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Concetti Chiave

  • Silvio Pellico, nato a Saluzzo nel 1789 e morto a Torino nel 1854, fu un letterato e patriota italiano, noto per il suo legame con la Carboneria e il libro di memorie "Le mie prigioni".
  • Pellico ricevette un'educazione cattolica e, dopo un periodo in Francia, si stabilì a Milano, divenendo amico di Ugo Foscolo e componendo opere influenzate dal Romanticismo e Risorgimento.
  • Arrestato nel 1820 per la sua attività carbonara, fu condannato a 15 anni nella fortezza dello Spielberg, esperienza che ispirò "Le mie prigioni", pubblicato nel 1832 dopo la sua liberazione.
  • "Le mie prigioni" documenta la vita carceraria di Pellico e il suo percorso spirituale di riscoperta della fede cristiana, esaltando la forza interiore nei momenti difficili.
  • L'opera ebbe un impatto significativo, influenzando la percezione del regime austriaco e avvicinando gli intellettuali europei ai primi moti risorgimentali italiani.
In questo appunto viene descritto il personaggio storico di Silvio Pellico, di cui si descrive la biografia e la sua opera principale, ovvero Le mie prigioni.

Indice

  1. Piccola introduzione
  2. Biografia di Silvio Pellico
  3. Le mie prigioni
  4. Trama de Le mie prigioni

Piccola introduzione

Silvio Pellico (Saluzzo 1789 - Torino 1854) fu un letterato e patriota italiano. Fu legato alla società segreta della Carboneria, dopo essere stato arrestato trascorse 10 anni nella prigione dello Spielberg. Da questa esperienza nacque il libro di memorie “Le mie prigioni”, la più celebre opera dell’autore.

Biografia di Silvio Pellico

Silvio Pellico nasce a Saluzzo il 25 giugno 1789 e cresce in una famiglia molto devota ricevendo un’educazione cattolica. Silvio Pellico: Vita, Opere e L'Impatto di "Le mie prigioni" articoloDopo aver studiato a Pinerolo ed a Torino, si trasferisce a Lione per fare pratica nel settore commerciale e seguire le orme del padre Onorato; in realtà si mostra disinteressato alla materia, preferendo seguire gli studi classici.
Nel 1809 torna in Italia e si stabilisce a Milano per insegnare francese, qui conosce Ugo Foscolo e inizia a comporre le prime opere classicheggianti come “Eufemio di Messina”. Nel 1815 viene rappresentata la sua tragedia “Francesca da Rimini”, in cui la narrazione dantesca viene rivisitata secondo l’influenza del Romanticismo e del Risorgimento.
Nel 1820, a causa del suo forte sentimento patriottico viene arrestato con l'accusa di Carboneria: inizialmente condannato a morte, poi destinato a scontare 15 anni di carcere nella fortezza di Spielberg, in Moravia. Nel 1830 però, viene scarcerato e si trasferisce a Torino, dove, ritiratosi dalla politica attiva e vivendo grazie ad un posto di bibliotecario, pubblica altre tragedie, il libro morale “I doveri degli uomini” ed una raccolta di poesie romantiche.
Nel 1832 Silvio Pellico pubblica “Le mie prigioni”, opera in cui racconta l'arresto, la vita in carcere e la liberazione, mettendo in risalto l’aspetto spirituale legato al percorso, attraverso cui ha avuto modo di riscoprire la fede cristiana (abbandonata nel periodo francese) ed un sentimento di indulgenza nei confronti dell’umanità. Muore a Torino il 31 gennaio 1854.

Le mie prigioni

Nel 1832 Silvio Pellico pubblica il libro di memorie “Le mie prigioni”, testo autobiografico nel quale racconta le vicende della propria vita nell’arco di tempo compreso tra il 13 Ottobre 1820, giorno in cui viene arrestato a Milano per aver partecipato ai moti carbonari, ed il 17 Settembre 1830, giorno delle sua scarcerazione. Nel romanzo Silvio Pellico descrive l’esperienza carceraria condivisa con Piero Maroncelli, prima nelle carceri di Milano e Venezia, poi presso la fortezza dello Spielberg. Grazie all’aiuto del ministro Giuseppe Barbaroux, il libro viene pubblicato nel novembre del 1832 senza problemi relativi alla censura. Da subito l’opera viene apprezzata, sia in Italia che all’estero. Circa dieci anni dopo, infatti, viene pubblicata la traduzione francese dei capitoli aggiuntivi, i quali trattano il periodo successivo alla scarcerazione di Pellico.
Dall’opera di Silvio Pellico scaturiscono importanti conseguenze in Italia e all’estero: il primo ministro austriaco Metternich afferma che la descrizione del regime asburgico e del sistema carcerario austriaco possono danneggiasse l’immagine dell’Austria, che già era in una situazione di crisi. Il libro inoltre permette agli intellettuali europei di entrare in contatto con i primi moti risorgimentali italiani.
Quando scrive, in realtà, l’intento di Pellico è di tipo “spirituale”, poiché vuole esaltare la fede cristiana come portatrice di consolazione e soddisfazione personale, anche e soprattutto nei periodi più bui come l’esperienza nelle carceri.

