Concetti Chiave
- Giolitti's decision to conquer Libya in 1911 was driven by Italy's desire to match other European colonial powers, despite Libya being a desert without discovered oil at the time.
- The war for Libya lasted a year until 1912, with Italy managing only to control the coasts while facing internal guerrilla resistance.
- The conquest of Libya included the occupation of the Dodecanese islands, which remained under Italian control during the fascist period and World War II.
- The Gentiloni Pact was an electoral agreement between liberal deputies and the Catholic Union to prevent socialist electoral victory by gaining Catholic votes in exchange for supporting Catholic interests.
- The Gentiloni Pact secured Catholic support for liberal deputies by ensuring religious education in public schools and opposing divorce legislation, leading to a liberal victory in the 1913 elections.
Indice
L'avventura coloniale italiana
Nel 1911, Giolitti decise di intraprendere una propria avventura coloniale, cioè di conquistare la Libia. Questa decisione fu dovuta soprattutto a una politica di potenza perché l’Italia voleva sollevarsi al livello delle altre nazioni europee, che erano appunto coloniali (ne sono esempio la Francia, l’Inghilterra e l’Olanda; quest’ultima infatti aveva colonizzato parecchie regioni dell’Africa).
Le uniche nazioni a non possedere colonie erano l’Italia e la Germania, che erano i due stati giovani, infatti queste due nazioni erano nate nella seconda metà 800.La guerra in Libia
La conquista della Libia si apre con una guerra nel 1911 contro l’impero ottomano, perché in quel momento la Libia era parte dell’impero ottomano (l’impero ottomano aveva una serie di territori nei Balcani, tant’è vero che la prima guerra mondiale nasce proprio nei Balcani, in quanto essi sono la penisola che comprende paesi della ex Jugoslavia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Albania. I Balcani sono dunque il punto caldo dell’Europa perché proprio nei Balcani si incrociano tre diverse culture e religioni, tre modi di concepire la vita: da una parte c’era l’Europa cattolica, rappresentata dall’impero asburgico, dall’altra parte l’impero russo zarista, che era ortodosso e dall’altra l’impero ottomano (incrocio di tre grandi imperi multietnici, dall’altra tre culture e religioni diverse).
La guerra in Libia dura un anno fino al 1912, anno della conquista, ma in realtà si tratta di una conquista precaria perché l’Italia riesce a controllare solo le coste della Libia, mentre all’ interno permane una guerriglia contro l’occupazione italiana.
Per poter conquistare la libia, l’Italia conquista le isole del Dodecaneso, compresa R odi, si impegna poi a sostituirle ma non lo fa, quindi queste isole rimangono stabilmente nelle mani italiane anche durante il periodo fascista e durante la seconda guerra mondiale (La popolazione di Rodi verrà poi deportata ad Auschwitz).
Motivazioni politiche della conquista
Quali motivazioni portarono alla conquista della Libia?
Le motivazioni che portarono alla conquista della Libia furono soprattutto di natura politica e non economica, perché in quel momento la Libia era un deserto, non era ancora stato scoperto il petrolio, tanto che Gaetano Salvemini definì la Libia uno scatolone di sabbia. Nonostante ciò, l’opinione pubblica italiana fu favorevole a questa guerra, si creò in Italia uno spirito patriottico di unità (vi era proprio uno scritto di Giovanni Pascoli a sostegno della guerra in Libia, intitolato “La grande proletaria si è mossa”).
Opposizione socialista e suffragio
L’unico partito che si opponeva alla guerra era quello socialista, perché secondo esso la guerra favoriva solo i grandi industriali (coloro che producevano le armi) e non favoriva la classe operaia, mandata a combattere nelle guerre, così come i contadini, quindi si arricchivano solo i grandi industriali. Ci fu dunque una rottura forte con il partito socialista anche perché all’interno del partito socialista in quel momento prevaleva l’ala rivoluzionaria, tanto che Mussolini (uno dei leader dell’ala massimalista) iniziò una serie di proteste e manifestazioni pacifiste contro la guerra così come inizialmente sarà contro la guerra anche per quanto riguarda l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale.
Proprio per riuscire a riprendere contatti con il partito socialista, Giolitti vara una nuova legge elettorale, introducendo nel 1912 il suffragio universale maschile (una delle tante richieste del partito socialista, infatti, era proprio l’allargamento del suffragio).
Il problema era che in quel momento il partito socialista era assolutamente contrario alla collaborazione con il governo, sorgeva dunque un problema di notevole importanza: con l’allargamento del suffragio, il partito socialista avrebbe potuto vincere le elezioni, visto che i cattolici non votavano (dopo la conquista di Roma, Pio IX si era dichiarato prigioniero dello stato italiano e aveva emanato il “non expedit”, cioè “non conviene collaborare con uno stato che la chiesa non riconosceva”, per cui tutti i cattolici si astennero dalla vita politica. Poi questa astensione fu parzialmente superata con Leone XIII e la Rerum Novarum sulla condizione degli operai che apriva alla nascita di sindacati cattolici, cattolici solo nelle questioni sociali, infatti, fino a quel momento la politica era ancora fuori dall’orizzonte cattolico).
