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Concetti Chiave

  • La supremazia del Kaiser Guglielmo II e la politica aggressiva della Germania destabilizzano l'Europa, alimentando tensioni tra le potenze della Triplice Intesa.
  • Le crisi marocchine e balcaniche intensificano le rivalità imperialistiche e portano a conflitti regionali, contribuendo all'instabilità prebellica.
  • L'assassinio di Francesco Ferdinando a Sarajevo nel 1914 è l'evento scatenante che porta alla mobilitazione delle alleanze militari europee.
  • La Prima Guerra Mondiale evolve da una guerra di movimento a una guerra di posizione con l'introduzione delle trincee, causando enormi perdite umane.
  • L'entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917 e la ritirata della Russia cambiano le sorti del conflitto, portando alla sconfitta degli imperi centrali nel 1918.

Indice

  1. Le cause della Prima guerra mondiale
  2. La prima guerra mondiale – 1914: il fallimento della guerra lampo
  3. La prima guerra mondiale - L'Italia dalla neutralità alla guerra
  4. La prima guerra mondiale – Gli anni 1917 e 1918
  5. La Rivoluzione russa
  6. La sconfitta di Caporetto
  7. 1918: l’anno della vittoria italiana
  8. La dissoluzione degli imperi
  9. I trattati di pace
  10. I trattati della Conferenza di pace di Parigi
  11. All’indomani del primo conflitto mondiale

Le cause della Prima guerra mondiale

1. Rottura degli equilibri di pace in Europa.
Nel primo decennio del 1900 si afferma la supremazia del Kaiser di Germania Guglielmo II, che organizza un esercito ed una flotta molto potente che preoccupano le altre potenze europee, in particolare Francia, Inghilterra e Russia (Triplice Intesa).
Guglielmo II non si preoccupa di mantenere l’equilibrio di pace tra le potenze come aveva fatto il suo predecessore, il pacifista Ottone di Bismark, che aveva governato la Germania prima di lui.
Al contrario, Guglielmo dimostrò antipatia per Bismark e si sentì libero di agire, creando un Stato-caserma ad impostazione militarista.
La Francia nutriva grande odio nei confronti della Germania dopo la sconfitta nella guerra franco-prussiana e la perdita dell’Alsazia e della Lorena. L’Inghilterra si sentiva minacciata dalla marina militare tedesca dopo il suo secolare predominio navale. La Russia diventò anche essa nemica della Germania a causa dei difficili rapporti con Guglielmo II e perché apparteneva alla Triplice Intesa (1907).
2. Le due crisi marocchine
La corsa alle colonie generò momenti di scontro tra le varie potenze europee, ad esempio si verificò il caso del Marocco, che era uno Stato sovrano indipendente che faceva gola alle potenze europee, soprattutto Francia e Spagna, perché le Francia aveva già dei possedimenti nell’Africa settentrionale e la Spagna era vicina territorialmente con lo stretto di Gibilterra.
La Germania e Guglielmo II, al contrario, non erano interessati al Marocco, ma tuttavia intervennero in difesa dell’indipendenza del Marocco. Nel 1905 iniziò così il periodo chiamato “crisi marocchine”. Si arrivò ad un accordo in cui la Francia ottenne il protettorato sul Marocco; in cambio, però, dovette cedere una parte del Congo francese alla Germania.
3. La Serbia e la crisi balcanica.
