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Prima Guerra mondiale - Riassunto (5) scaricato 58 volte

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PREMESSA

Ho scelto come argomento principale della mia tesina “ La Prima Guerrra Mondiale “. Vi è una ragione ben precisa: molti conoscono la guerra come una battaglia in cui due stati si fronteggiano per i motivi più disparati, ma mi domando questo? Quante persone, famiglie, città si sono dovute sacrificare per noi? Tante, troppe a tal punto che il solo pensiero di quelle urla ti stringono il cuore.

Si deduce dalle mie parole che sono contro la guerra, la guerra provoca solo morti e tanta sofferenza. La guerra è ingiusta perché spesso è il modo di risolvere più velocemente i problemi senza curarsi dei mezzi utilizzati, invece di pensare e cercare una soluzione di pace. Se ad oggi posso permettermi una vita, possiamo definirla dignitosa, è merito dei soldati che hanno lottato aspramente per difendere la nostra patria. Anche se non li conosco, non so chi siano i miei eroi, li ringrazio infinitamente per ogni loro azione di coraggio.

INTRODUZIONE

INDICE

1) La Prima Guerra Mondiale e le sue cause pag.5-8
2) Eugenio Montale pag.9-10
3) Teoria delle “risorse umane” pag.11-14
4) La Banca d’Italia pag.15-17
5) The British army in the Great War pag.18-19
6) La Crittografia durante la Prima Guerra Mondiale pag.20
7) Les consequénces de la Première Guerre Mondiale pag.21
8) Le Fonti pag. 22


La Grande Guerra
Le cause

La Prima Guerra Mondiale fu combattuta tra il 1914 e il 1918 ed è conosciuta come Grande guerra perché è il primo grande conflitto che prevede un altissimo numero di vittime. L’evoluzione tecnologica ha portato a produrre armi sempre più sofisticate che avrebbero poi prodotto un numero così alto di vittime. Le cause della Prima Guerra Mondiale sono molteplici: politico, economico, culturale, militare e il motivo occasionale. Le cause politiche si riconducono alla crescente conflittualità tra le potenze europee, tra la Germania con i suoi ideali di Nazionalismo Imperialista cui si affiancava la volontà dell’Austria di espandersi nella penisola balcanica e le pretese di controllo della Russia sull’Europa dell’est. Le cause economiche della Guerra sono dovute ad una serie di conflitti: la Germania e la Francia si contendevano l’Alsazia e la Lorena, sempre la Germania era in cattivi rapporti con la Gran Bretagna per la questione coloniale. Il commercio tedesco era raddoppiato per questo le altre potenze industriali si videro costrette ad espandere il proprio mercato per garantirsi il rifornimento delle materie prime. Di conseguenza nacquero dei conflitti dove le zone d’influenza non erano ben definite. Successivamente si formarono due schieramenti di Stati contrapposti: la Triplice Alleanza, formata dalla Germania, Austria e Italia e la Triplice Intesa formata da Gran Bretagna, Francia e Russia. Le cause militari sono da ricercare nella politica militaristica delle grandi potenze e nella “corsa degli armamenti” dei paesi europei più industrializzati. Le industrie che fabbricavano merce inutile ai fini della guerra iniziarono a cambiare produzione concentrandosi esclusivamente nella lavorazione delle armi. Fin dai primi anni del ‘900 in larghi strati della popolazione si diffusero atteggiamenti favorevoli alla guerra. La scelta dei governi di dichiarare guerra fu facilitata:
dal dilagante nazionalismo;
dal razzismo e dalla volontà di salvaguardare l'identità nazionale;
dall'applicazione del darwinismo alle relazioni internazionali, cioè dalla convinzione che la guerra fra gli Stati equivalesse alla lotta per la sopravvivenza nella natura;
dal fatto che molti giovani vedessero nella guerra l'unica possibilità di cambiamento della propria situazione sociale e politica.

Fu sufficiente una scintilla per far esplodere il conflitto. E la scintilla si accese il 28 giugno 1914 quando un nazionalista serbo uccise a Sarajevo l'erede al trono d'Austria Francesco Ferdinando.
Secondo gli Austriaci il governo serbo non aveva fatto nulla per impedire l'attentato. L'Austria in realtà approfittò di questa motivazione per attaccare la Serbia e risolvere finalmente la questione balcanica.
Il 23 luglio inviò alla Serbia un ultimatum che richiedeva entro 48 ore la soppressione delle organizzazioni irredentistiche slave; il divieto di ogni forma di propaganda antiaustriaca; l'apertura di un'inchiesta sull'attentato, condotta da una commissione mista serbo-austriaca.
Il governo serbo non poteva accettare tali richieste e il 28 luglio l'Austria dichiarò guerra alla Serbia.

Si passò in pochi giorni dal conflitto Austria-Serbia ad una guerra europea.
All'ordine di mobilitazione generale impartito all'esercito russo, rispose la Germania che dichiarò guerra alla Russia e alla Francia
Le truppe tedesche attuarono il “piano Schlieffen” che prevedeva un attacco massiccio alla Francia aggirandone le difese militari mediante l'attraversamento del Belgio e Lussemburgo. Arrivò anche l'intervento della Gran Bretagna a fianco della Francia e della Russia contro Austria e Germania.
Fra gli aderenti ai due schieramenti (Intesa e Alleanza), solo l'Italia dichiarò la propria neutralità.

