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Concetti Chiave

  • Il 2011 è stato segnato dalle rivoluzioni democratiche nei paesi arabi, con il "manifestante" eletto personaggio dell'anno dalla rivista Time.
  • Le proteste in Tunisia, Egitto e Libia sono state delle reazioni contro governi autoritari, con esiti diversi tra loro.
  • Il movimento degli indignati è emerso come risposta alla crisi economica globale, coinvolgendo soprattutto la "generazione precaria".
  • Internet e i social network hanno avuto un ruolo cruciale nel coordinamento e nella diffusione delle proteste, sfidando la censura.
  • Nonostante le differenze regionali, i movimenti globali hanno condiviso l'uso delle nuove tecnologie per organizzarsi e comunicare.

Indice

  1. Il manifestante dell'anno
  2. Rivolte e primavera araba
  3. Crisi mondiale e generazione precaria
  4. Movimento degli indignati
  5. Tecnologia e proteste

Il manifestante dell'anno

È "il manifestante" il personaggio dell'anno per la rivista Time. Il 2011 è stato l'anno delle rivolte in Egitto, Tunisia, e Libia, paesi in cui le modalità e i destini delle rivoluzioni democratiche sono stati diversi. È stato, però, anche l'anno del movimento degli indignati e di tanti gruppi che si sono autorganizzati in Europa e nel mondo per fronteggiare il momento di grave crisi internazionale. Analizzare il fenomeno, tenendo anche in considerazione il ruolo svolto da internet e dai social network nell'ambito degli stessi movimenti.

Rivolte e primavera araba

Non un capo di stato, né una rock star o un astronauta. Non un premio Nobel, né un attore del cinema. A trionfare come personaggio dell’anno sulla copertina della rivista americana Time è stato quest’anno “il manifestante”, con evidente riferimento già nell’illustrazione, al fenomeno noto come “primavera araba”, un fenomeno sviluppatosi a partire dalla fine del 2010, e protrattosi durante l’arco di tutto l’ultimo anno. Con questa definizione si intendono le sollevazioni popolari che hanno coinvolto diversi paesi mediorientali e nordafricani, e hanno visto moltissimi cittadini scendere in piazza, anche in maniera violenta, nel tentativo, poi più o meno riuscito, di conquistare diritti civili fino a quel momento considerati un tabù. Si tratta, va detto, di paesi assai diversi tra loro, anche se tutti caratterizzati da una forma di governo fortemente autoritaria. È il caso per esempio della Tunisia, dove le proteste sono cominciate dopo il suicidio di un ambulante di Sidi Bouzid, datosi fuoco a seguito del sequestro della sua merce, da parte della polizia. Un movimento di protesta già da tempo pronto a esplodere, si è dopo quest’evento rapidamente organizzato, e le manifestazioni susseguite in tutto il paese, fino a che, nel mese di gennaio, il presidente Ben Ali è stato costretto, dopo ben ventiquattro anni di potere, a dimettersi. Ancora, particolarmente importante è quello che è accaduto in Egitto, dove tra gennaio e febbraio il movimento di protesta ha conosciuto una forte e sanguinosa repressione da parte del presidente Moubarak (poi dimessosi), e in maniera ancora più radicale in Libia, dove le proteste per chiedere l’abbandono del potere da parte del leader Gheddafi, sono sfociate in una vera e propria guerra civile.

Crisi mondiale e generazione precaria

Se il 2011 è stato l’anno del “manifestante”, però, non è solo grazie alle lotte e alle conquiste della generazione 2.0 in paesi come la Tunisia, l’Egitto, la Libia, o la Siria, dove il governo del presidente Al-Asad prova a resistere in ogni modo, effettuando una violenta repressione contro qualsiasi tipo di contestazione. L’anno della grande crisi mondiale - o meglio l’anno in cui la crisi che ormai va avanti da un bel po’ ha colpito tutti più fortemente - ha visto, infatti, una sorta di reazione d’orgoglio da parte di tanta parte di popolazione, in particolar modo di quella che più sta accusando le storture, e più sta vivendo sulla propria pelle, i problemi del tardo capitalismo del duemila. In paesi dove lo stato di diritto è (più o meno, a seconda dei casi) garantito dalle costituzioni, infatti, i problemi principali sono quelli che coinvolgono l’ormai celebre “generazione precaria”, quella fascia di cittadini compresi tra i venti e i quarant’anni che, soprattutto a causa dell’estremizzazione di un concetto quale quello della flessibilità del lavoro, si trovano ormai da anni in una specie di limbo sociale, impossibilitati a veder riconosciuto “completamente” il proprio ruolo (soprattutto lavorativo-economico) all’interno della società. Una società che è sì pronta a utilizzarli come risorsa, ma troppo spesso è incapace di ricambiare, fornendogli le tutele e i diritti adeguati, necessari a una sopravvivenza degna dell’apporto che invece danno all’economia.

