Concetti Chiave
- La seconda rivoluzione industriale, iniziata nel 1873, portò a trasformazioni economiche significative, tra cui una crisi di sovrapproduzione e la grande depressione, con un calo prolungato dei prezzi.
- Si instaurò il capitalismo finanziario, caratterizzato da un legame stretto tra banche e grandi imprese, mentre politiche protezionistiche e l'imperialismo emersero per sostenere l'economia interna.
- Innovazioni tecnologiche, come il motore a scoppio e l'elettricità, migliorarono la qualità della vita, causarono un boom demografico e influenzarono profondamente i modelli di consumo e produzione.
- La società di massa prese piede, con una maggiore urbanizzazione e socializzazione, trasformando il mercato e introducendo la produzione in serie, il taylorismo e il fordismo.
- L'istruzione divenne gratuita e obbligatoria, riducendo l'analfabetismo e aumentando la partecipazione politica, con l'estensione del diritto di voto e la diffusione delle organizzazioni sindacali.
Indice
La seconda rivoluzione industriale
Con il termine “seconda rivoluzione industriale” viene indicato l’ultimo trentennio del XIX secolo, caratterizzato da grandi e significative trasformazioni nel sistema dell’economia capitalistica. Questa nuova fase dell’economia ebbe inizio nel 1873 con un’improvvisa crisi di sovrapproduzione; essa fu caratterizzata da una prolungata caduta dei prezzi e venne quindi denominata grande depressione. Tuttavia questo fenomeno fu solamente la conseguenza dell’abbassamento dei costi di produzione dovuto alle trasformazioni nell’organizzazione del lavoro e alle innovazioni tecnologiche.
Declino della libera concorrenza
Una delle principali conseguenze di questa nuova fase economica fu il declino della libera concorrenza: era sempre più difficile farsi largo nel mercato internazionale, in cui c’era la costante esigenza di abbassare i prezzi. Di conseguenza aumenta l’importanza del ruolo delle grandi banche (o gruppi di banche consociate) nell’assicurare alle grandi imprese il capitale necessario alla loro nascita e al loro sviluppo (i profitti infatti non erano sufficienti a ricostruire in breve tempo il captale investito). Nasce quindi uno stretto rapporto tra le imprese e le banche (che controllavano gran parte delle azioni delle prime, e di conseguenza dipendevano in parte da esse, mentre i capi delle industrie sedevano nei consigli di amministrazione delle banche) definito capitalismo finanziario. Questo intreccio tra industria e finanza era il motore dell’intero sistema economico. Per favorire la produzione interna, e su richiesta dei grandi gruppi di interesse, i governi attuarono politiche protezionistiche, che si realizzarono sotto forma di sostegno diretto e inasprimento delle tariffe doganali. Gli stati economicamente più avanzati intrapresero anche la strada dell’imperialismo, cercando nuovi mercati per i loro prodotti e nuovi rifornimenti di materie prime, tanto che la fase del capitalismo successiva agli anni 70 viene ricordata come “età dell’imperialismo”.
Innovazioni e cambiamenti sociali
Le numerose invenzioni di questo periodo mutarono abitudini, comportamenti e modelli di consumo. Esse derivavano dall’applicazione delle scoperte in campo scientifico nei vari rami dell’industria, moltiplicandone immediatamente gli effetti pratici. Si venne a creare di conseguenza uno stretto rapporto tra scienza e tecnologia e tra tecnologia e mondo della produzione. In particolare la seconda rivoluzione industriale fu caratterizzata dall’invenzione del motore a scoppio e dall’uso su scala sempre più ampia dell’elettricità. Lo sviluppo tecnologico portò anche al miglioramento della qualità della vita e a un conseguente boom demografico: aumentò la durata media della vita e ci fu una caduta del tasso di mortalità, accompagnata però dalla riduzione del tasso di natalità.