A causa del frequente uso dell'artiglieria e delle mitragliatrici, furono predisposte le trincee.
Svanita la possibilità di una guerra di movimento, si era passati a una guerra di posizione.
Ma presto si giunse anche qui ad una situazione di stallo, per il sostanziale equilibrio delle forze in campo.

Si formarono due schieramenti, i neutralisti e gli interventisti.
I Neutralisti erano la maggioranza della popolazione e dei parlamentari che desideravano che l'Italia non entrasse in guerra. Tra questi c'era anche Giolitti, che proponeva di ottenere Trento e Trieste offrendo all'Austria proprio la neutralità dell'Italia. Nella fazione dei neutralisti vi erano la maggior parte dei cattolici, i liberali e i socialisti. Quest'ultimi ritenevano che la guerra rappresentasse un danno enorme per i proletari. Anche papa Benedetto XV era contro la guerra che lui stesso definì “un'inutile strage”.
Gli Interventisti erano coloro che vedevano la guerra come un segno di vitalità per la nazione e con essa volevano accrescere il prestigio italiano. Tra gli interventisti vi erano gli irredentisti, che volevano la guerra principalmente per liberare Trento e Trieste dal dominio austriaco.
Vi erano anche i democratici i quali volevano che l'Italia entrasse nel conflitto per schierarsi al fianco dei paesi democratici dell'Intesa, Francia e Inghilterra, contro i regimi autoritari della Germania e dell'Austria.
Il 3 maggio l'Italia uscì dalla Triplice Alleanza.
Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria, ma non ancora alla Germania.
Ma l'esercito italiano non era ancora pronto a sostenere un conflitto così impegnativo e il fronte italo-austriaco rendeva difficile la tenuta delle posizioni da parte delle nostre truppe.
Il Comandante supremo dell'esercito era Luigi Cadorna. Egli decise di portare un attacco frontale agli Austriaci lungo l''Isonzo.
Nel 1916 le truppe austriache attaccarono il punto debole del fronte italiano occupando Asiago. Ma la tenace resistenza italiana e l'ulteriore impegno dell'Austria a causa dell'attacco dei Russi fece arrestare questa offensiva

Le vicende belliche del 1915 furono complessivamente favorevoli agli Imperi centrali. I Tedeschi riuscirono infatti ad occupare importanti zone industriali della Francia e a controllare le attività produttive del Belgio.
All'inizio del 1916, i Tedeschi prepararono un'offensiva contro l'esercito francese che sfociò nella battaglia di Verdun e provocò più di 500 000 vittime.
Gli alleati anglo-francesi risposero con la battaglia della Somme, che consentì la tenuta del fronte francese, anche se causò la morte di circa un milione di uomini.
In questo periodo, inoltre, il blocco navale imposto dalla Gran Bretagna fin dall'inizio del conflitto che impediva che ai porti tedeschi giungessero materie prime e derrate alimentari, iniziava ad essere pesante per l'economia degli Imperi centrali. I Tedeschi allora affrontarono la marina inglese nel Mare del Nord provocando ingenti danni all'avversario, ma senza ottenere il dominio dei mari.

Si stava sempre più allineando la prospettiva di una lunga durata della guerra, e ciò pesava molto sulle difficoltà economiche degli Imperi centrali.
Per questo, già dal febbraio del 1917, i Tedeschi decisero di accorciare i tempi e di intensificare la guerra sottomarina, per bloccare tutti i rifornimenti ai paesi nemici ed isolare economicamente la Gran Bretagna.

Questi danneggiamenti marini, ritenuti dagli USA contrari ai princìpi del libero commercio, spinsero gli Stati Uniti stessi ad entrare nel conflitto a fianco dell'Intesa (6 aprile 1917). Gli USA iniziarono il loro intervento rifornendo gli Inglesi, procurandosi armi e provviste e facendo una leva militare per prepararsi al conflitto.
Nel frattempo sul fronte russo la situazione cambio completamente, poiché il regime zarista fu sostituito da una repubblica che decise di proseguire la guerra. Ma i Tedeschi riuscirono a penetrare nel territorio dei Russi perchè quest'ultimi abbandonavano il fronte. Si arrivò quindi alla rivoluzione ed il potere fu assunto dai comunisti guidati da Lenin. Questo nuovo governo russo decise di uscire dalla guerra e avviò delle trattative di pace con gli Imperi centrali, conclusesi con l'accordo di Brest-Litovsk.
La Russia fu obbligata a pesanti cessioni: la Germania ottenne infatti la Polonia e i Paesi Baltici, mentre l'Ucraina diventò indipendente.

