Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • During the Russian period (1809-1917), Finland was conquered by Tsar Alexander I, who promised to respect Finnish institutions, leading to gradual autonomy with its own Senate and the use of Finnish and Swedish languages.
  • The process of Russification under Alexander III and Nicholas II was met with passive resistance by Finns, culminating in the significant February 1899 Manifesto that sparked protests against the integration of Finnish troops into the Russian army.
  • The Russian Revolution of 1917 allowed Finland to regain autonomy, with Lenin supporting its independence, leading to a civil war between the Red and White Guards, eventually resulting in the recognition of the Finnish Republic.
  • During the Cold War, Finland maintained a policy of "active neutrality," balancing relationships with Nordic countries and the Soviet Union, signing a Finnish-Soviet friendship pact in 1948 while fostering economic ties with the West.
  • Following the USSR's collapse, Finland reoriented its economy towards Europe, applied for EU membership in 1992, and joined in 1995, marking a shift towards European integration and NATO's Partnership for Peace.

Indice

  1. L'accordo di Tilsit e la Finlandia
  2. Amministrazione e sviluppo economico
  3. Russificazione e resistenza finlandese
  4. Indipendenza e guerra civile
  5. Trattato di Tartu e divisioni politiche
  6. Movimenti politici e tensioni interne
  7. Neutralità e relazioni internazionali
  8. Politica di neutralità attiva
  9. Relazioni con l'URSS e la CEE
  10. Adesione all'Unione europea
  11. Tensioni attuali con la Russia

L'accordo di Tilsit e la Finlandia

In conformità con l'accordo di Tilsit tra Francia e Russia, del 1807, una delle cui clausole prevedeva che quest'ultima avrebbe dovuto obbligare la Svezia a impegnarsi nel blocco continentale contro l'Inghilterra, lo zar Alessandro I conquistò la Finlandia due anni dopo e se ne assicurò il possesso con la pace di Hamina.

Amministrazione e sviluppo economico

Alessandro I assume il titolo di Granduca di Finlandia e promette di rispettare le istituzioni del paese.

Da allora in poi, la Finlandia si amministrerà con un Senato, presieduto da un governatore generale e controllato da un comitato congiunto per gli affari finlandesi, con sede a San Pietroburgo, ma mantiene l'uso del finlandese e dello svedese. Nel 1811, Alessandro ripristina le province orientali al Ducato e nel 1812 la capitale è spostata a Helsinki. Viene decretata l'uguaglianza delle due lingue ufficiali.

Sotto il regno liberale del successore di Alessandro I, Alessandro II, si sviluppò un'economia agricola che riforniva il mercato nazionale. La foresta era sfruttata per l'industria del legno e della carta; l'industria tessile si concentrò a Tampere. Con l'ordinanza del 1869, lo zar fece della Dieta (riunita nel 1863 per la prima volta dal 1809) un parlamento che si riuniva ogni tre anni; concesse autonomia ai comuni rurali e fornì alla Finlandia un esercito nazionale e una moneta propria.

Russificazione e resistenza finlandese

Ma poiché le libertà finlandesi danneggiavano il panslavismo, sotto Alessandro III (1881-1894), la russificazione si intensificò. Ma è soprattutto Nicola II, che adottò le misure più contestate. Il "Manifesto del febbraio 1899", considerato un attacco all'autonomia della Finlandia, provocò un'ondata di proteste nel paese. L'anno seguente, un decreto rese il russo la lingua ufficiale del Senato e dell'amministrazione. L'opposizione stava crescendo in seguito alla nuova legge sulla coscrizione che integrava l'esercito finlandese nell'esercito russo, a cui i finlandesi risposero con una resistenza passiva. Rimanendo sordo a questo malcontento, lo zar accordò poteri dittatoriali al generale Bobrikov nel 1903. L'assassinio di quest'ultimo nel 1904 e l'agitazione rivoluzionaria del 1905, portarono lo zar a fare marcia indietro.

