Concetti Chiave
- Giolitti confronta un'Italia del 1900 spaccata, con problemi di diritto al voto e esclusione dei cattolici dalla vita politica, cercando soluzioni attraverso riforme sociali e accordi politici.
- Introduce riforme significative per migliorare le condizioni lavorative, come la creazione delle associazioni sindacali, la tutela della maternità e del lavoro minorile, e l'istituzione della giornata di riposo.
- Giolitti promuove il suffragio universale maschile e lo sviluppo industriale del nord Italia, ma il suo approccio resta conservatore, mirato a mantenere il controllo e limitare disordini sociali.
- La guerra in Libia e il Patto Gentiloni segnano il suo tentativo di espandere l'influenza italiana e reintegrare i cattolici nella politica, ma provocano una crisi di governo e la perdita del supporto socialista.
- Il governo di Giolitti si scontra con la frammentazione politica e il crescente dissenso, portando alla sua dimissione e all'ascesa di Salandra, che affronta proteste violente e una crescente sfiducia nel governo.
Indice
L'Italia del 1900 e il problema del voto
1) Quando diventa primo ministro ha un problema da risolvere: l’Italia del 1900 era un’Italia spaccata in 2. C’era una piccola parte di persone che partecipava alla vita politica e per partecipare alla vita politica serviva il censo (soldi, in base al reddito che percepivi potevi votare), fino a Giolitti il sistema elettorale era in censitario, con la sinistra storica si era passati da 40 lire a 20 lire (chi aveva un reddito annuo di 20 lire poteva votare).
Quindi una parte poteva votare, il resto era escluso e analfabeta (gli esclusi erano il proletariato, le masse e i cattolici). Si parla di cattolici perché a seguito dell’unità d’Italia il papa non l’aveva presa bene e aveva emanato la legge Non Expedit del “non conviene” in cui papa Pio 9° aveva emanato questo decreto dicendo che i cattolici non potevano assolutamente votare e neanche partecipare alla vita politica né in veste di eletti, né in veste di elettori (non potevano essere eletti e non potevano eleggere), il problema è che l’Italia del 1900 era composta per la maggior parte da cattolici.
2) Il problema è il papa: una soluzione è quella di eliminare il criterio censitario e quindi da sistema elettorale censitario farlo universale, l’altro modo è trovare un accordo con il papa.
Le riforme sociali di Giolitti
3) C’è un altro problema da gestire: il malcontento delle masse. I lavoratori nel 1900 erano privi di diritti, questa era una conseguenza negativa della 2° rivoluzione industriale, quindi sfruttamento del proletariato senza nessuna tutela (non tutelava malattie, turni, donne, niente).
Giolitti ha quindi 3 problemi da risolvere: diritto al voto, tutela dei lavoratori, cattolici che sono esclusi.
C’è del malcontento, l’unico modo per risolvere questi problemi era attuare delle riforme sociali. Giolitti allora, grande diplomatico e grande uomo strategico, provvede a fare una serie di riforme sociali.
- Per calmare il malcontento italiano riconosce la creazione delle associazioni sindacali, che fino a quel momento nessuno ne aveva ancora parlato. Associazioni sindacali= coloro che tutelano i lavoratori, hanno un orientamento politico.
- Riforme previdenza sociale a tutela delle donne e minori, la donna è sempre stata discriminata. Il problema era la maternità, se una donna rimaneva incinta e rimaneva a casa da lavorare non percepiva lo stipendio. Poi vengono assegnati a loro lavori meno pesanti, per quanto riguarda il lavoro minorile c’era ancora ma viene in un certo senso tutelato.
- Istituisce la giornata di riposo, cioè il sabato, la domenica si è per forza a casa perché è la giornata del Signore. Inventa anche la regola delle 8 ore: 8 ore di riposo (dormire), 8 ore di lavoro, 8 ore per gli affari propri, invece prima la giornata poteva essere anche di 14/15 ore.
- Aumenta lo stipendio, in quegli anni di malcontento si faceva sciopero, lui alza lo stipendio per finire con gli scioperi e con le lamentele (lo sciopero crea scompiglio e blocca la produzione, di conseguenza ferma l’economia).
Giolitti e il suffragio universale
Giolitti era un conservatore e non un progressista perché diffidava del popolo. Concede ma controlla, il popolo è più contento perché ha più diritti, però è un conservatore con lo scopo dell’accentramento del potere (concedo riforme al popolo in modo da limitare il più possibile malcontenti, disordini sociali, scioperi e disagi di ogni genere).