In seguito alla crisi della Russia, l'Austria e la Germania poterono spostare delle truppe sul fronte occidentale e su quello italiano.
Gli Austriaci fecero un grande sforzo offensivo e, appoggiati dai Tedeschi, sfondarono le linee italiane a Caporetto il 24 ottobre 1917.
La ritirata delle truppe italiane divenne una disfatta e l'esercito nemico penetrò in Italia per 150 chilometri, causando la perdita di circa 400 000 uomini. Questa sconfitta ebbe subito ripercussioni politiche: fu fondato un nuovo governo presieduto da Vittorio Emanuele Orlando. Il generale Cadorna dovette lasciare il comando supremo dell'esercito e fu sostituito dal generale Armando Diaz, che decise di sistemare una nuova linea di difesa sul fiume Piave, dove fu bloccata l'offensiva austriaca.
La prima guerra mondiale fu caratterizzata fin dall'inizio dal completo coinvolgimento della popolazione.
Per sostenere gli eserciti al fronte, infatti, era necessario lo sforzo di tutti: per questo le donne e gli uomini che non combattevano erano coinvolti in una straordinaria mobilitazione per garantire ai militari tutte le risorse di cui avevano bisogno.
Ma col protrarsi della guerra le condizioni delle popolazioni civili andarono peggiorando, a causa della limitazione della libertà personale, del razionamento del cibo, ecc. Questa situazione causò scioperi e sommosse soprattutto in Francia, Italia e Germania.
Si iniziò ad opporsi alla guerra perché ormai era evidente che non aveva più senso se non arrivavano le strepitose vittorie tanto attese, le quali erano solo invenzioni della propaganda governativa.

Nonostante avessero firmato la pace di Brest-Litovsk con la Russia e avessero quindi ottenuto un po' di respiro, la Germania e l'Austria avvertivano sempre di più la difficoltà nel proseguire il conflitto a causa del blocco economico attuato dall'Intesa.
Il 29 ottobre 1918 l'esercito austriaco fu sconfitto nella battaglia di Vittorio Veneto e si ritirò.
Il 3 novembre fu firmato l'armistizio che siglava la vittoria dell'Italia.
La Germania si preparava alla resa definitiva. L'imperatore tedesco Guglielmo II lasciò il trono e anche a Berlino fu proclamata la repubblica.
La guerra finisce per l’Italia il 4 Novembre 1918 e per il resto d’Europa l’11.
La guerra termina definitivamente con la pace di Versailles il 28 giugno 1919.

Eugenio Montale

Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre 1896, trascorreva le vacanze estive nella villa del padre a Monterosso, nelle cinque terre. Si dedicò allo studio della musica e del canto e nonostante la sua salute cagionevole riuscì a diplomarsi ragioniere nel 1915. Nel 1917 si arruolò per andare a combattere in Trentino e a Rovereto e finita la guerra nel 1920 conosce Anna degli Uberti che fu una delle sue ispiratrici della sua poesia. Nel 1926 conosce Ezra Pound e si interessa alla letteratura anglosassone arrivando anche a tradurne i testi.
Nel 1929 ottiene la direzione del Gabinetto Viesseux, un prestigioso istituto culturale, ma nel 1938 viene sollevato dal suo incarico per non essersi iscritto al partito fascista.
L’anno seguente va a vivere con Druzilla Tanzi, detta anche Mosca per via dei suoi occhiali grandi e oscuri, che sposò poi nel 1962.
Nel 1948 si trasferì a Milano per dirigere il Corriere della Sera e nel 1954 diventa critico musicale per il “Corriere d’informazione”.
Nel 1963 rimane vedovo e nel 1967 gli viene nominato il titolo di senatore a vita.
Nel 1975 gli viene conferito il premio nobel per la letteratura e in quell’occasione pronunciò il discorso: è ancora possibile la poesia ?
Eugenio Montale muore a Milano il 12 settembre 1981.

Eugenio Montale è uno dei più importanti poeti del ‘900.
Il pensiero di Montale è di origine esistenzialista ed è caratterizzato da una visione pessimistica e sconsolata del mondo e della vita umana. Ispirandosi alle caratteristiche del paesaggio ligure, il poeta riesce a definire la vita come "una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia" (teologia negativa e negatività dell'essere: una volta costatata l'inutilità del vivere, ne deriva angoscia esistenziale). Ma quello di Montale è un pessimismo che proviene dall'intuizione che qualcosa nasconde la verità, le fa schermo, ne impedisce la conoscenza. Di qui la ricerca di un varco che permetta di superare l'ostacolo e che ci metta in contatto con la vita autentica. Secondo Montale, il poeta è un uomo in crisi come tutti gli altri ma è consapevole di essere dotato di una particolare sensibilità che gli consente di percepire alcuni frammenti di verità che rimanda agli altri attraverso la sua poesia.

Ho sceso dandoti il braccio , almeno un milione di scale

Il tema principale della poesia è l’amore coniugale che lega Eugenio Montale a Drusilla Tanzi.
In questa poesia, la scala e il viaggio diventano metafore di vita. Il poeta, che apparentemente aveva fatto da guida alla moglie porgendole il braccio, si accorge e diviene consapevole di essere stato guidato da lei. Drusilla è dotata di occhi più acuti, occhi che sanno andare al di là della realtà, occhi che riescono a scorgere il senso profondo del reale. La vicinanza della donna in vita ha lasciato al poeta una grande eredità: la capacità di guardare con gli occhi dell’anima.
Montale ribadisce la propria concezione dell’esistenza: la realtà non è quella che si vede con gli occhi e si percepisce con i sensi, ma è qualcosa che va al di là delle apparenze e resta misterioso per l’uomo. Resta, però, il vuoto. Un vuoto che aumenta a ogni gradino, seppure sorretto dal ricordo vivido e dalla più sentita riconoscenza.
Ecco che così mi si para davanti un’incredibile storia d’amore e condivisione e un attimo dopo gli occhi di un uomo malinconico, che percorre una stradina e scende i gradini pensieroso, incurante dei rumori. Giunto ad una panchina si siede e posa lo sguardo sugli alberi, chiude gli occhi per sentire meglio il vento. È un uomo pieno e vuoto allo stesso tempo: pieno di ricordi, di insegnamenti, di emozioni… svuotato dalla perdita, consumato dal dolore.