In quel momento bisognava però evitare che i socialisti andassero al governo, motivo per cui ci fu un’apertura da parte del mondo cattolico, si diede cioè il consenso ai cattolici di votare, ma non ancora di essere eletti e di creare un proprio partito. Prima funzionava la formula “né eletti né elettori”, ora “elettori sì eletti no”, questa apertura si avrà solo nel 1919 con la nascita di un partito cattolico di Luigi Sturzo. Per adesso si dava solo il consenso di votare, tanto che si creò anche un’unione elettorale cattolica, che aveva a capo Ottorino Gentiloni. A quel punto i deputati liberali di Giolitti per non essere completamente sconfitti e per evitare la salita al governo del partito socialista decisero di stipulare un patto con il mondo cattolico, chiamato patto Gentiloni. (Questo patto fu voluto anche da Giolitti ma quest’ultimo non ammise mai di averlo sostenuto).
Il patto Gentiloni
Il patto Gentiloni fu dunque un accordo stipulato tra i deputati liberali di Giovanni Giolitti e l'Unione Elettorale Cattolica Italiana (UECI), presieduta da Vincenzo Ottorino Gentiloni (da cui prese il nome), in vista delle elezioni politiche del 1913. L'accordo segnò l'ingresso ufficiale dei cattolici nella vita politica italiana. In base a questo patto i debutati liberali firmarono un documento in cui si impegnavano a rispettare alcuni punti voluti dai cattolici e i cattolici, in cambio, si impegnavano a votare i deputati liberali (scambio di favore: i deputati liberali favoriscono gli interessi dei cattolici e questi ultimi li votano).
Interessi cattolici e vittoria liberale
Oltre alle organizzazioni sociali cattoliche, i punti principali sono i seguenti:
● Uno degli interessi maggiori del mondo cattolico era la scuola, infatti il mondo cattolico aveva una serie di scuole private e controlla gran parte dell’istruzione professionale in Italia ancora oggi. Quindi per i cattolici era essenziale avere l’appoggio nel settore dell’istruzione, soprattutto avere il sostegno per l’insegnamento della religione cattolica all’interno della scuola pubblica, perché sull’insegnamento della religione cattolica c’era stato un dibattito aperto dalla seconda metà dell’800, in quanto i laici volevano eliminare questo insegnamento, o almeno renderlo facoltativo, mentre, al contrario il mondo cattolico lo voleva obbligatorio, quindi il patto Gentiloni confermava l’obbligatorietà dell’insegnamento della religione cattolica all’interno delle scuole.
● Vi era anche il punto relativo alla famiglia, cioè l’impegno a non favorire una legge sul divorzio, che venne varata solo nel 1970 in Italia e poi confermata con il referendum nel 1974.
In questo modo vinsero i liberali, infatti la maggior parte dei deputati, alle elezioni del 1913 era costituita da deputati liberali che avevano firmato il patto Gentiloni. A quel punto Giolitti, sentendosi disorientato dalla nuova composizione del parlamento decise di interrompere la propria esperienza di governo, diede quindi le dimissioni e passò il governo ad Antonio Salandra, che sarà il presidente del consiglio che guiderà l’Italia nell’ingresso in guerra durante la prima guerra mondiale (l’Italia, in realtà, non entrerà in guerra allo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914, ma nel 1915, un anno dopo).
Domande da interrogazione
- Quali furono le motivazioni principali dietro la conquista della Libia da parte di Giolitti?
- Qual era la posizione del partito socialista riguardo alla guerra in Libia?
- In che modo Giolitti cercò di riprendere contatti con il partito socialista?
- Cosa prevedeva il patto Gentiloni e quali furono i suoi effetti?
- Quali furono i punti principali sostenuti dai cattolici nel patto Gentiloni?
Le motivazioni furono principalmente di natura politica, poiché l'Italia voleva elevarsi al livello delle altre potenze coloniali europee, nonostante la Libia fosse considerata un "scatolone di sabbia" senza risorse economiche significative.
Il partito socialista si oppose alla guerra, sostenendo che favoriva solo i grandi industriali e non la classe operaia, e promosse proteste pacifiste contro il conflitto.
Giolitti introdusse il suffragio universale maschile nel 1912, una delle richieste del partito socialista, per cercare di riprendere contatti con loro.
Il patto Gentiloni era un accordo tra i deputati liberali e l'Unione Elettorale Cattolica Italiana, che prevedeva il sostegno dei cattolici in cambio di impegni su temi come l'istruzione religiosa e la famiglia. Questo accordo portò alla vittoria dei liberali nelle elezioni del 1913.
I punti principali includevano il sostegno all'insegnamento obbligatorio della religione cattolica nelle scuole pubbliche e l'impegno a non favorire una legge sul divorzio.