Concetti Chiave
- Nel 1946, l'Italia passò da monarchia a repubblica attraverso un referendum, segnando l'inizio della Repubblica Italiana con una Costituzione parlamentare.
- Il governo De Gasperi, dal 1945, mirò alla stabilizzazione politica e economica del paese, con politiche filoamericane e adesione al Piano Marshall.
- Durante il periodo del centrismo, furono implementate riforme agrarie per affrontare le disparità regionali, specialmente nel Meridione, e nacque la Cassa del Mezzogiorno.
- Tra il 1958 e il 1963, l'Italia visse un boom economico che trasformò il paese da agrario a industriale, acutizzando il divario tra Nord e Sud.
- L'Italia fu tra i paesi fondatori della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio e della Comunità Economica Europea, promuovendo l'integrazione economica europea.
Indice
Il governo di Alcide De Gasperi
Nel 1945 si instaurò in Italia il governo di coalizione di Alcide De Gasperi, il cui scopo era riportare la stabilità nel Paese attraverso la cooperazione dei partiti antifascisti. In primo luogo fu necessario normalizzare l’amministrazione dello Stato, poiché molte province erano ancora controllate dai partigiani che le avevano liberate.
Il referendum del 1946 e la nuova costituzione
Nel 1946 si tennero le elezioni amministrative, che sancirono la maggioranza della Democrazia cristiana e il tracollo del Partito liberale. Nello stesso anno il re Vittorio Emanuele III abdicò in favore del figlio Umberto II. Il 2 giugno 1946 si tennero un referendum istituzionale (monarchia o repubblica) e le elezioni di un’Assemblea costituente, le prime a suffragio universale. L’esito del referendum fu molto incerto, ma comunque a vantaggio dei repubblicani. Nella Costituente prevalsero, ancora, i democristiani e le sinistre, che occuparono, insieme, la maggioranza dei seggi. La nuova Costituzione entrò in vigore all’inizio del 1947 e fece dell’Italia una Repubblica parlamentare divisa in due organi legislativi: la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica.
Il periodo del centrismo e le tensioni politiche
Il rapporto collaborativo tra le sinistre e la Democrazia Cristiana degenerò rapidamente, una volta istituita la Repubblica ed approvata la Costituzione. La ragione dei primi contrasti fu la politica economica del governo De Gasperi, apertamente filoamericano, che mirò alla ricostruzione e alla ripresa delle produzioni, mentre la disoccupazione era elevata ed i salari dei lavoratori scarsi. Questo clima di scontro accompagnò le elezioni politiche del 1948: la DC e il fronte popolare si affrontarono senza esclusione di colpi, accusandosi a vicenda. La posizione ambigua dei partiti di sinistra, il timore del comunismo e i buoni risultati del governo De Gasperi assicurarono ai democristiani una vittoria schiacciante. Ebbe inizio, così, il periodo del centrismo, che sarebbe durato fino agli anni Sessanta.
Le elezioni politiche portarono alla spaccatura della CGIL, il sindacato unito, nelle componenti cattolica e socialista: la Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL) e l’Unione Italiana del Lavoro (UIL). In seguito, non mancarono i contrasti tra il nuovo esecutivo De Gasperi e le sinistre, specialmente quando uno studente attentò alla vita di Togliatti, segretario del PCI. L’episodio rischiò di scatenare una guerra civile, ma rientrò grazie all’intervento mitigatore dello stesso Togliatti.
Nel cosiddetto periodo del centrismo il governo italiano aderì al Piano Marshall, promosso dagli Stati Uniti con il nome di ERP (European Recovery Project) e si impegnò nelle politiche sociali: l’esecutivo, rappresentando una forza interclassista, doveva elaborare un programma di sviluppo che tutelasse tanto la libera iniziativa imprenditoriale quanto i lavoratori:
La riforma agraria e la cassa del Mezzogiorno
De Gasperi varò la riforma agraria, con la quale distribuì oltre 700.000 ettari di terra non coltivata, sottraendola alle grandi proprietà o giocando sui criteri dell’esproprio. La riforma non fu un progetto organico, ma una serie di provvedimenti localizzati sulla base delle diverse circostanze del territorio. In particolare fu plasmata sulle esigenze pressanti del Meridione, dove le condizioni di vita erano ardue e l’instabilità elevata. De Gasperi dovette istituire enti deputati all’intervento dello Stato nell’economia, poiché il processo di riforma comportò l’aumento del costo della terra ed escluse diversi agricoltori. Nacque la Cassa del Mezzogiorno, che gestiva i finanziamenti pubblici per lo sviluppo di infrastrutture nel Sud e la tassazione fu proporzionata al reddito pro capite dei cittadini.