Spesso il male di vivere ho incontrato

Il tema è il male di vivere, il dolore, che il poeta ha incontrato ad ogni passo, in ogni aspetto della natura: nelle cose inanimate (riva), nelle piante (foglia), negli animali (cavallo).
La poesia è costituita da un parallelismo tra le due strofe: ad un’affermazione iniziale seguono gli oggetti simbolici che la spiegano. Nella prima quartina tutto ruota intorno alla parola “male” mediante tre immagini di vita interrotta: il ruscello ostacolato nel suo corso, l’incartocciarsi della foglia inaridita, il cavallo sfinito dalle fatiche e stramazzato al suolo. Nella seconda quartina i simboli del “bene” si esprimono nelle immagini di staticità e di indifferenza: la statua nell’ora silenziosa del meriggio, la nuvola sospesa nell’azzurro del cielo, il falco in volo nello spazio lontano e infinito.
L’indifferenza. La parola chiave “bene” è posta all’inizio del verso, per contrapporre alla ferrea legge dell’esistenza la scelta morale del poeta: unico rimedio nella vita è lo stato d’animo dell’Indifferenza, che Montale scrive con la lettera maiuscola, chiamandola divina, perché è quasi un miracolo, poichè permette di guardare al male e alle difficoltà della vita con impassibilità e superiore distacco. Il motivo di fondo della poesia di Montale è una visione pessimistica e desolata della vita del nostro tempo, in cui, crollati gli ideali romantici e positivistici, tutto appare senza senso, oscuro e misterioso.
Basta guardarsi intorno, suggerisce Montale, per scoprire in ogni momento e in ogni oggetto che osserviamo il male di vivere, come nei paesaggi aspri della Liguria, nei muri scalcinati.

Teoria sulle risorse umane

Per organizzazione s’intende un insieme complesso di persone associate per uno scopo in cui si dividono le attività da svolgere, secondo certe norme, stabilendo dei ruoli collegati tra loro in modo gerarchico, in rapporto con un ambiente esterno.
L'organizzazione aziendale è caratterizzata dai seguenti elementi:
Funzioni aziendali. Le diverse funzioni aziendali sono suddivise per aree e centri di competenza (es. marketing, amministrazione, personale, vendite, ecc.) a cui spetta la responsabilità e la gestione del potere della specifica funzione.
Territorio. L'organizzazione aziendale può essere suddivisa in base al territorio di competenza delle singole unità o divisioni aziendali.
Coordinamento. L'organizzazione aziendale prevede la presenza di uno o più centri di coordinamento per consentire il funzionamento delle diverse funzioni aziendali al fine di perseguire gli obiettivi fissati dalla strategia aziendale.

Due personaggi importanti che hanno caratterizzato l’organizzazione aziendale sono Elton Mayo e Frederick Winslow Taylor.

All’inizio del Novecento viene sviluppata una teoria economica dell’organizzazione scientifica del lavoro dall'ingegnere statunitense Frederick Winslow Taylor (1856-1915) . Essa si fondava sul principio che la migliore produzione si determina quando a ogni lavoratore è affidato un compito specifico, da svolgere in un determinato tempo e in un determinato modo. Qualsiasi operazione del ciclo produttivo industriale può dunque essere scomposta e studiata nei minimi particolari: è questo, secondo Taylor, il compito dei manager: individuare il compito specifico di ogni lavoratore; in quanto tempo lo deve svolgere e in che modo lo deve svolgere. Così è possibile arrivare alla razionalizzazione del ciclo produttivo, ossia alla finalizzazione dei criteri ottimali economici, attraverso l'eliminazione degli sforzi inutili, l'introduzione di sistemi di incentivazione, la gerarchizzazione interna e la rigorosa selezione del personale. L'applicazione pratica di questi principi aprì la strada alla prima catena di montaggio, introdotta negli stabilimenti della Ford Motors Company nel 1913, e di fatto dunque modificò tutta l'organizzazione del lavoro nelle industrie.
Questa teoria è alla base della politica monetaria capitalista: più prodotto fai in un'ora di lavoro, meno l'oggetto verrà a costare, e ciò vuol dire più merce da mettere sul mercato, meno costi di produzione e quindi più guadagno.

