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Concetti Chiave

  • L'Italia firmò un armistizio con gli Alleati l'8 settembre 1943, ma l'occupazione tedesca seguì rapidamente, con Mussolini liberato e insediato a Salò.
  • Il 23 marzo 1944, un attacco partigiano a Via Rasella uccise 42 soldati tedeschi, portando a una rappresaglia mortale pianificata dalle SS.
  • L'eccidio delle Fosse Ardeatine avvenne il 24 marzo 1944, con l'esecuzione di 335 civili italiani, tra cui prigionieri politici ed ebrei.
  • Dopo la guerra, i responsabili furono processati: von Mackensen e Mälzer furono condannati ma ottennero riduzioni, mentre Kappler e Priebke furono giudicati successivamente.
  • Kappler fuggì dall'ospedale nel 1977, mentre Priebke, scoperto in Argentina, fu processato nel 1997 e condannato all'ergastolo nel 1998.
All’interno di questo appunto viene riportata un’analisi dettagliata con elenchi puntati dell’evento tragico che fu quello dell’eccidio delle Fosse Ardeatine durante la Seconda Guerra mondiale. Qui di seguito vengono descritti gli eventi da un punto di vista storico che precedettero il massacro, l’eccidio stesso e i postumi, con i processi del dopoguerra.

Indice

  1. La resa dell'Italia
  2. Attentato partigiano
  3. L'eccidio all'interno delle fosse
  4. I processi dopo la fine della guerra

La resa dell'Italia

Ecco gli eventi sulle Fosse Ardeatine.
Una volta sbarcate le truppe inglesi e americane in Sicilia, il 9 luglio del 1943, e votato un atto di sfiducia verso Mussolini il 25 luglio dello stesso anno da parte del Gran Consiglio del Fascismo, il Re Vittorio Emanuele III fece arrestare il duce, affidando il governo all’ anziano generale Pietro Badoglio.
Il generale Badoglio, ormai capo di stato, firmò l’ 8 settembre un armistizio con gli Alleati.
I Tedeschi reagirono prontamente con l’ occupazione militare dell’Italia e successivamente un commando tedesco liberò Mussolini dalla prigione del Gran Sasso in cui era rinchiuso, aiutandolo a raggiungere Salò, dove avrebbe proclamato un nuovo Stato fascista.

Attentato partigiano

Il 23 marzo del 1944, giorno del 25º anniversario della fondazione del Partito Fascista di Mussolini, ben diciassette partigiani dei Gruppi d’Azione Patriottica fecero esplodere un ordigno in Via Rasella, a Roma, esattamente nel momento in cui passavano dei militari tedeschi.
Per tale attentato furono dichiarati morti quarantadue militari e feriti alcuni civili.
La sera dello stesso giorno il tenente colonnello delle SS, Herbert Kappler, insieme al comandante delle Forze Armate che avevano sede a Roma, il Generale Kurt Mälzer, stabilirono che una tale azione dovesse essere punita: per ogni militare deceduto, dovevano essere fucilati dieci italiani.
A quel punto il Colonnello Generale von Mackensen si dichiarò favorevole.

L'eccidio all'interno delle fosse

Il giorno successivo, il 24 marzo, dei militari tedeschi radunarono trecento trentacinque civili italiani, vicino a delle grotte artificiali che si trovavano nei pressi della via Ardeatina.
Le Fosse Ardeatine vennero scelte come luogo in cui eseguire la rappresaglia e allo stesso tempo nascondere i cadaveri delle povere vittime.
Gli uomini individuati erano delle persone che già precedentemente erano state condannate a morte, insieme ad altri prigionieri, alcuni dei quali erano stati arrestati per motivi politici ed altri invece o perché avevano preso parte alla Resistenza oppure perché c’era il sospetto che lo avessero fatto.
I tedeschi Priebke e Hass, due militari della Polizia di Sicurezza e della SD, che erano stati incaricati di compiere un tale delitto, vi aggiunsero poi anche cinquantasette ebrei, alcuni dei quali si trovavano nel carcere di Regina Coeli, a Roma, e, insieme a loro, dei semplici civili che giravano per le vie della città (il più giovane che fu ucciso aveva quindici anni, mentre il più anziano poco più di settanta).
Il totale era di trecento trentacinque persone, cinque più di quanto era stato deciso. L'eccidio delle Fosse Ardeatine: storia, eventi e processi post-bellici articoloTuttavia quelle cinque in più non furono lasciate andare perché un’azione del genere avrebbe potuto compromettere i loro piani.
Tutti questi prigionieri furono trasportati nelle grotte, con le mani dietro la schiena e furono uccisi uno ad uno, a distanza ravvicinata, affinché non venissero sprecati né tempo né munizioni: in file da cinque e in ginocchio, fu tolta la vita a tutti con un colpo alla nuca.
Durante l'eccidio delle Fosse Ardeatine, i militari tedeschi ordinavano alle vittime ancora in vita di posizionarsi sopra i cadaveri delle persone uccise poco prima, per risparmiare, in questo caso, spazio.
Una volta terminato questo eccidio, fu chiusa l’entrata del luogo facendola esplodere: in questo modo furono seppelliti i morti e allo stesso tempo furono uccisi gli eventuali sopravvissuti.

