gigiobevi99
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Concetti Chiave

  • L'Italia dal 1830 al 1848 vide una crescente sensibilità politica, con Mazzini che fondò la Giovine Italia per promuovere un'Italia unita e repubblicana, influenzando vari movimenti liberali.
  • Il 1848 fu un anno di insurrezioni in Italia, con eventi significativi come le Cinque Giornate di Milano e la Repubblica di San Marco a Venezia, culminando nella Prima guerra d'indipendenza contro l'Austria.
  • Camillo Benso di Cavour fu strumentale nel rilancio economico del Piemonte e nell'espansione dell'influenza sabauda, culminando nella Seconda guerra d'indipendenza attraverso alleanze strategiche.
  • La spedizione dei Mille, guidata da Garibaldi, fu cruciale per l'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna, portando alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1861.
  • La Terza guerra di indipendenza nel 1866, un'alleanza con la Prussia contro l'Austria, portò all'annessione del Veneto all'Italia, nonostante le difficoltà militari e le sconfitte iniziali.

Indice

  1. La nascita della Giovine Italia
  2. Il programma di Gioberti
  3. Le idee di Cattaneo e Ferrari
  4. Le insurrezioni del 1848
  5. La Prima guerra d'indipendenza
  6. La Restaurazione e le sue conseguenze
  7. L'ascesa di Cavour
  8. La guerra di Crimea e l'unificazione
  9. La spedizione dei Mille
  10. Le difficoltà post-unificazione
  11. La questione romana
  12. La Terza guerra d'indipendenza

La nascita della Giovine Italia

Dopo la crisi del movimento settario, in Italia si diffuse una maggiore sensibilità per i problemi politici.

Il primo ad affrontare questi problemi fu Mazzini che nel 1831 fondò la “Giovine Italia” un’organizzazione rivoluzionaria con l’ obiettivo di realizzare uno stato indipendente, unitario e repubblicano (unitario, perché la nazione era una sola e repubblicano, perché solo la repubblica poteva garantire libertà e permettere al popolo di essere una parte attiva). Lo strumento principale era l’ insurrezione popolare, attuata dal popolo italiano, sensibilizzato dalla propaganda educativa. Si distingueva dai precedenti movimenti perché era diffuso su tutto il territorio, non erano presenti gerarchie interne, si pubblicizzava il suo programma e la segretezza era solo di alcuni elementi che potevano essere repressi dalla polizia ( del tutto nuova dalle altre organizzazioni). La Giovine Italia si diffuse velocemente tra i piccoli borghesi, tanto che Mazzini istituì anche la “Giovine Europa”, in cui inserì la questione italiana nel contesto europeo.

Il suo successo svanì a causa delle vittime che facevano le sue insurrezioni, ed egli visse una crisi di coscienza, auto-convincendosi che il suo programma presupponesse inevitabilmente vittime.

Nonostante i fallimenti, il programma mazziniano rimase uno dei più efficienti per la maturazione di una coscienza nazionale: vasta parte della borghesia e dell’aristocrazia, infatti, temevano questo movimento che avrebbe potuto realizzare radicali mutamenti sociali. Inoltre, sollecitò l’elaborazione di altri programmi liberali moderati.

Il programma di Gioberti

Il primo fondamentale programma liberale fu quello di Vincenzo Gioberti che era favorevole al mantenimento delle dinastie regnanti ed alla realizzazione di una confederazione di Stati sotto la presidenza del Papa, accompagnata dalla costituzione di una lega doganale e un’attenuazione dell’assolutismo. Il suo progetto conteneva incertezze perché non affrontava il problema del Lombardo-Veneto e perché l’attribuzione di ruolo di guida al papa non soddisfava alquanto. Nonostante ciò, il suo programma riscosse successo e consenso perché era in linea con le aspirazioni politiche moderate e con il sentimento cattolico.

Le idee di Cattaneo e Ferrari

A Milano si era formato un ambiente culturale di tradizione illuministica, impegnato sullo studio politico. L’esponente maggiore fu Cattaneo, che sosteneva il federalismo repubblicano.