Elton Mayo è il fondatore dello "Human Relations Movement", conseguenza naturale dei risultati provenienti dagli esperimenti di Hawthorne su ciò che effettivamente spinge i lavoratori a una più elevata performance. Le ricerche che ha condotto Elton Mayo si basano sul desiderio di autoaffermazione personale di ogni individuo che ha lo scopo di rendere il lavoratore più felice e partecipe all’attività aziendale.
Le ricerche di Mayo si concentrarono sulla connessione tra l’ambiente di lavoro e il rendimento dei lavoratori. Notò che aumentando l’illuminazione all’interno della fabbrica i lavoratori rispondevano in maniera positiva e aumentavano la produzione.
Questo fenomeno ancora oggi viene chiamato “effetto Hawthome”.
Per aumentare la motivazione dei lavoratori Mayo sottolinea l’importanza di questi fattori:
1. L’incremento della motivazione attraverso l’inserimento in gruppi di lavoro
2. La creazione di un ambiente di lavoro amichevole
3. Una supervisione meno invasiva e stressante
4. La predisposizione dei gruppi a creare assistenza fra i lavoratori
Grazie alle sperimentazioni di Mayo si è potuto comprendere che l’aumento della produzione non è legato solamente all’aspetto retributivo ma all’insieme delle condizioni del contesto lavorativo.
Le conclusioni delle ricerche di Mayo furono:

• A causa dell’organizzazione scientifica del lavoro, il lavoro è diventato privo di significato, e questo significato è da ricercare nei rapporti sociali che si formano sul lavoro.
• Il lavoratore è più influenzato dalla forza sociale del suo gruppo che da incentivi da parte della direzione.
• Il lavoratore risponde alla direzione quando ne rispetta i bisogni sociali

Mayo sviluppa un’immagine di “uomo sociale” ritenendo che sia proprio la dimensione sociale a rappresentare il punto fondamentale della condizione lavorativa.
Questa teoria era in netto contrasto con quella di Taylor:
• Mayo desiderava far partecipare gli operai al processo produttivo con iniziative personali.
• Taylor invece rappresentava il lavoratore solo come un automa inserito in una catena di montaggio

Il termine “risorse umane” viene usato nel linguaggio manageriale e dell’economia aziendale per designare il personale che lavora in un’azienda e il personale dipendente. Con questa espressione si vuole individuare l’aspetto di valore del personale, nella sua professionalità e nelle sue competenze e quindi il fatto che le spese per lo sviluppo di tali risorse devono essere considerate investimenti.
Con l’avvento delle nuove teorie organizzative , le risorse umane sono considerate, dal punto di vista economico e gestionale, come le altre risorse aziendali. Di conseguenza, l’organizzazione si pone nell’ottica di investire su di esse per ottimizzare le performance e la qualità. Dal punto di vista relazionale, c’è una maggiore attenzione agli aspetti psicologici e, in particolare, motivazionali, ma anche alla salute psicofisica dei lavoratori. I due aspetti sono connessi: considerare le risorse umane come fattore economico e di crescita aziendale spinge l’organizzazione a prestare attenzione anche agli aspetti legati al loro benessere complessivo. Ciò ha portato alla nascita di nuove discipline, come la psicologia del lavoro, la medicina del lavoro, che si propongono di studiare gli aspetti psicologici e psicofisici della prestazione lavorativa.
Tenendo conto delle risposte delle risorse umane rispetto ai cambiamenti del mercato del lavoro bisogna considerare:
• Diffusione geografica: la distanza pèr raggiungere il posto di lavoro dovrebbe essere in conformità con la paga offerta così come il trasporto e l’infrastruttura della zona.
• Struttura occupazionale: le norme ed i valori delle differenti carriere. Vi sono tre tipi differenti di strutture occupazionali: mestiere (lealtà della professione), carriera organizzativa (promozione) e non strutturata ( operai non qualificati che lavorano quando ne hanno bisogno)
• Differenza Generazionale: le categorie differenti di età degli impiegati hanno determinato caratteristiche diverse per il loro comportamento e per le loro aspettative all’interno dell’organizzazione.
Lo sviluppo delle risorse umane è una combinazione di formazione e istruzione, in un vasto contesto delle politiche dell’occupazione e della salute, che accerta il miglioramento, lo sviluppo e la formazione delle risorse umane. La gestione delle risorse umane va assumendo un’importanza sempre maggiore nelle aziende, evolvendo dal tradizionale ruolo prevalentemente amministrativo ad uno più marcatamente strategico, vista la centralità che i moderni modelli di management attribuiscono alle risorse umane e allo sviluppo per il conseguimento degli obiettivi. Inoltre, nella moderna gestione delle risorse umane è sempre più importante il ruolo assunto dalle tecnologie dell’informazione e comunicazione.

