Concetti Chiave
- Giolitti usò una strategia di mediazione tra forze moderate e movimento operaio, evitando l'uso della forza contro gli operai mentre sopprimeva con fermezza l'azione di D'Annunzio a Fiume.
- La scissione del partito socialista nel 1921 portò alla nascita del partito comunista d'Italia, guidato da Antonio Gramsci e con "l'Unità" come organo di stampa.
- Il Partito Popolare Italiano fu fondato da Luigi Sturzo nel 1919 come partito cattolico non confessionale, rivolto al ceto medio basso e alla piccola borghesia.
- Mussolini fondò i Fasci di Combattimento nel 1919, inizialmente con un programma ambiguo, che gradualmente si trasformò in un movimento di estrema destra, culminando nella marcia su Roma nel 1922.
- Il movimento fascista si affermò con il supporto dei latifondisti e degli industriali, utilizzando la violenza per sopprimere le proteste operaie e attirando consensi con la promessa di risolvere l'immobilismo dello stato liberale.
Indice
Il ritorno di Giolitti
Nel 1920 al governo ritornò nuovamente Giolitti, il quale utilizzò tutte le sue tecniche di mediazione: innanzitutto non ci pensò due volte a usare la forza nei confronti di D’Annunzio, quindi mandò l’esercito e fece sgombrare Fiume che nell’immediato fu dichiarata città libera e poi ceduta all’Italia.
Compromessi e contratti operai
Dall’altra parte si rifiutò di usare la forza nei confronti del movimento operaio per non estremizzare la lotta degli operai, iniziò dunque a fare compromessi sia con le forze moderate del mondo industriale (imprenditori) sia con quelle del movimento operaio, e riuscì a ottenere per gli operai un contratto molto buono con una lira di aumento al giorno e con una larvata forma di controllo operaio sulla fabbrica attraverso i delegati.
Ciò non fu però messo in atto, ma comunque questo aumento salariale portò la parte moderata del movimento operaio ad accontentarsi e a iniziare a sgomberare le fabbriche.
La scissione socialista e Gramsci
Proprio dal fallimento dell’occupazione delle fabbriche del 1920, ebbe origine la scissione del partito socialista, che diede origine con il congresso di Livorno nel 1921 alla nascita del partito comunista d’Italia, il cui leader era Antonio Gramsci. L’organo di stampa venne fondato sempre da Gramsci, appunto “l’Unità” (inizialmente il giornale era “Ordine Nuovo”)
La nascita del partito popolare
Il partito di Gramsci non fu però l’unico nuovo partito in questo periodo, perché nel 1919 nacque anche il partito popolare italiano, un partito cattolico, che fu accettato dalla chiesa anche perché in quell'anno era cambiata la legge elettorale (c’era stata infatti l’introduzione della legge proporzionale). La paura della chiesa era sempre quella che prevalesse il partito socialista durante le elezioni, quindi il pontefice diede il consenso per la nascita di un nuovo partito cattolico. Ricordiamo che la questione romana venne parzialmente superata con il patto Gentiloni in quanto ai cattolici fu dato il permesso di votare ma non ancora di essere eletti, quindi non di avere un proprio partito. Adesso, invece, si dà il consenso ai cattolici anche di avere un proprio partito.
Tale partito fu fondato da Luigi Sturzo; era un partito che si rivolgeva al mondo dei contadini, ma in realtà la volontà di Sturzo era quella di creare un partito interclassista che si rivolgesse al ceto medio basso italiano, non solo quindi ai contadini ma anche alla piccola borghesia.
Inoltre, non era un partito di tipo confessionale, nel senso che accettava anche persone non cattoliche, non si chiedeva infatti l’adesione al cattolicesimo per entrare a far parte del partito. (però era comunque di origine cattolica e questa fu una novità nel panorama politico italiano).
L'ascesa del fascismo
L’altra novità proviene sempre dall’estrema destra perché nel 1919 Mussolini, espulso dal partito socialista, decise di fondare un movimento, che ebbe il suo atto di nascita a piazza San Sepolcro a Milano dove fu steso il primo programma dei fasci di combattimento (già dal nome si capisce subito che non era per nulla un movimento pacifico). Questo movimento raccoglieva una parte della popolazione che aveva ancora intenzione di usare la violenza come strumento di comunicazione. Erano sostanzialmente degli squadristi che si riunivano in gruppi e andavano a fare violenza e a picchiare. Inizialmente, il programma che fu stilato a San Sepolcro era un programma piuttosto ambiguo perché mescolava degli elementi di tipo socialista, come per esempio il controllo statale delle grandi fabbriche, la giornata lavorativa di 8 ore, con elementi di estrema destra (come ad esempio un fortissimo nazionalismo).