Tra le idee unitarie più diffuse ci furono le idee federaliste di Vincenzo Gioberti, e di un democratico milanese, Carlo Cattaneo. Entrambi volevano un’Italia Nazione, ma non sotto un unico governo bensì formata da stati autonomi, pronti a collaborare nelle emergenze. Vincenzo Gioberti voleva degli stati monarchici sotto il governo del Papa, mentre Carlo Cattaneo desiderava degli stati repubblicani e governati da un Parlamento ed era contro l’assegnazione di un ruolo importante di casa Savoia.

Un altro federalista repubblicano fu Ferrari, che sosteneva la necessità di una rivoluzione democratica.

Dal 1831 al 1846 ci furono alcune riforme sociali della Sardegna, ma furono repressi alcune insurrezione mazziniane, decretando numerose condanne a morte. Tra i condannati ci fu anche Garibaldi, che sfuggì all’arresto e si riparò prima in Francia poi in America Meridionale.

Lo stato lombardo - veneto era il più sviluppato, grazie all’ amministrazione austriaca, ma allo stesso tempo il controllo politico era molto rigido.

La Toscana si distingueva per il suo clima tollerante che favoriva lo sviluppo economico.

Nello stato pontificio c'era un regime troppo reazionario.

Nel regno delle Due Sicilie c’ era una tensione costante data dalla presenza troppo accentratrice del re, che era affiancato dall’aristocrazia. Infatti le masse contadine erano soggette a numerose sommosse.

Il quindicennio tra i 1831 e il 1846 costituì un periodo di elaborazione e dibattito, alimentati anche dagli insuccessi insurrezionali, che trovò sbocco nel 1846-48.

Le insurrezioni del 1848

A partire dal 1846, nei principali stati italiani, ebbe inizio un processo riformistico a causa della crisi economica. Le prime riforme furono attuate da Papa Pio IX, che diffuse il mito del papa liberale. I re seguirono le idee del pontefice, spinti dall’entusiasmo popolare (Toscana e Piemonte).

Tra il ’47 e il ’48 ci furono delle rivolte per l’aumento dei prezzi e la disoccupazione.

Il re di Napoli per salvare la monarchia istituì una costituzione e ciò avvenne anche in altri stati. Queste carte erano piuttosto moderate, ma conferivano comunque un certo carattere di liberalismo.

In Italia si era diffusa una grande aspettativa per la soluzione della questione nazionale.

La Prima guerra d'indipendenza

Il 18 marzo a Milano scoppiò un’ insurrezione che (passate alla storia come le Cinque giornate) portò alla proclamazione di un governo provvisorio nel quale figurava il patriota (e pensatore federalista) Carlo Cattaneo. Il maresciallo Radetzky fu costretto a ritirarsi nel “quadrilatero” cioè nel territorio eliminato da Mantova, Peschiera, Verona e Legnano.

Lo straniero era stato battuto, ora toccava all’Italia impegnarsi per la riscossa. O almeno così speravano i patrioti.

Quasi contemporaneamente rispetto a Milano era insorta anche Venezia, dove si proclamò la Repubblica di San Marco. Il governo rivoluzionario veneto avrebbe tenacemente resistito al ritorno in forze degli austriaci, per cadere, infine, soltanto nel 1849.

Queste due prime insurrezioni, furono l’ origine della guerra contro l’ Austria.

L’iniziativa fu presa dal re di Sardegna Carlo Alberto che varcò in armi il Ticino. Era la Prima guerra d’indipendenza nazionale. Egli fece assumere alla guerra un carattere federale, presto smentito poiché i sovrani italiani guardavano con sospetto alle ambizioni espansionistiche del Savoia i quali ben presto si ritirarono.

Il Regno di Sardegna, da solo, non resse l’urto del ritorno degli austriaci guidati da Josef Radetzky.

Molti stato iniziavano a ritirarsi, a partire dallo stato pontificio che temeva uno scisma con la cattolicissima Austria, la Toscana e Napoli.

L’anno successivo Carlo Alberto tornò a sfidare l’Impero, ma l’esercito sabaudo venne duramente sconfitto a Novara e il re abdicò.

La Restaurazione e le sue conseguenze

Dopo la vittoria a Novara, gli austriaci attuarono la Restaurazione nel territorio lombardo veneto, nello stato pontificio e in Toscana. In seguito alla guerra, il Papa fu costretto a scappare a Gaeta.