Banca d’Italia
Nata nel 1893 come società per azioni dalla fusione della Banca nazionale nel Regno d’Italia, della Banca nazionale toscana e della Banca toscana di credito, ebbe il privilegio dell’emissione insieme a Banco di Napoli e Banco di Sicilia, con i quali dovette affrontare la liquidazione della Banca Romana e il risanamento della circolazione dopo la crisi bancaria degli anni 1890. Nel 1908 tale opera poteva dirsi compiuta.
Dopo l’inflazione seguita alla Prima guerra mondiale, per preparare la stabilizzazione della lira a coronamento del risanamento finanziario, il d.l. 812 del 6 maggio 1920 decretò l’unificazione dell’emissione attribuendo alla Banca le riserve in oro e divise e i crediti verso lo Stato dei Banchi di Napoli e di Sicilia, e addossandole l’ammontare complessivo della circolazione. Il 21 dicembre 1927 fu abolito il corso forzoso, in atto dal 1915, e fu fatto obbligo alla Banca di convertire in oro o in divise equiparate i biglietti alla nuova parità. Nel 1935 fu sospeso l’obbligo di copertura in misura del 40% e adottato uno stretto controllo dei rapporti economici con l’estero, nel 1936 esteso anche al settore creditizio.
Nel 1936, nel quadro della riforma bancaria, la Banca assunse la fisionomia d’istituto di diritto pubblico e banca centrale; le furono delegate dallo Stato particolari funzioni pubbliche nel settore del credito. L’ordinamento del 1936 stabiliva che il suo capitale fosse sottoscritto per quote dalle casse di risparmio, dagli istituti di credito di diritto pubblico, dalle banche di interesse nazionale e dagli istituti di previdenza e d’assicurazione. La Banca fu abilitata a effettuare operazioni attive di sconto e anticipazione soltanto con istituti di credito, sia direttamente sia attraverso gli organismi a essa collegati (Istituto mobiliare italiano, Ufficio italiano dei cambi ecc.). Furono rafforzati i suoi poteri nel controllo del settore del credito, nonché del mercato della moneta, delle valute e dei capitali. Le fu affidato il servizio di tesoreria provinciale dello Stato e quello delle stanze di compensazione.
Soprattutto nel secondo dopoguerra la Banca svolse un ruolo di primo piano nella condotta della politica economica in Italia, anche per il prestigio acquisito nella capacità d’elaborare studi e proposte d’indirizzo e per la statura professionale e civile dei suoi uomini di vertice. Importanti interventi restrittivi furono adottati nel 1947 e nel 1963. Nel 1974, la Banca concordò con il FMI misure per fronteggiare la stagflazione dopo l’aumento dei prezzi internazionali del petrolio. Nel 1981, il cosiddetto ‘divorzio’ dal Tesoro sospese l’obbligo per la Banca di acquistare i BOT non sottoscritti in asta dai privati. Negli anni 1980 e 1990 la Banca ha conquistato autonomia dal Tesoro nella condotta della politica monetaria, partecipando attivamente alla costruzione del sistema monetario europeo. In base al decreto legislativo 43 del 10 marzo 1998, la Banca è entrata a far parte integrante del Sistema europeo delle banche centrali, con rilevanti mutamenti nelle funzioni e nell’autonomia. La gestione della politica monetaria nell’area dell’euro è dal 1° gennaio 1999 compito istituzionale della Banca Centrale Europea.
Lo statuto della Banca contempla i seguenti organi: l’assemblea generale dei partecipanti, il consiglio superiore, composto di 14 membri, il comitato del consiglio, il direttorio ed il governatore, che è nominato dal Consiglio dei ministri su proposta del consiglio superiore. Il mandato del governatore e dei membri del direttorio, precedentemente a tempo indeterminato, è stato fissato dalla l. 262 del 28 dicembre 2005 in sei anni; il mandato è rinnovabile una volta.
L’attività di maggiore visibilità della Banca Centrale è l’emissione di banconote: dal gennaio 2002 è incaricata della diffusione degli euro, distribuiti attraverso le filiali dell’Istituto che immettono la valuta nel circuito degli scambi. La Banca provvede anche al ritiro e alla distruzione dei biglietti deteriorati.
Le tradizionali funzioni di controllo della politica monetaria e del cambio, con l’istituzione dell’unione monetaria non sono più gestite autonomamente ma in coordinamento con gli altri paesi dell’Unione:
• la Banca concorre, con la presenza del Governatore nel consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE), a determinare le decisioni di politica monetaria per l’intera area dell’euro;
• attua nel mercato nazionale, in linea con i principi di decentramento e di sussidiarietà stabiliti a livello europeo, le decisioni assunte dal consiglio direttivo;
• partecipa, con propri rappresentanti a vari livelli, ai numerosi comitati e gruppi di lavoro costituiti nell’ambito del SEBC per l’analisi delle questioni attinenti ai compiti istituzionali del sistema.
L’azione di vigilanza della Banca viene disciplinata congiuntamente dal Testo Unico bancario e dal Testo Unico della finanza, che disciplinano, rispettivamente, l’attività bancaria e il settore dell’intermediazione finanziaria.
La funzione di vigilanza si basa su poteri autorizzativi, regole prudenziali, analisi delle situazioni aziendali, interventi, ispezioni e gestione delle crisi aziendali.
Il Testo Unico della finanza attribuisce alla Banca d’Italia importanti compiti di supervisione, in particolare sui mercati all’ingrosso dei titoli di Stato e sugli scambi di fondi interbancari, nonché sulle strutture di supporto alle negoziazioni finanziarie, quali ad esempio quelle che si occupano di compensazione e regolamento definitivo delle transazioni, di gestione accentrata dei titoli, o di garanzie dei contratti e della loro liquidazione.
La Banca d'Italia svolge la funzione di tesoreria per conto dello Stato.
La funzione si esplica nell'esecuzione di tutte le disposizioni di pagamento emesse dalle Amministrazioni dello Stato a valere sugli stanziamenti di bilancio e sulle contabilità fuori bilancio e nella riscossione di tutte le somme dovute a qualsiasi titolo allo Stato, sia direttamente sia indirettamente. Le principali funzioni della Banca d’Italia sono dirette ad assicurare la stabilità monetaria e la stabilità finanziaria, requisiti indispensabili per un duraturo sviluppo dell’economia.
La Banca d'Italia svolge varie funzioni:
• concorre a determinare le decisioni di politica monetaria per l'intera area dell'euro nel consiglio direttivo della Banca Centrale Europea intervenendo anche sul mercato dei cambi;
• esercita l'attività di vigilanza sulle banche, sugli IMEL (Istituti di Moneta Elettronica) e, d'intesa con la CONSOB, sugli intermediari non bancari (SIM, SICAV e SGR), emanando regolamenti, impartendo istruzioni e assumendo provvedimenti nei confronti degli intermediari finanziari;
• supervisiona i mercati monetari e finanziari (in particolare sul MTS - mercato all'ingrosso dei titoli di Stato - e sul MID - mercato dei fondi interbancari) e i depositari centrali (Monte Titoli per i titoli pubblici e privati diversi dagli strumenti derivati e la Cassa di Compensazione e Garanzia per gli strumenti derivati;
• attua, ai sensi dell'articolo 146 del Testo Unico Bancario, la sorveglianza sul sistema dei pagamenti;
• partecipa alle attività dei principali organismi finanziari internazionali, tra i quali il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) e la Banca Mondiale;
• offre consulenze analitiche e informative sullo stato dell'economia agli organi costituzionali in materia di politica economica e finanziaria, anche attraverso la relazione annuale del Governatore che si tiene in occasione dell'assemblea dei partecipanti al capitale entro il 31 maggio di ogni anno;
• ha funzioni di controllo in materia di antiriciclaggio che svolge attraverso l'UIF, l'Unità di Informazione Finanziaria.


