Concetti Chiave
- Tra il 1876 e il 1915, circa 14 milioni di italiani emigrarono, spinti dalla depressione economica e dalla libertà di circolazione.
- Dal 1880, le destinazioni principali per gli emigranti italiani furono Brasile, Argentina e Stati Uniti, attratti da lavoro non qualificato.
- Durante l'età giolittiana, dal 1900 al 1915, l'emigrazione raggiunse il picco con una media di oltre 600.000 partenze annuali, soprattutto dal Sud Italia.
- L'emigrazione portò a significative conseguenze sociali e un miglioramento economico, con riduzione della disoccupazione e aumenti salariali.
- Le leggi italiane intervennero per regolamentare l'emigrazione, eliminando figure di intermediazione e affidando il reclutamento alle compagnie di navigazione.
Indice
Fenomeno migratorio dell'800
Nel corso dell'800 l'Europa conobbe un fenomeno migratorio in uscita senza precedenti. Dall'Italia le partenze si intensificarono fin da subito dopo l'unificazione, ma fino al 1875 si possono fare solo delle stime. È certo invece che tra il 1876 e il 1915 furono 14 milioni gli italiani che lasciarono la penisola.
Questo incremento fu determinato da due grandi fattori concomitanti: gli effetti della grande depressione economica del 1873-1895, e un'ampia libertà di circolazione lascia agli individui.Destinazioni e flusso migratorio
A partire dal 1880 le mete privilegiate non furono più quelle tradizionali europee, bensì i paesi del Nuovo mondo; Brasile, Argentina e successivamente gli Stati Uniti, che assorbivano manodopera non qualificata nell'industria e nelle miniere. Lo sviluppo che l'Italia conobbe durante l'età giolittiana non arrestò il flusso migratorio, al contrario. Furono proprio quelli gli anni in cui si parla di grande emigrazione: dal 1900 al 1915 partì per l'estero una media di oltre 600 000 persone all'anno, per un totale di circa 9 milioni; questo fenomeno si fece particolarmente intenso al sud.
Conseguenze sociali ed economiche
Nei 40 anni compresi tra il 1876 e il 1915, la grande maggioranza degli emigrati era composta da uomini nel pieno delle capacità lavorative. Le conseguenze sociali furono importanti: da un lato provocò la disgregazione di molte famiglie, dall'altro rese più difficile formare i nuclei familiari nelle comunità di partenza, dove il numero delle donne superava quello degli uomini rimasti. Dal punto di vista economico gli effetti non furono altrettanto negativi. Le partenze ridussero al disponibilità di manodopera e chi rimaneva ebbe minori difficoltà a trovare un lavoro: si ebbero quindi una riduzione dei tassi di disoccupazione e un generalizzato miglioramento salariale.
Normative e agenzie di emigrazione
A lungo i governi italiani non produssero alcuna normativa sull'emigrazione, per partire bastava infatti solamente essere in regola con il servizio militare e avere un passaporto valido. A organizzare il viaggio pensavano le "agenzie" , gestite perlopiù da italiani migranti: queste agenzie svolgevano un ruolo di reclutamento e di intermediazione tra le compagnie di navigazione e le autorità dei paesi stranieri in cerca di forza lavoro.
Raggiri e interventi legislativi
Tra chi sceglieva di emigrare, pochissime persone possedevano dei risparmi sufficienti per acquistare il biglietto. Così ci si affidava all'emigrazione prepagata. Dall'America arrivavano degli agenti, inviati dai proprietari terrieri per reclutare manodopera allettandola con la con la promessa di ricchi guadagni in cambio di un contratto da firmare prima della partenza. Sembrava un aiuto, invece era un raggiro: negli Stati Uniti la legge prevedeva il carcere per i crediti vantati dai datori di lavoro e perciò l'emigrante, per onorare il debito contratto al momento del ritiro del biglietto, si ritrovava di fatto schiavo, legato alla terra che doveva coltivare. Di fronte a una situazione del genere lo Stato decise di intervenire, prima con la legge Crispi del 1888 e successivamente con la legge del 1901, che abolì la figura dell'agente affidando la gestione del reclutamento direttamente alle compagnie di navigazione.
Domande da interrogazione
- Quali furono i principali fattori che determinarono l'incremento dell'emigrazione italiana tra il 1876 e il 1915?
- Quali furono le principali destinazioni degli emigranti italiani a partire dal 1880?
- Quali furono le conseguenze sociali ed economiche dell'emigrazione in Italia?
- Come intervenne lo Stato italiano per regolamentare l'emigrazione?
L'incremento dell'emigrazione italiana fu determinato dalla grande depressione economica del 1873-1895 e dalla libertà di circolazione che permetteva agli individui di partire facilmente.
A partire dal 1880, le principali destinazioni degli emigranti italiani furono i paesi del Nuovo mondo, come Brasile, Argentina e successivamente gli Stati Uniti.
Socialmente, l'emigrazione causò la disgregazione delle famiglie e rese difficile la formazione di nuovi nuclei familiari. Economicamente, ridusse la disponibilità di manodopera, abbassò i tassi di disoccupazione e migliorò i salari.
Lo Stato italiano intervenne con la legge Crispi del 1888 e la legge del 1901, che abolì la figura dell'agente e affidò la gestione del reclutamento alle compagnie di navigazione.