Un’altra grave crisi si manifestò nei Balcani, che era un territorio strategico soprattutto per il commercio e le comunicazioni tra altri popoli. La Serbia, che aveva già una posizione di preminenza sugli altri Stati slavi balcanici (soprattutto per motivi etnici e linguistici), fu aiutata dalla Russia zarista ed aspirava a riunire in un unico stato (Iugoslavia) tutti gli slavi del sud, essendo già il luogo di incontro tra tutti i patrioti irredentisti (cioè tutti coloro che volevano tornare alla loro madre patria, la Serbia, alla quale si sentivano legati per lingua, cultura ed etnia) e che si erano opposti all’impero austro-ungarico.
a. La prima guerra balcanica. Nel 1912 la situazione nella Penisola balcanica precipitò: la Serbia, la Grecia, il Montenegro e la Bulgaria, approfittando del fatto che la Turchia e l’Impero Ottomano erano impegnati nella guerra contro l’Italia in Libia, scatenano la prima guerra balcanica, che durò pochi mesi (ottobre 1912-maggio 1913) e che terminò con la vittoria di questi Stati, aiutati dalla Russia, contro l’Impero Ottomano. Occuparono, così la Macedonia (un territorio a nord della Grecia), per ingrandire il territorio degli Slavi del sud. Si firmò, allora, il Trattato di Londra (maggio 1913): l’impero turco-ottomano aveva perso e dovette rinunciare a tutti i territori europei, tranne Costantinopoli e lo stretto dei Dardanelli, che era un punto strategico molto importante di passaggio tra il Mare Mediterraneo e il Mar Nero, quindi un ponte di comunicazione tra la Russia e l’Europa. La pace durò poche settimane.
b. Nel giugno 1913 iniziò la seconda guerra balcanica: la Bulgaria attaccò Serbia e Grecia; si inserì nel conflitto anche la Romania e l’Impero Ottomano per cercare di recuperare parte dei territori perduti. Si arrivò nell’agosto del 1913 alla pace di Bucarest:
1. la Serbia ottenne il Kossovo e parte della Macedonia;
2. Istanbul ed impero Ottomano recuperarono la Tracia (regione della Grecia);
3. nasceva un nuovo stato indipendente, l’Albania, privata di un po’ di territori a favore di Montenegro, Grecia e Serbia.
4. La “polveriera balcanica”
Le due guerre balcaniche ebbero risultati negativi. Il termine “polveriera” si riferisce ad una situazione pericolosa per quanto riguarda le alleanze ed il mantenimento della pace in Europa. Infatti, dopo queste guerre balcaniche i contrasti tra le potenze europee aumentarono sempre di più e le rivendicazioni e i malumori tra gli stati peggiorarono:
1. l’Impero austriaco perdeva importanza, perché la Serbia rivendicava una supremazia su territori;
2. la Russia aveva perso il predominio sui Dardanelli e l’impossibilità di avere sbocchi sul Mar Mediterraneo;
3. l’Italia entrò in conflitto con l’Austria per le sue pretese di occupare l’Albania.
In sintesi.
Le causa della prima guerra mondiale:
cause politiche
a. politica aggressiva di Guglielmo II, kaiser di Germania;
b. contrasto tra Germania e Francia per la riconquista di Alsazia e Lorena dopo la sconfitta subita dalla Francia nella guerra franco-prussiana (1870/71);
c. controllo dei Balcani e guerre balcaniche;
d. irredentismi (= sono movimenti di insurrezione nazionalistica in terre non redente, terre cioè che non appartengono allo Stato naturale al quale dovrebbero appartenere);
cause economiche
a. rivalità economiche e coloniali (guerre marocchine);
cause culturali
a. spinte nazionalistiche tedesche (desiderio della Germania di avere supremazia e dominio sulle altre nazioni europee);
b. desiderio di vendetta e rivendicazione della Francia verso la Germania per la perdita di Alsazia e Lorena nella guerra franco-prussiana.

