Concetti Chiave
- Dal 1929 al 1936, la Francia attraversa un periodo di grande instabilità politica con venti governi succedutisi in pochi anni.
- Nel 1936, il Fronte Popolare, una coalizione di comunisti, socialisti e radicali, vince le elezioni e Léon Blum diventa Primo Ministro.
- Il governo Blum introduce riforme sociali significative, tra cui la settimana lavorativa di 40 ore, aumenti salariali e ferie pagate per i lavoratori.
- L'aumento dei costi del lavoro provoca un'impennata dell'inflazione, che annulla in parte i benefici salariali e colpisce duramente i redditi fissi.
- Léon Blum si dimette nel giugno 1937, incapace di mantenere la maggioranza parlamentare, e il Fronte Popolare si scioglie nel 1938 a causa di divisioni interne.
Indice
Instabilità politica in Francia
In Francia dopo l'inizio della crisi del '29 la situazione politica continua a essere incredibilmente instabile. Dal 1929 al 1936 si susseguono venti governi (durata media poco più di quattro mesi ciascuno, dal 1929 al 1932 sono governo di centro-destra, nel 1932-33 di centro-sinistra, dal 1933 al 1936 di centro).
Il governo del Fronte popolare
Nel 1934 il dirigente del Partito comunista francese Maurice Thorez (1900-1964) stringe un'alleanza politica con i socialisti e con i radicali: insieme si uniscono nel Fronte popolare, che nel 1936, grazie all ottimo risultato elettorale del Partito comunista, ottiene la maggioranza dei seggi in Parlamento. Si costruisce così un governo guidato dal socialista Léon Blum (1872-1950), animato da un programma sociale molto ambizioso. Il governo procede immediatamente alla nazionalizzazione dell'industria e alla definizione di migliori meccanismi di controllo statale sulla Banca di Francia, ma sopratutto riesce a propiziare un accordo tra imprenditori e sindacati che introduce le 40 ore di lavoro settimanale per gli operai, li gratifica con salari, più alti e riconosce loro il diritto a due settimane di ferie pagate.
Conseguenze economiche e dimissioni
L'aumento dei salari è molto forte. Gli imprenditori reagiscono all'aumento del costo del lavoro che ne deriva alzando i prezzi dei prodotti, e ciò causa una brusca impennata dell'inflazione. Il violento aumenti dei prezzi ha varie ripercussioni negative: vanifica in gran parte gli aumenti salariali; mette in difficoltà i percettori di redditi fissi e le categorie meno sindacalizzate, che non sono in grado di ottenere immediati aumenti delle loro retribuzioni (impiegati, contadini salariati). Inoltre non aumenta la produzione industriale, poiché rende meno competitivi i prodotti francesi. Il disagio si diffonde rapidamente nel paese e i margini di consensi al governo Blum si riducono rapidamente. Nel giugno del 1937 Léon Blum, in difficoltà nel conservare la sua maggioranza, composita e discorde, chiede al Parlamento la concessione di pieni poteri in materia finanziaria, con l'intenzione di varare un piano di emergenza che faccia fronte alla nuova spinta inflazionistica. La Camera approva, ma il Senato no, è per questo Blum si dimette a un anno soltanto dalla sua assunzione della carica di Primo ministro. Nei mesi seguenti continua una rapida successione di governo formalmente sostenuti dal Fronte popolare, che alla fine ovvero nel 1938 si scioglie per i dissensi profondi che dividono i comunisti dai socialisti sia sulla gestione della politica economica sia sulla valutazione da fare alla situazione internazionale che nel frattempo si è creata in Europa.
Domande da interrogazione
- Qual era la situazione politica in Francia tra il 1929 e il 1936?
- Quali furono le principali riforme introdotte dal governo di Léon Blum nel 1936?
- Quali furono le conseguenze economiche delle riforme di Blum?
- Perché Léon Blum si dimise nel 1937?
La situazione politica in Francia era estremamente instabile, con venti governi che si sono succeduti in questo periodo, con una durata media di poco più di quattro mesi ciascuno.
Il governo di Léon Blum introdusse la nazionalizzazione dell'industria, migliori meccanismi di controllo statale sulla Banca di Francia, e un accordo tra imprenditori e sindacati che stabiliva le 40 ore di lavoro settimanale, salari più alti e due settimane di ferie pagate per gli operai.
Le riforme portarono a un forte aumento dei salari, ma anche a un aumento dei prezzi dei prodotti, causando inflazione. Questo vanificò in parte gli aumenti salariali e creò difficoltà per i percettori di redditi fissi e le categorie meno sindacalizzate.
Léon Blum si dimise perché non riuscì a ottenere dal Senato i pieni poteri in materia finanziaria necessari per affrontare l'inflazione, e a causa della difficoltà nel mantenere una maggioranza coesa.