Movimento degli indignati

Nato in Spagna, e successivamente sviluppatosi in tutta Europa, raggiungendo anche gli Stati Uniti e persino alcuni paesi asiatici, il movimento degli “indignati” è un movimento non violento, essenzialmente di giovani, che protestano contro le gravi situazioni economiche in cui versano i propri paesi, tenendo però ben presente come i problemi del proprio giardino siano collegati con quelli della finanza mondiale. Da un punto di vista pratico, gli indignati chiedono risposte, da parte dei governi, a favore e a tutela delle fasce economiche più deboli, in particolar modo in tema di lavoro e stato sociale. Altri momenti importanti, poi, durante lo scorso anno, hanno visto sotto i riflettori alcuni movimenti di cittadini che hanno provato (purtroppo in molti casi in maniera vana) a far valere i propri diritti nelle maniere più disparate possibili. È quello che è accaduto in Italia, per esempio, dove l’utilizzo della violenza, a cui è ricorso un numero tutt’altro che irrilevante di giovani, nel corso della grande manifestazione del 15 ottobre a Roma, ha avuto l’unico effetto di spaccare in due il movimento locale. O ancora in Russia, dove le proteste contro i presunti brogli nel corso delle elezioni, che avrebbero enormemente favorito il partito dell’ex presidente Putin, non sembrano aver condotto ad alcun risultato concreto.

Tecnologia e proteste

Una cosa, tuttavia, che accomuna tutti questi movimenti, è la centralità assunta dalle nuove tecnologie, in particolare dall’utilizzo di internet, o meglio della sua applicazione più immediata, nell’ambito delle proteste che hanno caratterizzato l’ultimo anno. Se nel corso della primavera araba, infatti, o delle proteste in Russia, i social network e in particolar modo Facebook e Twitter hanno assunto la doppia funzione di coordinamento per i manifestanti e di testimonianza degli eventi (in paesi dove fortissima è la censura, a tutti i livelli), per quanto riguarda gli indignati, internet è addirittura stata quella base capace di costruire un dibattito che ha portato (nonostante molte siano le inadeguatezze, rispetto alle esigenze di una così vasta “base”) alla costituzione di un vero e proprio movimento internazionale.

Domande da interrogazione

  1. Chi è stato nominato "personaggio dell'anno" dalla rivista Time nel 2011?
  2. Nel 2011, la rivista Time ha nominato "il manifestante" come personaggio dell'anno, in riferimento alle rivolte e ai movimenti di protesta che hanno caratterizzato l'anno, come la primavera araba.

  3. Quali paesi sono stati coinvolti nelle rivolte della primavera araba?
  4. Le rivolte della primavera araba hanno coinvolto paesi come Egitto, Tunisia, Libia e Siria, dove i cittadini hanno protestato contro governi autoritari per ottenere diritti civili.

  5. Qual è stato il ruolo di internet e dei social network nei movimenti di protesta del 2011?
  6. Internet e i social network hanno avuto un ruolo centrale nei movimenti di protesta del 2011, fungendo da strumenti di coordinamento e testimonianza, specialmente in paesi con forte censura.

  7. Quali sono stati i principali obiettivi del movimento degli "indignati"?
  8. Il movimento degli "indignati" ha protestato contro le gravi situazioni economiche, chiedendo ai governi risposte a favore delle fasce economiche più deboli, in particolare in tema di lavoro e stato sociale.

  9. Quali sono stati alcuni degli effetti delle proteste in Italia e Russia nel 2011?
  10. In Italia, le proteste del 15 ottobre a Roma hanno diviso il movimento locale a causa della violenza, mentre in Russia le proteste contro i presunti brogli elettorali non hanno portato a risultati concreti.

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