La prima guerra mondiale – 1914: il fallimento della guerra lampo

La prima guerra mondiale iniziò il 28 luglio 1914 in tutta l’Europa e durò fino al 1918. La scintilla di inizio della guerra si sviluppò in seguito ad un fatto drammatico e ad un incidente diplomatico avvenuto nel mese precedente e cioè il 28 giugno 1914, quando a Saraievo, capitale della Bosnia sotto la sovranità austriaca, vennero uccisi l’arciduca austriaco Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero austriaco e la moglie Sofia. L’attentatore fu uno studente serbo di nome Gavrilo Princip, membro di una società segreta patriottica serba, che aveva per obiettivo la nascita della Grande Serbia. Francesco Ferdinando era il nipote dell’imperatore Francesco Giuseppe, che rimase in carica fino al 1917 ed, essendo senza figli, lo aveva nominato suo erede.
L’Austria, di fronte a questo delitto, decise di vendicarsi della Serbia ed inviò a Belgrado, capitale della Serbia, un ultimato di 48 ore con condizioni durissime che limitavano la sovranità e l’autonomia della Serbia stessa. Il governo della Serbia rispose in modo diplomatico, anche se respinse le richieste più dure, ma l’Austria non arrivò ad un accordo e, non essendo soddisfatta, dichiarò guerra alla Serbia.
Questa iniziativa austriaca sconvolse profondamente la pace in Europa che, fin dalle guerre napoleoniche, non aveva più vissuto conflitti sanguinosi ed avrebbe potuto risolversi facilmente tra Austria e Serbia in poco tempo, ma scattò in questo momento il sistema delle alleanze militari e il sistema della mobilitazione generale, considerata una grande novità perché significava che tutti gli eserciti europei erano in allarme e tutti gli uomini venivano chiamati alle armi, pronti ad essere addestrati, equipaggiati e mandati a combattere.
Questa mobilitazione fu un vero problema, perché la società era ancora contadina e significava ridurre alla miseria le famiglie, già povere, togliendo loro l’unica fonte di guadagno, e cioè la forza lavoro degli uomini. Essi venivano tolti dalle campagne e mandati a combattere, lasciando le famiglie nella miseria.
In questa situazione negativa, però, ci fu un vantaggio a favore delle donne e del lavoro femminile. Infatti, in una società in cui gli uomini erano privati dei loro mestieri, le donne iniziarono a fare lavori simili a quelli degli uomini (per esempio, la guida dei mezzi pubblici, il lavoro nelle fabbriche e nei cantieri navali). Questo fatto favorì l’emancipazione delle donne, che si diedero da fare in settori e mestieri che prima erano riservati solo agli uomini. Sul piano sociale fu un grande passo avanti, perché fino a quel momento le donne avevano avuto un ruolo marginale, senza nessuna voce in capitolo, ed erano subordinate in tutti i settori della vita economica, politica e sociale.
In breve tempo il conflitto si estese a tutta l’Europa; già il 3 agosto tutte le diplomazie europee avevano inviato le loro dichiarazioni di guerra. La Russia scese in campo in difesa della Serbia; la Germania, alleata dell’Austria, dichiarò guerra prima alla Russia poi alla Francia, che a sua volta era già alleata della Russia.
L’esercito tedesco cercò di ottenere una rapida vittoria, invadendo la Francia attraverso il Belgio, che era un paese neutrale; l’Inghilterra entrò in guerra a fianco della Francia a cui era legata dalla Triplice Intesa. La resistenza del Belgio, che pur essendo neutrale si mise a combattere, fece perdere ogni speranza per una conclusione rapida della guerra (guerra lampo) e bloccò l’avanzata dei tedeschi, dando la possibilità ai francesi di organizzare l’esercito e difendersi sul fiume Marna dove si stabilizzò il fronte occidentale. Per fronte occidentale si intende una linea di difesa di 700 chilometri, che andava dalla costa del Mare del Nord al confine svizzero e attraversava il Belgio, la Francia nord-orientale e la Germania meridionale.
Si passò quindi da una guerra di movimento (in cui la Germania cercava di avanzare in modo rapido e concludere le operazioni militari in poco tempo) ad una guerra di posizione (in cui gli eserciti si fermarono a lungo posizionati e fermi su un territorio, viste le resistenze degli avversari e furono costruite apposta delle trincee con lo scopo di trovare un riparo per un conflitto più lungo).
Le trincee avevano alcuni aspetti negativi. Essendo lunghi fossati, erano poco agevoli e, soprattutto quando pioveva, si riempivano di fango. Le malattie, la fame e il freddo causarono tantissimi morti. Infatti, la prima guerra mondiale conta un numero di morti militari superiore a quello della seconda guerra mondiale, durante la quale a morire furono soprattutto i civili (cioè cittadini comuni) nelle città e nei campi di concentramento.
Nel frattempo i tedeschi scatenarono la guerra sul mare con potenti e famosi sottomarini, utili per sganciare bombe, colpendo l’avversario di sorpresa. L’obiettivo della Germania era quello di colpire l’America che portava rifornimenti all’Inghilterra. Questa strategia irritò molto gli Stati Uniti, che subivano l’affondamento delle loro navi mercantili cariche di civili, i quali morivano senza sapere il motivo e cioè che gli americano trasportavano aiuti e viveri per l’Inghilterra.
Per questo motivo, i rapporti tra gli americani e la Germania si complicarono a tal punto che, come vedremo in seguito, anche l’America entrerà in guerra contro la Germania nel 1917.
L’Italia non partecipò subito nel 1914 al conflitto, ma vi entrerà l’anno successivo (24 maggio 1915) fino al 1918.
Infine, entrarono in guerra la Turchia e l’Ungheria a fianco degli imperi centrali (Austria e Triplice Alleanza) e il Giappone a fianco della Triplice Intesa (Francia, Russia, Inghilterra e Serbia). Il conflitto divenne così mondiale.

La prima guerra mondiale - L'Italia dalla neutralità alla guerra

Tutta l’Europa, come abbiamo già visto entrò nella prima guerra mondiale nel 1914. L’Italia, invece, in un primo tempo dichiarò di voler restare neutrale ed entrò in guerra l’anno successivo e precisamente il 24 maggio 1915.
Durante questo anno di differenza, in Italia si svilupparono molte discussioni politiche e si crearono due correnti di pensiero opposte:
1. neutralisti, formati soprattutto dai cattolici e dai socialisti, i quali ritenevano che non era possibile entrare in guerra e che l’Italia doveva rimanere neutrale, perché:
a. era un Paese appena formato e l’unità d’Italia si era realizzata soltanto da circa 50 anni; quindi era ancora debole e non in grado di competere con le altre Nazioni europee;
b. la situazione economica era difficile e l’Italia era un Paese poco industrializzato rispetto ad altri Stati europei che avevano già da tempo avviato una trasformazione dell’economia in industria bellica e delle armi;

