Concetti Chiave
- Giacomo Matteotti, socialista coraggioso, denunciò in Parlamento le violenze e i brogli elettorali fascisti.
- Matteotti scoprì la corruzione fascista con accordi segreti in Inghilterra e intendeva denunciarli il 10 giugno.
- Fu rapito e assassinato da squadristi il giorno del suo intervento alla Camera, suscitando sdegno nazionale.
- I partiti d'opposizione, invece di sfruttare lo sdegno popolare, si ritirarono dal Parlamento, rafforzando i fascisti.
- Re Vittorio Emanuele III ignorò le richieste di dimissioni di Mussolini, evidenziando l'inconsistenza dell'opposizione.
Indice
Il coraggio di Giacomo Matteotti
Un giovane deputato, Giacomo Matteotti, esponente del partito socialista unitario, decise molto coraggiosamente di denunciare in Parlamento le violenze. Tenne un discorso appassionato nel quale denunciò tutte le violenze che avevano segnato la campagna elettorale e anche le violenze che avevano segnato le elezioni e i brogli (questo perché laddove nonostante la violenza, il partito fascista non aveva ottenuto voti, si manomettevano le schede, quindi ci
furono anche dei brogli).
Matteotti fu davvero coraggioso, anche perché era già stato minacciato sul popolo d'Italia (c'era stato infatti un articolo in cui si scriveva che se il deputato Matteotti si fosse trovato con la testa rotta non se ne meravigli...). Matteotti era stato anche più volte aggredito dalle squadre d'azione, era stato anche stuprato, ma nonostante questo continuava a protestare e a fare la sua parte politica.La scoperta della corruzione fascista
Non fu però colpito immediatamente; come motivazione dell'aggressione a Matteotti molti libri di storia riportano il suo discorso di denuncia delle violenze, ma cera anche dell'altro, perché Matteotti era stato in Inghilterra e aveva scoperto la corruzione del regime fascista: Mussolini aveva fatto degli accordi per dare degli appalti d'Italia a una compagnia petrolifera inglese (Sincreroil) in cambio di denaro per finanziare il partito fascista e il suo giornale.
Il rapimento e l'omicidio di Matteotti
Dunque, Matteotti il 10 giugno si era iscritto a parlare alla camera perché appunto doveva denunciare ciò che aveva scoperto in Inghilterra. Non arrivò però alla camera dei deputati, infatti quel giorno fu rapito da un gruppo di squadristi, Matteotti tentò anche di difendersi ma proprio nella colluttazione che avvenne nell'automobile, fu pugnalato a morte, quindi mori subito.
La reazione popolare e politica
Il suo cadavere non fu ritrovato subito, ma due mesi dopo, il 10 agosto. In questi due mesi, la situazione divenne incandescente, non si sapeva che fine avesse fatto Matteotti, si intuiva che potesse essere morto perché comunque era stato rapito. Matteotti era una figura popolare, benvoluto da tutti, aveva una certa fama. In Italia ci fu infatti lo sdegno unanime non sono del mondo politico ma anche della popolazione: molti testimoni raccontano che in quel periodo nessuno girava con i simboli che richiamavano il partito fascista e ci furono varie manifestazioni di piazza a sostegno di Matteotti. Cosa fecero i partiti dell'opposizione? (i partiti dell'opposizione non erano solo i partiti di sinistra, ma comprendevano anche i liberali, i popolari, cioè tutti partiti che non aderirono al partito fascista). Ma a quel punto i partiti dell'opposizione fecero la scelta peggiore, perché anziché far leva sullo sdegno popolare e partecipare alle manifestazioni di piazza, e fare in modo che il re fosse costretto a chiedere le dimissioni di Mussolini (perché era evidente il coinvolgimento di Mussolini nell'omicidio Matteotti), decisero di abbandonare il parlamento e di riunirsi in una sede separata, chiamata "Aventino".
L'errore dell'opposizione e la fiducia del re
In realtà fu la mossa peggiore che potessero fare perché lasciarono il parlamento completamente nelle mani del partito fascista. (Era stata infatti creata una commissione parlamentare per giudicare e per capire cosa fosse successo a Matteotti, ma questa fu lasciata nelle mani del partito fascista stesso). Tra gli aventiniani solo Gramsci voleva fare lo sciopero generale e utilizzare lo sdegno popolare che c'era in Italia, ma non fu ascoltato, infatti gli altri decisero di lasciare la decisione al re. Questo fu l'altro grande errore, ossia quello di lasciare l'iniziativa ancora una volta a Vittorio Emanuele III; questi partiti dovevano agire nella legalità, non potevano utilizzare gli stessi strumenti del proprio avversario politico, quindi legalmente una delegazione di tre persone si recò da Vittorio Emanuele III chiedendo le dimissioni di Mussolini. Vittorio Emanuele III fece però finta di niente, ignorandoli. Ancora una volta diede dunque la propria fiducia a Mussolini. Ci fu dunque la conferma per Mussolini da una parte della fedeltà del re (che era molto importante), ma soprattutto
dell'inconsistenza assoluta dell'opposizione parlamentare.
Domande da interrogazione
- Chi era Giacomo Matteotti e quale ruolo ha avuto nella politica italiana?
- Quali furono le conseguenze del discorso di Matteotti in Parlamento?
- Quali scoperte fece Matteotti in Inghilterra che avrebbero potuto compromettere il regime fascista?
- Come reagirono i partiti dell'opposizione all'omicidio di Matteotti?
- Quale fu la risposta del re Vittorio Emanuele III alle richieste dell'opposizione?
Giacomo Matteotti era un giovane deputato del partito socialista unitario che coraggiosamente denunciò le violenze e i brogli elettorali in Parlamento, sfidando il regime fascista.
Dopo il suo discorso di denuncia, Matteotti fu rapito e ucciso da un gruppo di squadristi, il che scatenò un'ondata di sdegno unanime in Italia contro il regime fascista.
Matteotti scoprì la corruzione del regime fascista, inclusi accordi segreti tra Mussolini e una compagnia petrolifera inglese per finanziare il partito fascista.
I partiti dell'opposizione decisero di abbandonare il Parlamento e riunirsi separatamente nell'Aventino, una mossa che si rivelò inefficace e lasciò il Parlamento nelle mani del partito fascista.
Vittorio Emanuele III ignorò le richieste dell'opposizione di dimettere Mussolini, confermando la sua fiducia nel regime fascista e dimostrando l'inconsistenza dell'opposizione parlamentare.