Proprio per questo motivo, questo movimento rimase inizialmente del tutto minoritario all’interno del paese, aveva infatti scarsa diffusione anche perché questo programma con elementi socialisteggianti spaventava la borghesia che era la classe a cui invece Mussolini doveva rivolgersi (questo perché la guerra mondiale aveva colpito soprattutto la classe media, appunto la borghesia, che era uscita impoverita e frustrata dalla guerra mondiale).
La violenza fascista e la marcia su Roma
Per cui nel corso del tempo, 1919-1922, il movimento fascista cambiò gradualmente la propria ideologia di riferimento. Innanzitutto il linguaggio era quello della violenza, venivano usate squadre d’azione, il simbolo era il manganello, l’olio di ricino, e venivano inoltre picchiate le persone che si opponevano al movimento, causandone talvolta anche la morte.
Gaetano Salvemini racconta infatti che dal 1919 al 1922 oltre duemile persone sono morte a causa della violenza degli squadristi fascisti. Inoltre, nel 1922 ci fu la marcia su Roma, e Mussolini divenne presidente del Consiglio per volontà di Vittorio Emanuele III.
Le azioni erano dunque violente e iniziò a diffondersi in tutta Italia questo movimento in modo particolare quando gli squadristi scesero in campo in supporto dei latifondisti, per sgombrare le terre dai contadini, e accanto agli industriali per sostituirsi agli operai che facevano sciopero o per andare a picchiarli.
Tant è vero che la propaganda che Mussolini iniziò a fare fu quella di far leva sulla incapacità dello stato liberale italiano di sgomberare le terre e a mettere fine alle proteste degli operai, e siccome lo stato era liberale e debole e dal punto di vista politico c’era una sorta di immobilismo di staticità, dovevano intervenire gli squadristi fascisti per risolvere la situazione.
Nel 1921 Mussolini trasforma il movimento in partito nazionale fascista, e elimina completamente qualsiasi tipo di riferimento al pensiero socialista. Quindi il movimento fascista si caratterizza in modo definitivo come movimento di estrema destra, si lega ai latifondisti e ai grandi industriali e riesce ad avere un minimo successo elettorale a 33 deputati, quando, nel 1922, Mussolini organizza la marcia su Roma.
(Quindi, l’Italia tra il 1918 e il 1922 era sull’orlo di una guerra civile che fu risolta solo grazie all’intervento di Giovanni Giolitti che riuscì a evitare la guerra civile nel 1920, riuscendo a mediare tra le varie forze in campo. Non fu comunque abbastanza perché poi nel 1922 c’è la salita al governo di Mussolini, voluta da Vittorio Emanuele III).
Domande da interrogazione
- Quali furono le tecniche di mediazione utilizzate da Giolitti durante il suo ultimo governo?
- Quali furono le conseguenze del fallimento dell'occupazione delle fabbriche nel 1920?
- Quali furono le caratteristiche principali del partito popolare italiano fondato da Luigi Sturzo?
- Come si sviluppò il movimento fascista di Mussolini tra il 1919 e il 1922?
- Quale fu il ruolo di Giovanni Giolitti nel prevenire una guerra civile in Italia tra il 1918 e il 1922?
Giolitti utilizzò la forza contro D'Annunzio per sgomberare Fiume, ma evitò di usare la forza contro il movimento operaio, preferendo fare compromessi con imprenditori e operai, ottenendo un aumento salariale per questi ultimi.
Il fallimento portò alla scissione del partito socialista e alla nascita del partito comunista d'Italia nel 1921, guidato da Antonio Gramsci.
Il partito popolare italiano era un partito cattolico, interclassista, rivolto al ceto medio basso, e accettava anche persone non cattoliche.
Il movimento fascista, inizialmente minoritario e con elementi socialisti, divenne un partito di estrema destra, legandosi ai latifondisti e industriali, e guadagnò potere con la marcia su Roma nel 1922.
Giolitti riuscì a mediare tra le varie forze politiche nel 1920, evitando una guerra civile, ma la sua azione non fu sufficiente a impedire l'ascesa di Mussolini al governo nel 1922.