Società di massa e mercato
In questi anni si iniziò anche a parlare di “società di massa”, nella quale la maggioranza delle persone vive in agglomerati urbani e a stretto rapporto gli uni con gli altri, e nella quale sono quindi più facili le relazioni sociali. Quest’ultime non fanno più capo a alle piccole comunità tradizionali ma alle grandi istituzioni nazionali (organizzazioni di massa), che assumono così sempre maggior peso sia nelle decisioni pubbliche che nelle scelte individuali (i comportamenti e le mentalità tendono a uniformarsi a modelli generali). Si può quindi dire che la maggior parte della popolazione è uscita dall’autoconsumo per entrare quindi nel circolo dell’economia di mercato come produttori o consumatori. Con l’avvento della società di massa si determinò anche un allargamento del mercato: i beni prima prodotti dall’artigiano venivano ora prodotti in serie, venduti attraverso una rete commerciale più estesa e accessibili anche ai ceti meno abbienti (ad esempio attraverso il pagamento rateale). La meccanicizzazione e la razionalizzazione produttiva necessarie a far fronte alla crescente domanda portarono all’introduzione della catena di montaggio, al taylorismo (tecniche volte a razionalizzare il lavoro) e al fordismo (applicazione del taylorismo).
Istruzione e partecipazione politica
In questo periodo l’istruzione venne resa gratuita e obbligatoria e passò gradualmente dalla chiesa allo stato. Ciò determinò una significativa diminuzione dell’analfabetismo e un incremento nella diffusione della stampa quotidiana e periodica: quest’ultima a sua volta contribuì alla formazione dell’opinione pubblica.
Con questo nuovo tipo di società aumentò la partecipazione politica dei cittadini: il segno più evidente di questo fenomeno fu l’estensione del diritto di voto, che determinò importanti mutamenti sia nelle forme organizzative che nei meccanismi della lotta politica. Si diffusero anche le organizzazioni sindacali, che si federarono poi in grandi organismi nazionali. Sia l’estensione del suffragio che l’importanza crescente degli organismi di massa costrinsero le classi dirigenti a tener conto degli orientamenti popolari e cercare di andare incontro alle esigenze delle classi subalterne.
Enciclica Rerum novarum
Nel 1891 Papa Leone XIII emanò un’enciclica, la Rerum novarum, espressione della dottrina sociale della chiesa, mediazione tra il capitalismo e il socialismo: si doveva mettere fine al capitalismo, ma il socialismo non era la scelta giusta; il vero rimedio era l’unione delle associazioni.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali trasformazioni economiche durante la seconda rivoluzione industriale?
- Come influenzarono le innovazioni tecnologiche la società e l'economia di quel periodo?
- In che modo la società di massa cambiò le dinamiche sociali ed economiche?
- Quali furono le conseguenze dell'istruzione obbligatoria e gratuita introdotta in questo periodo?
- Qual era la posizione della Chiesa riguardo al capitalismo e al socialismo alla fine del XIX secolo?
Durante la seconda rivoluzione industriale, ci furono significative trasformazioni nel sistema economico capitalistico, tra cui il declino della libera concorrenza, l'importanza crescente delle grandi banche, e l'introduzione di politiche protezionistiche e imperialistiche.
Le innovazioni tecnologiche, come il motore a scoppio e l'uso dell'elettricità, migliorarono la qualità della vita, portarono a un boom demografico e crearono un legame stretto tra scienza, tecnologia e produzione, influenzando abitudini e modelli di consumo.
La società di massa portò a un allargamento del mercato, con la produzione in serie e la meccanicizzazione, e facilitò le relazioni sociali, spostando il focus dalle piccole comunità tradizionali alle grandi istituzioni nazionali.
L'istruzione obbligatoria e gratuita ridusse l'analfabetismo, aumentò la diffusione della stampa e contribuì alla formazione dell'opinione pubblica, influenzando la partecipazione politica e sociale.
La Chiesa, attraverso l'enciclica Rerum novarum di Papa Leone XIII, propose una mediazione tra capitalismo e socialismo, suggerendo che il vero rimedio fosse l'unione delle associazioni, piuttosto che l'adozione del socialismo.