Concetti Chiave
- L'Italia, dopo la Grande Guerra, era in uno stato di profonda crisi interna, con il popolo affamato e disilluso, mentre la democrazia liberale appariva fragile e inefficace.
- Il fascismo emerse come una risposta organizzata alla disillusione, inizialmente manifestandosi come una rivendicazione di ordine e forza attraverso i Fasci di Combattimento.
- Benito Mussolini, con abilità politica e retorica, divenne il volto del Partito Nazionale Fascista, ottenendo il potere grazie alla nomina a capo del governo nel 1922.
- Il regime fascista smantellò progressivamente la democrazia, imponendo leggi oppressive, eliminando opposizioni e trasformando lo Stato in un'estensione del partito.
- L'ambizione imperialistica del fascismo si manifestò con l'invasione dell'Etiopia e l'alleanza con la Germania nazista, consolidando il regime come una dittatura assoluta.
Il seme nella polvere
L’Italia uscì dalla Grande Guerra come un gigante stanco: aveva vinto sui campi di battaglia, ma perso dentro di sé. Il popolo era affamato, i reduci disillusi, le promesse tradite. Le piazze si riempivano di grida: chi invocava pane, chi chiedeva giustizia, chi urlava vendetta. In questo rumore di fondo, la democrazia liberale, già fragile, sembrava sorda e cieca. La classe politica non capiva che una tempesta si stava alzando.Da questa terra confusa e avvelenata spuntò un seme nuovo, ma antico nella radice: il fascismo. Non fu subito una dittatura. All’inizio fu una rabbia organizzata, una violenza accettata, una nostalgia della forza. I Fasci di Combattimento si presentarono come vendicatori della patria umiliata, difensori dell’ordine contro il caos. Le squadre nere, armate di bastoni e ideologia, cominciarono a “punire” chi non si allineava: socialisti, sindacalisti, contadini ribelli. La violenza divenne spettacolo, abitudine, persino merito.
Benito Mussolini fu il volto e la voce di questo movimento. Ex socialista rivoluzionario, aveva imparato l’arte della parola e della folla. Fondò il Partito Nazionale Fascista nel 1921, con un programma confuso, ma un tono deciso. La “marcia su Roma” dell’ottobre 1922 fu una prova di forza più simbolica che reale. Ma funzionò: il re, timoroso di una guerra civile, nominò Mussolini capo del governo. Il fascismo non prese il potere con un colpo di stato, ma lo ricevette come un dono avvelenato. Così si insinuò nelle istituzioni, trasformandole dall’interno.
La democrazia fu smontata pezzo dopo pezzo. La legge Acerbo cambiò le regole del gioco. Le opposizioni furono zittite, le libertà cancellate. Nel 1925, con l’uccisione del deputato socialista Giacomo Matteotti, il regime mostrò il suo volto definitivo. Non più movimento, ma regime. Non più pluralismo, ma dominio.
La maschera di ferro
Il fascismo voleva costruire una nazione nuova, ma cominciò col cancellare quella che c’era. Ogni differenza fu livellata, ogni voce distinta ridotta al silenzio. Il partito divenne Stato, lo Stato divenne Mussolini. Nelle scuole si studiavano i suoi discorsi, nei giornali si pubblicavano solo i suoi pensieri. La propaganda si fece architettura, cinema, romanzo, canzone. Si celebrava il mito dell’uomo forte, della romanità eterna, della guerra come igiene del mondo.La società fu militarizzata: i bambini nei Balilla, i ragazzi nell’Opera Nazionale, le donne incasellate nel ruolo di madri prolifiche. La libertà era chiamata licenza, il dissenso tradimento. L’antifascismo fu cancellato dalle aule, dalle strade, dalle coscienze. L’Italia marciava unita, ma verso dove?
Intanto, il regime cominciava a guardare oltre i confini. Voleva un impero, una gloria imperiale. Nel 1935, l’Italia invase l’Etiopia, usando gas e violenza. La Società delle Nazioni la condannò, ma Mussolini ne fece un vanto. La guerra civile spagnola divenne un altro banco di prova. Fu un atto servile verso Hitler, con cui Mussolini firmò il Patto d’Acciaio. L’Italia era ormai legata mani e piedi alla Germania nazista. La maschera cadeva, e sotto c’era il volto della dittatura assoluta.
Domande da interrogazione
- Qual era la situazione dell'Italia dopo la Grande Guerra?
- Come si è affermato il fascismo in Italia?
- In che modo il regime fascista trasformò la società italiana?
- Quali furono le ambizioni imperiali del regime fascista?
L'Italia uscì dalla Grande Guerra come un gigante stanco, con il popolo affamato, i reduci disillusi e le promesse tradite, mentre la democrazia liberale sembrava sorda e cieca.
Il fascismo si affermò inizialmente come una rabbia organizzata e una violenza accettata, con i Fasci di Combattimento che si presentavano come difensori dell'ordine, e Mussolini che divenne capo del governo senza un colpo di stato, ma come un dono avvelenato.
Il regime fascista livellò le differenze, ridusse al silenzio le voci distinte, militarizzò la società e impose la propaganda, celebrando il mito dell'uomo forte e della romanità eterna.
Il regime fascista ambiva a costruire un impero, invadendo l'Etiopia nel 1935 e partecipando alla guerra civile spagnola, legandosi alla Germania nazista con il Patto d'Acciaio.