The British Army in the Great War of 1914-1918

The expansion of the British Army from the small professional force to a vast citizen army, capable of defeating the world's most formidable military machine, was a truly extraordinary national achievement.
Types of service available: up to the declaration of war

Since 1908 the British Army had offered four forms of recruitment. A man could join the army as a professional soldier of the regular army or as a part-time member of the Territorial Force or as a soldier of the Special Reserve. Finally there was the opportunity to join the National Reserve. There was a long-running battle, with politicians and military men taking both sides, about whether Britain should have a system of national conscripted service. By 1914 this had not come about and Britain's army was entirely voluntary.

Regular army
A man wishing to join the army could do so providing he passed certain physical tests and was willing to enlist for a number of years. The recruit had to be taller than 5 feet 3 inches and aged between 18 and 38 (although he could not be sent overseas until he was aged 19).
Special Reserve
The Special Reserve provided a form of part-time military service. It was introduced in 1908 as a means of building up a pool of trained reservists in addition to those of the regular Army Reserve. Special Reservists enlisted for 6 years and had to accept the possibility of being called up in the event of a general mobilisation and to undergo all the same conditions as men of the Army Reserve.
Territorial Force
The Territorial Force came into existence in April 1908 as a result of the reorganisation of the former militia and other volunteer units. It provided an opportunity for men to join the army on a part-time basis. Territorial units of most infantry regiments and of each of the Corps (Artillery, Engineers, Medical, Service and Ordinance) were formed. These units were recruited locally and became more recognised and supported by the local community than the regulars. Recruits had a choice of regiment, but naturally the local nature of the TF meant that in general the man joined his home unit.
On his appointment as Secretary of State for War shortly after the declaration of the war, Field-Marshal Lord Kitchener issued a call for volunteers to increase the size of the army. He did not believe that the Territorial Force was an appropriate structure for doing this. The public response to Kitchener's appeal was rapid and at times overwhelming but soon died down to average only 100.000 men per month. Steps soon had to be taken to encourage further enlistment.

Regular army
It was still possible to enlist into the regular army on standard terms, usually twelve years as described above, throughout the war. In addition to this, on Lord Kitchener's instructions in August 1914 a new form of "short service" was introduced, under which a man could serve for "three years or the duration of the war, whichever the longer".
The Military Service Act 1916

The Government introduced the Military Service Act on 27 January 1916. All voluntary enlistment was stopped. All British males were now deemed to have enlisted on 2 March 1916 - that is, they were conscripted - if they were aged between 19 and 41 and resided in Great Britain and were unmarried or a widower on 2 November 1915. Conscripted men were no longer given a choice of which service. This act was extended to married men, and the lower age dropped to 18, on 25 May 1916.
The Act initially failed to deliver: only 43,000 of the men called up qualified for general service in the army. Another 93,000 failed to appear when called up, filling the courts. The manpower of the army never caught up with its planned establishment.
This act reduced the maximum age of recruitment to 50 and allowed soldiers aged 18 years and 6 months to be sent overseas as long as they had six months training..The introduction of conscription made it very much more difficult for a recruit to falsify his age and name.

