Concetti Chiave
- La svolta protezionistica del 1925 ha portato a un rinnovato intervento statale e protezionismo per rivalutare la lira, con particolare attenzione al settore agricolo per migliorare l'autosufficienza nazionale.
- La rivalutazione della lira, fissata alla "quota novanta", ha comportato prestiti dalle banche americane e una riduzione del credito, con conseguenze negative per le esportazioni italiane e aumenti salariali.
- La crisi del 1929 ha accentuato le difficoltà economiche, ma ha anche innescato un aumento dell'intervento statale, con la creazione di istituti come IMI e IRI per sostenere industrie e banche.
- Lo stato italiano ha assunto un ruolo di imprenditore e banchiere, acquisendo quote di industrie e banche, con una commistione di proprietà pubblica e privata, sostenendo l'indipendenza economica nazionale.
- Il sistema corporativo fascista mirava a conciliare controllo pubblico e iniziativa privata, creando corporazioni che coordinavano gli interessi economici, sebbene la sua effettiva incidenza fosse limitata.
Svolta protezionistica del 1925:
Indice
Svolta protezionistica del 1925
Dopo il 1925 De Stefani sostituito da Volpi (1947) industriale e finanziere veneziano
- politica economica: rinnovato intervento dello stato, ripresa del protezionismo è svolta per rivalutare la lira.
Protezionismo: settore agricolo soprattutto
- per rendere l'Italia autosufficiente, più consumo di pane
- si inasprì dazio sui cereali
- battaglia del grano per estendere e migliorare la produzione
- bonifica integrale: prosciugamento degli acquitrini e recupero delle terre incolte (legge 24.12.1928)
- fini proposti raggiunti in buona parte
- maggior risultato la bonifica dell'Agro Pontino dove nuova città di Vittoria e Sabaudia (nel 31 e 34)
- produzione granaria effettivamente accresciuta
1933 quasi soddisfatto il fabbisogno nazionale
- però le terre bonificate erano inferiori ai piani. Impedimento del mezzogiorno, più ostruzionismo dei proprietari.
- maggiore quantità del grano, migliorata la produttività del suolo
Rivalutazione della lira
Rivalutazione della lira, quota novanta
Anche per prestigio estate 1926
Il prezzo di acquisto di una sterlina non doveva superare le 90 lire
- per garantire questo obiettivo ci si dedicò ai prestiti presso le banche americane
- e si riducesse drasticamente il credito rendendo più caro il prezzo del denaro
- il fine venne raggiunto, ma il costo sociale non fu lieve:
Ne soffrirono le nostre esportazioni perché la forte rivalutazione della lira più caro prezzo d'acquisto
Minori profitti, gli imprenditori approntarono riduzioni salariali superiori al l'effettivo ribassi della lira
Perciò la crisi del 1929 arrivo in situazione di austerità forzata
Effetti della crisi del 1929
- clima di austerità limito i danni anche se pesanti:
Industria in difficoltà
Sistema della banca (si trovò rapidamente in crisi) mista aveva incoraggiato in Italia la partecipazione delle banche alle imprese industriali
Maggior disoccupazione
Alla crisi si rispose con il Governo di Mussolini:
1) risposta economica meno vistosa
2) risposta politica assai vistosa
Intervento statale e istituti
Aumenta l'intervento statale nell'economia:
1) potenziata la politica dei lavori pubblici tradizionale rimedio contro la disoccupazione
- rimedi drastici per salvare le industrie e le banche, con la creazione degli istituti:
IMI (1931) istituto mobiliare italiano
IRI (1933) Istituto per la ricostruzione industriale
Privatizzazione negli anni '90
IMI: doveva sostituirsi alle banche nella funzione di sovvenzionare, reperendo mezzi con emissioni obbligazionarie, con denaro pubblico, le imprese industriali
IRI: si faceva acquirente delle azioni, ormai svalutate, delle aziende: banche e industrie.
Rimedio temporaneo ma divenne permanente.
Lo stato imprenditore e banchiere:
- Perché acquistava una parte di proprietà di alcune delle maggiori industrie
- i maggiori istituti di credito (banca commerciale, credito italiano, banca di Roma, passavano nelle mani dello stato)
Abnorme commistione tra proprietà pubblica e privata
Socializzazione delle perdite, privatizzazione dei profitti.
- venne rafforzato il mito di origine nazionalista dell'indipendenza economica del l'arde attraverso formule di quegli anni: autarchia.
2) rilancio della formula dello stato corporativo già enunciata
1929 con la crisi poneva il problema di conciliare il controllo pubblico e l'iniziativa privata per evitare conseguenze di un capitalismo selvaggio senza rinnegare fondamenti del sistema.
Lo stato corporativo avrebbe dovuto risolvere il problema lasciando inalterata la proprietà privata (abolita nel sistema ) ma coordinandole gli interessi attraverso organismi controllati dallo stato : corporazioni (piano nazionale d locale) economia regolata dai poteri pubblici.
Organismi:
Consiglio nazionale delle corporazioni
Consigli provinciali dell'economia
Nelle 22 corporazioni confluivano le già esistenti federazioni di categoria (sindacati) distinti in:
- Associazioni di datori di lavoro
- di lavoratori dipendenti
- di artigiani, professionisti, estinti
Strutture dello stato corporativo
Strutture dello stato corporativo:
Con serie di leggi tra marzo 1930
- Legge sulla riforma del consiglio nazionale delle corporazioni e febbraio 1934
- legge sulla costituzione e funzione delle corporazioni
Opera di propaganda per far credere della nuova economia fascista e del nuovo stato.
Legge del 9 gennaio 1939
- camera dei deputati: organo residui democrazia fu sostituita con la camera dei fasci e delle corporazioni (camera di funzionari fascisti) alla quale si accedeva in base alle cariche ricoperte nello stato o nel partito.
- in realtà lo stato corporativo rimase una figura retorica
- si risolse nella moltiplicazione di organi burocratici scarso poter e incidenza sull'andamento effettivo della vita economica.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali misure economiche adottate dopo il 1925 in Italia?
- Quali furono gli effetti della rivalutazione della lira nel 1926?
- Come rispose il governo italiano alla crisi economica del 1929?
- Qual era il ruolo dello stato imprenditore e banchiere negli anni '30?
- Quali furono le caratteristiche dello stato corporativo promosso dal regime fascista?
Dopo il 1925, l'Italia adottò una politica economica di protezionismo e rivalutazione della lira, con interventi statali per migliorare l'autosufficienza agricola e la produttività del suolo, come la bonifica integrale e la battaglia del grano.
La rivalutazione della lira nel 1926, fissata alla "quota novanta", portò a un aumento del costo delle esportazioni italiane e a una riduzione dei profitti, causando riduzioni salariali e contribuendo a una situazione di austerità prima della crisi del 1929.
Il governo di Mussolini rispose alla crisi del 1929 con un aumento dell'intervento statale nell'economia, potenziando i lavori pubblici e creando istituti come l'IMI e l'IRI per sostenere le industrie e le banche.
Negli anni '30, lo stato italiano assunse un ruolo di imprenditore e banchiere, acquisendo proprietà in industrie e banche, e promuovendo una commistione tra proprietà pubblica e privata, con l'obiettivo di sostenere l'economia nazionale.
Lo stato corporativo fascista mirava a conciliare il controllo pubblico con l'iniziativa privata, attraverso corporazioni controllate dallo stato, ma si risolse principalmente in una moltiplicazione di organi burocratici con scarso potere effettivo.