2. interventisti, formati soprattutto da:
a. nazionalisti ed irredentisti trentini, tra i quali Cesare Battisti, che volevano la guerra, così da completare l’unificazione; perché era fondamentale conquistare quei territori irredenti ancora in mano all’Austria e non ancora liberati ed uniti all’Italia, come il Trentino e la Venezia-Giulia;
b. democratici; essi ritenevano che l’Italia potesse, come gli altri Paesi europei, combattere contro il militarismo della Germania, guadagnandosi un po’ di gloria e di celebrità. Per molti storici questa guerra è oggi ritenuta in pratica una Quarta Guerra di Indipendenza (c’è da ricordare che le Guerre di Indipendenza italiane furono tre e furono combattute nell’Ottocento dai Savoia contro l’Austria). Questa guerra poteva consentire all’Italia di completare l’unificazione; si trattava anche di una convinzione molto diffusa nel popolo, il quale aveva un grande desiderio di riscatto delle terre irredente, considerate Italiane, benché appartenenti ancora all’Austria. Tra gli interventisti più famosi ricordiamo il poeta Gabriele D’Annunzio e Benito Mussolini, che apparteneva ai fuoriusciti del Partito Socialista, cioè un gruppo di interventisti pacifisti e meno duri rispetto ai Comunisti. Mussolini, all’inizio, era tra i massimi dirigenti del Partito Socialista e direttore dell’Avanti, quotidiano del Partito Socialista, giornale che da sempre era stato pacifista; ora però Mussolini si schiera a favore della guerra per permettere all’Italia di competere con gli altri Paesi europei ed entrare nelle relazioni internazionali, creando una nuova società. Successivamente, Mussolini si staccherà dal Partito Socialista e fonderà un nuovo partito chiamato Fasci di Combattimento, che darà avvio alla nascita del Fascismo.
Infine il Governo, con il ministro degli esteri Sonnino, decise di firmare il Patto di Londra (26 aprile 1915) con le potenze della Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia), facendo passare l’Italia dalla Triplice Alleanza (Germania, Austria e Italia) alla Triplice Intesa e dichiarando così guerra all’Austria.
Il Patto di Londra era un accordo segreto (sconosciuto anche al Parlamento Italiano) in base al quale l’Italia garantiva agli alleati il proprio intervento al loro fianco entro 30 giorni; in cambio, gli alleati le attribuivano il diritto di riprendere le terre irredente dell’Istria, della Venezia Giulia e del Trentino e di annettersi anche le isole greche del Dodecaneso ed una parte della Dalmazia. Inoltre, l’Italia avrebbe avuto anche una somma di denaro come compenso. Questo patto restò segreto fino al 1917.
Nel frattempo, Giolitti, capo del governo, aveva dimostrato di non essere d’accordo con la guerra ed abbandonò Roma, rifugiandosi in Piemonte sua regione d’origine. Al suo posto gli successe, come primo ministro, Antonio Salandra il quale, invece, era favorevole all’intervento dell’Italia in guerra.
Si arrivò quindi alla dichiarazione di guerra e Salandra fu nominato dal Parlamento con pieni poteri (in politica ed in economia). E così si arrivò al 24 maggio 1915 alla guerra contro l’Austria.
Nel 1915, intanto, sul versante orientale la Serbia era stata sconfitta dall’Austria e si era creato un fronte dal Mar Baltico (nord Europa) all’Egeo, mare che bagna la Grecia. L’Italia nel frattempo con un esercito guidato dal generale Luigi Cadorna iniziò le operazioni di guerra sul confine austriaco, fermandosi nei pressi di Gorizia.
La prima guerra mondiale - Le date più importanti