- Si arriva al suffragio universale maschile (gli esclusi erano i cattolici)
- Riforma delle ferrovie, erano già esistenti con la 1° Rivoluzione industriale, ma in quell’epoca nascono le FS (ferrovie dello stato). Prima il sistema ferroviario era in mano a dei privati.
- Crea il triangolo industriale, cioè potenzia le industrie del nord (Milano, Genova, Torino), se le congiungiamo si forma un triangolo. Favorisce l’industria automobilistica, metalmeccanica, siderurgica. Mette mano anche al sud, ci prova, il nord era già un po' industrializzato. Al sud fa costruire diverse opere, come l’Ilva di Bagnòli.
- Al sud prova a subenzionare dei soldi pubblici. Giolitti abbiamo detto che è un conservatore che concede riforme per avere l’appoggio del popolo e per far sì che il proletariato non si ribelli, sembra ma non ci sono prove certe che lui per ottenere il consenso al sud abbia preso degli accordi con la malavita del posto. Con il sud Giolitti ha sempre avuto un rapporto un po' ambiguo, però uno dei suoi grandi oppositori politici lo definisce ministro della malavita, nel senso che pare avesse preso accordi con la criminalità del posto.
- Al sud continua la politica protezionistica, quella che aveva già fatto la sinistra. Il protezionismo aveva disincentivato l’esportazione dei nostri prodotti e Giolitti continua su questa linea, il problema è che queste colture specializzate (arance, pomodori) che noi esportavamo all’estero, vengono danneggiate perché nessuno compra più da noi per il fatto di avere tasse e dazi molto alti.
L'espansione coloniale italiana
- Nel 1912 Suffragio universale maschile, Conquista Libia, Tripolitiana e Cirenaica, Patto Gentiloni.
Siamo negli anni dell’Imperialismo (volontà di costruire un impero da parte di una nazione europea che si sente superiore ad un’altra e che sente il diritto di andare a conquistare una terra in Africa). Giolitti per far sì che anche l’Italia potesse avere un impero (che non avremo mai) intraprende una guerra contro la Libia, che era ambita anche dalla Francia. Francia e Italia si mettono d’accordo, l’Italia concede alla Francia di conquistare il Marocco e la Francia rinuncia a conquistare la Libia. Portiamo a casa solo 2 regioni: Tripolitiana e Cirenaica, poste a Nord della Libia. Sottraiamo poi agli ottomani delle isole del Dodecaneso (Grecia, dominio degli ottomani come la Libia). Tripolitiana e Cirenaica diventano dominio italiano col trattato di Losanna.
È una guerra dove noi facciamo da colonizzatori, conquistare la Libia era come sparare alla croce rossa. È una delle prime guerre dove si utilizzano gli aerei e le automobili. Questa guerra provoca una grande conseguenza, una crisi di governo e Giolitti perde il consenso e l’appoggio del PSI (partito socialista italiano) che era già esistente ed era di sinistra. Socialisti= per definizione sono di sinistra, lui era di destra ma la sinistra gli faceva comodo. Il problema è che il PSI era da un po' di anni diviso in 2 parti: Riformisti e Massimalisti. Riformisti (moderati)= con Filippo Turati che era a favore della guerra, sostenevano che la guerra fosse un’occasione del proletariato per riscattarsi; Massimalisti (estremisti)= a capo c’era Benito Mussolini era contro la guerra, aveva preso la maggioranza. (Giolitti ha l’appoggio dei socialisti ma non si riconosce nei socialisti, non si riconosce neanche nei liberali, lo possiamo collocare nel centro-destra)
Giolitti perde questa gente “contro la guerra” perché era la maggioranza che governava il PSI, tanto che Mussolini per le sue idee estremiste di estrema sinistra viene espulso dal PSI per le sue idee estremiste (contro la guerra, a favore del popolo) e fonda un giornale che si chiama “Avanti”.
Il patto Gentiloni e le elezioni del 1913
Giolitti fa una mossa politica, per ottenere il consenso stipula il patto Gentiloni (1912), che si chiama così perché prende il nome da questo conte (Vincenzo Ottorino Gentiloni). Con questo patto Giolitti reintegra i cattolici dentro la vita politica (i cattolici erano esclusi dalla vita politica perché il papa aveva emanato la legge Non Expedit), non è che si converte al cattolicesimo, ma la sua mossa è puramente politica, sottoscrive questo patto con il mondo cattolico in modo che ci sia uno scambio: i cattolici rientrano nella veste politica solo come elettori (possono votare). I deputati giolittiani si impegnano a difendere i principi del mondo cattolico (es: Giolitti che stava pensando ad una legge a favore del divorzio, non la promulgò mai questa legge, perché il divorzio ai tempi non era ancora accettabile dalla chiesa). Quindi, con questo patto Gentiloni, Giolitti vuole ottenere il consenso dei cattolici, vuole ripristinare il suo consenso, i cattolici possono votare, a loro volta i rappresentanti giolittiani difendono il mondo cattolico. Tutto questo nasce perché aveva perso il consenso del PSI, perché c’era Mussolini e tutti i suoi seguaci contro il governo, contro la guerra.
