Concetti Chiave
- La rivalità tra Hutu e Tutsi in Ruanda fu alimentata dai belgi che introdussero la carta d'identità etnica nel 1932.
- Gli scontri iniziarono nel 1959, con molti Tutsi costretti a fuggire in Uganda a causa della violenza.
- Nel 1990, il Partito patriottico ugandese Tutsi invase il nord del Ruanda, intensificando le tensioni etniche.
- Il genocidio del 1994 fu scatenato dall'abbattimento dell'aereo del presidente, portando a massacri di massa.
- Il genocidio si concluse nel luglio 1994 con la vittoria del Fronte Popolare Ruandese, ma i conflitti etnici persistono.
Indice
Dominio coloniale e tensioni etniche
Dal 1899 al 1915, il Ruanda era un dominio coloniale tedesco e dal 1915 al 1962, passò sotto quello belga. Furono proprio i Belgi ad alimentare il conflitto fra le due etnie esistenti nel paese, gli Hutu e i Tutsi. Nel 1932, i Belgi introdussero la carta d’identità etnica e questo legittimò l’appartenenza dei Ruandesi all’una o all’altra etnia, in funzione del loro aspetto somatico.
Per quanto gli Hutu fossero più numerosi, ai Tutsi furono accordati molti privilegi e parecchi posti di comando, il che suscitò ben presto le ostilità nei loro confronti da parte dell’altro gruppo.Indipendenza e conflitti interni
Nel 1959 si ebbero i primi episodi di violenza che costrinsero migliaia di Tutsi a cercare un rifugio in Uganda. Poco prima del raggiungimento dell’indipendenza del Ruanda, la situazione si invertì e nel 1962 quando il Ruanda acquisì l’indipendenza, il primo presidente era di etnia hutu.
Guerra civile e genocidio
Durante gli anni successivi, gli scontri fra le due etnie continuarono fino a quando il presidente hutu non fu deposto e sostituito con un golpe. Molti Tutsi lasciarono un’altra volta il paese per rifugiarsi in Uganda. Il nuovo presidente diede vita ad un sistema politico a partito unico: il regime dittatoriale fece sì che per molti anni fossero evitati stragi e atti di violenza anche se l’integrazione fra le due etnie non fu mai realizzata. Le prime avvisaglie delle ostilità che condussero alla guerra civile, si ebbero nel 1990. Nel frattempo, all’interno della comunità Tutsi, fuggita all’estero, si era formato il Partito patriottico ugandese, di stampo politico-militare che nello stesso anno varcò la frontiera ed invase il nord del paese, scatenando così delle lotte intestine. Benché la grave crisi economica, in quegli anni, il Ruanda si trasformò presto nel terzo importatore di armi del continente africano: infatti nello spazio di un anno, l’Uganda importò dalla Cina oltre 500.000 machete. Il machete è un'arma da taglio metallica, con impugnatura e lama dritta a un solo taglio, simile ad una sciabola, ma più corta.
Nel 1993, il Governo indisse un censimento affinché tutti i cittadini fossero obbligati a rende nota la propria appartenenza ad un’etnia piuttosto che ad un’altra. Nello stesso, il presidente in carica si adoperò per il buon esito di alcune trattative di pace, ostacolate, tuttavia, da alcuni gruppi hutu che dalla radio incitavano all’odio etnico.
L’evento che fece precipitare la situazione si verificò il 6 aprile 1994: l’aereo su cui viaggiavano il presidente del Ruanda e quello del Burundi di ritorno da una conferenza con lo scopo di far avanzare il processo di pacificazione fu abbattuto e le relative circostanze restano ancora oggi poco chiare. A quel giorno, seguì un periodo di più di tre mesi, durante il quale squadroni della morte e truppe dell’esercito massacrarono a colpi di machete migliaia di Tutsi e di Hutu imparentati o collegati in qualche modo con questi. Fu uno dei periodi più lunghi e tragici della storia del Ruanda.
Intervento internazionale e conseguenze
La comunità internazionale si mostrò indifferente; addirittura l’ONU ridusse il numero dei suoi effettivi già presenti sul territorio dal 1993 e non dette alcun seguito alle pressanti richieste di aiuto provenienti dal comandante canadese della missione.
Gli scontri fra Hutu e Tutsi terminarono nel luglio 1994, con la vittoria del Fronte popolare ruandese (= FPR). Si stima che il numero di vittime di questo genocidio arrivò a circa 800.000 vittime, quasi tutti di etnia tutsi a cui però devono essere aggiunti 2 milioni di profughi hutu, che si riversarono soprattutto in Tanzania e nel Congo. Tuttavia, la fine delle ostilità non ha ancora portato una conclusione agli scontri etnici fra le due etnie.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause principali del conflitto etnico in Ruanda?
- Come si è evoluta la situazione politica in Ruanda dopo l'indipendenza?
- Quale evento scatenò il genocidio del 1994?
- Qual è stato il ruolo della comunità internazionale durante il genocidio?
- Quali furono le conseguenze del genocidio in termini di vittime e profughi?
Le cause principali furono le politiche coloniali belghe che alimentarono le divisioni etniche tra Hutu e Tutsi, privilegiando i Tutsi e creando tensioni che sfociarono in violenze.
Dopo l'indipendenza nel 1962, il Ruanda fu governato da un presidente hutu, ma le tensioni etniche continuarono, culminando in un colpo di stato e l'instaurazione di un regime dittatoriale a partito unico.
L'abbattimento dell'aereo del presidente del Ruanda il 6 aprile 1994 scatenò il genocidio, portando a massacri di Tutsi e Hutu associati a loro.
La comunità internazionale si mostrò indifferente, con l'ONU che ridusse le sue forze in Ruanda e non rispose alle richieste di aiuto del comandante della missione.
Il genocidio causò circa 800.000 vittime, principalmente Tutsi, e generò 2 milioni di profughi hutu, che si rifugiarono in Tanzania e nel Congo.