Stessa sorte toccò alla Repubblica Romana, nata alla fine dell’anno dopo la fuga del papa e guidata da un triumvirato. A difenderla le armi di Garibaldi, che furono però impotenti quando, nel 1849, il papa fu re- insediato dall’intervento armato della Francia dove l’esperienza rivoluzionaria si era esaurita e il potere era passato nelle mani di Luigi Napoleone Bonaparte, futuro Napoleone III.

In quasi nessuno degli stati coinvolti dalla rivoluzione erano stati raggiunti gli obiettivi prefissati da parte delle forze popolari e ciò indurrà la borghesia a nuove strategie, alleandosi con l’ aristocrazia moderata per mantenere il controllo economico.

L'ascesa di Cavour

In Piemonte,il governo D’Azeglio operò una laicizzazione dello stato, attraverso riforme che tolsero alla Chiesa numeroso privilegi.

Uno dei principali artefici della popolarità raggiunta dallo Stato Sabaudo fu il conte Camillo Benso di Cavour, esponente dell'aristocrazia piemontese. Fu chiamato al governo nel 1850, dal nuovo presidente del consiglio Massimo D'Azeglio,come ministro per l'agricoltura. Subito promosse un' accordo tra l'ala progressista della maggioranza moderata (da esso rappresentata) e i democratici moderati riuniti attorno a Urbano Rattazzi .L'accordo Cavour-Rattazzi riuscì a relegare ai margini della vita politica sia la corrente clerical-conservatrice, sia gli estremisti democratici,fornendo all'esecutivo una salda maggioranza parlamentare su cui fare affidamento.

Nel 1852 dopo le dimissioni di D'Azeglio,salì al governo Cavour che rilanciò l'economia del regno.

Tra il 1853 e il 1857, Cavour pone le basi per il suo progetto politico.

Gli obiettivi erano: sviluppo economico (ci furono molti accordi economici fra varie nazioni europee,che portarono all'abbattimento del dazio sul grano e inoltre il denaro pubblico fu impiegato per la costruzione di una rete di trasporti efficiente,come l'ampliamento della rete ferroviaria che favorì lo sviluppo di industrie meccaniche e siderurgiche), costituzione di uno stato laico (nacquero dei contrasti con la chiesa poiché furono confiscati dei beni e furono oppressi ordini religiosi) e unificazione dell’ Italia settentrionale sotto lo stato di Savoia ( si pose due obiettivi: ruolo importante di stato-guida del Piemonte per il conseguimento dell’unità nazionale e interessamento degli Stati europei alla questione italiana)

La guerra di Crimea e l'unificazione

L’ occasione per inserire la questione italiana nello scenario europeo fu data dalla “questione d’Oriente”. Infatti Cavour decise di inviare soldati alla guerra di Crimea, che terminò nel 56 con la sconfitta della Russia. Il Piemonte fu annesso alle trattative di pace, che si tennero a Parigi. Qui Cavour ottenne un importante successo ottenendo che una seduta della “conferenza internazionale” fosse dedicata alla questione italiana potendo così denunciare la presenza austriaca in Italia.

Tra il 1857 e 1859, Cavour raggiunse i due obiettivi prefissati per quanto riguarda l’unificazione dell’ Italia settentrionale. Infatti filo-sabaudi, democratici e repubblicani (tra cui Garibaldi) costituirono la società Nazionale che riconobbe lo stato di Sardegna come stato-guida e inoltre Napoleone III si impegnò ad intervenire militarmente a fianco del Piemonte in caso di bisogno.

Raggiunto l’accordo con la Francia, il Piemonte assunse iniziative politiche atte a spingere l’ Austria alla guerra, e così avvenne nel 1859.

Raggiunto l’accordo con la Francia, il Piemonte assunse iniziative politiche atte a spingere l’ Austria alla guerra, e così avvenne nel 1859, poiché l’Austria, palesemente minacciata, rivolse un ultimatum al re sabaudo, il cui premeditato rifiuto portò alla guerra.

L’esercito piemontese, coadiuvato da Napoleone III e dal gruppo volontario di Giuseppe Garibaldi (i Cacciatori delle Alpi), ottenne importanti vittorie a Magenta, Solforino e San Martino. Le forze austriache ripiegarono sulle fortificazioni ad est e la Lombardia fu trionfalmente liberata.

