  3. Quali furono le conseguenze delle insurrezioni organizzate da Mazzini e dal Partito d’Azione?
  4. Le insurrezioni fallirono miseramente, portando al crollo della popolarità di Mazzini e all'abbandono del Partito d'Azione da parte di figure chiave come Garibaldi.

  5. Come contribuì Cavour al processo di unificazione italiana?
  6. Cavour attuò importanti riforme economiche e politiche, consolidò il regime liberale, e cercò alleanze internazionali, come con la Francia, per sostenere la causa italiana contro l'Austria.

  7. Quali furono i risultati della Seconda guerra d’indipendenza?
  8. La guerra portò alla sconfitta degli Austriaci a Magenta, Solferino e San Martino, ma si concluse con l'armistizio di Villafranca, che non soddisfece pienamente le aspirazioni italiane.

  9. Quale fu il ruolo di Garibaldi nella spedizione dei Mille e nella successiva unificazione del Sud Italia?
  10. Garibaldi guidò con successo la spedizione dei Mille, conquistando Palermo e scacciando le truppe borboniche, ma dovette affrontare la rivolta dei contadini e infine consegnò il Regno delle Due Sicilie a Vittorio Emanuele II.

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