Concetti Chiave
- Alcuni socialisti rivoluzionari, come Benito Mussolini, divennero interventisti durante la Prima Guerra Mondiale, vedendo la guerra come un'opportunità per accelerare la rivoluzione socialista.
- Mussolini, inizialmente pacifista, cambiò posizione dopo essere stato finanziato dal governo francese per sostenere l'entrata dell'Italia in guerra, portando alla sua espulsione dal partito socialista.
- Interventisti di sinistra, come Gaetano Salvemini, vedevano la guerra come necessaria per completare l'unificazione italiana contro l'Austria-Ungheria.
- I nazionalisti e futuristi, guidati da figure come Enrico Corradini e Filippo Tommaso Marinetti, consideravano la guerra un evento naturale e benefico, definendola "la sola igiene del mondo".
- Gabriele D’Annunzio animò manifestazioni interventiste, note come "le radiose giornate di maggio", nonostante la maggioranza della popolazione e del parlamento fosse neutralista.
Indice
Socialisti rivoluzionari e interventismo
Ci fu una parte dei socialisti rivoluzionari che durante la prima guerra mondiale aderì a posizioni di tipo interventista, perché secondo loro la guerra poteva funzionare da acceleratore della storia e quindi favorire una rivoluzione di tipo socialista, cioè la guerra rappresentava il punto massimo di crisi del sistema capitalistico, ne metteva in evidenza tutte le contraddizioni e dunque secondo questi rivoluzionari avrebbe favorito il primo passo verso la rivoluzione socialista.
Mussolini e il cambio di posizione
Tra questi ricordiamo Benito Mussolini: egli faceva parte dell’ala massimalista, ed era anche il direttore del quotidiano “Avanti”.
Fino allo scoppio della guerra si era attestato su posizioni pacifiste, aveva infatti partecipato a una serie di manifestazioni di tipo pacifista, sia in occasione della guerra in Libia, che prima dello scoppio della guerra mondiale.
Dopo lo scoppio della guerra però Mussolini cambiò improvvisamente idea perché fu contattato dal governo francese che gli offrì del denaro per sostenere l’ingresso dell’Italia in guerra accanto alla Francia.
Quando Mussolini iniziò a propagandare le sue posizioni di tipo interventista, fu naturalmente espulso dal partito socialista, fu costretto a lasciare la direzione dell’Avanti e fondò un proprio giornale, chiamato “Il popolo d’Italia” e lo fondò proprio con i soldi che aveva avuto dal governo francese.
Interventisti di sinistra e destra
Inoltre, tra gli interventisti ricordiamo anche alcuni uomini appartenenti al ramo della sinistra (Gaetano Salvemini) che ritenevano necessario per il completamento dell’unificazione italiana, combattere contro l’Austria-Ungheria per la conquista di Trento e Trieste.
Futuristi e la guerra come igiene
La maggior parte degli interventisti faceva parte di movimenti di destra, come i nazionalisti e i futuristi. I nazionalisti, guidati da Enrico Corradini, ritenevano, come i futuristi, che la guerra fosse un evento naturale e che servisse non solo a portare l’Italia a far parte delle grandi potenze, ma, secondo loro, la guerra aveva anche una funzione sociale, tanto è vero che il poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti, scrisse il manifesto dei futuristi nel 1909.
In questo manifesto si poteva capire la posizione dei futuristi nei confronti della guerra. La guerra veniva definita “la sola igiene del mondo”, perché nei tempi passati a togliere di mezzo una parte della popolazione ci pensavano le grandi pandemie o epidemie, invece all’inizio del 900 la qualità della vita, l’economia e la tecnologia erano migliorate, per cui non c’erano più tante persone che morivano a causa delle carestie, quindi per far diminuire la popolazione nel mondo c’era bisogno della guerra, che diventava dunque lo strumento per eliminare la popolazione in eccesso.
Questo fu ripreso da molti intellettuali, non solo futuristi ma anche nazionalisti, tra cui Giovanni Papini, che su una rivista che raccoglieva interventi degli intellettuali di estrema destra, scrisse una pagina intitolata “amiamo la guerra”.
Manifestazioni interventiste e neutralismo
Gabriele D’Annunzio era un interventista che non si limitava ad affermare le proprie posizioni, ma divenne l’animatore di una serie di manifestazioni di piazza che infervorarono le pizze italiane nel maggio 1915 (poco prima dell’ingresso dell’Italia in guerra, l’Italia entrò infatti in guerra contro la triplice Alleanza il 24 maggio del 1915). Queste manifestazioni le chiamò “le radiose giornate di maggio”.
In realtà, la maggior parte della popolazione e la maggior parte dei deputati all'interno del parlamento era su posizioni neutraliste, vi erano però gruppi più piccoli che riuscivano a farsi sentire grazie a queste manifestazioni. Il problema era che tra gli interventisti c’erano anche il re e Salandra (che era infatti a capo del governo italiano).
Domande da interrogazione
- Qual era la posizione dei socialisti rivoluzionari riguardo alla guerra durante la prima guerra mondiale?
- Come cambiò la posizione di Benito Mussolini riguardo alla guerra?
- Quali erano le motivazioni degli interventisti di sinistra come Gaetano Salvemini?
- Qual era la visione dei futuristi riguardo alla guerra?
- Qual era la posizione della maggior parte della popolazione italiana riguardo alla guerra?
Alcuni socialisti rivoluzionari adottarono posizioni interventiste, credendo che la guerra potesse accelerare la storia e favorire una rivoluzione socialista, evidenziando le contraddizioni del sistema capitalistico.
Mussolini inizialmente pacifista, cambiò idea dopo essere stato contattato dal governo francese, che gli offrì denaro per sostenere l'ingresso dell'Italia in guerra, portandolo a fondare il giornale "Il popolo d’Italia".
Interventisti di sinistra come Gaetano Salvemini ritenevano necessario combattere contro l'Austria-Ungheria per completare l'unificazione italiana e conquistare Trento e Trieste.
I futuristi, come Filippo Tommaso Marinetti, vedevano la guerra come "la sola igiene del mondo", un mezzo per ridurre la popolazione in eccesso, in un'epoca in cui le pandemie non svolgevano più questo ruolo.
La maggior parte della popolazione e dei deputati italiani era neutralista, ma gruppi interventisti, sostenuti anche dal re e dal governo di Salandra, riuscivano a farsi sentire attraverso manifestazioni.