Il successo riportato dai franco-piemontesi non tardò ad innescare nuove insurrezioni in altre località d’Italia: le città di Firenze, Bologna, Parma e Modena scacciarono i rispettivi occupatori e chiesero l’annessione al Regno di Sardegna. Ma Napoleone III si allarmò di fronte a tali richieste, poiché minacciavano di ampliare il Regno dei Savoia più del previsto; di sua sola iniziativa firmò a Villafranca un armistizio con l’Imperatore d’Austria Franz Joseph. L’accordo tra i due sovrani concesse comunque la Lombardia al Regno di Sardegna, ma il Veneto e le città insorte rimasero ai precedenti occupatori. Nel 1860 il primo ministro Cavour, dimessosi e poi rieletto, firmò l’armistizio di Villafranca con Napoleone III, che dava Nizza e la Savoia alla Francia perché questa avallasse l’annessione della Toscana e dell’ Emilia Romagna al Piemonte.

La spedizione dei Mille

Con spedizione dei Mille si intende la spedizione partita da Quarto tra 5 e 6 maggio del 1860, località presente nel Regno di Sardegna, verso la Sicilia, in cui governava il Regno di Sardegna. La spedizione fu guidata dal generale Giuseppe Garibaldi, il quale fu seguito nella sua impresa da altri mille uomini. L'operazione prevedeva l'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna, sconfiggendo il nemico, ovvero la famiglia dei Borboni che governava da secoli nell'area. 
I mille guidati da Giuseppe Garibaldi sbarcarono nella città di e il loro obiettivo principale era quello di conquistare tutto il Regno delle due Sicilie, approfittando delle insurrezioni scoppiate a livello locale tra il popolo. Dopo varie battaglie i territori del regno delle Due Sicilie furono inglobati nel Regno di Sardegna. L'impresa di Garibaldi fu accolta con grande partecipazione popolare e per questo motivo Cavour temeva che si potessero diffondere idee democratiche. Cosi egli intervenne con truppe piemontesi e il controllo dell’ unificazione italiana tornò sotto il suo potere, grazie a un plebiscito. Tra la fine del 1860 e l’inizio del 1861 l’esercito sabaudo sconfisse le ultime resistenze nel territorio italiano, cosicché nel gennaio ’61 si svolsero le elezioni del nuovo stato. Il 17 marzo 1861 venne proclamato primo Re d’ Italia Vittorio Emanuele II (ex re di Sardegna).

Le difficoltà post-unificazione

Il controllo politico era di una ristretta classe dirigente, in cui si erano formate due orientamenti politici diversi: la sinistra e la destra. La sinistra era meno compatta e in essa confluivano forze politiche diverse ed era formata dalla piccola borghesia.

La destra era formata da conservatori e rappresentava la ricca borghesia.

Nell’ ottobre 1861 sale al potere Ricasoli, in seguito alla morte di Cavour e iniziò l’ unificazione amministrativa e legislativa. Egli procedette con il criterio di accentramento (nessuna autonomia a livello locale e estensione delle leggi del Regno di Sardegna in tutta Italia)

Fu introdotto il servizio militare obbligatorio che aggravò le condizioni economiche della popolazione rurale meridionale, poiché sottraeva gli uomini con maggior capacità lavorativa alle misere famiglie contadine.

Le condizioni di vita erano decisamente misere: la mortalità era elevata a causa delle pessime condizioni sanitarie, i salari erano minimi, il livello di istruzione era bassissimo e in gran parte del territorio si parava in dialetto.

La destra cercò di migliorare questa condizioni, ponendo la scuola obbligatoria e gratuita per i primi due anni, ma ciò non riuscì ad imporsi omogeneamente sul territorio. Sul piano economico, la destra potenziò le opere pubbliche, i servizi e l’agricoltura ( questione meridionale = i terreni rimanevano nelle mani dei latifondisti e non cera una borghesia che favoriva i commerci e le industrie)

Le tasse erano basate su imposte su redditi e consumi e il loro aumento attraverso la tassa sul macinato (che era alla base del nutrimento degli uomini), mise in ulteriore difficoltà il popolo che si ribellò (pareggio di bilancio nel 1875).