Il problema è che si crea una maggioranza mista quando si faranno le elezioni nel 1913, formata da Socialisti e liberali che sono stati eletti dai cattolici. Giolitti spera di mantenere il suo governo ma si trova a gestire un mescolone di partiti (rappresentanti di sinistra e rappresentanti di destra che hanno obiettivi diversi). De Pretis che era di sinistra aveva anche lui fatto un governo misto che si chiama TRASFORMISMO, per avere la maggioranza prende un po' da destra, un po' da sinistra e un po' dal centro. Il problema quindi è che questo governo non avrà futuro e prospettive comuni.
La settimana rossa e le tensioni sociali
Succede che Giolitti si dimette e nel marzo del 1914 diventa ministro Antonio Salandra, il quale continua la linea giolittiana. C’erano state delle manifestazioni contro la guerra organizzate dai massimalisti e Salandra manda delle forze dell’ordine a reprimere con la violenza queste proteste. Quindi repressione proteste dei massimalisti. I massimalisti avevano protestato contro la guerra e continuarono a protestare anche a guerra finita, Salandra reprime con la violenza queste proteste contro i massimalisti, tanto che si crea questa serie di tumulti che avvengono nelle Marche e chiamata SETTIMANA ROSSA, che va dal 07/06/1914 al 13/06/1914. La settimana rossa è questa serie di tumulti dei massimalisti che imperversano nelle nostre zone tra l’Emilia e la Marche.
La conclusione che possiamo trarre è che possiamo assistere ad una spaccatura tra governo e nazionalisti (socialisti massimalisti), si diffonde rabbia, rancore, odio. Da estrema sinistra si passa a estrema destra, i massimalisti non si ritrovano nella linea del governo e sono in protesta, il governo risponde con la violenza e loro rispondono con violenza e disapprovazione. Tra questi massimalisti c’è Mussolini, che in un discorso alimenterà l’odio e la sfiducia verso il governo, dirà che il parlamento è un modo che va estirpato e represso, quindi questa gente qua confluirà poi nel movimento più violento del nazionalismo ma cambierà i connotati, quindi diventa di estrema destra.
Nel 1914 Mussolini sposa l’ideale di guerra e cambia proprio idea, lui fonda un movimento (1919) che si chiama i Fasci di combattimento (ideali di destra e di sinistra). Il Mussolini del 1919 è molto confuso, da lì a poco diventerà tutto di destra e costruirà la sua dittatura fascista, ma all’inizio è molto ibrido perché all’inizio il nemico era la borghesia, poi quando il fascismo nasce in Italia perché c’era paura che arrivassero i rossi e che facessero la rivoluzione russa, quindi piuttosto che un rosso al governo era meglio il fascismo. Quindi la borghesia da nemico diventa alleato.
Queste persone che iniziano a protestare contro il governo creano un clima di sfiducia. Se io ho sfiducia nel governo centrale è grave, significa che non ho fiducia nelle istituzioni.
Domande da interrogazione
- Quali erano i principali problemi che Giolitti doveva affrontare come primo ministro?
- Quali riforme sociali ha introdotto Giolitti per calmare il malcontento?
- Come ha cercato Giolitti di ottenere il consenso dei cattolici?
- Quali furono le conseguenze della guerra in Libia per Giolitti?
- Cosa accadde dopo le dimissioni di Giolitti nel 1914?
Giolitti doveva affrontare tre problemi principali: il diritto al voto, la tutela dei lavoratori e l'esclusione dei cattolici dalla vita politica.
Giolitti ha introdotto riforme come la creazione di associazioni sindacali, la tutela delle donne e dei minori, la giornata di riposo, l'aumento degli stipendi e il suffragio universale maschile.
Giolitti ha stipulato il Patto Gentiloni, permettendo ai cattolici di votare in cambio del sostegno ai principi cattolici da parte dei deputati giolittiani.
La guerra in Libia portò a una crisi di governo e alla perdita del consenso del Partito Socialista Italiano, che era diviso tra riformisti e massimalisti.
Dopo le dimissioni di Giolitti, Antonio Salandra divenne ministro e continuò la linea giolittiana, ma affrontò proteste violente dei massimalisti, culminando nella Settimana Rossa.