La Dieta fu sostituita da una camera eletta a suffragio universale, alla quale le donne parteciparono per la prima volta al mondo (1906). Tuttavia, dopo le elezioni del 1907, le tensioni tra russi e finlandesi - incluso il più conciliante di loro (il partito dei "vecchi finlandesi") – si evolsero verso la rottura; l'Assemblea fu sciolta e nuove elezioni furono indette quasi ogni anno tra il 1907 e il 1913. Dal 1909 furono applicate nuove misure di russificazione e fu rafforzata la supervisione esercitata dal Consiglio dei ministri russo.

Fu di nuovo organizzata una resistenza passiva contro le decisioni russe e, già nel 1914, un corpo di volontari fu addestrato in Germania. La rivoluzione del 1917 permise alla Finlandia di riconquistare la sua autonomia; dopo aver vinto, Lenin si impegnò con il Partito socialdemocratico finlandese a riconoscere l'indipendenza del paese, incoraggiandolo a iniziare una rivoluzione. Durante lo sciopero generale di novembre, il partito, che oscillava tra legalismo e azione extraparlamentare, sostenne la formazione delle Guardie Rosse in risposta alla costituzione da parte di forze conservatrici di guardie civiche, destinate sia a combattere la radicalizzazione del movimento operaio sia a disarmare le guarnigioni russe rimaste nel paese.

Indipendenza e guerra civile

Il 3 gennaio 1918, il governo bolscevico riconobbe l'indipendenza della Finlandia, ma continuò a fornire armi alla Guardia Rossa e alle guarnigioni russe. La rivoluzione scoppiò il 27 gennaio; una commissione popolare fu nominata a Helsinki e le amministrazioni furono consegnate ai soviet operai. Il governo, rifugiatosi a Vaasa, affidò al generale Mannerheim il compito di organizzare l'Armata Bianca. Scoppiò una breve guerra civile tra la Guardia Rossa, sostenuta dai bolscevichi, e la Guardia Bianca, aiutata dalla Germania.

La Guardia Rossa fu disarmata di sorpresa da Mannerheim. Egli sconfisse la Guardia Rossa a Tampere il 5 aprile. Il 12 aprile, un corpo di spedizione tedesco, comandato dal generale von der Goltz, riconquistò Helsinki. Dopo la cattura di Viipuri da parte dei finlandesi, il paese passò sotto il pieno controllo del governo legale.

Trattato di Tartu e divisioni politiche

Con il Trattato di Tartu (14 ottobre 1920), i sovietici riconobbero la Repubblica di Finlandia, alla quale cedettero il territorio di Petsamo, pur mantenendo la Carelia orientale.

La fine della guerra civile ebbe l'effetto di dividere il movimento operaio con la fondazione a Mosca del Partito comunista, obbligato a rimanere clandestino, ma che era, tuttavia, rappresentato nel Partito socialista operaio di Finlandia, creato nel 1920. Mentre i socialdemocratici, cioè la principale forza parlamentare dal 1907, occupano una posizione centrale, i partiti "borghesi" – centristi dell'Unione Agraria, i liberali e repubblicani del Partito del Progresso Nazionale, i conservatori e monarchici della Coalizione Nazionale, e il Partito popolare svedese che rappresenta la minoranza svedese – dovettero formare gabinetti il più delle volte in minoranza. Con l'eccezione del governo del 1926-1927, l'SDP fu rimosso dal potere, ma diede il suo sostegno condizionato ai gabinetti centristi.

Movimenti politici e tensioni interne

Alla fine degli anni 1920, il tentativo di radicalizzare il movimento operaio fu seguito dalla creazione di un movimento anticomunista di estrema destra, una sorta di rinascita della Finlandia "bianca" del tempo della guerra civile, che era stata forgiata attorno al movimento Lapua. Combinando populismo contadino e nazionalismo, quest'ultimo riuscì a fare pressione sul governo di coalizione "borghese" formato nel 1930-1931, che cedette alle sue ingiunzioni e prese severe misure contro la sinistra comunista.