Questa situazione critica fece dilagare il fenomeno del brigantaggio, che lo stato attenuò con una durissima repressione, ignorandone le profonde cause sociali ed economiche.

La questione romana

Il completamento dell’ unificazione italiana fu problematica. Infatti il papa non voleva cedere Roma all’ Italia e così fu arruolato un esercito con a capo Garibaldi. Questo esercito fu fermato dalle minacce di Napoleone III (  convenzione tra Italia e Francia  Firenze capitale). Nel 67 ci fu un’ altro tentativo, ma ulteriormente vanificato, finche nel 70 la Francia fu sconfitta dalla Prussia e ciò dava il via libera a conquistare Roma.

Dopo l’annessione del Lazio, lo Stato pontificio non esisteva più, anzi era ridotto alla sola Città del Vaticano. Nel 1871 il parlamento italiano vota la legge delle guarentigie (= garanzie), con cui lo Stato italiano riconosce Città del Vaticano e si impegna a versare ogni anno un certa cifra per il mantenimento del Papa e del clero. 
 Pio IX però non riconosce validità a tale legge, anzi non riconosce lo Stato italiano e invita i cattolici a non partecipare alla vita politica dello Stato.

La Terza guerra d'indipendenza

Il Veneto venne conquistato nel 1866 con la Terza guerra d’indipendenza. In quell’anno la Prussia voleva dichiarare guerra all’Austria e contattò il governo italiano proponendo un’alleanza antiaustriaca la quale fu prontamente accettata. L’Italia condusse questa guerra in maniera disastrosa e andò incontro a dure sconfitte tra cui si possono ricordare quelle a Custoza e a Lissa. La battaglia navale di Lissa fu persa a causa delle rivalità tra i due generali dell’esercito e questo episodio dimostrava come fosse ancora debole e disorganizzato l’esercito italiano. Queste due sconfitte clamorose vennero riscattate da Garibaldi che radunò dei volontari e invase il Trentino battendo gli austriaci a Bezzecca. Il Trentino venne conquistato e Garibaldi stava per puntare il confine con l’Austria quando venne fermato dalla fine della guerra perché nel frattempo i prussiani avevano massacrato l’esercito asburgico. L’Austria fu costretta a firmare la pace con la Prussia, ma si rifiutarono di trattare con l’Italia che avevano più volte sconfitto. Allora decisero di cedere il Veneto alla Francia che a sua volta lo girò all’Italia. All’Italia però mancavano ancora le cosiddette “terre irredente”, cioè il Trentino e il Friuli.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il ruolo di Giuseppe Mazzini nel Risorgimento italiano?
  2. Giuseppe Mazzini ha fondato la "Giovine Italia" nel 1831, un'organizzazione rivoluzionaria con l'obiettivo di creare uno stato indipendente, unitario e repubblicano in Italia, utilizzando l'insurrezione popolare come strumento principale.

  3. Quali furono le conseguenze delle insurrezioni del 1848 in Italia?
  4. Le insurrezioni del 1848 portarono alla proclamazione di governi provvisori a Milano e Venezia, ma alla fine furono sconfitte dagli austriaci, portando alla Restaurazione nei territori lombardo-veneti e in altri stati italiani.

  5. Come ha contribuito Cavour all'unificazione italiana?
  6. Cavour ha promosso lo sviluppo economico e la laicizzazione dello stato in Piemonte, ha partecipato alla guerra di Crimea per inserire la questione italiana nello scenario europeo e ha negoziato alleanze strategiche, come con la Francia, per spingere l'Austria alla guerra.

  7. Cosa ha rappresentato la spedizione dei Mille guidata da Garibaldi?
  8. La spedizione dei Mille, guidata da Garibaldi nel 1860, mirava ad annettere il Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna, contribuendo significativamente all'unificazione italiana.

  9. Quali furono i risultati della Terza guerra di indipendenza per l'Italia?
  10. La Terza guerra di indipendenza del 1866, nonostante le sconfitte italiane, portò alla conquista del Veneto grazie all'alleanza con la Prussia, che sconfisse l'Austria, e alla successiva cessione del Veneto all'Italia tramite la Francia.

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