Nonostante i provvedimenti presi il disagio sociale dei ceti meno abbienti crebbe e il governo democristiano perse consensi. Nel 1953 De Gasperi si ritirò dalla scena politica. Seguirono governi democristiani di breve durata, mentre si allontanarono via via le posizioni delle sinistre: PCI e PSI non concordarono sull’esposto di Kruscëv al XX Congresso del PCUS, né sull’intervento sovietico in Ungheria; il fronte socialista si avvicinò, così, alle forze centriste.
Il boom economico e le sue conseguenze
Tra il 1958 e il 1963 si verificò in Italia il cosiddetto boom economico. Furono anni di particolare benessere , nei quali lo sviluppo economico e produttivo del Paese registrò un’impennata sorprendente. Negli anni del boom il tenore di vita complessivo migliorò sensibilmente e l’Italia si trasformò da un paese prevalentemente agrario ad una società industriale. Gli sviluppi più importanti e immediati si ebbero nel cosiddetto triangolo industriale, formato da Milano, Torino e Genova. In quest’area le novità industriali furono tali da accentuare gli scompensi tra campagna e città, e per esteso il divario, già ampio, tra Settentrione e Italia meridionale. Molti emigrarono dal Sud in cerca di lavoro e di condizioni di vita migliori: nelle regioni meridionali venne a mancare la manodopera e la situazione economica si aggravò ulteriormente.
L'idea di un'Europa unita
L’idea di un’Europa unita fu avanzata per la prima volta da un gruppo italiano di intellettuali antifascisti e fu ripresa nel Dopoguerra. Su iniziativa di Gran Bretagna e Francia nacque, nel 1949, il Consiglio d’Europa, composto da un Comitato dei ministri e da un’Assemblea consultiva dai poteri alquanto ridotti. Nel 1950 fu firmata a Roma la prima Convenzione europea per i diritti dell’uomo, che conteneva pronunciamenti ancora sommari.
Fu il premer francese Robert Schumann a sollevare l’idea di una vera e propria federazione europea, che fu accolta in primo luogo dall’italiano De Gasperi e dal tedesco Adenauer. Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Italia, Francia e Germania federale diedero vita alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) al fine di coordinare le attività di ripresa economica con i paesi amici. Gli stessi stati sottoscrissero nel 1957 il trattato di Roma, con il quale ebbe vita la Comunità Economica Europea (CEE), il primo, vero tentativo di abbattere le frontiere nel Vecchio continente. La Comunità Europea soffrì inizialmente della sua natura prettamente economica e fu a lungo alla ricerca di un ruolo preciso a livello continentale e internazionale. Col passare del tempo assunse un’importanza sempre maggiore nelle questioni politiche globali.
Domande da interrogazione
- Quali furono i principali cambiamenti politici in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale?
- Quali furono le conseguenze delle elezioni politiche del 1948 in Italia?
- In che modo il governo italiano partecipò al Piano Marshall?
- Quali furono gli effetti del boom economico in Italia tra il 1958 e il 1963?
- Come si sviluppò l'idea di un'Europa unita nel Dopoguerra?
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'Italia vide l'instaurazione del governo di coalizione di Alcide De Gasperi, il referendum istituzionale del 1946 che portò alla nascita della Repubblica Italiana, e l'approvazione della nuova Costituzione nel 1947.
Le elezioni politiche del 1948 portarono a una vittoria schiacciante della Democrazia Cristiana, segnando l'inizio del periodo del centrismo e la spaccatura della CGIL in CISL e UIL.
Durante il periodo del centrismo, il governo italiano aderì al Piano Marshall, impegnandosi nelle politiche sociali e varando la riforma agraria per distribuire terre non coltivate e sostenere lo sviluppo economico.
Il boom economico portò a un miglioramento del tenore di vita, trasformando l'Italia da paese agrario a società industriale, con un forte sviluppo nel triangolo industriale di Milano, Torino e Genova, ma accentuando il divario tra Nord e Sud.
L'idea di un'Europa unita fu avanzata da intellettuali antifascisti italiani e ripresa nel Dopoguerra, portando alla creazione del Consiglio d'Europa nel 1949 e alla firma del trattato di Roma nel 1957, che istituì la Comunità Economica Europea.