Nel 1932, però, il presidente conservatore Pehr Evind Svinhufvud (1931-1937) e il governo stroncarono sul nascere un tentativo di colpo di Stato e ordinarono lo scioglimento del movimento. Il declino dell'influenza comunista e dell'estrema destra – guidato nel 1932-1936 dal Movimento patriottico popolare - così come la forte avanzata dell'SDP nelle elezioni del 1933 e del 1936 portarono, nel 1937, al primo governo "terra rossa", basato sulla collaborazione tra agrari e socialdemocratici: una costante nella vita politica finlandese.

Nel 1939, l'URSS, preoccupata per l'espansionismo della Germania di Hitler, rivendicò dalla Finlandia (con la quale aveva firmato un trattato di non aggressione nel 1932) alcuni territori strategici necessari per la difesa di Leningrado, ma Helsinki rifiutò di cederli. L'aggressione sovietica del novembre 1939 sorprese il paese quasi disarmato e, nonostante un contrattacco vittorioso, la Finlandia, per mancanza di un reale sostegno occidentale, fu costretta a firmare la Pace di Mosca (13 marzo 1940), a seguito della quale passarono alla Russia la Carelia e parte della Lapponia. Nel 1941, Hitler forzò la mano del presidente Ryti e trascinò la Finlandia in una nuova guerra.

Neutralità e relazioni internazionali

Durante la guerra fredda, la Finlandia ha dovuto conciliare due interessi contrastanti pur mantenendo la sua indipendenza. Voleva mantenere i suoi legami tradizionali con i paesi nordici e l'Europa occidentale, ma cercava anche di mantenere buone relazioni con il suo potente vicino sovietico, con il quale condivideva un confine di oltre 1.000 km. Questa politica di "neutralità attiva", che richiedeva molta diplomazia, fu avviata dal presidente Juho Kusti Paasikivi ed estesa dal suo successore Urho Kaleva Kekkonen.

Politica di neutralità attiva

Con il Trattato di Parigi (1947), la Finlandia perse la Carelia e il distretto minerario di Petsamo; cedette all'URSS il porto di Porkkala, sul Baltico, per cinquant'anni, e si impegnò a pagare un’onerosa indennità di guerra. Ma ebbe un vantaggio: la libertà. Rifiutò l'aiuto del Piano Marshall e le sue nuove relazioni con l'URSS la costrinsero a legalizzare il Partito Comunista. Nel 1948, fu firmato un patto di amicizia finlandese-sovietico e nel 1950 un trattato di sicurezza reciproca e un accordo commerciale furono conclusi con Mosca. Il debito di guerra fu pagato nel 1952 e tre anni dopo la penisola di Porkkala fu restituita.

Relazioni con l'URSS e la CEE

Urho Kaleva Kekkonen è l'uomo che ha plasmato la politica finlandese del dopoguerra. Come primo ministro dal 1950 al 1956 (salvo due brevi intervalli) e poi come presidente dal 1956 al 1981, perseguì una politica prudente per accogliere i sovietici e tenere la Finlandia fuori dai conflitti internazionali. Molti osservatori occidentali si riferiscono a questa neutralità come più o meno limitata col termine "finlandizzazione".

Tuttavia, il paese rimase orientato verso la Scandinavia e l'Occidente. Così, nel 1955, fu ammesso alle Nazioni Unite e nel 1956, al Consiglio nordico. Intense rimanere fedele alla Convenzione di Helsinki, che suggellava l'accordo di cooperazione con i cinque paesi nordici. Ma l'URSS voleva impedire alla Finlandia – il suo terzo partner commerciale, al di fuori del mondo comunista – di avvicinarsi ai suoi vicini scandinavi e soprattutto di unirsi all'Occidente. Così, nel dicembre 1969, i colloqui sul Nordek (Unione economica dei paesi scandinavi) fallirono e l'Europa settentrionale non poté aderire in blocco alla Comunità economica europea (CEE).

Nel 1968, il presidente Kekkonen inaugurò il canale di Saimaa, che, attraversando il territorio sovietico, aumentò il commercio tra i due paesi.

Nel 1969, la Finlandia diede all'URSS la sua preferenza per l'installazione di una centrale nucleare.