28 giugno 1914: il principe Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, viene ucciso a Sarajevo insieme alla moglie in un attentato commesso da Gavrilo Princip (di nazionalità serba);
28 luglio 1914: l’impero austro-ungarico dichiara guerra alla Serbia e l’Europa entra in guerra; l’Italia in questo momento è ancora neutrale;
24 maggio 1915: l’Italia entra in guerra e dichiara guerra all’Austria.
1915 (giugno-dicembre): il primo anno di guerra è per l’esercito italiano molto difficile, soprattutto a causa della cosiddetta “guerra di posizione”, che consisteva in combattimenti faccia a faccia col nemico in trincee piene di fango. Il fronte si attesta sul confine austriaco lungo il fiume Isonzo vicino a Gorizia nel Friuli Venezia-Giulia. L’esercito italiano, comandato dal generale Luigi Cadorna, cerca di far avanzare il fronte per respingere gli austriaci, ma non ci riesce con un enorme perdita di vite umane. Si susseguono, così ben quattro battaglie dell’Isonzo, nelle quali combatte anche il poeta Giuseppe Ungaretti, che ci lascerà alcune poesie sulla guerra, nelle quali vengono descritti i sentimenti dei soldati in trincea.
1916. Si combatte in Europa su diversi “fronti”, cioè schieramenti:
a) sul fronte franco-tedesco in Francia, a Verdun (che si trova quasi al confine con Belgio, Lussemburgo e Germania) i tedeschi attaccano i francesi, che, a loro volta, contrattaccano sul fiume Somme con l’aiuto degli inglesi;
b) sul fronte anglo-tedesco più a nord, gli inglesi impongono un blocco navale ai porti della Germania, che vengono così isolati. La Germania, allora, convinta che l’Inghilterra continuasse a ricevere aiuti dagli americani, attacca gli Inglesi con una battaglia navale, l’unica battaglia per mare in acque europee, vicino alla penisola dello Jutland (si tratta di una penisola del nord Europa divisa tra Germania e Danimarca); il fallimento dei tedeschi li porta a cambiare tattica e ad iniziare una guerra sottomarina;
c) sul fronte italo-austriaco l’Austria organizza una spedizione punitiva contro l’Italia che aveva abbandonato la Triplice Alleanza per l’Intesa. L’Italia arretra dai territori conquistati precedentemente. Tuttavia gli italiani, con l’aiuto dei russi, riconquistano ancora una volta le posizioni perse;
d) intanto, il nuovo governo italiano guidato dal senatore Paolo Boselli, savonese di nascita, dichiara guerra alla Germania, dopo la conquista di Gorizia da parte delle truppe italiane (9 agosto 1916);
e) il papa Benedetto XV propone alla Triplice Intesa di cessare di combattere una guerra assurda, che lui stesso definisce “l’inutile strage”. Il suo appello, però, non viene ascoltato, soprattutto perché il primo ministro inglese Lloyd George (guerrafondaio) è uno accanito sostenitore della guerra ad oltranza. Ad essere contro la guerra è anche il movimento socialista internazionale (pacifista) che considera dannoso questo conflitto nel quale solo il proletariato viene danneggiato pesantemente. Ma ad essere ancor di più contrario alla guerra è il popolo, che chiede la pace perché la gente è stremata, non ha da mangiare, i soldati sono al fronte e non possono occuparsi delle loro famiglie che diventano sempre più povere.
f) Infatti, la lunga guerra si stava combattendo sui cosiddetti “fronti interni”:
a. la produzione serviva tutta per dar da mangiare ai soldati impegnati al fronte, mentre per i civili tutto era razionato;
b. le donne erano costrette a lavorare in ogni settore (le contadine già lo facevano da tempo) considerata la scarsità di manodopera maschile;
c. tutte le industrie erano convertite per produrre armi e in tutti i Paesi coinvolti nella guerra sorsero degli organismi di stato che avevano il compito di dirigere l’economia bellica e controllare la produzione. Questo fatto però provocò, dopo la guerra, una chiusura delle industrie belliche nel momento in cui non era più necessario produrre armamenti; molte industrie riuscirono a cambiare e a convertire la loro produzione in altri settori , ma altre furono costrette a chiudere.
d. veniva chiesto ai cittadini di fare prestiti allo Stato, con i loro risparmi, per finanziare la guerra ;
e. la propaganda diffondeva continuamente l’importanza di difendere la patria e la civiltà, ma tanta gente cominciava ad essere davvero stanca ed insofferente. Anche tra le truppe di terra vi furono casi di diserzione; e vi furono anche casi di ammutinamento tra i militari di marina.
1917: è l’anno più importante per la guerra; infatti entrano nel conflitto sia gli Stati Uniti e sia la Russia.

La prima guerra mondiale – Gli anni 1917 e 1918

1917: è un anno importantissimo e decisivo per la prima guerra mondiale. Infatti:
1) entra in guerra l’America; esce la Russia;
2) scoppia la rivoluzione russa.

La Rivoluzione russa

Il 1917 è l’anno in cui scoppia in Russia una rivoluzione, da tutti conosciuta come rivoluzione d’ottobre, durante la quale lo zar Nicola II è costretto ad abdicare e prendono il potere i bolscevichi guidati Lenin.
La Russia si rende conto che la rivoluzione impedisce loro di continuare la guerra, perché la guerra stessa comporta troppe spese ed un notevole sforzo economico. E allora si decide di firmare un armistizio, cioè una pace separata, che viene siglata dallo zar a Brest-Litovsk.
La Russia, così non ha vinto, né perso, anche se deve ridimensionare i suoi territori.

La sconfitta di Caporetto

Il ritiro dei russi dalla guerra diventa un grande problema per gli alleati della Triplice Intesa (Inghilterra, Francia e Italia che aveva abbandonato la Triplice Alleanza). Gli austro-tedeschi, che hanno lasciato il fronte russo a causa del ritiro della Russia dalla guerra, hanno molti più soldati da schierare sui fronti occidentali.
E proprio sul fronte italiano l’Austria mette in atto una pesante offensiva che porta alla sconfitta di Caporetto (23-24 ottobre 1917) in cui muoiono migliaia di soldati italiani. Tuttavia, l’Italia riesce ad organizzare una veloce controffensiva, anche per merito sia del nuovo generale comandante dell’esercito, Armando Diaz, che sostituisce Luigi Cadorna e sia di un nuovo governo presieduto non più da Paolo Boselli, ma dal primo ministro Vittorio Emanuele Orlando.
Gli Stati Uniti entrano in guerra
Gli Stati Uniti nell’aprile del 1917 dichiarano guerra contro la Germania anche “in nome della libertà di tutti i popoli”, come sostiene il presidente degli Stati Uniti Wilson.
Arrivano, così, in Europa nuovi armamenti e soldati freschi e preparati ad appoggiare Francia, Inghilterra e Italia.