I processi dopo la fine della guerra

Alla fine del dopoguerra i responsabili dell'eccidio delle Fosse Ardeatine furono processati dagli Alleati.
Nel 1945 il Colonnello Generale von Mackensen e il Generale Mälzer furono processati da un tribunale inglese e furono condannati alla pena di morte; tuttavia fecero la richiesta di una riduzione della pena e ci riuscirono: von Mackensen fu liberato nel 1957, mentre, invece, Mälzer morì in prigione, prima del rilascio.
Nel 1948 un tribunale militare italiano processò il colonnello delle SS Herbert Kappler, che fu condannato all’ergastolo, proprio per esser stato una delle due menti dell’ eccidio. Ventinove anni dopo però, nel 1977, la moglie riuscì a liberarlo da un ospedale prigione a Roma, dove si trovava perché era malato di cancro: così riuscì a tornare in Germania. Egli morì poi l’anno seguente.
Per quanto riguarda Priebke, egli fuggì, dopo essere stato prigioniere degli inglesi, in Argentina, dove visse per lungo tempo da uomo libero. Questo era del tutto inaccettabile ed infatti nel 1997 fu processato insieme al compagno Hass: il tribunale dichiarò quindici anni di condanna per Priebke e dieci per il secondo; tuttavia poiché aveva già passato degli anni in prigione, Hass fu liberato, mentre a Priebke fu ridotta la pena. Nel 1998 ci fu un ultimo processo, al termine del quale Priebke fu condannato all’ergastolo.
Progetto Alternanza Scuola lavoro.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono gli eventi che portarono alla resa dell'Italia durante la Seconda Guerra Mondiale?
  2. Dopo lo sbarco delle truppe alleate in Sicilia e la sfiducia a Mussolini, il Re Vittorio Emanuele III fece arrestare il duce e affidò il governo a Pietro Badoglio, che firmò un armistizio con gli Alleati l'8 settembre 1943.

  3. Cosa accadde durante l'attentato partigiano del 23 marzo 1944?
  4. Diciassette partigiani fecero esplodere un ordigno in Via Rasella a Roma, uccidendo quarantadue militari tedeschi. In risposta, le autorità tedesche decisero di fucilare dieci italiani per ogni militare deceduto.

  5. Come si svolse l'eccidio delle Fosse Ardeatine?
  6. Il 24 marzo 1944, trecento trentacinque civili italiani furono radunati e uccisi nelle Fosse Ardeatine. Le vittime furono fucilate a distanza ravvicinata e sepolte nelle grotte, che furono poi fatte esplodere per nascondere i cadaveri.

  7. Quali furono le conseguenze legali per i responsabili dell'eccidio delle Fosse Ardeatine?
  8. Dopo la guerra, i responsabili furono processati. Von Mackensen e Mälzer furono condannati a morte, ma le pene furono ridotte. Kappler fu condannato all'ergastolo, ma fuggì nel 1977. Priebke fu condannato all'ergastolo nel 1998.

  9. Qual è stato il destino di Priebke dopo la guerra?
  10. Priebke fuggì in Argentina e visse da uomo libero fino al 1997, quando fu processato e condannato a quindici anni, poi all'ergastolo nel 1998.

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