Trama de Le mie prigioni

L’arresto e la prigionia a Milano: Silvio Pellico viene arrestato a Milano, mentre si trovava nella casa di Luigi Porro, il conte presso cui esercitava l’impiego di segretario ed educatore dei figli, il giorno venerdì 13 Ottobre 1820, e viene condotto nel carcere di Santa Margherita con l’accusa di aver partecipato ai moti della Carboneria. Già durante la prima notte di carcere nasce in lui il desiderio di avvicinarsi alla fede cristiana, soprattutto dopo aver pensato ai propri cari, i quali avrebbero sofferto per la notizia dell’arresto, ma che avrebbero potuto trovare attraverso Dio la forza per combattere il dolore. Silvio Pellico concepisce la fede religiosa come forza, spirito e tranquillità. La sicurezza di aver preso la scelta giusta viene spesso messa in discussione durante la prigionia, soprattutto di fronte ad eventi difficili come la morte e le malattie.
A Milano lo scrittore stringe un rapporto di amicizia con Melchiorre Gioia e conosce un bambino sordomuto a cui resta molto legato, inoltre si invaghisce di Maddalena, una detenuta dalla voce soave. Il padre gli fa visita per due volte, occasioni in cui il protagonista si mostra più sicuro di come è davvero, provando a non mostrare il suo reale sconforto. Il padre, infatti, è fiducioso in una possibile scarcerazione che in realtà non avviene.
Venezia: il 19 Febbraio 1821 Silvio Pellico viene trasferito a Venezia, dove conosce qui la Zanze, la figlia dei carcerieri, la quale parla con lui abitualmente perché sente di poter raccontare del suo amante senza vergognarsi. La conoscenza della aiuta lo scrittore e perciò egli ringrazia la Provvidenza.
Delle prigioni di Venezia, Pellico parla di uno scambio di lettere avuto con un certo Giuliano, il quale sostiene che la sua non sia una fede autentica. Successivamente viene portato in una cella, dove trova un tavolino, così inizia a comporre poesie, a scrivere i propri pensieri e a parlare della fede. Inoltre racconta della sua fase di preparazione alla morte, dopo aver scoperto che i carbonari arrestati prima di lui erano stati condannati a morte. In realtà non sarà così.
Brno: dopo aver ricevuto la condanna a 15 anni in stato di carcere duro (lavori forzati ed obbligo di catene alle caviglie), Pellico viene portato a Brno, nella fortezza dello Spielberg. Qui egli passa gli otto anni successivi, poi l’imperatore ridurrà la sua pena a 10 anni di carcere. Qui incontra il suo amico Maroncelli, a cui era stata amputata una gamba.
Il ritorno a casa è accompagnato da una malattia che gli impedisce il respiro. Egli per questo motivo crede di essere un peso per i suoi compagni, i quali insieme a lui avevano ricevuto la grazia della scarcerazione.
Arrivati a Mantova, Maroncelli e Pellico si separano per raggiungere ognuno le proprie famiglie. Pellico giunge a Milano, dove riceve notizie incoraggianti riguardo suo padre e suo fratello, ma niente circa sua madre e le sue sorelle. L’ 11 settembre arriva a Torino e si ricongiunge con la propria famiglia, ad eccezione della sorella monaca che è da poco deceduta. Pellico ringrazia nuovamente la Provvidenza per tutto il bene e il male passato.
Progetto Alternanza Scuola Lavoro.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Silvio Pellico e quale fu la sua opera più celebre?
  2. Silvio Pellico era un letterato e patriota italiano, noto per la sua opera "Le mie prigioni", un libro di memorie basato sulla sua esperienza di prigionia.

  3. Quali furono le circostanze che portarono all'arresto di Silvio Pellico?
  4. Silvio Pellico fu arrestato a Milano il 13 ottobre 1820 per la sua partecipazione ai moti carbonari, un movimento patriottico segreto.

  5. Come influenzò la prigionia la fede di Silvio Pellico?
  6. Durante la prigionia, Pellico riscoprì la fede cristiana, che divenne una fonte di forza e consolazione per lui nei momenti difficili.

  7. Quali furono le conseguenze della pubblicazione de "Le mie prigioni"?
  8. La pubblicazione de "Le mie prigioni" ebbe un impatto significativo, danneggiando l'immagine dell'Austria e sensibilizzando gli intellettuali europei sui moti risorgimentali italiani.

  9. Quali esperienze personali descrive Pellico nel suo libro?
  10. Nel libro, Pellico descrive la sua esperienza carceraria, le amicizie formate, la riscoperta della fede e il suo percorso spirituale durante la prigionia.

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