1918: l’anno della vittoria italiana

Dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti, la Germania ed l’Austria sono in crisi e, come reazione, scatenano due offensive violente:
1. la prima con la sconfitta degli anglo-francesi (battaglia del Kaiser), cui segue la seconda battaglia sul fiume Marna vinta dagli anglo-francesi;
2. la seconda contro gli italiani, che però riescono a respingere gli austriaci sul fiume Piave, anche grazie alle nuove leve di soldati, nati nel 1899, che vengono chiamati alle armi e diventeranno gli eroi della prima guerra mondiale, ricevendo poi da vecchi un riconoscimento da parte dello Stato italiano come “Cavalieri di Vittorio Veneto”.
Infatti, la guerra finisce con la vittoria dell’Italia e la sconfitta degli austriaci nella battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre 1918).
Gli austriaci, sconfitti a Vittorio Veneto, firmeranno l’armistizio il 4 novembre del 1918.

La dissoluzione degli imperi

La prima guerra mondiale finisce nel 1918 con oltre 10 milioni di morti tra militari e civili. Fu una grave catastrofe per l’Europa. I Paesi vincitori furono quattro: Italia, Francia Inghilterra e Stati Uniti. La più importante conseguenza di questa guerra fu la caduta degli imperi: russo, austroungarico, ottomano e germanico.
- Impero russo: cade nel 1917 (con la rivoluzione russa). La Russia è costretta a firmare con l’Austria e con la Germania la pace separata di Brest-Litovsk per occuparsi dei problemi interni dovuti alla rivoluzione;
- Impero germanico: perde la guerra, il Kaiser Guglielmo II scappa e si arriverà al referendum tra monarchia e repubblica con la vittoria della repubblica e la nascita della repubblica di Weimar, che durerà fino all’ascesa al potere di Hitler;
- Impero austroungarico: si dissolve. Francesco Giuseppe muore nel 1917 dopo un regno molto longevo che durò 52 anni. Furono create diverse repubbliche autonome (Austria, Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslavia);
- Impero ottomano: ridusse i suoi confini e con il trattato di Sevres la Turchia divenne un piccolo stato con capitale Istanbul e perse la sovranità sul Bosforo e sui Dardanelli; nacque la repubblica turca con a capo il generale Mustafà Kemal, che fu soprannominato Ataturk (= padre dei turchi), un generale che attuò grandi riforme di stampo occidentale per modernizzare lo stato e creò per la prima volta una repubblica laica non soggetta alla legge del Corano, separando la religione dalla politica.

I trattati di pace

Furono cinque e si conclusero nella Conferenza di pace di Parigi del 1919, due mesi dopo la fine della guerra. In questa conferenza di pace i Paesi vincitori (Italia, Francia, Inghilterra, Stati Uniti) si riunirono per dare all’Europa, uscita sconvolta dalla guerra, una nuova organizzazione politica e territoriale.
Diversi furono i problemi da affrontare. Tra i quattro vincitori l’Italia era il meno importante ed aveva un peso diplomatico inferiore con a capo del governo Vittorio Emanuele Orlando. I tre grandi vincitori furono, in realtà, Stati Uniti, Francia ed Inghilterra. In particolare gli americani furono l’”ago della bilancia” con il presidente Wilson, che apparteneva al partito democratico. Egli preparò un documento diviso in 14 punti, in cui si affermavano i principi fondamentali della pace. In particolare:
- l’autodeterminazione dei popoli (cioè non dividere i popoli, ma unirli per evitare malcontento e rivolte);
- il rispetto delle nazionalità (cioè riunire all’interno degli stessi confini tutti i popoli che parlano la stessa lingua ed hanno la stessa nazionalità);
Gli Americani tentano di convincere Francia ed Inghilterra a non imporre condizioni di pace troppo dure alla Germania. Per questo motivo, Wilson nel 1919 crea la Società delle Nazioni a Ginevra in Svizzera (che era un Paese neutrale e non era entrato in guerra).
La Società delle Nazioni era un organismo internazionale, costruito con l’obiettivo di mantenere la pace e risolvere con la diplomazia eventuali controversie tra gli Stati, evitando così un’altra guerra.
Purtroppo, però, questo organismo fallì nel suo compito, nonostante la politica conciliante degli Stati Uniti. Infatti Francia ed Inghilterra nutrivano sentimenti di vendetta nei confronti della Germania.