La crittografia nella Prima Guerra Mondiale

La crittografia (dal greco kryptos = nascosto, e graphein = scrivere) è la scienza che si occupa dello studio delle scritture “segrete”; è nata come branca della matematica e dell’informatica grazie all’utilizzo di tecniche di teoria dei numeri e di teoria dell’informazione; per scrittura segreta si intende una modalità di scrittura non leggibile da chiunque ma solo da chi è in possesso di una informazione segreta, indicata con il termine chiave (key).
I Francesi furono i primi a capire i grandi cambiamenti dettati dalle invenzioni de ltelegrafo e della radio. All’inizio della Guerra erano già organizzati con un efficiente Ufficio Cifra e nel 1914 i crittoanalisti francesi erano in grado di decifrare i messaggi radio tedeschi. Un ulteriore passo avanti dei francesi si ebbe quando,nel 1918, il migliore crittoanalista francese, il professor Painvin, riuscì a decrittare la cifra campale germanica, metodo utilizzato dall’esercito tedesco nella Grande
Guerra già dall’inizio del 1918.
Gli unici paesi organizzati con veri e propri uffici cifra allo scoppio della guerra erano Francia e Austria, quest’ultima riusciva già nel 1914 a decrittare i radiomessaggi russi.
I Russi in un primo momento non si preoccuparono nemmeno di cifrare i propri messaggi radio, permettendo così ai Tedeschi di intercettare ogni informazione e anche quando i Russi iniziarono a utilizzare messaggi cifrati, i tedeschi riuscirono a decrittarli.
I crittografi britannici si riunivano nella Stanza 40, nome della stanza dell’ammiragliato inglese sede dell’ufficio crittografico preposto alla violazione dei codici cifrati tedeschi. Da questa stanza si decrittavano migliaia di radiomessaggi della marina tedesca. Il più noto di questi fu il“telegramma Zimmermann”con il quale i Tedeschi offrivano un’alleanza ai Messicani in chiave anti-USA. Letto al Congresso degli Stati Uniti, questo messaggio fu uno dei fattori che spinsero gli USA a entrare in guerra nel 1917.
Negli USA fu adoperato come ufficio cifra il reparto crittologico dei laboratori Riverbanks di Chicago, nel quale lavorava anche William Friedmann destinato a divenire il massimo crittologo e crittanalista USA.
Del tutto impreparati in campo crittologico erano gli Italiani che dovettero in un primo tempo appoggiarsi all’ufficio cifra francese; solo in un secondo tempo fu costituito un ufficio cifra autonomo sotto la guida di Luigi Sacco.
In definitiva fu proprio la Grande Guerra a far scoprire a molti Stati l’importanza della crittografia, il cui ruolo diventerà assolutamente fondamentale nella II guerra mondiale.
Les conséquences de la Première Guerre Mondiale

Dès le début de la guerre, on peut parler de rupture des mécanismes qui caractérisaient le développement. L’argent disponible se raréfie, les déposants font des retraits, les tires se vendent et les bourses vivent au ralenti. Il y a moins de dépôts donc moins de crédits et donc les entreprises ne peuvent que difficilement faire appel aux capitaux banquiers et aux actionnaires. La guerre crée un climat d’inquiétude et il y a une perte de confiance dans les système financier. Il faut donc passer à une économie de guerre et réorganiser la production industrielle. Les entreprises sont orientées vers l’armement et encouragées à l’innovation. On assiste à la désorganisation puis à la réorganisation de tous les secteurs économiques, la guerre bouleverse tous les system de production. Il y a également une désorganisation monétaire et commence à se poser le problème du financement de la guerre. Les budgets sont multipliés par 6 entre 1914 et 1919 et il faut donc trouver de nouvelles ressources. On peut augmenter les impôts ce qui est le cas en Grande-Bretagne ou en France où est crée l’impôt sur les profits de guerre en 1916. Les pays en guerre se lancent dans une politique d’emprunt aux banques étrangères et aux populations. S’amorcent alors de nouveaux transferts de capitaux et naît une dépendance des états vis-à-vis des organismes d’émission.
Tous les gouvernements suspendent la convertibilité des billets en or, et sont tentés d’émettre de nouveaux billets en augmentant la masse fiduciaire sans augmenter l’encaisser. S’annonce dès lors une dépréciation de la monnaie papier avec le risque d’aboutir à une situation d’inflation, un phénoménal nouveau qui posera beaucoup de questions dans l’après-guerre.
La guerre c’est aussi de morts et des blessés, c’est un drame humain et démographique dont on peut faire le bilan: 8 millions de morts essentiellement militaires qui ont combattu dans des conditions effroyables. Un grand nombre de ces morts et de ces blesses viennent du monde rural. De plus, un très grand nombre d’officiers sont morts étant essentiellement des jeunes sortant des grandes écoles. Les morts annoncent un déficit des naissances à venir. La guerre provoque une désorganisation des échanges et des transports : en France, par l’économie de guerre, on encourage les axes de transport vers le Nord et l’Est. La guerre provoque une modification des échanges internationaux: les échanges avec les USA augmentent ainsi que le coût du fret et des assurances.

FONTI

Eugenio Montale :
libro scolastico Letteratura Mondiale Il Novecento

La Prima Guerra Mondiale :
libri di storia, documentari, internet

La Banca d’Italia :
enciclopedia Treccani

The British Army in the Great War :
1914-1918.net

Les conséquences de la Première Guerre Mondiale :
Youscribe.com

La Crittografia durante la Prima Guerra mondiale :
AMSlaurea.unibo.it

Teoria delle relazioni umane :
Wikipedia.it

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