Nel 1970, i due Stati firmarono un protocollo che prorogava il loro trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza fino al 1990, che, poi, è stato prorogato per vent'anni. Nell'aprile 1971, il primo ministro Karjalainen, in visita in URSS, concluse un accordo di cooperazione economica per il periodo 1971-1975, e nel maggio 1973, la Finlandia è stato il primo paese non comunista a firmare un trattato di cooperazione con il Comecon. Nello stesso anno, tuttavia, concluse anche un accordo di libero scambio con la CEE e stabilì relazioni diplomatiche con le due Germanie. La sua preoccupazione per la neutralità fu illustrata nel 1969 dalla ratifica del trattato di non proliferazione delle armi nucleari, seguita da conferenze tenute a Helsinki sulla limitazione delle armi strategiche e dalla Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Venti anni più tardi, la Finlandia è diventata membro del Consiglio d'Europa.

Adesione all'Unione europea

Dopo il crollo dell'URSS, avvenuto nel 1991, Finlandia e Russia hanno deciso di rivedere le loro relazioni. La Finlandia sta ristrutturando il suo orientamento economico e stringendo legami con le ex repubbliche sovietiche. Ma si è rivolta soprattutto all'Europa e nel marzo 1992 ha presentato la sua domanda di adesione alla CEE, che è stata accolta favorevolmente.

Nell'ottobre 1994, il 57% degli elettori finlandesi ha votato a favore dell'adesione all'Unione europea (UE), entrata in vigore il 1° gennaio 1995. Considerata la più "euro-entusiasta" dei paesi del Nord Europa, la Finlandia ha anche aderito all'Unione economica e monetaria (UEM) e dal 1994 partecipa al Partenariato per la Pace della NATO.

Tensioni attuali con la Russia

In concomitanza con l’attuale guerra dell’Ucraina, la Russia vede con diffidenza la politica della Finlandia. Da parte sua, la Finlandia ha in atto la creazione di una sorta di “cortina di ferro” con la Russia. Lungo il confine, Prima ci sarà il disboscamento, poi la costruzione di una strada e, infine, l'allestimento di rigide recinzioni: alte tre metri con filo spinato – in sostituzione dei leggeri pannelli di legno che fino ad ora servivano soprattutto per impedire il passaggio del bestiame.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il ruolo di Alessandro I nella storia della Finlandia durante il periodo russo?
  2. Alessandro I ha conquistato la Finlandia nel 1809 e ha assunto il titolo di Granduca di Finlandia, promettendo di rispettare le istituzioni del paese e garantendo una certa autonomia amministrativa con l'istituzione di un Senato.

  3. Come ha reagito la Finlandia alle politiche di russificazione imposte da Nicola II?
  4. La Finlandia ha risposto alle politiche di russificazione di Nicola II con un'ondata di proteste e una resistenza passiva, specialmente contro il "Manifesto del febbraio 1899" e le successive misure che integravano l'esercito finlandese nell'esercito russo.

  5. Quali eventi hanno portato al riconoscimento dell'indipendenza della Finlandia da parte del governo bolscevico nel 1918?
  6. La resistenza passiva contro le decisioni russe, l'addestramento di un corpo di volontari in Germania, e la rivoluzione del 1917 hanno contribuito al riconoscimento dell'indipendenza della Finlandia da parte del governo bolscevico il 3 gennaio 1918.

  7. Come ha influenzato la guerra fredda la politica estera della Finlandia?
  8. Durante la guerra fredda, la Finlandia ha adottato una politica di "neutralità attiva", cercando di mantenere buone relazioni sia con i paesi nordici e l'Europa occidentale sia con l'URSS, suo potente vicino, culminando nella firma di un patto di amicizia finlandese-sovietico nel 1948.

  9. Quali passi ha intrapreso la Finlandia per integrarsi nell'Unione Europea e come ha reagito la popolazione?
  10. La Finlandia ha presentato la sua domanda di adesione alla CEE nel marzo 1992, e nell'ottobre 1994, il 57% degli elettori finlandesi ha votato a favore dell'adesione all'Unione Europea, che è entrata in vigore il 1° gennaio 1995, dimostrando un forte euro-entusiasmo.

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