I trattati della Conferenza di pace di Parigi

1. Trattato di Versailles. Con questo trattato i vincitori decisero così di imporre pesantissime condizioni di pace alla Germania (giugno 1919);
2. Trattato di Saint-Germain (settembre 1919). L’Austria cede all’Italia il Trentino Alto Adige, l’Istria e l’alto bacino del fiume Isonzo (Friuli Venzia-Giulia). Per l’Italia si trattava di una vittoria mutilata; infatti, l’Italia non ottenne tutti quei territori che aveva sperato, come per esempio la Dalmazia e Fiume. Questo provocò tra gli Italiani una forte delusione e si parlò di vittoria incompleta, cioè mutilata. Il termine si riferiva ai soldati mutilati, cioè ai reduci che tornavano dalla guerra, stremati dalla fatiche e menomati nel fisico dalle armi da guerra e dai bombardamenti. Questa delusione determinò la nascita di un forte sentimento nazionalista da parte di molti italiani, sentimento che porterà a gravissime conseguenze politiche come l’ascesa di Mussolini, la nascita del fascismo ed in seguito lo scoppio della seconda guerra mondiale;
3. Trattato di Neuilly (novembre 1919). Con questo trattato nascono nuovi stati indipendenti sui territori che, fino a quel momento, erano appartenuti alla Russia: le cosiddette “repubbliche Baltiche” di Finlandia, Estonia, Lettonia e fu riconosciuta l’indipendenza della Bulgaria;
4. Trattato di Sevres. La Turchia diventa una repubblica autonoma, come già detto sopra. Di questo trattato si fa poi una modifica. Il trattato di Sevres verrà sostituito con il
5. Trattato di Losanna, che attenuerà le pesanti condizioni di pace imposte alla Turchia. Fu concessa nuovamente alla Turchia la piena sovranità sugli stretti di Bosforo e Dardanelli, con l’impegno, in cambio, di mantenerli senza armi in pace ed aperti alle navi degli altri Paesi.
A seguito di questi trattati la Francia e l’Inghilterra si spartirono le colonie del Vicino Oriente.
Tra la fine del 1918 e il 1920 l’Europa fu investita da una forte instabilità politica, economica e sociale. In questi anni scoppiò in tutta Europa un’epidemia influenzale, la Spagnola, che provocò in poco tempo milioni di morti ed appesantì una popolazione già provata dal conflitto mondiale. Infatti, la guerra eliminò un’intera generazione maschile; l’economia fu ridotta ed entrò in crisi e dovette fare lo sforzo di riconvertirsi in industrie non più belliche. Si determinò così una diminuzione della produzione ed una diffusa disoccupazione.

All’indomani del primo conflitto mondiale

A) L'Europa senza stabilità
Tra la fine del 1918 e il 1920 ci fu in Europa una profonda instabilità politica, economica e sociale. Scoppiò una terribile epidemia influenzale, la Spagnola, che in poco tempo provocò milioni di morti.
Molti erano i problemi sorti alla fine del conflitto; tra i più importanti:
- il problema dei profughi e le nuove minoranza etniche;
- il problema dei confini che, dopo i trattati di pace, non erano più soltanto geomorfologici (cioè divisione geografica dei territori), ma divennero divisioni territoriali e politiche contro il principio di autodeterminazione, cioè di rispetto delle diversità dei popoli e delle nazionalità ed etnie. Infatti, fino alla fine del 1800 i confini tra uno Stato e l’altro erano soltanto rappresentati da fiumi, mari e monti. A partire, invece dai primi del 1900, dopo la prima guerra mondiale, si diede più importanza a tracciare confini politici ed amministrativi, senza tener conto delle differenze tra un popolo e l’altro dal punto di vista delle etnie, della religione, della lingua e della nazionalità.
Il 1918-1920 è anche conosciuto come biennio rosso, così chiamato in seguito alla rivoluzione russa del 1917 (rosso perché questo era il colore del partito comunista bolscevico russo), che portò i Soviet al potere (= governo del popolo), dopo la fine del regime zarista e l’inizio del regime comunista. Il regime comunista, che iniziò in Russia, determinò la nascita dei vari partiti comunisti in Europa formati dal popolo e dal proletariato, che crearono governi di Unità Nazionale.
I regimi comunisti, però, riuscirono ad affermarsi soltanto in quei Paesi dove la classe borghese era in minoranza o era assente del tutto. In Russia ci si riuscì a far nascere il comunismo perché
- l’ 80% della popolazione era formato da contadini e da proletari,
- il 20% da nobili,
- mancava completamente la classe borghese (imprenditori, liberi professionisti, commercianti ecc.).

Nel 1980 si continuò a combattere su due fronti:
1. quello turco-greco
2. quello russo-polacco.
Sul modello della Russia anche in Austria, Germania, Ungheria ed Italia ci furono tentativi di costituire Stati comunisti e governi rivoluzionari. Tutti questi tentativi fallirono, ma provocarono regimi autoritari che col tempo, a partire dagli anni venti, si affermarono, creando delle dittature: il fascismo in Italia, il nazismo in Germania, stalinismo in Russia.
B) Movimenti indipendentisti e mondo colonizzato (pag. 149-150, 6.5)

1. Con la fine della guerra iniziò una nuova fase di decolonizzazione da parte dei Paesi dell’Europa occidentale nei confronti dei Paesi afro-asiatici che avviarono un processo di indipendenza e di libertà dalle potenze occidentali stesse. Il primo Paese in cui si verificarono questi movimenti indipendentismi fu l’Inghilterra, che già all’inizio del XX secolo aveva concesso l’indipendenza agli Stati del Commonwealth (Canada, Australia, Sud Africa, Nuova Zelanda, Egitto). In Egitto, però, l’Inghilterra mantenne il controllo sul canale di Suez, molto importante per gli scambi commerciali e marittimi tra il Mediterraneo e l’Oceano Pacifico. Iniziò anche la lotta per l’indipendenza dell’India, guidato da Mahatma Gandhi (Mahatma significa “grande anima”), a difesa del principio della non-violenza e dei diritti civili e politici agli immigrati indiani;
2. la Francia, che aveva ingrandito il suo impero coloniale, portava avanti la sua “politica di assimilazione”, cioè di piena integrazione delle colonie alla madre-patria. Questo significava che non c’era nessuna differenza tra il cittadino francese di Parigi ed il colono proveniente dai territori coloniali francesi extra-europei.

