Concetti Chiave
- Il fascismo mirava a creare un terzo grande impero germanico, ispirandosi al Sacro Romano Impero e al regno di Bismarck, attraverso il concetto di Pangermanesimo.
- Lo stato corporativo fascista cercava di instaurare un'economia alternativa al capitalismo e al comunismo, proponendo il corporativismo come una terza via.
- Il corporativismo fascista organizzava lo stato in corporazioni, associazioni lavorative che includevano sia lavoratori che datori di lavoro, per eliminare i conflitti di classe.
- Le corporazioni avevano il divieto di sciopero e promuovevano la risoluzione pacifica dei conflitti, fungendo da precursori delle moderne camere di commercio.
- Mussolini si presentava come figura centrale e identificativa del regime, incarnando vari ruoli sociali per facilitare la sottomissione e l'identificazione dei cittadini con il duce.
Indice
Il terzo reich e il pangermanesimo
Il regime totalitario fascista si proponeva di costruire il cosiddetto “terzo reich”. Il termine reich in tedesco vuol dire impero: i nazisti si proponevano di costruire il terza grande impero della storia germanica, dopo il Sacro romano Impero e il regno di Bismarck. Tale iniziativa sfociava nel progetto del Pangermanesimo.
Lo stato corporativo e il corporativismo
Con l’espressione “stato corporativo” ci si riferisce in particolare al progetto economico attuato dal fascismo. Esso mirava a rendere fascista tutta l’Italia. Il regime creò un’economia fascista che sarebbe dovuta essere diversa sia dal capitalismo che dal comunismo: essa avanzava la pretesa di imporsi come una terza via. Questa politica economica prende il nome di corporativismo.
Le corporazioni e il loro ruolo
Il fascismo immaginava infatti lo stato come suddiviso in corporazioni: il termine risale al medioevo, periodo in cui era usato in ambito disciplinare. Si trattava di associazioni di lavoratori che mettevano insieme tutti coloro che svolgevano una determinata professione: i lavoratori della lana, del cuoio, della terra e così via. Le corporazioni sono dunque delle vere e proprie associazioni lavorative. Tali associazioni mettevano insieme inoltre i datori di lavoro: il regime si proponeva di abolire il divario che intercorreva tra lavoratori e datori di lavoro. Queste associazioni imponevano il divieto di sciopero e i conflitti tra lavoratori e datori di lavoratori: il loro obiettivo era quello di risolvere in maniera pacifica i conflitti. Le corporazioni dovevano inoltre avere delle proprie rappresentanze formate da esponenti che avevano il compito di riunirsi e confrontarsi. Questo tipo di associazionismo funge da precursore per le camere di commercio, esistenti ancora oggi. Da ciò scaturisce il corporativismo e lo stato corporativo. Tale impostazione doveva essere gestita da un potere superiore (lo stato fascista) a cui tutti dovevano sottomettersi. Mussolini propagandò l’immagine di se stesso come capo indiscusso, ma anche come lavoratore, commerciante, contadino, ecc. Ciò aveva l’obiettivo di indurre chiunque a riconoscersi e identificarsi nella figura del duce sotto tutti i punti di vista, dal proprio lavoro al modo di abbigliassi, pensare e comunicare.
Domande da interrogazione
- Qual era l'obiettivo del regime fascista riguardo al "terzo reich"?
- In cosa consisteva lo stato corporativo promosso dal fascismo?
- Qual era il ruolo di Mussolini nel contesto dello stato corporativo?
Il regime fascista mirava a costruire il "terzo reich", un grande impero germanico dopo il Sacro romano Impero e il regno di Bismarck, attraverso il progetto del Pangermanesimo.
Lo stato corporativo era un progetto economico fascista che mirava a creare un'economia diversa dal capitalismo e dal comunismo, basata su corporazioni di lavoratori e datori di lavoro per risolvere pacificamente i conflitti e abolire il divario tra le due parti.
Mussolini si presentava come capo indiscusso e si identificava con varie professioni per indurre la popolazione a riconoscersi in lui, promuovendo l'immagine del duce come lavoratore, commerciante e contadino.