C) La nascita della repubblica in Cina (pag. 149-150, 6.6)
All’inizio del 1900 la Cina era divisa in due:
1. Cina del Nord in mano ai “signori della guerra” reazionari e tradizionalisti;
2. Cina del Sud governata dai nazionalisti, che combattevano in favore dei cinesi contro la minaccia del Giappone. Il Giappone era un Paese molto piccolo sulla terraferma, ma molto esteso sul mare, che da sempre aveva tentato di invadere la Cina. In questo stesso periodo nel 1921 nacque, sull’esempio della Russia, il partito comunista cinese guidato da Mao Tse Tung, che era convinto di coinvolgere i contadini nella rivoluzione contro il pericolo giapponese.

D) Le difficoltà economiche e sociali in Italia all'indomani della prima guerra mondiale.
La prima guerra mondiale lasciò l’Europa in gravissime condizioni economiche e piena di debiti soprattutto nei confronti degli Stati Uniti. Anche l’Italia si trovò in una situazione davvero difficile e con molti problemi da affrontare
Problemi e difficoltà che si verificarono in Italia all’indomani della prima guerra mondiale:
1. difficoltà economiche generali;
2. malessere sociale;
3. necessità di riconvertire le industrie belliche e l’industria pesante (sviluppata soprattutto nel triangolo industriale costituito da Milano, Torino e Genova);
4. passaggio da un’economia di guerra ad un’economia di pace;
5. drammatica povertà degli italiani e diminuzione della quantità dei beni di consumo;
6. licenziamento degli operai e disoccupazione;
7. aumento dei prezzi ed inflazione galoppante;
8. sfiducia nei governi liberali e nei movimenti di protesta, perché essi non erano in grado di rispondere alle esigenze del popolo;
9. problemi finanziari delle banche, che avevano fatto prestiti alle industrie ed ora faticavano a recuperare il denaro;
10. fallimento di alcuni trust, cioè di imprese produttive associate tra loro per ridurre i costi di produzione e battere la concorrenza;
11. crisi della borghesia fortemente danneggiata nei suoi risparmi a causa della guerra;
12. abbandono delle campagne e crisi agricola per mancanza degli uomini che combattevano al fronte;
13. difficoltà di coloro che ritornavano dalla guerra (= i reduci) ad inserirsi nuovamente nella società lavorativa;
14. presenza di numerosi invalidi e mutilati rimasti senza un lavoro e reduci da anni di guerra al fronte, anni combattuti nel fango delle trincee;
15. nascita di sentimenti nazionalistici e scioperi permanenti contro il caro-vita;
16. occupazioni delle terre da parte dei contadini al sud, a causa dell’assenza di una riforma agraria ed occupazione dei grandi latifondi, che erano nelle mani di pochi.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali cause politiche della Prima guerra mondiale?
  2. Le cause politiche principali furono l'aggressiva politica di Guglielmo II, il contrasto tra Germania e Francia per l'Alsazia e Lorena, il controllo dei Balcani e le guerre balcaniche, e i movimenti irredentisti.

  3. Come si sviluppò la Prima guerra mondiale nel 1914?
  4. La guerra iniziò il 28 luglio 1914, dopo l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando. L'Austria dichiarò guerra alla Serbia, innescando il sistema delle alleanze militari e la mobilitazione generale in Europa.

  5. Quali furono le posizioni dell'Italia all'inizio della Prima guerra mondiale?
  6. L'Italia inizialmente dichiarò neutralità nel 1914, ma entrò in guerra il 24 maggio 1915. Durante l'anno di neutralità, si svilupparono due correnti di pensiero: i neutralisti, contrari alla guerra, e gli interventisti, favorevoli all'intervento.

  7. Quali furono le conseguenze della Rivoluzione russa del 1917 sulla guerra?
  8. La Rivoluzione russa portò all'abdicazione dello zar Nicola II e all'ascesa dei bolscevichi. La Russia firmò un armistizio, uscendo dalla guerra, il che complicò la situazione per gli alleati della Triplice Intesa.

  9. Quali furono le principali conseguenze della Prima guerra mondiale?
  10. La guerra causò oltre 10 milioni di morti e la dissoluzione degli imperi russo, austroungarico, ottomano e germanico. I trattati di pace furono discussi nella Conferenza di pace di Parigi del 1919, con l'Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti come vincitori principali.

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